giovedì 25 dicembre 2014

G. PIOMBANTI – GUIDA DI SAN MINIATO – DUOMO



Estratto da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 84-90.

[084] DUOMO

Esisteva già qui una chiesa, dedicata a S. Maria Assunta, nel secolo XII, e trovasi nominata nella bolla di Celestino III, del 1194, di cui abbiamo altrove parlato. Vi risiedeva un vicario foraneo del vescovo di Lucca, il quale, a cagione della distanza dalla propositura di S. Genesio, nel 1236 otteneva di poter in essa battezzare e seppellire. Abbattuto quel borgo e la sua chiesa (1248), al titolo di S. Maria fu aggiunto quello di S. Genesio, divenne propositura in sua vece. Nel 1369 i fiorentini, per meglio fortificare il conquistato castello, col palazzo della Signoria dentro ve la racchiusero, e la ridussero [085] ad armeria. Allora fecero pieve la chiesa di S. Giusto e Clemente, trasportandovi, per ordine del vescovo di Lucca, il fonte battesimale. Riaperta al culto nel 1489, e del titolo di collegiata arricchita da Innocenzo VIII, la ingrandirono fino alla torre del forte, che fu ridotta a campanile con orologio pubblico. Concorsero alla spesa l'Opera benemerita del SS. Crocifisso e alcune nobili famiglie, che pur vi eressero altari e cappelle. Baroccamente restaurata nel secolo XVIII, dicemmo già che alla sua bella forma presente la riduceva l'architetto Bernardini per iniziativa del proposto Giuseppe Conti. Da Gregorio XV ebbe l'onore di esser dichiarata cattedrale. Mons. Poggi, che comunicò la sua benefica influenza a tutte le utili cose di S. Miniato, non poteva dimenticare la sua cattedrale. E, nel 1703, erigevasi il nuovo altar maggiore, e il coro presente, coll'aiuto dell'Opera del SS. Crocifisso. Quindi dall'intagliatore Antonio Bettini venne finito in tre anni il dorato soffitto delle sue tre navate, contenente simboli e sentenze bibliche relative alla Vergine, e furon messe intorno alla chiesa diverse latine iscrizioni, in marmo scolpite, che si riferiscono a notevoli fatti storici del castello, della città, della stessa chiesa, a tradizioni, a fondazioni, ad uomini illustri e benemeriti del luogo. Nelle altre pareti della navata di mezzo, vedonsi a fresco dipinti alcuni fatti della vita dei santi Genesio e [086] Miniato patroni della città. Oltre alle quattro statue dorate degli evangelisti, adornano il tempio quattro uguali monumenti, simmetricamente disposti, in memoria di altrettanti illustri sanminiatesi, che contengono un bassorilievo e un busto in marmo, opere egregie di Amalia Duprè, meno il busto del Bagnoli di scultore pisano. Quello a Giovacchino Taddei ha scolpita la chimica, quello al vescovo Francesco Poggi, la religione; quello a mons. Jacopo Buonaparte, la storia in atto di meditare; quello a mons. Pietro Bagnoli, la poesia. Son pur dell'Amalia il medaglione col ritratto del Conti, sulla tomba dello stesso proposto, nella cappella di S. Rocco, e i bassorilievi intorno al nuovo pulpito ottagono, a tazza, a similitudine di quello di Prato. – A destra di chi entra dalla maggior porta, vedesi una cappelletta, che col vescovato comunica, la quale fu sagrestia dell'Arciconfraternita della Misericordia. Sul monumento del Taddei è dipinto in un quadro il vescovo Poggi, che veste da domenicane le suore della SS. Annunziata. Segue la cappella di S. Filippo Benizi, detta anche di S. Donnino dal titolo d'un benefizio, le cui pareti hanno dipinti alcuni fatti della vita di quel santo; sull'altare è la nascita del Salvatore della scuola di Santi di Tito. Vien la cappella della confraternita del Suffragio e di S. Maria Maddalena dei Pazzi, adorna dei fatti della sua vita, con simboli e sentenze relativi alla [087] morte; la santa è anche dipinta nel quadro dell'altare. Dopo il monumento al vescovo Poggi, trovasi la sagrestia della confraternita del Suffragio, con una iscrizione che ne compendia la storia. Entrasi quindi nella cappella della crociata, dedicata all'Assunta, che ne quadro dell'altare è colorita, ed ha ai piedi i santi protettori della città. La famiglia Portigiani n'eresse l'altare. Nel 1829 la restaurarono, e coi ritratti a chiaro scuro dei beati samminiatesi venne adornata – Andrea Buonaparte fece l'altare che segue, a S. Carlo Borromeo dedicato. Vedesi, sotto il quadro, un basso rilievo coll'Annunziata, buon lavoro della scuola fiorentina della prima metà del secolo XIV, che ornava il vecchio pulpito di questa chiesa, disfatto nel 1860, al tempo dell'ultimo general restauro. – S'inalza sopra l'altar maggiore la svelta cupola, nella quale il prof. Gatti dipinse la Vergine, che vola in cielo, in mezzo a pochi angeli, mentre altri tu ne vedi egregiamente eseguiti nei peducci. Son pur del medesimo artista, sull'arco della navata di mezzo, la Fede e la Carità. – Il vescovo Alessandro Strozzi approvò nel 1634 la Congregazione di S. Filippo Neri, di soli ecclesiastici composta, la quale il vicino altare erigeva in onore del suo santo protettore, che in fin di vita assisté l'amico samminiatese Michele Mercati, e quivi apriva una sepoltura per gli aggregati. Ebbe vita fino ai tempi di [088] Pietro Leopoldo. la cappella dove ora è il Santissimo, nella crociata, è sacra alla Vergine addolorata, ed ha sull'altare un quadro, nel quale, l'anno 1528, Francesco Lanfranchi colorì la pietà. Nel 1851 venne restaurata. Vedonsi nella volta la presentazione al tempio di Gesù, e nei quattro dipinti a chiaro scuro delle pareti alcuni fatti della vita di lui, eseguiti da Cesare Maffei; gli ornati li fece Crescenzio Barducci. Nella vicina sagrestia sono appesi i ritratti dei vescovi della città e di altri illustri prelati samminiatesi. Havvi poi, dice il prof. Conti, uno stupendo quadro di scuola fiorentina, il quale rappresenta la visita a S. Elisabetta. Il viso della Madonna non è finito; ma è sì puro e gentile, che per tutta cosa di cielo. Esso venne ai canonici dalla eredità Zeffi. – Dopo la sagrestia incontrasi il monumento a mons. Jacopo Buonaparte, narratore del sacco di Roma, e poi la cappella di S. Rocco. Nell'altra cappella, a S. Francesco di Paola dedicata, si vedon dipinti alcuni miracoli da lui operati. Ha sull'altare una tela, da Cosimo Gambertucci bene eseguita, nella quale copiò la risurrezione di Lazzaro, che l'egregio pittore Lodovico Cardi aveva fatto per le monache di Montopoli. Quella tela però fu mal restaurata. In ultimo si trova il battistero, con un'iscrizione relativa all'antica chiesa di S. Giusto e Clemente. Il suo fonte battesimale, a forma di coppa con piede, leggiadramente e [089] abilmente decorato di ornamenti di squisito gusto, con teste di cherubini, festoni e frutti collegati fra loro all'intorno, è bellissimo lavoro della scuola fiorentina del secolo XV. – Nella parete in alto, presso il battistero, è appesa una tavola con dipinta la Vergine in trono e il bambino, e ai lati S. Giovanni Battista e S. Sebastiano, buon lavoro del secolo XV, attribuito a Neri di Bicci. Poi un altro quadro colla Madonna, S. Giuseppe e un angelo di particolare bellezza, che il Vasare direbbe fatto col fiato. – Nel 1716 ki zelante vescovo mons. Poggi, eretta la cappella in onore di S. Filippo Benizi, istituiva la compagnia della Misericordia e a lei la donava colla piccola sagrestia vicina, ponendola sotto la protezione di quel santo. Dipoi le fu unita la congregazione dell'Addolorata, fondata in Duomo fino al 1683, e già aggregata alla religione dei Servi di Maria, che ufiziava la cappella detta per ciò dell'Addolorata. Così la compagnia della Misericordia, provvista da quel vescovo di quanto era necessario, non solo faceva la festa di S. Filippo Benizi, ma anche quella dell'Addolorata, la terza domenica di settembre, con processione nella piazza del Duomo, che poi venne estesa nella città. – La cappella di S. Maria Maddalena dei Pazzi fu eretta, colla permissione del vescovo Poggi e del Capitolo nel 1710, dalla confraternita del Suffragio, o delle anime, la quale ebbe principio l'anno 1681 [090] nella chiesa di S. Domenico, e sei anni dopo venne ad uffiziare in Duomo. Dopoché ebbe terminata la cappella col sepolcro pei confratelli, edificò eziandio la vicina sagrestia, che per serve alle sue adunanze. – Non aveva questa chiesa reliquia del santo martire Miniato, onde la città la prese il nome. Però il vescovo Pierazzi da S. Miniato al monte, presso Firenze, nel 1850, la ottenne. E portatala prima, in un bel reliquiario, per tutta la città a processione, alla sua cattedrale ne fece dono.

Cattedrale di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

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