sabato 15 aprile 2023

QUANTI ANNI HA LA ROCCA DI SAN MINIATO?


di Francesco Fiumalbi
 
La recente iniziativa promossa dal Comune di San Miniato per “celebrare” gli 800 anni della Rocca, mi ha offerto lo spunto per questo post. Quanti anni ha veramente la rocca di San Miniato? 800 come è stato detto? La domanda è semplice ma la risposta è abbastanza complessa.
 
Innanzitutto va detto che a San Miniato facciamo largo uso di una sineddoche, quella figura retorica per la quale si prende il tutto per una parte oppure una parte per il tutto. Infatti per “rocca” si deve intendere una fortificazione d’altura, un complesso militare difensivo costituito da varie strutture ed edifici, fra cui mura, torri, fossati, etc… per cui, in virtù della sineddoche, quando a San Miniato diciamo “rocca” molto spesso intendiamo la “torre”.

La Torre della Rocca di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Se consideriamo la definizione di “rocca” come fortificazione militare d’altura, allora, la prima attestazione di un castello sulla cima del colle sanminiatese risale all’anno 904. Il documento riguarda il monastero lucchese di San Ponziano e contiene la “dotazione” patrimoniale dello stesso cenobio, tra cui la curiam di Faognana, indicata nel territorio giurisdizionale della pieve di San Genesio, prope castrum Sancti Miniatis (01).
 
Quindi se facciamo riferimento a questo, la prima struttura difensiva sanminiatese avrebbe almeno 1119 anni! Dico almeno, perché la prima attestazione è del 904, ma vuol dire che il castello è stato costruito precedentemente. Tuttavia non conosciamo l’anno esatto.
 
Se poi per “rocca” intendiamo quella organizzata nell’ambito dell’amministrazione imperiale, allora arriviamo ad un periodo compreso fra il 1160-63 e il 1174.
 
Fra il 1160 e il 1163, infatti, a San Miniato viene insediato il primo vicario imperiale, con il passaggio dal sistema marchionale a quello vicariale promosso dall’Imperatore Federico I di Svevia “Barbarossa”. In proposito si veda il post: L’ARRIVO DELL’AMMINISTRAZIONE IMPERIALE A SAN MINIATO .
 
Al 1172, invece, risale il giuramento dei sanminiatesi con i fiorentini ed i pisani, i quali si proponevano di recuperare il controllo sul centro sanminiatese anche sine superiori incastellatura, ovvero anche senza la fortificazione d’altura (02). In proposito si veda il post: IL GIURAMENTO DEI SANMINIATESI E LA NASCITA DEL COMUNE .
 
Nel 1172 scoppiò la guerra contro Pisa, Firenze e San Miniato, da parte di Genova, Lucca e Siena assieme al cancelliere imperiale Cristiano di Buch, arcivescovo di Magonza, che portò alla distruzione di San Miniato, come concordano varie fonti (su tutti Bernardo Maragone). Nel 1174 invece i sanminiatesi sconfitti poterono rientrare a San Miniato, trovando una situazione ormai normalizzata. Ovvero l’abitato che un tempo si trovava attorno alla fortificazione d’apice, e che era stato distrutto con la guerra, fu ricostruito a distanza di sicurezza, lungo la strada di crinale del colle sanminiatese. In questo modo si creò un’ampia zona, corrispondente effettivamente con il complesso difensivo di epoca imperiale. Inoltre, è davvero significativo la circostanza secondo la quale, quattro anni più tardi, il 20 gennaio 1178 l’Imperatore Federico “Barbarossa” si trovasse a San Miniato, dove rilasciò un diploma all’Abbazia di San Salvatore ad Isola nell’odierno Comune di Monteriggioni (SI). L’atto fu registrato im palacio apud castrum sancti Miniatis, quindi all’interno del “palazzo” presso il castello di San Miniato, quindi l’amministrazione imperiale aveva provveduto ad organizzare la rocca. (03).
 
Come osservato da Emilia Marcori, entro la rocca va situato poi l’edificio atto ad ospirtare i funzionari imperiali e la guarnigione di presidio, descritto nelle relazioni cinquecentesche come un palazzo in grave stato di decadenza (04).
 
Quindi se facciamo riferimento a questa seconda fase della fortificazione, la rocca avrebbe all’incirca 850-860 anni, anno più, anno meno.
 
Ma allora perché sono stati celebrati gli 800 anni della rocca?
 
La cosa nasce da una notizia che non ha una fonte diplomatica, bensì narrativa. Si tratta della Cronica di Giovanni Villani, vissuto nella Firenze della prima metà del ‘300. Egli scrive la storia del suo tempo e dei tempi più antichi, a partire dalla fondazione della città di Firenze. Per gli eventi di cui è testimone diretto è considerato una fonte abbastanza attendibile, mentre è considerato attendibile solo parzialmente per tutte quelle informazioni più antiche, e sempre meno attendibile man mano che si allontanano dal periodo in cui egli visse. L’episodio in questione risale al 1220, quindi alcuni decenni prima della sua nascita e della compilazione della sua cronica, che inizia nel 1300 e porta avanti fino alla morte nel 1348.
 
In particolare Villani scrisse «Negli anni di Cristo MCCXX, il dì di santa Cecilia di novembre, fue coronato e consecrato a Roma a imperadore Federigo secondo re di Cicilia, figliuolo che fu dello ’mperadore Arrigo di Svevia […] Questo Federigo regnò XXX anni imperadore, e fue uomo di grande affare e di gran valore, savio di scrittura e di senno naturale, universale in tutte cose; […] E più altre notabili cose fece fare: il castello di Prato, e la rocca di Samminiato, e molte altre cose, come innanzi faremo menzione.» (05)
 
Anche altri autori, contemporanei del Villani, riportano la medesima notizia, più o meno con gli stessi termini, come nel caso di Ricordano Malispini. Tuttavia questi autori, tutti fiorentini, sono debitori del testo di Giovanni Villani. I cronisti lucchesi, pisani, senesi, pistoiesi o di altri centri, non riportano questa notizia. E questo in qualche modo ci dovrebbe far suonare un campanellino. Si noti poi che si parla genericamente di rocca, del complesso fortificato d’altura, senza mai parlare di una torre. D’altra parte il binomio rocca e torre non è affatto scontato: esistono rocche senza torri, ma anche torri senza rocca.
 
In ogni caso, nel 1223, l’accordo commerciale fra il Comune di San Miniato e quello di San Gimignano, venne stipulato in cassaro sancti Miniatis ante ecclesiam beati Michaelis, ovvero nel cassero della rocca, davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo (06). Anche in questo caso si parla della fortificazione genericamente, senza documentare la presenza di una torre.
 
A partire dalla fonte narrativa di Giovanni Villani e considerando il termine “cassaro”, attestato per la prima volta nel 1223 in luogo di altri termini come castello o incastellatura, Maria Laura Cristiani Testi, ha proposto di inquadrare fra il 1220 e il 1223 il periodo in cui Federico II avrebbe promosso un considerevole intervento edilizio che avrebbe portato la fortificazione sanminiatese, ovvero la rocca, completa anche della torre, nella sua configurazione definitiva (07). Tuttavia non ci sono attestazioni documentarie certe, ma labili informazioni (provenienti solo da un autore e dai suoi seguaci) e ragionamenti più o meno sofisticati. Come detto esistono anche rocche senza torri.
 
E la faccenda non finisce qua. Se volessimo essere pignoli e trovare la prima attestazione documentaria relativa alla torre (indicata modernamente come Torre di Federico II) dobbiamo arrivare al XIV secolo…. Quindi, addirittura, allo stato attuale degli studi e delle informazioni documentarie disponibili, potrebbe anche darsi che Federico II con la torre non c’entri nulla!
 
Nel 1258, fra la morte di Federico II (1250) e la battaglia di Montaperti (1260), si ha notizia di come i lucchesi avessero la custodia, pagata a loro spese, della rocca di San Miniato (08). Ancora una volta si parla di rocca ma non della torre.
 
Nel Diario di Giovanni di Lemmo da Comugnori, che copre un arco temporale fra il 1299 e il 1319, ancora una volta non si parla mai di torre della rocca, bensì di fortiam Comunis, ovvero di fortezza comunale, del comune di San Miniato. (09).
 
Negli Statuti del 1337 si parla della campana rocche da suonare per radunare il Consiglio del Popolo nel nuovo palazzo comunale (domo nova leonis) (10). Negli stessi Statuti si dice anche di quando, in caso di incendio, i custodi della rocca debbano pulsare campanellam minorem que est super arce (11). Si potrebbe ammettere che un tale apparato campanario, costituito da una campana più grande ed una più piccola, non possa che avere come naturale collocazione la cella campanaria in cima ad una torre. In realtà esistono anche altri sistemi, come i cosiddetti campanili a vela. Tuttavia, in tutti gli Statuti del 1337, non è mai, e sottolineo mai, citata la torre della rocca. E’ invece attestata la turrim vel palatium populi – la torre o palazzo del Capitano del Popolo, con relativa campana, che corrisponde alla porzione occidentale dell’attuale palazzo vescovile (12).
 
Infine, la prima attestazione documentaria certa della presenza della torre è contenuta nella riforma degli Statuti del 1354, in cui si parla della custodia della rocca e della relativa turris roche, che per tre anni veniva affidata ad una guarnigione fiorentina (13).
 
Va detto, poi, che molti studiosi, negli anni, hanno osservato numerose assonanze formali fra la torre della rocca di San Miniato e la cosiddetta torre di Arnolfo, che campeggia sopra Palazzo Vecchio a Firenze e che fu costruita intorno al 1310. In almeno un paio di occasioni ho sentito dire che la torre sanminiatese avrebbe fatto da modello a quella fiorentina. Ora, considerando che la prima attestazione documentaria della torre di San Miniato è del 1354, potrebbe anche darsi che la situazione sia opposta: le forme della struttura sanminiatese potrebbero dipendere da quelle della torre fiorentina. Chi può escluderlo?
 
Infine, nei documenti trecenteschi, a partire proprio dagli atti di riforma degli Statuti datati 1354, si parla sempre di “torre della rocca” o “torre del castello”. Per trovare la torre associata all’imperatore Federico II si dovrà attendere la produzione storiografica della seconda metà del XIX secolo (prima Lami, Fontani e Repetti non accostano Federico II alla costruzione della rocca). È curioso osservare come si evolve la storia attraverso gli autori ottocenteschi… si passa dalle parole del proposto Giuseppe Conti, che parla della chiesa di San Michele dentro la fortezza (come dice il documento del 1223), alle parole più decise ma anche al punto interrogativo di Giuseppe Rondoni, fino alle certezze di Giuseppe Piombanti, ma ancor di più del Can. Francesco Maria Galli Angelini, per il quale la rocca e quindi anche la torre fu costruita per volontà di Federico II. Una circostanza che non è mai stata messa in discussione, ma, come abbiamo visto, priva di adeguati riscontri documentari.
 
Così il Conti nel 1863:
«1218. Corrado Spirense vicario di Federigo II (Tommasi, Storia di Siena) risiedeva in Sanminiato (Boninc. Hist. Sic. P.2) munisce a guisa di fortezza la chiesa di S. Michele. Ricordano Malaspina, Villani e Buoninc. All’anno 1226. Federigo II nel mese di Luglio di detto anno trovavasi in Sanminiate, come apparisce da un privilegio conceduto alla chiesa di S. Salvatore di Fucecchio, Datum apud S. Miniatum, e pubblicato dal Soldani nella storia di Passignano(14)
 
Così il Rondoni nel 1876:
«Corrado [di Spira] suo prefetto [di Federico II] innanzi di passare nell’Umbria, aveva munita a guisa di fortezza la chiesa di S. Michele posta sulla cima del poggio di S. Miniato, e vi faceva innalzare una rocca (1236?) che rimane anche oggi, benché quasi in rovina, e donde lo sguardo corre su mezza Toscana(15)
 
Così il Piombanti nel 1894:
«Concedeva [Federico II] quindi al nostro comune la terza parte delle alluvioni dell'Arno nel territorio samminiatese; ordinava vi risiedesse stabilmente il giudice degli appelli per la Toscana tutta; faceva circondare a guisa di fortezza, sulla cima del poggio, la chiesa di S. Michele, sopra edificandovi l'eccelsa rocca, d'onde tu puoi vedere mezza la Toscana.» (16).
 
Così il Galli Angelini nel 1928:
«Sulla vetta del colle Federico II fece costruire nel 1218 da Corrado da Spira la celebre rocca [intesa come torre per sineddoche), oggi monumento nazionale.» (17).
 
Quindi, per concludere, cosa rispondere alla domanda:
quanti anni ha la rocca di San Miniato?
 
Io personalmente risponderei:
bella domanda! Ma non ho una risposta certa!
Sicuramente c’era un castello nel 904, che diventa sede dell’amministrazione imperiale fra il 1160 e il 1163, strutturato e organizzato entro il 1174, al tempo di Federico Barbarossa. Il nipote Federico II non si sa bene cosa abbia fatto costruire, forse anche niente. Di sicuro la storia va fatta con i documenti, non con le chiacchiere o con le speculazioni storiografiche. E se si bada ai documenti la rocca (intesa come fortificazione d’altura) è sicuramente precedente al 1223. Mentre la torre (chiamata come rocca per sineddoche) è attestata per la prima volta nel 1354!
 
Quale data scegliereste?
 
NOTE E RIFERIMENTI
(01) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico, San Ponziano, 904; ed. Memorie e documenti per servire all’Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, a cura di D. Barsocchini, Lucca, 1841, n. MLXXXV, p. 29.
(02) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, San Miniato, n. 1, 1172, maggio 5; ed. Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, a cura di P. Santini, Documenti di Storia Italia, tomo X, Firenze, 1895, pp. 363-364.
(03) Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, S. Eugenio di Siena, 1178 gennaio 20; ed. T. von Sickel, Friderici I. Diplomata inde ab a. MCKXVIII ad a. MCLXXX., Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Tomo X, Parte III, Hannoverae, 1985, n. 726, pp. 263-264.
(04) E. Marcori, Difesa da Santi, leoni e un Crocifisso. Appunti sull’origine civile e militare di San Miniato al Tedesco, in «Bollettino dell’Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 78, San Miniato, 2011, p. 163.
(05) Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Trieste, 1857, pp. 75-76.
(06) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Comune di San Gimignano, 15 gennaio 1223; ed. J. Ficker, Forschungen zur reichs und rechtsgeschichte Italiens, Innsbruck, 1874, n. 304, pp. 338-339.
(07) M. L. Cristiani Testi, San Miniato al Tedesco. Saggio di Storia Urbanistica e Architettonica (Firenze, 1967, pp. 58-67.
(08) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico, Archivio di Stato, Tarpea, 1258 febbraio 26.
(09) Ser Giovanni di Lemmo da Comugnori, Diario (1299-1319), a cura di V. Mazzoni, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, c. 36v, p. 48.
(10) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro IV, rubrica <13>, c. 116v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 295.
(11) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro V, rubrica 42 <43>, c. 198r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 443.
(12) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro IV, rubrica 48 <51>, c. 139r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 337.
(13) Archivio di Stato di Firenze, Statuti delle comunità autonome e soggette, n. 734, Statuti di S. Miniato, Riforme di S. Miniato dall’Anno 1354 al 1496, c. 8v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, Appendice II, p. 482.
(14) G. Conti, Storia della venerabile immagine e dell'Oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella città di Sanminiato, M. Cellini, Firenze, 1863, p. 86.
(15) G. Rondoni, Memorie storiche di S. Miniato al Tedesco con documenti inediti e le notizie degl’illustri samminiatesi, Tip. Massimo Ristori, San Miniato, 1876, p. 47.
(16) G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 20.
(17) F. M. Galli Angelini, San Miniato. La sveva città del Valdarno, Le Cento Città d’Italia, fasc. 86, Casa Editrice Sonzogno, Bergamo, 1928, p. 3.
 
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