lunedì 20 dicembre 2010

IL NUOVO ORGANO

di Carlo Fermalvento


E’ stato inaugurato, giovedì 17 dicembre 2010 il nuovo organo a canne, interamente meccanico, della chiesa della Trasfigurazione del Signore di San Miniato Basso. Decine le persone presenti alla cerimonia presenziata dal Vescovo di San Miniato Mons. Fausto Tardelli. Presenti anche il Vescovo Emerito di Volterra, nonché Presidente Emerito dell’Associazione Nazionale Santa Cecilia, Vasco Giuseppe Bertelli e il Sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini.
Padre Theo Flury, monaco dell’Abbazia benedettina di Einsiedeln e docente al Pontificio Istituto di musica sacra a Roma e la Corale di San Genesio, diretta da Carlo Fermalvento, hanno allietato il pubblico con una splendida liturgia-concerto tratta dall’esperienza di San Filippo Neri.

L’Organo della Chiesa della Trasfigurazione opera di Nicola Puccini

Padre Theo Flury durante il concerto

La Corale di San Genesio durante il concerto

Costruito con passione e competenza dall’artigiano organaro Nicola Puccini di Migliarino (Pisa), l’imponente strumento musicale, con le sue 1500 canne, è collocato alla sinistra dell’altare, a destra per chi entra. Si aggiunge, così, un tassello fondamentale per la nuova chiesa progettata dall’arch. Silvia Lensi e inaugurata nell’aprile 2009.
Questo organo non è un normale strumento del suo genere. Si tratta infatti di un Organum Anticum, cioè di un Organo Anteriore, tipologia, in fase di brevettazione, ideata proprio da Nicola Puccini. Questo rivoluzionario modello a canne, unico in Toscana e secondo in Italia, prevede la posizione dell’organista rivolto verso l’altare e l’assemblea, in modo da seguire le liturgie senza dare le spalle al celebrante e, all’occorrenza, dirigere anche il coro.
Le particolarità del nuovo organo di San Miniato Basso non finiscono qui. Sono stati inseriti, oltre al tradizionale apparato sonoro, anche alcuni “effetti speciali” accessori, come usignoli, timpano, tremolo, carillon e zampogne, rendendo possibile anche l’esecuzione del repertorio ottocentesco italiano e di leggere in chiesa le Fiabe Musicali.

Nicola Puccini, maestro organaro, assieme alla sua opera


La Voce liturgica dell'Organo

La storia c’insegna che la partecipazione degli strumenti allo svolgimento dei riti religiosi è un fenomeno riscontrabile, senza limitazione di aree geografiche o di tipologie culturali e cultuali, in periodi ben precedenti all’avvento del cristianesimo.
Come scrive in un suo studio Mons. Giuseppe Liberto, intorno alla liturgia cattolica, così come nei riti di altre confessioni religiose, parlare di evento sonoro, sia esso vocale che strumentale, non può prescindere dalla presa di coscienza di quel legame psicologico che ci porta, attraverso la musica, ad una maggiore percezione degli stati d’animo cui siamo soggetti.
Il termine “strumento” indica il “mezzo”, nel caso specifico “mezzo espressivo”, nel nostro caso “mezzo idoneo” ad esprimere l’evento liturgico.

L’organo della Chiesa della Trasfigurazione, particolare

Da un primo periodo, del quale è nota a tutti la diffidenza di alcuni Padri della Chiesa nei confronti di qualsiasi strumento musicale nelle celebrazioni liturgiche, si è passati gradualmente ad accogliere l’organo all’interno della chiesa. Perse quelle connotazioni che lo legavano alle dissolutezze della società romana, erano tangibili i vantaggi intrinseci dell’organo nel sostegno delle voci. L’uso o il riuso dell’organo non può perdere però la sua iniziale finalità.
L’organo di chiesa nasce con una destinazione ben precisa: quella del servizio al culto e non certo l’altra con finalità concertistiche, anche se queste poi verranno praticate con una esplosione creativa fascinosa.
A partire dal IX sec., l’organo consolidò la sua presenza all’interno dei riti cattolici. Poco a poco poi gli si affiancarono anche altri strumenti, dai fiati rinascimentali ai grandi complessi orchestrali barocchi e romantici. I Papi dovettero richiamare ad una maggiore sobrietà musicale all’interno della liturgia perché la musica prendeva sempre più spazio sonoro occultando o prolungando indebitamente lo svolgimento naturale dei riti.

L’organo della Chiesa della Trasfigurazione, particolare

E’ noto l’intervento di Benedetto XIV con la sua enciclica Annus qui del 1749 nella quale il Papa dà i necessari ammonimenti generali circa il vero stile musicale da chiesa. Il concertismo e poi il teatro d’opera avevano preso campo e stile nella liturgia. Lo stesso intento ebbe Pio X nel 1903 col suo ben noto Motu Proprio. L’organo, intanto, rimane lo strumento quotidiano delle celebrazioni liturgiche. La sua validità pratica ed artistica resta sempre fortemente attuale.
La svolta della riforma liturgica conciliare metterà in chiaro l’uso dell’organo nella Liturgia con documenti ben precisi e norme chiare. Ovviamente non sarà più ammissibile che l’organista domini arbitrariamente la celebrazione, come spesso si faceva prima del Concilio, ma sarà altrettanto inammissibile che l’organo sia considerato il tappabuchi della situazione. Si tratterà allora di coordinare i compiti dei vari e diversificati ministeri liturgici che, nel rispetto dei ruoli e delle norme celebrative gestiscano gli spazi rituali con specifiche competenze. L’esercizio di un ministero comporta sempre svolgere un servizio.
La destinazione primaria dell’organo è quella cultuale, l’unica che giustifichi l’esistenza dello strumento all’interno delle chiese. L’organo è innanzitutto a servizio dell’assemblea orante. La musica che accompagna i canti deve essere perfettamente adatta ed espressiva alla sua funzione cultuale; non è perciò fine a se stessa, ma destinata a servire la celebrazione del Mistero rivelato da Dio e messo in opera dalla Chiesa.

L’organo della Chiesa della Trasfigurazione, particolare

Non basta conoscere la musica per interpretare la preghiera; è necessario che si conosca dall’interno e per esperienza la natura liturgica di questa preghiera. L’edificio-chiesa non è sala da concerto o galleria d’arte, ma luogo sacro in cui la comunità orante si raccoglie per rendere culto a Dio santificandosi. L’organo è strumento che, a modo suo, aiuta a realizzare questi fini primari.
La seconda destinazione è quella culturale. Nel corso dei secoli, l’organo ha subito modifiche e mutazioni finalizzate alla naturale evoluzione dello stesso strumento, con particolare attenzione alla resa tecnico-fonica, sempre nel rispetto del proprio ruolo a servizio liturgico.
Senza queste evoluzioni con le diverse tipologie esistenti in ogni epoca e in ogni luogo con preziosi e polifonici adattamenti epocali ed ambientali, oggi suoneremmo ancora l’organo idraulico di Ctesibio.

L’organo della Chiesa della Trasfigurazione, particolare

Abbiamo quindi una storia quasi millenaria che ci mostra quanto siano sempre state fruttuose per l’evoluzione dell’arte organaria le variegate osmosi tra tecniche ed estetiche di epoche diverse e di luoghi distinti. Questo ha fatto sì che ogni tipologia storico-stilistica della letteratura organistica avesse lo strumento esteticamente adatto a potere riprodurla.
Così la Congregazione del Culto Divino istruiva: «Creino nelle chiese un ambiente di bellezza e di meditazione che aiuti e favorisca, anche in coloro che sono lontani dalla chiesa una disposizione a recepire i valori dello spirito».

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