sabato 25 giugno 2011

UN NUOVO MUSEO PER SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi

Il tema del rapporto fra città storica e architettura contemporanea rappresenta una questione da anni molto dibattuta. Amministrazioni comunali, urbanisti, architetti, ma anche singoli cittadini, si interrogano quotidianamente sulla difficile convivenza fra il patrimonio urbano, figlio di una plurisecolare stratificazione, e le nuove necessità imposte dagli odierni stili di vita. Trattandosi di un problema estremamente complesso, la sua non immediata risoluzione genera, inevitabilmente, un sentimento di tensione, difficilmente esauribile. Questo fenomeno avviene, come tutti ben sappiamo, anche a San Miniato, una città che gode di un patrimonio artistico e architettonico rilevante, ricca eredità di un tempo che fu, ma che deve fare i conti con l’inesorabile scorrere del tempo e la conseguente mutazione delle necessità delle persone che vi abitano. D’altra parte, qualsiasi città, quale sistema organico complesso, ha conosciuto momenti di sviluppo che si sono succeduti nell’arco di secoli. Laddove, per diversi motivi, si è generata una situazione stagnante protrattasi per molto tempo, si è assistito ad una involuzione, se non addirittura ad un progressivo abbandono della città a favore di un’altra realtà più dinamica e in grado di soddisfare le necessità sopraggiunte. San Miniato, nei secoli, ha saputo rinnovarsi diverse volte: da centro costituitosi attorno alla fortezza degli Imperatori del Sacro Romano Impero è riuscita ad ergersi a libero comune per quasi un secolo, prima di decadere sotto i colpi della peste e dei fiorentini, per poi arrivare alla cosiddetta “rinascenza vescovile” e alle importanti opere della fine dell’800, fino alle distruzioni del secondo conflitto bellico mondiale, da cui ha saputo risorgere in pochi anni. E’ questo che fa di San Miniato una città unica: il continuo sviluppo, guidato dai monumenti, sia di natura civica che religiosa.

San Miniato, zona detta “San Martino”
Foto di Francesco Fiumalbi

Ogni secolo ha lasciato il suo segno, ancora oggi riconoscibile. Le trasformazioni più significative hanno visto forti accelerazioni ed altrettanto brusche frenate, in un’impressionante continuità, fatta di contaminazioni, evoluzioni e rivoluzioni. La domanda, inevitabile, a cui dobbiamo cercare di rispondere, come cittadini che vivono oggi in questo territorio, è se e come garantire uno sviluppo alla città di San Miniato, in un’ottica di uso e riuso degli spazi, pubblici e privati, in continuità con la storia che ci ha preceduto. A tal proposito, in questo post, verrà presentato il progetto per un museo di arte contemporanea a San Miniato, redatto nell’ambito del lavoro di tesi di laurea, da Ilaria Borgioli.
Si tratta di una proposta che, pur essendo sviluppata a titolo di esercizio accademico, affronta i problemi a cui si è accennato precedentemente, manifestando nuove potenzialità laddove non si crederebbe possibile. Si tratta, come vedremo, di un progetto complesso inserito in un contesto altrettanto complesso, che può piacere o non piacere; sicuramente non lascia indifferenti.

Ilaria borgioli è nata a Fiesole (Firenze) il 20 Giugno 1986. Si trasferisce a San Miniato dove nutre le passioni per l’arte, la pittura e l’architettura. Dopo essersi diplomata presso il Liceo Scientifico Guglielmo Marconi  di San Miniato, si laurea in Scienze dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze. Attualmente prosegue gli studi al Corso di Laurea Specialistica in Progettazione dell’Architettura.

Ilaria Borgioli

S.M_useo, tav. 1
Progetto di Ilaria Borgioli

L’area in cui sorge l’ex Monastero della SS. Annunziata in Faognana, conosciuto anche col nome di San Martino, rappresenta la testata di uno dei crinali urbanizzati in cui si articola la città di San Miniato e il cui nodo di raccordo col resto del centro abitato si trova in Piazza del Popolo. E’ un luogo suggestivo, dove si possono ancora leggere porzioni murarie appartenenti alle vecchie fortificazioni. La sua profonda e spiccata bellezza è, tuttavia, segnata dalla ferita provocata dagli eventi bellici del luglio 1944: il patrimonio edilizio risparmiato dalle distruzioni, è come affettato da una lama invisibile. Il tangibile bisogno di una cucitura del tessuto urbano ha spinto Ilaria Borgioli ad un approccio progettuale ben definito: interpretare il territorio come supporto stabile sul quale connettere gli edifici storici fra loro e con l’edificio museo in progetto.
Il luogo, estremamente complesso, possiede una forte struttura consolidata e parti altamente caratterizzanti. La scelta progettuale si è rivolta verso un edificio che potesse contenere, alla stessa maniera delle mura con la città per secoli, la storia e la cultura del nostro tempo, quindi un museo di arte contemporanea, denominato S.M_useo.

Il S.M_useo è pensato all’interno dell’area un tempo pertinenziale al Monastero della SS. Annunziata in Faognana, che oggi troviamo suddivisa in due parti e sulla quale si affaccia una porzione dell’antico edificio che oggi ospita l’Hotel “San Miniato”. Il progetto nasce come naturale completamento, senza forzature e senza invadere spazi già saturati: la sua forma segue, in pianta, il segno ormai invisibile del vecchio tracciato delle mura, oggi fortemente rimaneggiato, estendendosi ad abbracciare idealmente tutto il pendio, fino a riallacciarsi al tessuto esistente. In alzato, si distribuisce secondo terrazzamenti successivi, sfruttando l’andamento delle curve di livello, ma semplificandole in sole due quote a nord e tre ad est, collegate tra loro da un braccio inclinato. Il verde urbano attuale, che verrebbe a mancare col nuovo edificio, viene bilanciato attraverso un tetto-giardino, cercando di instaurare un rapporto osmotico tra architettura e natura, tra funzionalità e necessità ambientale.

S.M_useo, tav. 2
Progetto di Ilaria Borgioli

S.M_useo, tav. 3
Progetto di Ilaria Borgioli

Il processo di razionalizzazione della collina non si esaurisce solo attraverso una semplice modellazione del terreno ma anche attraverso un funzionale gioco di sottrazione, grazie al quale si viene a creare una zona aperta, protetta, accessibile solo dall’interno dell’edificio, sede di mostre e luogo di sosta; questa scelta ripropone idealmente la tipologia edilizia del vicino monastero che un tempo possedeva due chiostri: uno esterno e l’altro solo accessibile dai locali interni.
Le scelte affrontate, se da una parte cercano di instaurare un chiaro legame con l’interno urbano circostante, dall’altra intendono accentuare il segno della contemporaneità. I livelli esterni, attraverso il movimento sinuoso delle coperture, propongono una serie dei rampe che segnano un percorso ascensionale dal livello della strada verso quello più alto della copertura.
Il resto delle forme sono dettate anch’esse dalle necessità del luogo, come l’edificio accostato a quello preesistente che, ricalcandone il volume, si offre come un gesto volto a riunire quelle due parti che un tempo erano una cosa sola.
Poiché l’edificio in progetto si connette con la collina, in una complessa disposizione di spazi ipogei e in superficie, il fronte rivolto a Nord viene alleggerito, svuotato della materia solida, al fine di garantire una perfetta illuminazione dei locali interni. La scelta di utilizzare lastre di vetro ha assunto, quindi, un ruolo vasto ed endemico, fino a diventare in alcune parti, il materiale unico dell’immagine architettonica. Leggerezza, materia permeabile alla luce, che tende ad opporsi alla tradizionale identificazione tra materia e massa costruttiva fino a rovesciarla nel suo esatto contrario: materia e riflesso, materia e luce.
Il S.M_useo nasce come sintesi dialettica tra esperienze, substrato storico, segni territoriali di cui l’area è intrisa, e le richieste funzionali: il risultato è un progetto che fonde organicità e flessibilità spaziale con connotazione formale denotata da una complessa orchestrazione di solidità e permeabilità materica. Si tratta di un contenitore per esposizioni concepito come un unico grande open space, privo di ostacoli e muri divisori, che si distribuisce con omogeneità e continuità dall’esterno verso l’interno; ogni piano, ogni superficie calpestabile, da quelle del giardino a quelle coperte, è spazio espositivo; uno spazio a completa disposizione dell’artista che per ogni sua esigenza e tipologia di prodotto artistico è perfettamente libero di poter decidere la miglior disposizione delle sue opere valorizzandole al meglio delle proprie capacità.

S.M_useo, tav. 4
Progetto di Ilaria Borgioli

S.M_useo, tav. 5
Progetto di Ilaria Borgioli

Le funzioni si distribuiscono su sei livelli: gli spazi interni ed esterni si interscambiano con fluidità, senza che vi siano limiti apposti tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. Sono omogeneamente collegati tra loro, in altezza, tramite due ascensori posti alle due estremità dell’edificio, rampe e scale, e in lunghezza tramite percorsi a circuito in modo da garantire un ordinato flusso dei visitatori.
Al piano -1 sono collocati un parcheggio sotterraneo, spazi per il carico e scarico merci, un deposito, un montacarichi, un piccolo ufficio e dei servizi. La hall d’ingresso del livello 1 è  servita da un ampio guardaroba, un ripostiglio e dai sevizi igienici; proseguendo lungo il percorso ad anello troviamo l’auditorium e il resto dei collegamenti che conducono ai piani successivi; solo da questo piano è garantito l’accesso alla “corte interna”, spazio per esposizioni temporanee e luogo di sosta e riflessione. Il livello 2 si compone di una sala audiovisiva, servizi igienici e quattro uffici. Il livello 3, ultimo piano interno, ospita un luminoso book-shop, la caffetteria che offre anche posti all’aperto nell’ampia torre-terrazza nella quale è possibili realizzare esposizioni  temporanee di quadri, sculture, o installazioni. Raggiunto il livello 4 si aprono il giardino distribuito lungo i terrazzamenti e due piazze che saturano i due vuoti, un tempo sede dei  chioschi dell’antico monastero. Da questa quota è possibile raggiungere via Cesare Battisti attraverso un’apposita rampa, oppure avere accesso al primo piano della torre-ascensore dove troviamo la seconda hall con un piccolo ufficio. Proseguendo verso i successivi piani troviamo ancora un’area ristoro con un servizi. Infine, raggiunto l’apice è possibile godere dell’orizzonte, che si apre su tre lati.

S.M_useo, tav. 6
Progetto di Ilaria Borgioli

S.M_useo, tav. 7
Progetto di Ilaria Borgioli

Ringraziamo Ilaria Borgioli per aver condiviso la sintesi del suo lavoro in questa pagina. Si tratta di un progetto che le è costato molta fatica, e che, anche se non verrà mai realizzato, ci offre innumerevoli spunti per il dibattito a cui abbiamo accennato nell’introduzione. Come molti progetti d’architettura contemporanea, questo è un lavoro che offre l’opportunità di riflettere, proponendoci un non facile connubio fra un edificio moderno e un contesto urbano storico. Viviamo in un’epoca dalle forti contraddizioni, dove fragilità vecchie e recenti si trovano a confrontarsi con nuove possibilità, ma anche con nuovi limiti, imposti anche dalle diverse sensibilità presenti nella società contemporanea. Speriamo, con questa presentazione, di aver contribuito alla riflessione sul dibattito che è ancora lungi dall’essere concluso.

S.M_useo, plastico
Progetto di Ilaria Borgioli



4 commenti:

  1. complimenti alla neo ark!!

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  2. san miniato non è pronta per un intervento simile!lo dovrebbe essere ma non lo è: e poi a mio avviso non se lo merita, pur essendo l'intervento supposto da ilaria estremamente interessante.

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  3. San Miniato non è pronta, è vero. Ma dovrà esserlo, se non vuole morire o diventare un luogo sterilizzato alla vita. Dobbiamo tirar fuori i progetti, che ci sono e che ci saranno... chiusi come sono negli archivi dei nostri studenti, dei nostri architetti, dei nostri ingegneri, dei nostri geometri. Mostrare come San Miniato potrebbe essere se.... se si avesse il coraggio di guardare avanti, come fece Federico II nel '200, come fece il Ferri nel '700, come fecero Gelati e Salvadori alla fine dell'800, come ha fatto anche Lanfranco Benvenuti e come Ilaria che ci ha regalato un progetto che guarda al domani.

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  4. Molto interessante questo progetto! In effetti bisogna riportare San Miniato al centro della cultura che si è sedimentata nei secoli ma anche a quella che è il segno di rinnovata vitalità. La città di San Miniato non può essere destinata ad un lento, inesorabile declino!
    Laura Franceschi

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