lunedì 25 luglio 2011

15 MINUTI CON... OTMAR OLIVA

di Francesco Fiumalbi





Questa puntata della rubrica “15 MINUTI CON…” è dedicata a Otmar Oliva, scultore ceco, che ha realizzato l’altare, l’ambone e il tabernacolo per la custodia eucaristica nella chiesa dedicata alla Trasfigurazione del Signore di San Miniato Basso. Si tratta di un artista che lavora prevalentemente con il bronzo; le sue opere hanno una forte connotazione espressionista, attraverso una sapiente orchestrazione di elementi fitomorfi. L’occasione del nostro incontro è maturata durante il suo recente viaggio in Italia assieme all’inseparabile moglie Olga, che lo ha visto a San Miniato Basso. Il motivo del suo soggiorno è l’installazione del nuovo tabernacolo per la chiesa della Trasfigurazione, concepito come un tronco d’albero trasformato in prezioso scrigno. Otmar Oliva è quindi una persona che, pur essendo nata e cresciuta (umanamente e artisticamente parlando) in un contesto socio-culturale molto lontano dal nostro, ha lasciato, qui, il segno della sua espressività artistica, generata dall’universale sensibilità cristiana. Voce ferma e sguardo profondo, Otmar Oliva ha accettato di conversare con noi.


Otmar Oliva
Foto di Francesco Fiumalbi


Sig. Oliva, lei è nato nel 1952, nell’allora Cecoslovacchia, da una famiglia di umili origini. Come ha scoperto la sua vocazione artistica? Quali difficoltà ha incontrato durante la sua formazione?
Mio padre era emigrato in Inghilterra nel 1939 a seguito dell’occupazione nazista della Boemia e della Moravia. Da Londra, dopo l’esperienza del cosiddetto “Governo Cecoslovacco in esilio”, riuscì nel 1944 a fare ritorno a casa dove conobbe mia madre. Si sposarono ed entrambi lavoravano come operai. Io riuscii ad iscrivermi, agli inizi degli anni ’70, all’Accademia Nazionale di Belle Arti di Praga, l’unica accademia di tutta la Cecoslovacchia. Erano anni molto duri, ricordo che non potevamo viaggiare e non avevamo libri di testo. Gli unici a possederne erano i docenti che spiegavano l’arte e l’architettura occidentali facendo passare i libri fra gli studenti. Ricordo che le due cose che mi colpirono maggiormente furono il David di Michelangelo e il Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante. Li vidi attraverso due piccolissime immagini in bianco e nero. Quando poi nel 1993 venni per la prima volta in Italia li vidi dal vero e fu un’emozione indescrivibile.

Quale fu la prima opera che le fu commissionata?
Fu la decorazione di una grande campana per la Basilika di Velehrad (Rep. Ceca, n.d.r.), ma non ho potuto apporvi la mia firma.

Per quale motivo?
Dopo gli anni dell’Accademia divenni un contestatore dell’allora governo comunista. Fui arrestato e rimasi in carcere, come prigioniero politico, per due anni. Quando fui rilasciato, nessuno voleva farmi lavorare, perché ero considerato pericoloso. Fu grazie ad un mio carissimo amico architetto, Tomášem Černouškem che, nel 1984, riuscii ad ottenere l’incarico. Successivamente, sempre coperto da anonimato, eseguii l’altare in bronzo e marmo, il fonte battesimale e l’ambone.

Quali opere le sono state commissionate in Italia?
Oltre a queste opere di San Miniato Basso, ho eseguito una statua raffigurante San Leopoldo Mantic al Centro Aletti a Roma, l’altare, l’ambone, la sede della presidenza e l’acquasantiera nella Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico in Vaticano.


Chiesa della Trasfigurazione del Signore
San Miniato Basso
Foto si Francesco Fiumalbi


Come riuscì ad arrivare in Italia?
Il Card. Tomáš Špidlík era stato prefetto nel Liceo di Velehrad fra il 1945 e il 1946. Durante una sua visita a Velehrad, nel 1993, assieme allo scultore sloveno Marko Ivan Rupnik, notò i miei lavori. Mi propose di venire in Italia, presso il Pontificio Istituto Orientale, Centro Studi e Ricerche Ezio Aletti dove lavorava dal 1991. Accettai e fu la prima volta che venni in Italia. Successivamente, nel 1996 ricevetti l’incarico per le opere presso la Cappella Redemptoris Mater.
Nel 2008 Don Luciano Niccolai, insieme ad una delegazione della Parrocchia di San Miniato Basso, venne a Roma ed ebbe l’occasione di visitare la Cappella nel Palazzo Apostolico. Fui contattato dall’arch. Silvia Lensi ed eccomi qua.
La chiesa di San Miniato Basso, anche se esternamente è decisamente diversa dalle chiese “tradizionali” che avete in Italia, ha un interno molto suggestivo. Ha una luce unica, un’atmosfera davvero molto particolare.

E le sue opere in bronzo contribuiscono a creare questa atmosfera.
Sono concepiti come fulcri liturgici e per questo devono essere “luminosi”. Ma non hanno luce propria, semplicemente riflettono quella che già c’è. Vorrebbero essere un po’ come la comunità cristiana: il mondo è invaso dalla luce di Dio, bisogna saperla cogliere e condividere. Mi hanno molto colpito le parole di Gesù nel cap. 5 del Vangelo di Matteo: “Voi siete luce del mondo”. E poi c’è il tema della Trasfigurazione, quindi la luce riveste un ruolo fondamentale.


Otmar Oliva, tabernacolo della chiesa della Trasfigurazione


Quale tecnica impiega per realizzare le sue opere in bronzo?
Inizialmente faccio un modello in cera che poi rivesto in gesso ottenendo il calco. Quindi lo immergo in una vasca di acqua bollente. La cera si scioglie e vi colo il bronzo fuso. La cera viene raccolta e una volta solidificata è di nuovo pronta per un nuovo lavoro.

Ha una famiglia numerosa, ben sei figli. Qualcuno sta seguendo le orme del padre?
Solo Andrej, il secondogenito. E’ scultore e lavora assieme a me.

Sig. Oliva, i 15 minuti sono terminati. Grazie per la conversazione.
Grazie a voi.

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