domenica 15 aprile 2012

“MADONNA IN TRONO CON BAMBINO CIRCONDATA DALLE VIRTU’ CARDINALI E TEOLOGALI” (quarta parte)

di Alessio Guardini e Francesco Fiumalbi

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Siamo giunti all’ultimo post riguardo questo affresco. Dopo aver parlato del contesto storico, degli artisti che vi lavorarono e del valore religioso e civico di quest’opera, adesso tratteremo del sonetto e di una ipotesi relativa ad una variazione iconografica che potrebbe essere maturata nei primi anni del ‘400.

Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

IL SONETTO

Nell’introduzione al primo post, è stato accennato al sonetto collocato nella parte bassa dell’affresco, esattamente al di sotto della composizione figurativa. Si tratta di una vera e propria didascalia, una “poesia per pittura” (1). Il sonetto, trascritto da Giuseppe Piombanti, recita (2):

Quanto fur l’opre sue perfecte et sancte
Ti dimostran, lector, le sette donne,
Del regimento suo ferme cholonne,
Chel fan d’eterna fama triunfante.
Esempro prenda chi verrà davante
Del gran guadagno che secho portonne,
Che i cuor delli uomini tucti et de le donne
Volle, nè giammai tolse un vil bisante.
Et nel novanta tre dopol trecento
Et mille, resse sì il Vichariato,
Che ciaschun fu da lui sempre contento.
In pace tenne tucti et in buono stato;
Fu in sua chorte ciascun vitio spento,
Tenendo le virtù, che vedi, a lato.
Onde sempre obbligato
Gliè ciascheduno, et grandi et piccholini,
E, per suo amore, a tucti i Guicciardini.

Si tratta di un sonetto costituito da endecasillabi. Due quartine e due terzine, con rima ABBA, ABBA, CDC, DCD. In più abbiamo un’ultima terzina, una sorta di “coda”, con rima DEE, e per questo è riconosciuto come un sonetto “caudato”. Si tratta di una variante al sonetto “tipico”, sviluppatasi a partire dal XIV secolo, a cui sono aggiunti tre versi, un settenario più un distico di endecasillabi. Il sonetto è caratterizzato da due quartine e due terzine, quindi 4 + 4 + 3 + 3, per un totale di 14 versi, ovvero il numero 7 ripetuto due volte. L’utilizzo di una composizione poetica come quella del sonetto potrebbe essere stato dettato da varie circostanze. Tuttavia è interessante notare che il numero 4 è lo stesso dei punti cardinali, quindi simbolo terreno, esattamente quante sono le Virtù Cardinali; il numero 3 è il simbolo della Trinità, quindi simbolo celeste, esattamente quante sono le Virtù Teologali. Il numero 7, quante sono tutte le Virtù assieme, simboleggia l’universo, terra e cielo, l’uomo e Dio (3).

Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali, particolare del sonetto
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

Interessanti sono anche le corrispondenze che intercorrono fra questo sonetto e un’altra opera: il poema cavalleresco La Spagna (4). Si tratta di un componimento ben più articolato, costituito da ben 40 canti, a loro volta composti da oltre 40 ottave, ispirato alla Chanson de Roland, e a cui hanno attinto anche il Pulci e l’Ariosto (5). Sull’identità dell’autore è stato molto dibattuto, ed è stato ipotizzato essere quel Sostegno di Zanobi da Fiorenza con cui l’opera sarebbe firmata al secondo verso dell’ultima strofa. Incerta è anche la data del componimento, ascrivibile tuttavia al XIV secolo. Anche se in contesti totalmente distinti, è davvero singolare notare al Canto XL, nella settima ottava, la stessa concatenazione di parole in rima donne, colonne, portonne che ritroviamo nel sonetto. Anche altri elementi sono comuni, come quel vil bisante (Canto XXIX ottave nn. 35 e 47 e Canto XXXVI ottava n. 39) che è un accostamento praticamente unico nella letteratura italiana; ancora, le parole grandi e piccolini ripetute più volte (Canto VII ottava n. 18, Canto XIII ottava n. 2 e Canto XXIV ottava n. 21). Alla luce di queste corrispondenze non è inverosimile ipotizzare che l’autore del sonetto sanminiatese, pur rimanendo anonimo, conoscesse il poema La Spagna.


IL VICARIO LUIGI GUICCIARDINI NELL’AFFRESCO?

Escludendo la Madonna e il Bambino, le altre figure, i simboli e i testi presenti nell’affresco rimandano ad una figura politica ben precisa. In particolare dal sonetto emerge un chiaro riferimento a Luigi Guicciardini, uomo politico, a cui era demandato il governo dell’allora Vicariato di San Miniato (6). Succedette nella carica a Franco Sacchetti, che aveva ricoperto il ruolo di Vicario per la Repubblica Fiorentina nel 1392 (7). Lo stemma della famiglia Guicciardini appare dipinto anche sulla copertina del libro riguardante l’amministrazione finanziaria della Comunità di San Miniato per l’anno 1393 (8).

Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali, particolare stemma Guicciardini
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

Figlio di Piero di Ghino, Luigi Guicciardini nacque a Firenze intorno al 1346. Il padre, a seguito della peste del 1348, aveva accentrato nella sua persona un grandissimo patrimonio che egli non esitò a far fruttare praticando anche l’usura. Nella Firenze nel XIV secolo, se accertata tale attività, avrebbe comportato, oltre all'ignominia, la confisca delle ricchezze accumulate attraverso l’illecito. Luigi Guicciardini, per superare le accuse che gli venivano mosse, si accordò con Pietro Corsini, allora Vescovo di Firenze, essendo questo tipo di reato di competenza ecclesiastica. Egli restituì alle persone, coinvolte nelle attività del padre, una percentuale di denaro che avevano versato come interesse, e in questo modo evitò pesanti sanzioni. Nel 1378 fu nominato Gonfaloniere di Giustizia ma si trovò subito ad affrontare all'inizio del mandato la cosiddetta “rivolta dei Ciompi". Nell'occasione egli fu accusato di essersi comportato da codardo. Tuttavia lo storico Francesco Guicciardini, suo diretto discendente, affermò che la scelta di abbandonare il palazzo ai ribelli si rivelò per Firenze il male minore. In effetti, Luigi Guicciardini, prima di essere esiliato a seguito della rivolta, ricevette la nomina di cavaliere ed in seguito ricoprì ancora importanti incarichi politici e diplomatici, fino ad essere nominato, nel 1393, Vicario di San Miniato per la Repubblica Fiorentina (9). Guicciardini fu in carica, per sei mesi, dal 5 settembre del 1393, esattamente l’anno a cui si fa riferimento nel sonetto (10). Non sappiamo se la composizione poetica sia stata aggiunta in seguito o se sia nata insieme all’affresco; la seconda ipotesi risulta essere plausibile, sia dalle fonti documentarie, che per l’epoca di componimento del sonetto “caudato”. Inoltre, si è accennato nell’introduzione alla presenza nell’affresco di ben tre stemmi della famiglia Guicciardini, uno per lato e il terzo alla sommità della composizione.
Poniamo l’attenzione su alcuni dettagli del sonetto che risultano essere molto significativi. Nella seconda quartina la frase “Esempro prenda chi verrà davante” è riferita a coloro che si avvicenderanno nella carica di vicario. Nella seconda terzina, gli ultimi due versi recitano: “Fu in sua chorte ciascun vitio spento, Tenendo le virtù, che vedi, a lato”. Nel sonetto non vi è alcun riferimento alla Madonna col Bambino e le virtù si troverebbero, sempre secondo il sonetto, a lato del Guicciardini. Si tratterebbe quindi di una contraddizione, ma forse non è così.
Presso l’Archivio Guicciardini, è conservato un documento molto significativo: la Carta n. 121 del Libro di Amministrazione n. 2 (11). Si tratta di una memoria autografa dello stesso Luigi Guicciardini in cui è scritto che il popolo di San Miniato fece eseguire un suo ritratto nella Sala delle Udienze.
In particolare vi si legge:

E più mi onorarono perché alla mia uscita non ne sapiendo niente mi dipinsero a perpetua mia memoria nella loro udienza a Saminiato”

Inoltre la commozione e la gratitudine dimostrate a Luigi Guicciardini fu un qualcosa di davvero molto grande se effettivamente “mi compagnarono infino fuori della porta co rami delli ulivi imano”. La scena trionfante descritta, proseguì ben oltre il centro cittadino in quanto lo “compagnarono per infino Empolj, per infino Monti-Lupo”.
Questo documento potrebbe aggiungere un aspetto molto interessante per la lettura dell’affresco. L’apparato figurativo originario potrebbe essere stato composto dalla figura di Luigi Guicciardini circondato dalle virtù Cardinali e Teologali. Partendo dalle suddette considerazioni e analizzando le parole di Luigi Guicciardini, le due figure centrali sarebbero state dipinte in un secondo tempo. In più, l’affresco non sarebbe stato commissionato dal vicario, bensì dal popolo sanminiatese, grato per l’opera del Guicciardini (12).
Questa ipotesi si arricchisce considerando che l’affresco è stato realizzato, con ogni probabilità, da due persone distinte: il Maestro della Madonna Lazzaroni e Cenni di Francesco di Ser Cenni. E non è inverosimile che le figure della Madonna e del Bambino siano state dipinte nei primi anni del ‘400, quando Cenni di Francesco di Ser Cenni eseguì, per la chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, il San Girolamo nel suo studio che traduce la Bibbia, datato 1411. Inoltre la figure della Madonna con Bambino non sono ben armonizzate col resto dell’affresco: si notano consistenti rabberci, evidenti tentativi di legare sommariamente le figure centrali al resto della pittura. Un altro dettaglio, finora sfuggito, è rappresentato da quella porzione di veste rossa che si trova fra la Madonna e la Prudenza e che sembrerebbe trattarsi dell’estremità laterale di una manica, appartenente ad una figura precedentemente dipinta.

Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali, particolare del veste rossa
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

Qualsiasi cosa fosse originariamente al centro dell’affresco, dall’analisi visiva delle superfici di contatto col resto della composizione, risulta evidente che per la realizzazione delle due figure centrali sia stato realizzato un nuovo supporto, asportando quello originario.
Le cause che avrebbero determinato un radicale cambiamento all’apparato figurativo della composizione potrebbero essere molteplici: da un tentativo di rimediare ad un’iconografia non convenzionale fino all’opera di un successore, nell’intento di cancellare l’ingombrante memoria del vicario Luigi Guicciardini.

Si ringrazia il Comune di San Miniato, in particolare la Segreteria del Sindaco, l’Uff. Stampa e l’Uff. Cultura per la disponibilità.
Si ringraziano Luca Macchi e Don Luciano Niccolai per gli importanti suggerimenti, il Sig. Piero Paolo Guicciardini per la disponibilità e la gentilezza dimostrate, il Dott. Alberto Malvolti, per il fondamentale contributo nella decodifica del documento conservato presso l’Archivio Guicciardini e Federico Mandorlini per le fotografie.

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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Roani Villani Roberta, La decorazione del Palazzo Comunale fra arte, storia e restauro, in Roani e Latini (a cura di), San Miniato, immagini e documenti del patrimonio civico della città, Ecofor, Pacini Editore, San Miniato, 1998, pag. 24.
(2) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tipografia Massimo Ristori, San Miniato, 1894, rist. anastatica, Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975, pagg. 142-143.
(3) Chevalier Jean e Gheerbrant Alain, Dizionario dei Simboli, Rizzoli, Milano, 1986, volume II, pag. 375.
(4) Per il testo completo si veda Catalano Michele, La Spagna, Poema cavalleresco del XIV secolo, Commissione per i testi di lingua, Bologna, tre volumi, 1939-1940.
(5) Il riferimento è alle opere Morante del Pulci e L’Orlando Furioso dell’Ariosto. Oltre a trattare delle gesta di Orlando, in particolare, nell’opera del Pulci ogni canto si apre e si chiude con una invocazione religiosa, esattamente come avviene ne La Spagna.
(6) Arrighi V., Luigi Guicciardini, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, v. Luigi Guicciardini.
(7) Boldrini Roberto (a cura di), Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, pag. 254.
(8) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Preunitario, Fondo Vicariato di San Miniato, Entrate e Uscite, anno 1393, n. 1205.
(9) Arrighi, Op. Cit.
(10) I Libri di amministrazione generale (riordinati dal Gherardi), sono una raccolta con ricordanze, entrate e uscite, debitori e creditori, giornali, etc., consistenti in 346 registri datati fra il 1344 e il sec. XIX.
(11) Archivio Guicciardini, Libri d’Amministrazione, n. 2, carte n. 121 verso.
(12) Di parere opposto, Roani e Matteoli che indicano rispettivamente il vicario Guicciardini e la famiglia Guicciardini i committenti dell’affresco. Roani, Op. Cit., pag. 25. Matteoli, Op. Cit., pag. 34.

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