domenica 7 ottobre 2012

LA STELLA PIU’ FULGIDA - IL MONUMENTO A GIOVANNI XXIII E AL CONCILIO VATICANO II

di Francesco Fiumalbi

[il post è stato compilato in occasione del 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II]

Lo scorso 11 ottobre 2012 è ricorso il cinquantenario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Dopo secoli di concili incentrati su questioni dottrinali, per la prima volta la Chiesa guarda se stessa con occhi nuovi, al suo interno e verso il mondo contemporaneo. Un evento destinato a segnare un’epoca nuova, fondata anche sull’ecumenismo e il dialogo con il mondo delle altre religioni e con quello laico. Il Concilio fu il risultato, assolutamente non scontato, del grande fermento che animava la Chiesa in quegli anni e di cui si fece interprete Giovanni XXIII, divenendone lo straordinario elemento propulsivo.
A San Miniato Basso questo evento è ricordato nel monumento dedicato ad Angelo Roncalli, il Papa “Buono”, edificato nel ventennale della sua morte. L’opera, espressione del forte legame tra la famiglia di Gino Mazzoni e lo scultore Alberto Sparapani (Casale Marittimo, 14 maggio 1911 – Carrara, 10 gennaio 2004), il quale fu presentato a Don Vinicio Vivaldi. L’artista carrarino tradusse in bronzo, il bassorilievo di gesso patinato (conservato in collezione privata) che risultò vincitore del 2° premio al Concorso Internazionale “La Bontà di Papa Giovanni”, indetto dalla Galleria “Lo Sprone” di Firenze nel 1963, e dal titolo La stella più fulgida. Fu inaugurato la domenica del 21 agosto 1983, in occasione dei festeggiamenti che annualmente la parrocchia dei SS. Martino e Stefano dedica all’Assunzione di Maria in Cielo, e alla presenza di Mons. Capovilla, già segretario particolare di Papa Giovanni.

Monumento a Papa Giovanni XXIII
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi

Ad una prima visione, ci accorgiamo subito che quella di Sparapani è un’opera complessa e densa di significati. Alla base si trova la vita pontificale di Giovanni XXIII, con otto episodi da leggere come un ideale orologio, in senso orario. In alto a destra della parte basamentale, l’elezione al Soglio Pontificio, nel particolare dell’incoronazione, con l’apposizione della tiara papale da parte del Cardinale Protodiacono, circondato dagli altri membri del Conclave. Alcuni raggi di luce scendono a simboleggiare l’approvazione e il sostegno divino, che guiderà il Card. Angelo Roncalli nel suo difficile compito al servizio di Dio e della Chiesa.
Di seguito, in senso orario, è raffigurato il Papa nel suo studio, nell’atto di scrivere. Al di sotto si notano uomini che lavorano, un fabbro che batte il ferro sull’incudine, una fabbrica con le ciminiere e un contadino che semina la sua terra. Con queste immagini viene ricordata l’enciclica Mater et Magistra, promulgata il 15 maggio del 1961. La lettera coglie temi come l’iniziativa privata e l’intervento dei poteri pubblici in campo economico, sollecita criteri di giustizia ed equità nella remunerazione del lavoro, auspica l’adeguamento tra progresso sociale e sviluppo economico. Assumono un ruolo fondamentale la dignità dell’uomo, del suo lavoro e del luogo entro cui esso viene svolto, e questo sia nelle imprese artigiane, cooperative, che nelle medie e grandi imprese, ma anche nel settore agricolo, in quegli anni fortemente depresso dal boom industriale.

Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi

Sempre nella parte destra, ancora più in basso due episodi densi di significato che sorpresero il mondo intero. La visita all’Ospedale “Bambin Gesù” di Roma il 25 dicembre del 1958 e la visita al Carcere romano di Regina Coeli il seguente 26 dicembre, ad appena due mesi dalla sua elezione. Due gesti semplici, ma rivoluzionari, mai accaduti prima. Furono la testimonianza della vicinanza di Dio nei confronti delle persone che soffrono o che si trovano in situazioni difficili, e proprio nei giorni in cui si festeggia la sua nascita: la venuta di Gesù per tutti gli uomini, anche per gli ultimi e i disperati. E se questi non possono andare a far visita a Gesù appena nato nell’ideale del presepio, sarà Egli stesso ad andare a visitare loro, portando ai bambini e ai carcerati una carezza attraverso le mani del Papa.
Sul lato sinistro del basamento, troviamo l’episodio, forse più conosciuto e ricco di significato: il “Discorso della Luna”, pronunciato la sera dell’11 ottobre 1962, dopo l’apertura dei lavori del Concilio Vaticano II. Si rivolse alla piazza gremita di persone che lo acclamavano a gran voce con queste parole: «Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. (…) Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo (…). Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza». Nell’immagine realizzata da Sparapani, il Papa accarezza la Luna, la quale con i suoi raggi riflessi, va ad illuminare le madri che tengono in braccio i propri bambini. Il riferimento ai piccoli richiama ancora una volta alla portata epocale del Concilio, rivolto soprattutto alle generazioni che sarebbero venute.
Più in alto, ancora in senso orario, è rappresentato il pellegrinaggio ad Assisi e a Loreto, compiuto il 4 ottobre 1962. Papa Giovanni XXIII, era dall’età di 14 anni un terziario francescano, e volle affidare a San Francesco e alla Madonna le sorti del Concilio che si sarebbe aperto la settimana successiva. Era la prima volta dal 1861 che un pontefice oltrepassava i confini del Lazio per recarsi in pellegrinaggio. L’evento, di grande portata storica, fu accompagnato da impressionanti bagni di folla durante tutte le soste del viaggio.
I due episodi conclusivi, in alto a sinistra, narrano delle ultime settimane di vita di Giovanni XXIII. Il primo è la cerimonia di consegna del premio Balzan, l’11 maggio 1963, per l’Umanità, pace e fratellanza tra i popoli, assegnatogli dopo la promulgazione dell’enciclica Pacem in Terris l’11 aprile 1963. Con questa sua ultima lettera richiamò il mondo al valore della Pace, quando pochi mesi prima stava per consumarsi lo scoppio del terzo conflitto mondiale a seguito della crisi cubana.
Infine, l’ultimo episodio, il 23 maggio 1963 il Papa, ormai consapevole di essere sul letto di morte, si rivolse verso la folla per recitare il Regina Coeli nella solennità dell’Ascensione di Gesù. Furono le sue ultime parole in pubblico, prima della sua morte avvenuta il 3 giugno successivo.

Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi

Come abbiamo detto, la parte basamentale va letta come un orologio. Al centro una grande freccia, che scandisce il tempo, che accoglie l’immagine della Terra con al suo interno il Papa, circondato dalle colombe, simbolo di pace, il Pastore che col bastone indica al suo gregge la strada. Otto episodi disposti come una stella ad otto punte, come una stella polare che indica la direzione da seguire per i naviganti. E’ la direzione che conduce all’ora più alta, al momento massimo del suo pontificato: l’apertura del Concilio Vaticano II.

Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi

E’ questa la sintesi della sua vita, della sua missione sulla Cattedra di San Pietro. Giovanni XXIII è in piedi, il viso sereno, la bocca socchiusa. Le braccia sono allargate, la sinistra spinge la porta, la destra invita ad avvicinarsi. Oltre, l’immagine solenne del Concilio all’interno della Basilica Vaticana, sapientemente sintetizzata da Sparapani, nel baldacchino berniniano, simbolo del Papa, e dal profilo della cupola michelangiolesca, allegoria della Chiesa. In alto il cielo, con il Padre alla sinistra e il Figlio alla destra che gioiscono, assieme agli angeli, per l’avvenimento. Nella lanterna della cupola lo Spirito Santo, che si irradia ed illumina i padri conciliari. E’ questa la stella più luminosa: l’opera di Dio che si compie.

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