lunedì 12 novembre 2012

SAN MINIATO NE "LE CRONICHE" DI SERCAMBI 34/41

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DLXXIII. Come funno presi alquanti di Pisa a tradimento. [anno 1398]

Angelo Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi, conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 182.
Pubblicazione ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.

Sentito il comune di Firenza l' ordine dato, segretamente mandò le brigate a' passi, e messer Iacopo ordinò mandare a fornire l'ambasciata; et elesse Lucha da Chanale chapitano di parte della gente d'arme di Pisa con più di .C. cavalli e ben .CCC. fanti; la magior parte homini del contado di Pisa. Li quali chavalcòno e passano li aguàiti de' Fiorentini. Et entrati dentro dal dicto chastello [Barbialla] più di .C. fanti e più di .CL. chavalli, essendo dentro le genti fiorentine forti, i dicti entrati funno tucti presi. Di che quelli che erano rimasi di fuori, acorgendosi esser stati traditi, non andònno più su, ma dando volta per ritornare. L' aguàito fiorentino si scoperse e molti di quelli di Pisa funno presi. E così andò la cosa di tal trattato, e questo fu a dì .II. del mese di magio in 1398.
O messer Iacopo d' Appiano, che se' così gran maestro di tradimenti, come non considerasti il tradimento che a te si porca fare? E a questo tracto ài trovato di quelli che a tali tradimenti t'anno travalicato e anno avuto più senno di te; et lo male torna a' tristi che sono stati presi. Moltipricando li tradimenti e battaglie, arsioni, micidii e rubbarie in questa misera patria di Toscana e di Lombardia, la quale insieme co l'altre provincie d'Ytalia sono dota della Chieza di Roma e del serenissimo principo e imperadore, essere oggi in 1398 così miseramente abandonata, lassando ciascuno paeze et ciptà insieme disfarsi e comsumare. Per le quali cose l' amore cileste e l'altro della patria mi muove a invochare della dieta miseria di Toschana e Lombardia e dell' altre terre d' Ytalia, l'altissimo Dio, lo quale è colui che può tucte le pene delli aflicti levare, cominciando così come di socto si conterà.

Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 182-183.

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