lunedì 3 dicembre 2012

MARCHIONNE DI COPPO STEFANI 08/27

08 - RUBRICA n. 302 - Come lo imperadore Arrigo si partì da Pisa, e combattè Castello Aretino, e andò appiè di Siena, e poi andò a Buonconvento. [anno 1313]


Lo 'mperadore Arrigo stando in Pisa, e pensando lo stare in Toscana poco avanzava, e però richiese tutti i parenti in Alamagna e amici e Ghibellini, e ragunò in Pisa circa 2000 uomini da cavallo, e diè ordine co' Genovesi andare sopra lo re Ruberto; e armarono i Genovesi 70 galee, e vennero a Porto Pisano. E il re Federigo con 50 galee e altra gente fu dall'altro capo del regno, cioè in Calavria, e prese Reggio e Turpia e Seminara. E lo 'mperadore si partì per intrare nel regno a di 5 d'agosto 1313, e passò l'Elsa appiè di Sanmignato, e ando a Castelfiorentino, e combattello, e non lo ebbe. Poi passo appiè di Siena ; ed i Sanesi con molta gente uscirono per porta Camollia, e combatterono, e non v'ebbe  grande scaramuccia. Passo oltre, ed accampossi a Monte Aperto. Quando venne a S. Salvi cominciò a sentirsi malaticcio, e cosi quando uscì di Pisa quel dì in sull'Arbia peggiorò; poi l'altro dì se ne andò al Bagno a Macereto e peggiorò, e di Iì andò al Borgo a Buonconvento. Dicesi che lo re Uberto gli avea dietro molti uomini in casa sua, che cercavano d'avvelenarlo, o d'ucciderlo, perocchè temea, se venisse nel regno, essendo in lega col re Federigo, non gli togliesse il reame. Ma fosse, o non fosse, dissesi, che essendo malato lo 'mperadore era consueto quasi ogni mese una volta comunicarsi, ed essendo malato si confessò, e comunicossi. Onde si dice che in capo dell'ostia nella pasta fosse avvelenato. Molta e grande cosa a credere che i frati in tali cose offendessero sì all'ostia che si pone in figura del corpo di Cristo, ed eglino lo consacrano; pure se ne disse. E lo imperadore Arrigo morì nel detto Borgo a Buonconvento negli anni del Signore 1313 a di 24 d'agosto.

Niccolò Rodolico (a cura di), Cronaca Fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XXX, Città di Castello, 1903, p. 113.

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