domenica 17 marzo 2013

SAN MINIATO NELL'ATLANTE DI MERCATORE (XVI-XVII sec)

di Francesco Fiumalbi

Gerhard Kremer, altrimenti noto col nome latino di Gerardus Mercator, o con l'italianizzato Gerardo Mercatore, è considerato il padre della cartografia moderna. Nato nel 1512 nella cittadina belga di Rupelmonde, si distinse anche nella matematica e nell'astronomia. Per le sue idee scientifiche e religiose (era Protestante) fu perseguitato dall'Inquisizione e costretto a trasferirsi in Germania, a Duisburg. 
Mercatore è una figura significativa del XVI secolo, grazie al quale prese avvio la cartografia moderna. Senza entrare troppo nel dettaglio, egli elaborò nel 1569 una particolare proiezione cartografica conforme e cilindrica, ovvero cilindrica isogona a latitudini costanti, meglio conosciuta con il nome di Proiezione di Mercatore. Questo espediente grafico troverà ampia diffusione nella cartografia nautica, dal momento che mantenendo gli angoli inalterati, risulta particolarmente utile nella gestione delle “rotte” delle imbarcazioni. Tuttavia, pur non trovando applicazione nella cartografia geografica “tradizionale” (dal momento che le aree ai poli e all'equatore subiscono alterazioni non trascurabili), la sua esperienza risultò molto importante per l'approccio scientifico utilizzato.

Gerhard Kremer,
noto come Gerardo Mercatore

Mercatore fu anche un esperto costruttore di astrolabi e globi terrestri in legno, due dei quali oggi sono conservati proprio in Italia, presso il Museo Civico di Urbania.
La sua opera più conosciuta, che ottenne un successo straordinario, è il volume Atlas sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura, che oggi si potrebbe definire un atlante geografico universale. Tra l'altro il termine “Atlante”, per indicare una raccolta di carte geografiche, sembra derivi proprio da questa pubblicazione!
L'opera, inizialmente, fu realizzata in più parti fra il 1585 e il 1595, anche se, nella sua interezza, fu edita postuma nel 1599 dal figlio. Le carte relative all'Italia e alle sue regioni furono date alle stampe nel 1589.
Il successo fu talmente grande che nel 1607, ad Amsterdam, ne fu realizzata una versione “tascabile”, ovvero di più piccolo formato, con costi più contenuti e destinato ad un pubblico più vasto e non necessariamente di addetti ai lavori. Si tratta del cosiddetto Atlas Minor Gerardi Mercatoris, con il testo in latino curato da Joos de Hondt, meglio noto come Jodocus Hondius, anch'egli cartografo e continuatore dell'opera di Mercatore. Ed è proprio dall'Atlas Minor che abbiamo tratto le immagini di questa pagina e dove risulta segnato anche il centro di San Miniato.

Jodocus Hondius (a cura di),
Atlas Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, copertina

San Miniato si trova indicato nella cosiddetta tavola della Tuscia. Rifacendosi all'antica definizione romana, Marcatore considera i territori dell'Etruria e dell'Umbria che, col riordino sancito da Domiziano, costituirono un'unica provincia, la Tuscia appunto. Successivamente la Tuscia fu divisa in Tuscia Suburbicaria (fra Roma e il corso dell'Arno) e la Tuscia Annonaria (fra l'Arno e gli Appennini) e in epoca tardo antica e alto medievale, già a partire dall'invasione longobarda, si verificarono ulteriori suddivisioni, che non staremo qui ad analizzare.
Quindi, seguendo l'antico criterio “romano”, la carta presenta come limiti territoriali la città di Roma a sud e gli Appennini a Nord, contenendo l'alto Lazio, l'Umbria e tutta l'odierna Toscana.

Typus Orbis Terrarum
Jodocus Hondius (a cura di),
Atlas Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p. 3.

Si tratta di una carta geografica che fu realizzata quattro secoli e mezzo fa, agli albori della cartografia moderna. E' ovvio che presenta errori e deformazioni che oggi ci sembrano strani e incomprensibili, ma se confrontassimo una qualsiasi carta di Mercatore con le cosiddette “Carte dei Capitani di Parte Guelfa” realizzate fra il 1580 e il 1595, a parte la differenza di scala, si nota subito la diversità di approccio. Stessa epoca e stesso obiettivo di descrivere il territorio. Tuttavia la cartografia di Mercatore utilizza un sistema di riferimento globale (i meridiani e i paralleli, quindi la latitudine e la longitudine), seppur con tantissimi limiti e imprecisioni, mentre i Capitani di Parte utilizzano i passi per misurare le lunghezze dei percorsi e si limitano a segnalare soltanto i punti di riferimento principali. Abbiamo da una parte un tentativo di rappresentazione dello spazio con un criterio che si avvicina molto a quello scientifico, ovvero la rappresentazione come proiezione dello spazio, e dall'altra una descrizione quasi esclusivamente simbolica, dove il dato numerico (le distanze) non trova uno sviluppo grafico, ma soltanto come notazione. Per rendere l'idea, sarebbe come confrontare l'Annunciazione di Simone Martini con l'Annunciazione di Piero della Francesca, due opere che appartengono ad epoche diverse.

La carta della Tuscia
Jodocus Hondius (a cura di),
Atlas Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p. 523.

Dalla tavola della Tuscia, emergono alcuni errori evidenti, come l'orientamento decisamente ruotato verso ovest. Più in dettaglio, nel Valdarno si nota un certo errore nelle distanze fra San Miniato e le città di Firenze e Pisa, con quest'ultima che risulta molto più vicina rispetto a quanto non sia nella realtà. E poi si notano alcune differenze che non sono dovute ad errori, ma semplicemente al contesto prettamente storico. Ad esempio Livorno è appena indicata, mentre attualmente rappresenta la seconda città più popolosa della Toscana. Si nota l'assenza di centri importanti come Cascina e Pontedera, che all'epoca, verosimilmente, non avevano uno sviluppo significativo. Viceversa troviamo alcuni centri che oggi diremmo “minori” che invece sono indicati, come Legoli, Gambassi, Cerreto e Lamporecchio. Più in generale si nota una maggiore precisione nell'ambito dell'antico contado fiorentino, all'interno del quale spicca la posizione di Empoli, a scapito di Castelfiorentino o di Certaldo, mentre in territorio extrafiorentino vengono segnati in particolar modo quei centri giurisdizionalmente importanti, come Vicopisano e San Miniato che erano sedi di Vicariato.

La carta della Tuscia, particolare
Jodocus Hondius (a cura di),
Atlas Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p. 523.

Da un punto di vista del reticolo fluviale, vengono indicati i torrenti Pesa, Elsa ed Era sulla sponda sinistra dell'Arno, mentre lungo la riva destra sono segnalati l'Ombrone e l'Usciana. Da sottolineare la rappresentazione del cosiddetto Lago di Bientina o Lago di Sesto, che fu bonificato definitivamente alla metà del XIX secolo. Appena accennati, invece, i rilievi montuosi più rilevanti come il Monte Pisano. Trascurato completamente il Monte Albano, così come tutti i rilievi collinari.
Tornando sui centri urbani, appare interessante anche la rappresentazione simbolica che li contraddistingue. Le città sono disegnate come un complesso di tre edifici turriti. I centri importanti, ma demograficamente poco rilevanti come San Miniato, Empoli, Volterra, San Gimignano o Colle Val d'Elsa, presentano un simbolo costituito da due edifici turriti, mentre i centri minori sono rappresentati da un cerchietto campito di nero.

La carta della Tuscia, particolare
Jodocus Hondius (a cura di),
Atlas Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p. 523.

Scendendo nel dettaglio della nostra zona, San Miniato risulta essere un centro urbano, fra l'Elsa e l'Era, vicino ad altri luoghi come Empoli e Fucecchio. A sud compaiono Legoli e Gambassi. Completamente assenti Castelfiorentino, Montaione, Montopoli, Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull'Arno.
Che dire, certamente San Miniato rappresenta uno dei tanti luoghi segnalati in questa carta. Ci dimostra in qualche modo che, pur vivendo un'epoca di transizione (l'elevazione a Città e a sede vescovile avverrà alcuni anni dopo, nel 1622), era comunque un centro abbastanza significativo. Ed è proprio grazie all'Atlas di Mercatore, che San Miniato, seppur piccola piccola, entrò nelle case dei maggiorenti di mezza Europa.



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