lunedì 2 settembre 2013

S. MINIATO NELLA NUOVA CRONICA DI GIOVANNI VILLANI 34/39


La prima parte delle Historie universali de' suoi tempi
di Giovan Villani Cittadino Fiorentino, Venezia, 1559

34 [anno 1341] LIBRO XI. CAPITOLO CXXXLI.
Come ì Fiorentini si fornirono essendo i Pisani all'assedio di Lucca, e cavalcarono sopra quello di Pisa.

«Sostando i Fiorentini l'apparecchiamenta dell'oste che ficeano i Pisani, innanzi che ponessono l'assedio alla città di Lucca incontanenta crebbono la loro cavalleria, sicché eglino aveano due mila cavalieri al soldo loro, e mandarono per le amistà loro, per essere apparecchiati, se i Pisani movessono a loro guerra. I Sanasi mandarono loro CC. cavalieri, cioè il comune C. cavalieri, e le case guelfe di Siena, e gli altri, C. e CC. balestrieri, e i Perugini CL. cavalieri, quegli d'Agobbio con messer Iacopo Gabbrielli L. cavalieri, il signore di Bologna CCC. cavalieri, il marchese da Ferrara CC. cavalieri, messer Mastino della Scala CCC. cavalieri, e dalle terre guelfe di Romagna CL. cavalieri, dal Signore di Volterra il figliuolo con L. cavalieri e CC. pedoni, messer Tarlato d'Arezzo con L. cavalieri e CC. pedoni. Prato XXV. cavalieri e CL. pedoni, Samminiato CCC. pedoni, Sangimignano e Colle ciascuno con CL. pedoni. Come i Fiorentini ebbono raunata loro genta e amistà elessono per loro capitano di guerra messer Maffeo da Ponta Carradi di Brescia, ch'era loro capitano di guardia in contado. E questa fu il secondo grande fallo de' Fiorentini appresso al primo della folle compera di Lucca, che con tutto che messer Maffeo fosse valente e buono cavaliere, non era sufficiente duca a guidare il grande esercito. Che nella nostra cavalleria aveva cinquanta e più conestabili di maggiore affare di lui; ma l'ambizione sull'ufficio de' XX della balia reggenti, ebbono a schifo il savio consiglio del re Ruberto, che al tutto biasimava l'impresa di Lucca. E però non vollono per capitano niuno de' regali suoi nipoti, né altri grandi baroni, per guidare l'impresa più a loro senno. E ciò fatto feciono cavalcare il loro capitano con tutta la cavalleria e popolo grandissima a Fucecchio e all'altre terre del Valdarno. E mandarono loro ambasciadori a Pisa a richiedere e protestare a' Pisani, che non si travagliassono dell'impresa di Lucca, com'era ne' patti della pace espressamente tra Ioro. I Pisani diedono loro infinite e false scuse, e di presente presono il Cerruglio e Montechiaro, e puosono l'assedio con tutta loro oste alla città di Lucca. E, come dicemmo nel passato capitolo, i Fiorentini avveggendosi della impresa e tradimento de' Pisani, incontamente feciono cavalcare il loro oste, ch'era nel Valdarno di sotto in sul contado di Pisa, e furono tremila seicento cavalieri e più di diecimila pedoni di soldo. E di presente presono il Pontadera e il fosso Arnonico, e guastarono e arsono tutto il borgo di Cascina, o la villa di Sandonnino e quella di Sancasciano, e infino al borgo delle Capanne presso a Pisa a due miglia. E poi si rivolsono per la via che va in Valdera, e andare fino a Ponte di Sacco, levando grande prede e faccendo grandi arsioni senza contrasto niuno, istando sopra il contado di Pisa più dì; e più sarebbono stati, se non che gran fortuna di pioggia li sopprese; onde avendo arse e guasta le ville non vi poterono dimorare né andare più innanzi, e tornaronsi addietro a Fucecchio e nell'altre castella del Valdarno di sotto. E nota, che questo è il terzo gran fatto dell'impresa di Lucca e mala capitaneria, e ciò non si riprende dopo il fatto. Ch'assai si vide chiaro, e si disse dinanzi per li savi e intendenti cavalieri di guerra, che a levare l'assedio da Lucca e disertare i Pisani l'osta de' Fiorentini si dovea porre al fosso Arnonico ch'era bene albergato, e quello afforzare verso Pisa di fossi e steccati e afforzare Pontadera, e fare uno piccolo battifolle a pié di Marti in sul Castello di Bosco e in quegli laciare guardia e guarnigione di gente d'arme per avere ispedito il cammino e la vittuaglia. E poi al continuo fare grosse cavalcate in Valdera, e in Valdicaprese, e in Vada, e a Porto pisano, e a Livorno, e alle porte di Pisa intorno intorno, e poteano fare ponti di legname sopra l'Arno, e cavalcare di là co' loro pennoni, e passare in Valdiserchio, e impedire la vittuaglia che andava da Pisa all'oste di Lucca; onde convenia che per necessità si levasse l'oste da Lucca. E ciò sentimmo poi da' detti Pisani, che di questo stavano in grande e continua paura, e convenia per forza venissono a battaglia co' Fiorentini, e la battaglia era all'elezione e con vantaggio de' Fiorentini. Ma il destino ordinato da Dio per punire le peccata non può preterire, che accieca l'animo de' popoli e de' loro duchi e rettori e non lasciare prendere il migliore partito. E così avvenne al nostro comune.»

Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Trieste, 1857, pp. 434-435.

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