lunedì 2 settembre 2013

S. MINIATO NELLA NUOVA CRONICA DI GIOVANNI VILLANI 36/39


La prima parte delle Historie universali de' suoi tempi
di Giovan Villani Cittadino Fiorentino, Venezia, 1559

36 [anno 1343] LIBRO XII. XVII.
Come la città di Firenze si levò a romore, e cacciaronne il duca d’Atene che nn’era signore.

«Essendo la città di Firenze in tanto bollore, e sospetto e gelosia, sì per lo duca avendo scoperte le congiurazioni fatte per tanti cittadini contra llui, e fallitoli il suo proponimento di non potere raccogliere i nobili e possenti cittadini al falso e disleale consiglio, e d’altra parte i cittadini i più possenti sentendosi in colpa della congiura, e sentendo il mal volere del duca, e che già nella terra avea più di DC. cavalieri di sue masnade, e ogni dì agiugneva; e lla gente del signore di Bologna e certi altri Romagnuoli che venieno in suo aiuto avieno già valicata l’alpe, dubitarono che llo indugio non fosse a lloro pericolo, ricordandosi del verso di Lucano: «Tolle mora, semper etc. ». Gli Adimari, e Medici, e Donati principali, sabato sonata nona, usciti i lavoranti delle botteghe dì XXVI di luglio, il dì di santa Anna anni Domini MCCCXLIII, ordinarono in Mercato Vecchio e in porta San Piero che certi ribaldi fanti fitiziamente s’azzuffassono insieme, e gridassono: «All’arme, all’arme!»; e così feciono. La terra era insollita e in paura, incontanente tutta corse a furore e a sgombrare i cari luoghi; e di presente, com’era ordinato, tutti i cittadini furo armati a cavallo e a piè, ciascuno alla sua contrada e vicinanza, traendo fuori bandiere dell’armi del popolo e del Comune, com’era ordinato, gridando: «Muoia il duca e’ suoi seguaci, e viva il popolo e ’l Comune di Firenze e libertà!». E di presente fu abarrata e aserragliata tutta la città ad ogni capo di vie e di contrade. [...]
La domenica di notte giunse il soccorso di Sanesi, CCC. cavalieri e CCCC. balestieri molto bella gente, e co lloro sei grandi e popolani cittadini di Siena per ambasciadori. I Saminiatesi mandato al servigio del nostro Comune II.m. pedoni armati, e’ Pratesi D. E venne di presente il conte Simone da Battifolle, e Guido suo nipote con CCCC. fanti. E di nostri contadini armati il seguente dì vennero in grandissima quantità al Comune e a’ singulari cittadini, onde tutta la città fu piena d’innumerabile gente. I Pisani mandavano alla richiesta di loro amici, come toccammo adietro, sanza assento del Comune, D cavalieri, i quali vennero infino al borgo della Lastra di là da Settimo. Sentendosi in Firenze, se n’ebbe grande gelosia e grande mormorio contro a que’ grandi a ccui richiesta venivano; e per lo Comune e per loro fu contramandato che non venissono, e così feciono; ma tornandosi adietro, da quelli di Montelupo e di Capraia e d’Empoli e di Puntormo furono assaliti, e tra morti e presi più di cento pure de’ migliori; e perderono più di CC cavalli, che furono loro tra morti e rubati.
Arezzo sentito come il duca era assediato da’ cittadini di Firenze, incontanente si rubellarono alla gente e uficiali del duca per li Guelfi. E il castello dentro fatto per li Fiorentini rendé Guelfo di meser Bindo Bondelmonti.
E Castiglione Aretino rendé Andrea e Iacopo Laino de’ Pulci, che nn’erano castellani, a’ Tarlati. Pistoia si rubellò, e ridussonsi a lloro libertà e a popolo guelfi, e disfeciono il castello fatto per li Fiorentini e ripresono Serravalle. E rubellossi Santa Maria a Monte e Montetopoli tenendosi per loro; rubellossi Volterra, e tornò alla signoria di meser Attaviano de’ Belforti, che prima la signoreggiava; e Colle, e San Gimignano dalla signoria del duca, e disfeciono le castella, e rimasono i lloro libertà. [...]»

Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Trieste, 1857, pp. 452-454.

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