sabato 7 settembre 2013

SETTEMBRE - I MESI DI PIETRO BAGNOLI

a cura di Anna Orsi


Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo II, Samminiato, 1834: GLI ULTIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 169-171.


"Il tramonto dell'estate a San Miniato"
Foto di Giuseppe Chelli


IL PRIMO
DI SETTEMBRE

I.
L'arbore che ama i colli, e ben v'alligna
Già si vedea pei lunghi ordini esteso
Ornar di chioma, e decorar la Vigna
Di bel rubino, e di piropo acceso,
senza Cerere e lui fredda è Ciprigna.
Alla rete dei grappoli vien prese
Il solar raggio, e si fa vino insieme
Col grato umor che dalla vite geme.

II.
Altri bassi per file erran spariti
Pampineri tralci a ritte canne attorti,
Altri pendono in alto dai mariti
Olmi, a cui colle braccia e i piè distorti
Avvincolate appongiànsi le viti,
Di pingue prole gravide consorti,
E quindi in alto la pomposa chioma
Spiegan, frapposta di nettarea soma.

III.
Quindi si forman di viticci avvolte
L'aste, che un dì squassaron le Baccanti,
Che andavano ebbre, e di consiglio tolte
Alteruando Evoè con balli e canti.
Così il dì primo di Settembre accolte
Donzelle si recàr, per ire erranti,
E gustar la dolce uva in festa uguale
Ad un'antica frotta Baccanale.

IV.
Pria si saziàr del bel frutto soave,
Cogliendone le pigne più nitenti,
Dov'era di nettareo succo grave
Nei ben maturi grappoli pendenti.
Poi cantàr Bacco, quando venne in Nave,
E fe'dei Nauti i rei consigli spenti,
E quando in mezzo all'ebbrìosa plebe
Guisò le tigri, trionfante, in Tebe.

V.
Colla fronte di pampini crinita
Si fingon d'esser Vergini Baccanti,
In bei giri di piè torcon la vita;
Le tese pelli ai cembali sonanti
Scorron celermente colle dita,
Che battono, che scrisciano tremanti;
Di tirso armate in simulata sfida
Empion di moti il suol, l'aria di grida.

VI.
Corron le damigelle in pugna finta,
Come le sacre viti a far sicure
Dal Tracio Re, che si fingeano accinta
La mano aver dell'esecranda scure.
Ma brancolar colla pupilla estinta,
Ben presto lo facean per orme oscure,
E il caro frutto prezioso, e il culto
Del Dio inventor non rimaneane inulto.

VII.
Di Penteo, ch'empio fu contro Lièo,
Pur compiangean da chi fu ucciso, e come.
Ma quando il fatto memoràr d'Orfeo,
Gittaro i Tirsi, e disfrondàr le chiome,
Detestando l'atroce caso e reo,
E le Baccanti d'infamato nome;
Che lor parea la lingua udir, che dice,
Gelida e morta: Euridice, Euridice.

VIII.
Sofia saggia parlò. Ben fu disposto
Da chi far copia al nostro sesso volle
Delle dolci uve, ma non già del mosto,
Che si fa vin, poiché nie tini bolle:
A'bei costumi virginali è opposto.
Che farà in donna, se l'uom rende folle?
In femmine ebbre, basti dir, che il vino
Costò la vita del cantor divino!


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