lunedì 27 gennaio 2014

L'ALLEGORIA DELLA CITTA' DI SAN MINIATO ALLA GALLERIA DEGLI UFFIZI

di Francesco Fiumalbi

La Galleria degli Uffizi di Firenze è senza dubbio uno dei musei più importanti del mondo, che non ha certo bisogno di presentazioni. Nello stesso grande edificio che conserva opere di Cimabue, Giotto, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Mantegna, Tiziano e Botticelli, possiamo trovare, piccola piccola, anche San Miniato.
Fra i milioni di visitatori che ogni giorno varcano l'ingresso degli Uffizi, nessuno sembra accorgersi della nostra Città, eppure è lì. Anch'io, qualche tempo fa, ci sono passato molto vicino eppure ho tirato dritto. Come è possibile?
Purtroppo, per vederla bisogna guardare verso una direzione insolita, inaspettata: verso il soffitto! E, sono sincero, se non fosse stato per una pubblicazione del 1745, non ne avrei avuto notizia. Infatti non ho trovato alcuna traccia di questa rappresentazione nella, seppur nutrita, storiografia artistica sanminiatese. Ci sta anche che abbia guardato male, non lo escludo.
Possibile che non se ne sia mai accorto nessuno? D'altra parte agli Uffizi si va per ammirare ben altri capolavori e non certo per guardare i soffitti, anche se sono davvero molto belli e suggestivi.
Occorre fare attenzione, perché questa raffigurazione di San Miniato non va confusa con quella Allegoria che si trova in uno dei grandi cassettoni del vicino “Salone dei Cinquecento”. Quella è ben nota e pubblicata in diversi testi.

Galleria degli Uffizi, vista dal Lungarno Torrigiani
Foto di Francesco Fiumalbi

L'Allegoria della Città di San Miniato degli Uffizi è costituita da tre riquadri dipinti, inseriti all'interno del controsoffitto ligneo del cosiddetto “Corridoio Ovest”. Si trova incassato fra due travetti ricalati, binati, e poco distanti fra loro. Per raggiungerlo bisogna andare quasi in fondo al corridoio, a pochi metri dal Laoconte di Baccio Bandinelli, e in prossimità dell'ingresso alla Sala n. 45.
Il “Corridoio Ovest” è quella parte degli Uffizi che fu usato come galleria fin dalla seconda metà del '600 e qui sono collocate numerose statue appartenenti alla collezione di Cosimo III de' Medici. Fra il 1658 e il 1679, per volere del Granduca Ferdinando II de' Medici, i soffitti vennero arricchiti con il raffinato apparato pittorico, realizzato da artisti di primo piano nella Firenze dell'epoca, fra cui Cosimo Ulivelli, Angelo Gori, Jacopo Chiavistelli e altri. Vennero eseguite varie allegorie, a rappresentazione delle Arti e delle Virtù (associate di volta in volta ad illustri personaggi fiorentini), ed anche delle Città del Granducato di Toscana. E qui troviamo la nostra San Miniato, interposta fra la “Poesia” e la “Istoria”, segnalata da apposite iscrizioni collocate ai margini dei lati corti. Lì vicino poi ci sono Colle Val d'Elsa, Pescia, Volterra, Livorno, e così via.

Il “Corridoio Ovest” con la posizione dell'Allegoria della Città di San Miniato
Disegno di Francesco Fiumalbi

Come detto, la nostra Allegoria è costituita da tre parti. Un riquadro centrale più ampio, affiancato da altri due più piccoli situati alle due estremità.
Nello spazio centrale troviamo un uomo abbastanza corpulento che, seduto su di una roccia, tiene con la mano destra lo stemma o l'arme del Comune di San Miniato, ovvero il leone rampante bianco in campo rosso, con una spada. Con l'altra mano sostiene quella che sembra una grande bandiera interamente bianca. Davanti all'uomo, troviamo un'altra figura maschile, che sembra denunciare un forte stato di decadenza e debolezza. Nei due riquadri minori, molto piccoli, sembrano essere rappresentate due scene di battaglia, difficilmente riconoscibili.
Cosa potrebbero rappresentare queste immagini? E' difficile comprenderne il significato, ma ci proviamo. L'uomo corpulento potrebbe alludere all'antica potenza del Comune di San Miniato, saldamente arroccato sulla cima di un rilievo roccioso. Da una parte lo stemma, che qualifica l'appartenenza dell'uomo, e dall'altra una bandiera bianca che potrebbe alludere ad una resa. Vale a dire, la Città di San Miniato, nonostante fosse così potente e fiera, fu comunque costretta ad arrendersi alla supremazia di Firenze. L'altra figura, infatti, è rappresentata da un uomo che non sembra godere di buona salute, e potrebbe alludere allo stato di decadenza a cui fu costretta San Miniato dalla sottomissione fiorentina.
I due riquadri minori, invece dovrebbero rappresentare la cacciata dei Vicari Imperiali con l'aiuto della Lega Guelfa, identificata con Firenze, e la conquista di San Miniato da parte della città gigliata.

Allegoria della Città di San Miniato, Galleria degli Uffizi
Disegno di Francesco Fiumalbi

Tuttavia questa non è la raffigurazione originale dell'Allegoria della Città di San Miniato. Infatti nel 1762 la parte occidentale degli Uffizi fu interessata da un gravissimo incendio che, oltre a danneggiare molte delle opere esposte, provocò anche il crollo di buona parte del tetto. E dal disastro fu attaccata anche quella zona dove si trovava la nostra Allegoria, che risultò fortemente compromessa. Una volta ricostruita la porzione distrutta, gli affreschi del soffitto, furono ripristinati da Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni, nei modi e con le figure che possiamo vedere ancora oggi.
Per fortuna, grazie ad una felice iniziativa editoriale, tutti i soffitti della Galleria degli Uffizi erano stati pubblicati nel seguente testo, dato alle stampe prima dell'incendio: Domenico Maria Manni e Giuseppe Menabuoi, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Stamperia di G. Orsini, Firenze, 1745.
Al numero VIII delle raffigurazioni troviamo l'Allegoria della Città di San Miniato, con il testo didascalico di Domenico Maria Manni, grande erudito del tempo, e del quale abbiamo proposto il testo descrittivo de Il Sigillo dei Signori Dodici San MiniatoSiamo in un periodo in cui la fotografia era ben lontana dall'essere inventata. E così, la tecnica di rappresentazione dei soffitti della Galleria degli Uffizi fu quella dell'incisione su rame. I disegni furono realizzati da Giuseppe Menabuoi, valente incisore dell'epoca.
Notiamo subito che l'immagine originaria era molto diversa da quella ripristinata post incendio, e che possiamo vedere ancora oggi.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII.

Ripercorriamo quindi l'originale composizione, aiutati dalla didascalia scritta dal Manni.
«La figura del mezzo accompagnata da varj genj rappresenta in alto collocata la Città di SAMMINIATO avente sotto di se il fiume d'Arno fautore della sua dovizia da una parte; dall'altra il Leone coronato, bianco in campo rosso, colla spada in una branca, sua presente Divisa».
[D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII].

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare centrale.

«Nel tondino sotto di essa vien rappresentato quando l'anno 1311 i Fiorentini unitisi co' Samminiatesi, ed altri popoli messero un presidio di Soldatesca in Samminiato per assicurarlo contra l'Imperatore Enrico VII. E ciò viene bastantemente individuato dalle due Armi della Bandiera, cioè il Giglio de' Fiorentini a man dritta, ed a man sinistra il Leone senza spada, come allora lo faceva Sammminiato». [D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII]. In realtà non ci sono validi elementi per associare questa particolare immagine all'episodio del 1311. Secondo il mio parere, in realtà allude alla cacciata dei Vicari Imperiali del 1288 con l'aiuto e il sostegno della Lega Guelfa, identificata con Firenze, a cui San Miniato aveva ormai stabilmente aderito.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare.

«Nel tondino di sopra si esprime quando l'anno 1369 questa allora Terra, dopo disastroso assedio fu presa da' Fiorentini mediante un'apertura fattavi dal famoso Luperello nelle mura Castellane di essa». [D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII]. Non vi sono particolari dettagli morfologici, se non la torre, collocata alla sommità della collina, che qualifica in maniera inequivocabile, la Città di San Miniato.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare.

Come potete osservare, non si tratta di un'opera grandiosa o di un capolavoro assoluto della pittura italiana, però se vi ricapiterà di andare in visita alla Galleria degli Uffizi, quando vedete da vicino il Laoconte di Baccio Bandinelli, o mentre state per entrare nella Sala n. 45, ricordatevi che lì nei pressi c'è una raffigurazione della nostra Città. E ricordatevi che per cercarla bisogna alzare gli occhi al soffitto.

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