sabato 22 marzo 2014

ADDSM - COMMENTO - 867, 14 DICEMBRE - LA PRIMA ATTESTAZIONE DELLA PIEVE DI SAN SATURNINO DI FABBRICA

di Francesco Fiumalbi


ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
867, 14 dicembre, Prima attestazione Pieve San Saturnino Fabbrica

La posizione dell'antica Pieve di San Saturnino
Foto di Francesco Fiumalbi

In questa pagina è proposto il commento al documento conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca †† H.16. Si tratta di un atto interessante perché costituisce la prima attestazione scritta della Pieve di San Saturnino che si trovava a Fabbrica (odierno Molino d'Egola).

CONTENUTO Questo documento, registrato a Lucca il 14 dicembre 867, è riferito alla cessione a livello di due abitazioni da parte della Badessa Hiudipergha, ad un tale di nome Cunerado, per una somma di 60 soldi d'argento. Gli immobili si trovavano il Loc. Nova, da identificare nei pressi dell'attuale Casa San Lorenzo, toponimo per descrivere un podere situato nel Comune di San Miniato, in via Francesco Sforza, ovvero quella strada che congiunge tramite crinale il borgo di Cigoli con San Miniato.

I PROTAGONISTI Nell'atto compaiono diverse persone, anche se le figure su cui ruota il contratto sono soltanto due. Da una parte Hiudipergha badessa del Monastero di Santa Maria al Corso, fuori dalle mura di Lucca, che dal 1284 passò all'Ordine dei Carmelitani, prima di essere distrutto dai pisani nel 1341. Dall'altra un privato, tale Cunerado figlio del fu Causerami, di cui non si conosce altro.

IL TIPO DI ATTO Il documento può essere descritto come l'antesignano di un moderno contratto di affitto. Da una parte il proprietario dei beni, e cioè il Monastero di Santa Maria del Corso a Lucca, e dall'altra l'affittuario, un privato. Più nel dettaglio si tratta di una cartula livell. ordine ad censum, cioè di un contratto a “livello”, che prevedeva il pagamento di un canone. Tale somma, consistente in 60 “buoni” denari d'argento, doveva essere corrisposta da Cunerado, o in alternativa da un suo misso, nel mese di dicembre di ogni anno. Nell'atto viene specificato che il contratto avrebbe avuto valore anche per gli heredes di Cunerado e avrebbe mantenuto la sua efficacia anche con le subcessatrices della Badessa, che in futuro si sarebbero avvicendate. Se una delle parti avesse voluto sciogliere il contratto unilateralmente avrebbe dovuto pagare una “penale” di 100 soldi d'argento.

I BENI OGGETTO DEL CONTRATTO Con questo atto, Cunerado riceve a livello dalla badessa Hiudipergha due case massaricies, meglio conosciute come case “coloniche”, cioè abitate da un massario o colono, cioè da una persona che non era il padrone. Non sembra possibile, poi, stabilire se i due immobili appartenessero all'ambito di una curtes specifica, o se fossero isolati rispetto alle altre proprietà del monastero.
Queste due abitazioni, di cui una era stata tenuta da un tale di nome Paldulo, l'altra da un uomo chiamato Rachipaldo, comprendevano non soltanto la casa vera e propria, ma anche le pertinenze. In particolare vengono indicate cum terris vineis silvis virgareis ec. Si trattava cioè di vigneti, di aree boscate (il bosco era una vera e propria “coltivazione di legname”), e di pascoli (il vergaio o vergario era il pastore, indicato così perché aveva un bastone, o verga, con cui spingeva gli animali).

LA PIEVE DI SAN SATURNINO Questo documento sarebbe del tutto simile a molti altri contratti dei secoli IX e X conservanti presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca, se non fosse che per descrivere la posizione dei beni in oggetto, viene indicata per la prima volta, nella sua storia plurisecolare, la Pieve di San Saturnino in Fabbrica, di cui abbiamo parlato in un post specifico, che risulta essere "vicina" alle due proprietà. L'edificio ecclesiastico, che si trovava nell'odierna frazione di Molino d'Egola, era certamente più antico. Non conosciamo le vicende che portarono alla sua fondazione, che comunque deve essere fatta risalire, molto probabilmente, all'epoca tardoantica (V-VI sec. d.C.).

Nessun commento:

Posta un commento