di
Francesco Fiumalbi
ARCHIVIO
DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
867,
14 dicembre, Prima attestazione Pieve San Saturnino Fabbrica
La
posizione dell'antica Pieve di San Saturnino
Foto
di Francesco Fiumalbi
In
questa pagina è proposto il commento al
documento conservato presso l'Archivio Arcivescovile
di Lucca ††
H.16.
Si tratta di un atto interessante perché costituisce la prima
attestazione scritta della Pieve di San Saturnino che si trovava a Fabbrica (odierno Molino d'Egola).
CONTENUTO
Questo
documento, registrato a Lucca il 14 dicembre 867, è riferito alla
cessione a livello di due abitazioni da parte della Badessa
Hiudipergha,
ad un tale di nome Cunerado,
per una somma di 60 soldi d'argento. Gli
immobili si trovavano il Loc. Nova, da identificare nei pressi
dell'attuale Casa San Lorenzo, toponimo per descrivere un podere situato nel Comune
di San Miniato, in via Francesco Sforza, ovvero quella strada che
congiunge tramite crinale il borgo di Cigoli con San Miniato.
I
PROTAGONISTI Nell'atto
compaiono diverse persone, anche se le figure su cui ruota il
contratto sono soltanto due. Da una parte Hiudipergha
badessa
del Monastero di Santa Maria al Corso, fuori dalle mura di Lucca, che
dal 1284 passò all'Ordine dei Carmelitani, prima di essere distrutto
dai pisani nel 1341. Dall'altra un privato, tale Cunerado
figlio
del fu Causerami,
di cui non si conosce altro.
IL
TIPO DI ATTO Il
documento può essere descritto come l'antesignano di un moderno
contratto di affitto. Da una parte il proprietario dei beni, e cioè
il Monastero di Santa Maria del Corso a Lucca, e dall'altra
l'affittuario, un privato. Più nel dettaglio si tratta di una
cartula
livell. ordine ad censum,
cioè di un contratto a “livello”,
che prevedeva il pagamento di un canone. Tale somma, consistente in
60 “buoni” denari d'argento, doveva essere corrisposta da
Cunerado,
o in alternativa da un suo misso,
nel mese di dicembre di ogni anno. Nell'atto viene specificato che il
contratto avrebbe avuto valore anche per gli heredes
di
Cunerado
e avrebbe mantenuto la sua efficacia anche con le subcessatrices
della
Badessa, che in futuro si sarebbero avvicendate. Se una delle parti
avesse voluto sciogliere il contratto unilateralmente avrebbe dovuto
pagare una “penale” di 100 soldi d'argento.
I
BENI OGGETTO DEL CONTRATTO Con
questo atto, Cunerado
riceve a livello dalla badessa Hiudipergha
due
case
massaricies,
meglio conosciute come case “coloniche”, cioè
abitate da un massario
o
colono,
cioè da una persona che non era il padrone. Non sembra possibile,
poi, stabilire se i due immobili appartenessero all'ambito di una
curtes
specifica, o se fossero isolati rispetto alle altre proprietà del
monastero.
Queste
due abitazioni, di cui una era stata tenuta da un tale di nome
Paldulo,
l'altra da un uomo chiamato Rachipaldo,
comprendevano non soltanto la casa vera e propria, ma anche le
pertinenze. In particolare vengono indicate cum
terris vineis silvis virgareis ec.
Si trattava cioè di vigneti, di aree boscate (il bosco era una vera
e propria “coltivazione di legname”), e di pascoli (il vergaio o vergario
era il pastore, indicato così perché aveva un bastone, o verga, con
cui spingeva gli animali).
LA
PIEVE DI SAN SATURNINO
Questo documento sarebbe del tutto simile a molti altri contratti dei
secoli IX e X conservanti presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca,
se non fosse che per descrivere la posizione dei beni in oggetto, viene
indicata per la prima volta, nella sua storia plurisecolare, la Pieve di San Saturnino in Fabbrica, di cui abbiamo parlato in un post specifico, che risulta essere "vicina" alle due proprietà. L'edificio ecclesiastico, che si trovava nell'odierna
frazione di Molino d'Egola, era certamente più antico. Non
conosciamo le vicende che portarono alla sua fondazione, che comunque
deve essere fatta risalire, molto probabilmente, all'epoca
tardoantica (V-VI sec. d.C.).
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