di
Francesco Fiumalbi
Indice:
Percorrendo
la Strada Statale n. 67, meglio conosciuta come via Tosco-Romagnola
Est, grosso modo a metà strada fra i centri abitati di La Scala e
Ponte a Elsa, in prossimità con l'intersezione di via Capocavallo,
si incontra l'oratorio ottocentesco dedicato a San Genesio. Si tratta
di una piccola costruzione in laterizio, adiacente al terreno dove, a
partire dal 2000, è stata aperta l'area archeologica di San Genesio
o Vico Wallari.
San
Miniato, Strada Statale n. 67, fra La Scala e Ponte a Elsa
Foto
di Francesco Fiumalbi
Secondo
la storiografia sanminiatese, l’oratorio fu eretto nel 1841 per
volontà di Mons. Torello Pierazzi (San Miniato, 9 dicembre 1794 –
31 gennaio 1851), il quale dal 1834 fu il sedicesimo Vescovo della
Diocesi di San Miniato.
La
storiografia fa certamente riferimento all'epigrafe, collocata sulla
facciata dell'edificio, e dettata da Pietro Bagnoli (canonico, poeta ed erudito sanminiatese),
che avremo modo di analizzare più avanti. Guardando, invece, la
mappa del Catasto Generale della Toscana, che per il Comune di San
Miniato è datato al 1834, si nota già quella che sembra essere la
sagoma dell'edificio [CGT, Comunità di San Miniato, Sezione
E - “ROFIA, SOTTO LA SCALA E MEZZOPIANO”, Foglio n. 2].
Si
pongono quindi alcuni interrogativi. Può darsi che l'operazione del
Vescovo Pierazzi si fosse concretizzata nel “restaurare” o
“ricostruire” un oratorio precedente, caduto in rovina. Oppure è
altrettanto plausibile che quel rettangolo presente sulla carta
(particella n. 350) non stesse ad indicare un edificio, ma soltanto
un terreno. Secondo una terza ipotesi, ugualmente verosimile, non
possiamo scartare il fatto che la carta catastale a disposizione non
sia quella originale del 1834, ma che si tratti di una riedizione
successiva, di anno imprecisato, e contenente gli aggiornamenti, fra
cui l'edificio.
Sezione
E - “ROFIA, SOTTO LA SCALA E MEZZOPIANO”, Foglio n. 2
Archivio
di Stato di Pisa, Catasto Terreni – Mappe – San Miniato – 19
Immagine
tratta da CASTORE – Castasti Storici Regionali
per
gentile disponibilità
Una
possibile soluzione ci viene offerta dalla Carta n. 670, redatta dai
Capitani di Parte Guelfa fra il 1580 e il 1595, e che descrive il
territorio del Popolo di
S. Agnolo a mezo piano.
Qui si osserva che lungo l’attuale Strada Statale (che all'epoca
era chiamata Strada
Pisana), esattamente nel
punto dove sorge l’oratorio, era situata una cosiddetta “Maestà”.
Si tratta verosimilmente di un tabernacolo, o comunque di una modesta
costruzione, che ospitava un’immagine sacra. Non conosciamo il
soggetto, ma si trattava probabilmente di una Madonna con Gesù
bambino, seduta su un trono. Da un punto di vista iconografico, la
Maestà
è utilizzata per sottolineare la “regalità” del personaggio
raffigurato. Infatti, nel Cristianesimo, fra i vari attributi
assegnati a Gesù e a Maria, ci sono, rispettivamente, anche quelli
di Re e di Regina.
Inoltre,
almeno nel territorio sanminiatese, i tabernacoli oggi visibili sono
di modesta dimensione, mentre spostandoci di alcuni chilometri, per
esempio a Castelfiorentino, le edicole votive potevano raggiungere
anche dimensioni considerevoli. Ne è un esempio il bellissimo
Tabernacolo della Madonna della Tosse,
dipinto da Benozzo Gozzoli, e i cui affreschi sono conservati presso
il Museo Be-Go. Nell’esempio di Castelfiorentino, il “tabernacolo”
e tutto l’apparato circostante, raggiungevano dimensioni
paragonabili ad un piccolo oratorio.
Quindi,
tornando a San Genesio, è verosimile che in quel punto esatto,
almeno alla fine del ‘500, vi si trovasse già una costruzione, più
o meno modesta, contenente un’immagine sacra. E che, per iniziativa
del Vescovo Torello Pierazzi, venisse poi realizzato l’oratorio
come lo conosciamo oggi.
Carta
n. 670 – Popolo di S.
Agnolo a mezo piano
Originale
conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze
Rielaborazione
grafica, disegno di Francesco Fiumalbi
In
ogni caso, lo scopo dichiarato della costruzione, era quello di
rendere memoria all’antica Pieve di San Genesio, antichissimo luogo
di culto, probabilmente il primo luogo “Cristiano” nel territorio
sanminiatese. Infatti, dopo la distruzione del borgo operata l'ultimo giorno di giugno del 1248, la pieve subì una vera e propria operazione di smontaggio.
Cioè divenne un’enorme cava di materiale da costruzione, già
pronto per essere reimpiegato in altri edifici. E così, il luogo che
un tempo ospitava il villaggio e la grande costruzione (addirittura
43 m di lunghezza!), tornò ad essere “campagna”, terreno
coltivato. Le testimonianze materiali, apparentemente invisibili,
rimasero custodite dalla terra fino ad anni recentissimi, fino
all’apertura degli scavi archeologici, che stanno rivelando i
segreti di uno dei centri più importanti della Toscana medievale.
Sulla
facciata dell’oratorio, sopra la porta di ingresso, è collocata
una epigrafe dettata da Pietro Bagnoli (canonico, poeta ed erudito sanminiatese).
Nel testo, oltre alla “motivazione” della costruzione
dell’oratorio, vengono ricordati gli episodi più significativi
della storia plurisecolare della Pieve di San Genesio:
L’assise
che vi si svolse nel 715 a proposito della controversia fra le
diocesi di Siena ed Arezzo [VEDI ADDSM – 715, 5 luglio – San Genesio, 1° Documento];
il Concilio del 1074 che vide la partecipazione di San Pietro Igneo;
l’assemblea convocata da Guelfo, Vicario di Federico I
“Barbarossa”, a San Genesio nel 1160; l’assise promossa nel
1172 da Cristiano di Magonza, Cancelliere Imperiale; la formazione
della “Lega di San Genesio” o “Prima Lega Guelfa di Toscana”
sul finire del XII secolo; i numerosi privilegi concessi dai
pontefici, con riferimento alle Bolle di Celestino III e di Innocenzo
III nel 1195 e nel 1205; la distruzione del borgo operata dai
sanminiatesi il 30 giugno 1248.
Di
seguito la trascrizione del testo:
UBI
SACELLUM HOC HISQUE IN AGRIS PAGUS OLIM INSIGNIS VICI VALLARIS NOMINE
PRIUS / DEINDE A SANCTO GENESIO NONCUPATUS IN QUO MULTA GESTA NEGOTIA
HISTORIA REFERT. NEMPE. / HIC ANNO DCCXV DELEGATI SUB LUITPRANDO
LOGOBARDORUM REGE EPISCOPI CONTROVER- / SIAS DE TERRITORIO INTER
SENENSEM ET ARETINAM DIOCESIM SENTENTIA DIREMERUNT. MLXXIV /
CONCILIUM AUCTORE D. GREGORIO VII PRAESIDE S. PIETRO IGNEO
COMPESCENDO CANONI- / CORUM LUCENSIUM IN EORUM EPISCOPUM SCHISMATEEST
HABITUM. MCLX GUELFUS / PLURES E CIVITATIBUS ETRURIAE SIBI PER
LEGATOS IN FIDEM ET AMICITIAM ADIUNXIT. MCLXXII HUC / FRIDERICUS
IMPERATOR CONVOCATIS EX ETRURIA LEGATIS ARCHIEPISCOPUM MAGUNTI- / NUM
ARCHICANCELLARIUM IMPERII MISIT QUI PISANOS INTER ET LUCENSE PACEM
COMPONERET FERE / XII INFUNTE SAECULO HUC GUELFI ETRUSCI DE SUIS
REBUS CONSULTUM CONVENERUNT. MULTA / GENESIANAE ECCLESIAE PRIVILEGIA
ATQUE INSIGNIA SUMMI PONTIFICES CONCESSERUNT EAMQUE / TRIGINTA
PAROECIARUM STATUERUNT PRINCIPEM. ALLA QUAE RECENSERI POSSENT SUNT
PRAETERMISSA / TER MINIATENSES TENUERE COLONIAM TER RECESSERUNT SED
ET TERTIO REBUS ET GENTIBUS SAN- / CTUM MINIATUM AD ARCEM ASPORTATIS
EXCURSIONIBUS OBNOXIUM PAGUM DELERUNT ANNO MCCXLVIII. / PARVULAM HANC
AEDEM LOCI MAIORIS ECCLESIAE AD SIGNUM IN AGRO POSITAM VETUSTATE
CONFECTAM / A DIVINIS ABDICATAM TORELLUS PIERAZZI CIVIS ET EPISCOPUS
MINIATENSIS / INSTAURANDAM CURAVIT ET TESTEM TANTARUM RERUM
VETERISQUE DIGNITATIS SACRIS RESTITUIT / ANNO MDCCCXLI
Foto di Francesco Fiumalbi
Da un punto di vista architettonico,
l'oratorio si presenta come una piccola costruzione rettangolare in
laterizio facciavista, con copertura a capanna. Non ci è dato sapere
se originariamente le pareti esterne fossero intonacate o meno, o se
siano il risultato di una stonacatura successiva, come accaduto a
molti edifici sanminiatesi (la chiesa di San Rocco e il Palazzo
Vescovile, solo per citarne un paio).
Le uniche aperture presenti, si
affacciano sul lato principale, parallelo alla Strada Statale,
inquadrato alle estremità da due semipilastri, anch'essi in
laterizio. Al centro sta la porta di ingresso, collocata all'interno
di una semplice cornice in pietra, ed è affiancata ai lati da due
finestrelle rettangolari, chiuse da una grata a maglia inclinata a
45°. Sopra la porta è posizionata l'epigrafe, a sua volta
sormontata dall'oculo. Quest'ultima apertura, circolare, è chiusa da
un vetro decorato con la presenza di due elementi: la spada e la
palma. Il primo è lo strumento con il quale fu decapitato San
Genesio, mentre il secondo è il simbolo del martirio.
Sul prospetto tergale si innalza il
piccolo campanile a vela, realizzato anch'esso in laterizio, che
ospita una piccola campana.
Foto di Francesco Fiumalbi
L'interno è costituito da un unico
piccolo ambiente rettangolare, terminato sulla parete di fondo
dall'altare in pietra, realizzato ex-novo in epoca recente. E'
costituito da un piccolo basamento in muratura, da cui si elevano due
piccole colonne atte a sostenere la mensa d'altare. Al di sopra è
collocata una piccola mensola, funzionale alle necessità liturgiche,
e utile per sostenere un'eventuale pala d'altare o un'altra opera
d'arte sacra, che però non è presente.
Al centro del pavimento, realizzato
in cotto, si trova la lastra tombale di Enrichetta Marcol di Nancy di
Lorena, morta nel 1857, all'età di 76 anni. La nobildonna era la
moglie di Stefano Alli-Maccarani nobile sanminiatese, e madre di
Silvio, Maurizio e Francesco Maria Alli Maccarani. Quest'ultimo fu
Vicario del Vescovo Pierazzi e divenne egli stesso Vescovo di San
Miniato, dal 1854 al 1863. Quindi, al momento della morte di
Enrichetta Marcol di Nancy, il Vescovo di San Miniato era proprio il
figlio Francesco Maria. Di seguito il testo dell'epigrafe funeraria:
α
☧
ω
HIC
QUIESCIT IN PACE
HENRICHETTA
DE_MARCOL NANCEY IN LOTHARINGIA
MARCHIONI
IOSEPHO STEPH:ALLI_MACCARANI NUPTA
GENERE
PRUDENTIA MORIBUS
SOLERTI ERGA FILIOS DISCIPLINA
PRAECLARA
NULLI SUARUM ERUDICTIONE SECUNDA
SOLERTI ERGA FILIOS DISCIPLINA
PRAECLARA
NULLI SUARUM ERUDICTIONE SECUNDA
VIXIT
ANNO LXXVI MENSES III DIES XVII
OBIIT
S. MINIATE VII IDUS FEBRUARIAS
ANN:SAL:
MDCCCLVII
FRANCISCUS
M. EPISCOPUS MINIATENSIS
SYLVIUS ET MAURITIUS MARCHIONES EQUITES
SYLVIUS ET MAURITIUS MARCHIONES EQUITES
MATRI
SUAE AMATISSIMAE
MERITO
LACRYMANTES POSUERE
Foto di Francesco Fiumalbi
Foto di Francesco Fiumalbi
Foto di Francesco Fiumalbi
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