lunedì 7 luglio 2014

LA VITA DEL SEMINARISTA - 03 PARTE - Racconto di Giancarlo Pertici

di Giancarlo Pertici

LA VITA DEL SEMINARISTA - TERZA PARTE
Una vita in Musica

Con l’aiuto solo di alcuni pallidi brandelli di memoria, facendo ricorso anche all’immaginazione per incollare e dare senso compiuto ai molti flash di quella memorabile trasferta a Catania… questo modestissimo omaggio in forma di racconto, vuole soprattutto testimoniare la passione comune per il Canto e per la Musica che rese possibile quei giorni. Per ricordare quanti ebbero il merito di collaborare a quell’ambizioso progetto con la formazione di un Coro, quello del Seminario Vescovile di San Miniato, che è rimasto nel cuore e nella mente di molti…. padre degli altri cori che successivamente hanno visto la luce all’ombra della Rocca. Mi si perdoni la ricostruzione arbitraria di alcuni momenti, dei fatti raccontati, della loro successione, sopratutto di quelli dimenticati …. “il vero nei ricordi può non essere puro… grande complessità nei ricordi! I ricordi celano, talvolta desideri..” direbbe qualcuno. Questo racconto è espressione del desiderio di tramandare quantomeno il ricordo di quei giorni ...passione per il canto e la musica.

San Miniato vissuta tra le mura del Seminario
Parte Terza - …Una vita in musica..

Appena disceso dal treno mi ritrovo con Renato immerso come in un fiume in piena alla Stazione Termini a Roma. Letteralmente trascinato fino a quel binario in attesa del convoglio speciale per Catania. Sommerso e sovrastato da quella folla di oltre mille cantori dei diversi cori convenuti per l’occasione da ogni parte d’Italia e d’Europa, non perdo d’occhio la mia ‘guida’, Renato come lui fa con me. Non siamo stati suddivisi in gruppi, come in Seminario lo siamo per età, ma a coppie: un adulto e un bambino. Lo scopo: non perdersi in una trasferta lunga nel tempo per spostamenti improvvisi ed imprevisti ogni giorno in città sconosciute del sud Italia in questo settembre del 1959. Renato dall’alto del suo metro e novanta, di circa 20 anni ponsacchino, è la mia Guida assegnatami qualche giorno prima della partenza quando furono formate le coppie del nostro coro … il Coro del Seminario Vescovile di San Miniato.

Perché ci siamo fermati?” ..la mia domanda sottolineata con gesto eloquente della mano. “Non lo so!” fa Renato…..” …. siamo oltre mille cantori. Ma ecco.. lo riconosco, quello è Mons. Bartolucci direttore del Coro della Cappella Sistina di Roma….. Zitto! ..sss….sss.. sta richiamando tutti al silenzio..” Dalla mia postazione, laggiù dal mio metro e 40 scarso a 12 anni scarsi, avverto il silenzio che localmente prende il sopravvento rispetto al brusio che avvolge tutta la Stazione Termini.

E’ salito….. Mons. Bartolucci.. è salito sopra una delle panchine di pietra,… o marmo che sia. Ha dato l’ordine di Prova. Dobbiamo fare una prova improvvisata proprio qui” è il commento di Renato. “Ha dato anche il numero d’ordine del brano.. mi pare sia il Lauda Sion di… sta modulando le note d’attacco”. Tendo l’orecchio e riesco anche se debolmente a percepire il ‘la’ con le note d’attacco suggerite alle quattro voci, secondo l’ordine.. soprano, contralto, tenore, basso. “Le mani alzate pronte all’attacco ….canteremo a cappella senza organo d’accompagnamento, ..ora..”. E’ solo una frazione di secondo e l’avvio della prova la senti senza bisogno di ulteriori commenti..… Da brivido! l’intensità sonora, le vibrazioni che sembrano invitare al silenzio tutta la Stazione ….a sollecitare non solo l’udito. Mi riesce difficile il controllo della tonalità. Compresso dalle altre voci, solo facendo leva con l’indice a occludere l’orecchio destro, riesco a tenere la tonalità … a seguire ed eseguire la melodia, quella assegnata al soprano, anche se con difficoltà. Alla fine del brano Renato riprende il suo commento anche per mantenere il contatto con me. “Ora Mons. Bartolucci sta spiegando in francese… ora a noi …ci ordina di dividerci per voci e di ripetere il Lauda Sion. Restiamo uniti.. non ci perdiamo di vista, restiamo in stretto contatto, restiamo fermi qui”. Per una buona mezzora la prova ci tiene occupati, impegnati anche ad acquisire confidenza con quella che sarà la direzione musicale di quell’immenso coro.. finché non giunge il Treno per Catania contrassegnato con grandi cartelloni affissi “Congresso Eucaristico Internazionale – Catania – Settembre 1959”.

E’ la partenza per Catania, arriveremo l’indomani mattina dopo una sosta a Napoli per la cena al sacco in Treno e il pernottamento sullo stesso, ma senza ausilio di cuccette. Il nostro è il coro del Seminario Vescovile di San Miniato, partito per Roma la mattina presto, formato da oltre 50 elementi tutti maschili suddivisi nelle quattro voci canoniche dei ‘pueri cantores’.

Tutto ebbe inizio nel mese di ottobre dell’anno precedente, giusto pochi giorni dopo il mio ingresso in seminario e l’inizio dell’anno scolastico. Il CANTO assumeva il ruolo di materia extra/scolastica non prevista ma parte integrante della liturgia. Ricordo il primo giorno … la selezione della voce, giù nel teatrino sotto la terrazza… il pianoforte verticale. In maniera semplice mimando la tonalità mons. Stacchini ci invitava a turno a fare dei vocalizzi, prima a salire poi a scendere, cambiando vocale. Mi sembravano gargarismi e .. che noia!! …mentre pensavo agli altri fuori a giocare a pallone. Ero un soprano ..voce solista. Solo più tardi capii che essere ‘voce solista’ non era un vantaggio … solo prove in più. Numerosi i canti che imparai in quel primo anno, senza capirne l’utilità … alcuni erano addirittura in italiano, brani folcloristici o dei ‘madrigali’, non canti liturgici. Solo più tardi compresi anche lo scopo. Nel partecipare al Congresso Eucaristico Internazionale di Catania eravamo chiamati ad esibirci nei Concerti previsti al Giardino Bellini di Catania, nel Teatro greco di Siracusa e nel teatro Greco di Taormina … con canti scelti in libertà tra quelli del nostro folclore, della nostra tradizione popolare. Di questi ultimi ancor oggi rammento quasi integralmente “Alzatevi dal letto o briaoni …” e un canto mariano a quattro voci che non ho mai dimenticato perché lo canticchio ancora oggi, .. nel pomeriggio dopo la recita del rosario e dopo la Salve Regina, anche se non ricordo né il titolo né l’autore, ..ma fa.. “In quel tuo sguardo buono, quanta pace Maria, mi sembra l’armonia tutta di cielo…(*).”.
Un anno quello iniziato all’insegna della noia e dell’insofferenza nei confronti del Canto, che si avviava a mete ambiziose e che con pazienza Mons. Stacchini era riuscito a trasformare in ‘gioia’ e dedizione. Tanto era stato il cambiamento da parte non solo mia, ma di tutto il gruppo dei giovanissimi cantori, .. nell’atteggiamento grazie alla gratificazione che ogni esibizione riusciva a riservarci, … in cattedrale …. nelle diverse parrocchie dove venivamo chiamati a esibirci, … in occasioni di alcuni concerti.

Alla partenza per Catania fu assegnata una particolare attenzione all’organizzazione. Ogni piccolo ‘puero cantore’ fu assegnato ad un Cantore adulto con l’ordine preciso di non perdersi mai di vista, in viaggio, negli spostamenti, nei concerti, in ogni occasione e in ogni dove, qualunque ora fosse, anche di notte. Renato era la mia guida …. mai ci perdemmo di vista … io di lui e lui di me. Fu una strategia che funzionò a meraviglia e lasciò un piacevole ricordo in tutti. Ma con particolare nostalgia mi ricordo due ‘persone’ indimenticabili non solo per la voce, ma per la simpatia e per la loro spiccata personalità: Frosini Giovanni voce Tenorile potente e sensibile, il cui figlio Angelo (3 anni all’epoca) diversi anni dopo sarà sindaco di San Miniato – Ermelani Fiorenzo un Basso naturale dal grande carisma, che ha saputo sempre consigliarmi anche dopo l’uscita dal Seminario.

All’arrivo a Catania ci attende un Pullman e quello sarà nostro per tutto il soggiorno autista compreso. Facciamo subito memoria del colore, della targa e della faccia dell’autista che sarà a nostra disposizione in tutti gli spostamenti. Seduto accanto al finestrino attraversiamo la via principale di Catania, la Via Etnea che prosegue inerpicandosi in salita sulle pendici Dell’Etna, diretto alla nostra destinazione nel comune di Tre Castagni. Una sorta di residence, quasi un convitto arredato in maniera spartana, immerso… (nel verde… verrebbe da dire soprappensiero e spontaneamente, come sarebbe naturale attendersi ….) ….immerso invece nel NERO quasi assoluto di una distesa di lava che sembra non finire mai … colline e vallate nere, nelle quali quasi per miracolo ogni tanto emerge, per la violenza dei colori, un fazzoletto d’orto. Quei peperoni e quelle melanzane che ogni sera, tutte le sere fanno parte del nostro menù …. Antipasti …secondi, ma anche contorni. “Anche stasera le mele anziane” sottolinea in musica il Frosini con malizia e col sorriso sulle labbra, parodiando l’aria quando di una romanza, quando di un’altra. Battuta tra il serio e il faceto, non certo sussurrata dopo l’ennesimo giorno di siffatto menù, .. ma senza effetto sul menù stesso. Menù che rimane immutato fino alla nostra partenza. Nello stesso Convitto, in un’ala attrezzata a foresteria viene alloggiato anche il coro del Seminario Vescovile di Torino (??). La cui immagine è rimasta intatta nella memoria a distanza di tanti anni, grazie all’amicizia nata in quell’occasione con un seminarista della mia stessa età, ma di taglia assai diversa - Giacomino Guido di Devesi Cirié. Guido il suo nome, Giacomino il cognome, che come diminutivo potrebbe ingannare e non sembra in sofferenza per quel menù ‘monotono’ o ‘mononoto’ a base di melanzane. Già grasso di natura, nonostante il menù continua ….. a mangiare e ingrassare. E’ simpatia a pelle tra noi due, io il più piccolo e minuto e Lui il più grasso e ingombrante …. almeno tre volte il mio peso. Nelle foto scambiateci negli anni successivi, tanto è durato il nostro rapporto epistolare, era tornato ad un peso accettabile solo dopo i 16 anni.

Durante il giorno, se liberi da celebrazioni liturgiche, possiamo, ma sempre in coppia, girare liberi per Catania… fino al passaggio del nostro Pullman per il ritorno alla base. Se uniti al giro di Giovanni Frosini e di Fiorenzo Ermelani è facile qualche risata anche per me che sono poco più che bambino, come farsi un buon bicchiere…. Io preferisco di gran lunga la limonata siciliana, mentre il Frosini ordina impassibile al barista “Due Vin Santi, uno per me e uno per il mio fratello”. Poi si beve il suo… lo sguardo fisso fuori del bar quasi a voler dire al barista “Ora arriva, ora arriva!!” Ancora un attimo d’attesa…. uno sguardo volutamente sgomento rivolto al cielo….. infine un sospiro quasi annoiato per sentenziare.. “Avrà fatto tardi, vuol dire che lo berrò io!” E si tracanna d’un fiato anche l’altro vin santo per il gusto di godersi, sì un secondo vin santo, ma soprattutto l’espressione allibita e a volte divertita del barista. Gioco ripetuto a più riprese con cambio di espressioni, di posture e logicamente di mescite o bar per un divertimento assicurato … senza mai comunque dare segnali di ‘troppo pieno’.

Durante la messa cantata di ogni giorno trasmessa dalla radio vaticana e talvolta anche dalla Rai, o nei servizi del telegiornale, non tutti i cantori fanno parte del coro che accompagna con i canti le varie parti della messa stessa. Dipende sempre dallo spazio disponibile. Nella messa di fine Congresso con la partecipazione di un Cardinale siciliano in rappresentanza di Papa Giovanni XXIII, celebrata in notturna all’aperto lungo uno grande viale, anche il nostro coro fa parte della ristretta cerchia di cantori ammessi ad accompagnare l’azione liturgica. Non ricordo i canti, neppure il risultato ma la tensione sì, come pure le luci della ripresa TV che non ci permettono di vedere oltre il nostro naso.

Quando la carovana del Congresso fa sosta al Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa e tutti assieme intoniamo a più riprese gli inni mariani preparati per l’occasione, la volta del Santuario, fatta di modeste lamiere di un capannone prefabbricato, sembra quasi deformarsi dall’intensità e dalla potenza espressa per un’ondata emozionale in tanti, anche in me non abituato a simili atmosfere, sollecitato dal caldo, dall’alto grado di umidità… emozione in perfetta sintonia con l’ambiente spartano di un santuario nato per la preghiera. Grandi le sensazioni rimaste impresse nel mio intimo a distanza di tanti anni.
Quando ci disponiamo sul palco all’interno dei Giardino Bellini, la sera dopo l’imbrunire sotto i riflettori e di fronte ad un folto pubblico che occupa in silenzio ogni ordine di posti, l’attesa sembra generare quella tensione che durante il giorno abbiamo tentato di dissimulare e che ora si palpa nell’aria ferma della sera, aria calda che ci si appiccica addosso, ci prende la gola, si trasforma in minute gocce di sudore ad imperlare le nostre fronti. Ma non siamo noi a doverci esibire per primi!!! La tensione si allenta mentre il primo coro, quello della Croce di legno di Parigi, prende posizione… si prende i suoi applausi, di quel pubblico, esigente, elegante, attento ma generoso. Quando anche il nostro coro da voce a quella platea esigente intonando “Svegliatevi dal letto o briaoni… “ l’atmosfera si scioglie definitivamente per questo canto in libertà, che non vuole etichette ma solo orecchie goderecce, palati popolari, e tanta voglia di star bene e di sorridere. Il risultato finale è inaspettato, dai composti applausi tributati ai bravissimi francesi, quel pubblico così in ‘tinta’ con l’ambiente solenne del Giardino Bellini si scioglie accompagnando a tratti il ritornello dall’aria mutuabile da altri canti popolari. E’ il bis richiesto la ciliegina sulla torta per una serata straordinaria anche da ricordare.

Quando due giorni dopo il Concerto fa tappa a Siracusa nel teatro greco, la situazione appare completamente diversa. Il pubblico sembra composto esclusivamente dalle autorità presenti, pochissimi altri disseminati lungo quell’immensa ellisse dalla cui sommità è possibile godere di un a visione d’insieme unica. Prima dall’alto, poi spostandoci da un lato all’altro riusciamo a sperimentare l’eccezionale acustica di quella conca naturale, godendo appieno delle esibizioni che anticipano quella del nostro coro di San Miniato, oramai additato per quel canto ‘sbarazzino’ che diventa quasi la nostra etichetta, e che fino alla fine esibiamo come brano finale.

Fine terza parte….

ALLA RICERCA DI TITOLO (Armonie) E AUTORE ( Bagnoli di Firenze)
Grazie a Carlo Fermalvento
(*) In quel tuo sguardo buono, quanta pace Maria, mi sembra l’armonia tutta di cielo
Nel riguardarti il cor s’accheta e si consola e l’anima sen vola in paradiso
Deh se questi occhi belli potessi aver la sorte di rimirarli in morte, così soavi
Eppoi venire in cielo con l’anima più snella, oh santa verginella a rimirarti
Lassu fra tanti cori degli angeli beata vederti incoronata in tanta festa
E a quelle voci angeliche unire anche la mia e dire Ave Maria,
Eternamente e dir Ave Maria eternamente.


Catania, 12 settembre 1959 - Celebrazione notturna solenne
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità

Catania, settembre 1959 - Cerimonia di chiusura
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità

Siracusa, Teatro Greco - settembre 1959 - Esibizione del Coro di Friburgo
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità

Roma, Piazza San Pietro, 6 settembre 1959
Sosta in vista della partenza per il
Congresso Eucaristico Internazionale
Giancarlo Pertici, Don Lido Freschi, Don Renzo Nencioni,
Carlo Taddei e Stacchi Pietro
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità


1 commento:

  1. ciao...ho trovato l'articolo proprio perchè cercavo il titolo del brano "in quel tuo sguardo buono".. e vorrei riascoltarlo ma su youtube non riesco a trovarlo..mi sai dire dove posso sentirlo su internet? ps. penso chesiamo tra i pochissimi che conoscono questo brano :)

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