mercoledì 17 settembre 2014

I SANTUARI DEL GIOCO - 3 PARTE - Racconto di Giancarlo Pertici


di Giancarlo Pertici

I “Santuari” del gioco……
e noi bambini, anni '50 e paraggi, testimoni e ….officianti…

PARTE TERZA DI CINQUE

Asilo di San Paolo – quasi un'“enclave” per alcuni giochi quasi in esclusiva
Tutti impariamo a muovere i nostri primi passi dalle Monache di San Paolo. Io credo di aver iniziato a frequentare che non avevo ancora un anno, giusto vicini d'orto. Le prime amicizie di gruppo maturate per interi pomeriggi insieme, i primi giorni lontani da casa dalla mattina alla sera e all'ora di Pranzo tutti assieme nel refettorio… la “Stanzina Rossa” con i suoi tavoloni a zampe mozze e le sue panche a nostra immagine e somiglianza, a misura di bambino (eravamo agli inizi degli anni '50) a testimoniare e insegnare il “rispetto”. Regole anche rigide, a volte qualche sculaccione in più o qualche colpo di “vetta” sulle mani, e noi ricettivi ad apprendere con facilità i giochi più elementari.
Si inizia con pagine intere di ASTE... noiosissime pagine di aste per imparare a tenere in mano il lapis… poi il momento del gioco, il primo gioco. In assoluto silenzio, tutti insieme a sedere nell'aula grande, con davanti ognuno una scatola di legno ed il suo coperchio a scorrere. Lo apri e scopri le costruzioni di legno, fatte di cubi, parallelepipedi, piramidi, ogni forma possibile ad occupare ogni spazio dentro la scatola stessa. E cominci a costruire in libertà, in piena fantasia, con l'opportunità di poter copiare in silenzio chi ti sta vicino, ma anche quell'altro e l'altro ancora… ogni volta una creatura diversa mentre tra i banchi girano, consigliano, indicano, suggeriscono Suor Maria Maddalena, Suor Maria Antonina, Suor Maria Luigia, Suor Maria Pia, Suor Anna Maria ed invitano al mantenimento del silenzio, al mantenimento della regola fino alla fine dei giochi. Ma è proprio allora che questi hanno inizio perché c'è da rimettere ognuno le costruzioni dentro la propria scatola, e non c'è che un solo modo per farcele entrare tutte, quello dell'ordine costituito... non scritto ma esistente… l'unico che consente di far rientrare tutti i pezzi al loro posto… dopo aver scoperto appunto il posto assegnato a ciascun pezzo. Un po' come imparare a mente una lunga poesia, fatta di tanti versi. Piano pano, volta per volta la impari.

Asilo di San Paolo – I QUATTRO Cantoni
Giardino… piccolo e modesto spazio esterno quello dell'asilo di San Paolo, suddiviso in due settori. Quello più in alto di due gradini e tenuto a prato, anche se di erba non ce ne è più da tempo, è occupato per una buona metà da quattro piante simmetricamente disposte al centro. Simmetrica disposizione che ha lasciato in eredità ai bambini che ci hanno preceduto il gioco dei “Quattro cantoni” e che a loro volta lasciano a noi. Quindi non è una libera scelta quando arrivo la prima volta… si sta giocando a quel gioco… e basta... o ti inserisci o ne resti fuori. Per un maschietto si ha più l'impressione di essere davanti ad un gioco per femminucce, ed è proprio così. Poi il gioco cessa per stanchezza e allora comincia un gioco nuovo, più da maschietti “Palla Prigioniera”… per la prima volta mi coinvolge insieme alla femminucce, senza entusiasmarmi. Mentre sono attratto da un altro gioco che in simultanea prende corpo e forma davanti ai miei occhi. Sono delle femminucce, ma vorrei farlo anch'io… poi in seguito anch'io troverò il mio spazio, la mia occasione lì su quelle finestrelle che a pari terra danno luce alla Stanzina Rossa, seminterrato destinato a Refettorio. Sono Botteghe, banchetti del mercato, centri commerciali naturali ante-litteram, due sporti uno accanto all'altro arredati con scatolette di latta, coperchi rovesciati, piccole scatole di latta, tappi di bottiglia quali contenitori… e sassi, cocci, trucioli di legno, erba, foglie e fiori di campo a fare mostra di sé quale merce varia… eppoi monete dell'occupazione, centesimi d'avanti guerra, banconote dell'italia coloniale a riempire i forzieri dei commercianti e a svuotare i borsellini delle massaie improvvisate. E' la fantasia il migliore ingrediente del gioco. Fantasia che non si vende ne si compra, ma rende affascinante ogni trattativa, ogni ammiccamento, ogni sconto concesso o ottenuto, ogni promessa mantenuta, ogni virtù mistificata, ogni rapporto concluso, ogni pacchetto confezionato, ogni congedo assicurato, ogni grazie cantato e goduto fino in fondo, fino al suono della campanella che suona sempre troppo presto e ti strappa dai tuoi sogni.

Piazza Santa Caterina – crocevia di tanti giochi –
Poi all'improvviso… fortunatamente, almeno per noi bambini, arriva il “Maggio”, quella funzione mariana che ogni sera ti chiama per tutto il mese all'appello e alla quale non puoi mancare, pena l'essere additato dagli altri “tu non c'eri”. Impossibile mancare! Ma poi dopo aver preso il Maggio, via fuori a sciamare liberi su quella piazza per giochi nuovi alla luce dei lampioni. Solo più tardi, molto più tardi l'ultimo ordine a dichiarare chiusa la giornata “A letto!!”, che viene lanciato da una mamma e poi dalle altre dopo le 11 ma prima di mezzanotte. Ma non solo noi bambini in piazza, anche i più grandicelli, giovanotti e ragazze assieme a famiglie intere a godere del fresco della sera, qualche nonno, i soliti patiti del passeggio da Piazza dei Polli fino in Piazza dell'Ospedale e ritorno, in coppia o a pariglia ad occupare tutta la strada ridendo e chiacchierando. E lungo la strada a gruppetti i più a sedere sulle sedie reclinate ed appoggiate al muro a chiacchierare e a guardare il passeggio che inizia proprio con l'avvio del mese di maggio.
Una fiumana gioiosa quella di noi bambini che invade e contamina tutta la piazza, con il suo vociare convulso, voglioso di muoversi, di correre, di giocare senza freni… e di condivider anche giochi ed emozioni fra ragazzi e fra giovani.

Uovo Marcio –
Sulla piazza due sono le panchine privilegiate per i giochi della sera, i giochi di gruppo: quelle proprio davanti all'ospedale perché meglio illuminate non solo dai lampioni ma anche dalla stessa luce riflessa dell'Ospedale. Ogni panchina ha a disposizione uno spicchio di prato, mai tagliato ma tenuto basso dal continuo calpestio di noi bambini. Al gioco dell'Uovo Marcio partecipano anche i bambini più grandicelli, attirati dalle penitenze in gioco… un grande cerchio composto da maschi e femmine, senza limiti. Tutti a sedere in cerchio con le mani nelle mani dietro la schiena, mentre uno comincia a girare attorno al cerchio tenendo in mano un fazzoletto che lascia cadere, cercando di non farsene accorgere dietro ad uno qualsiasi. Il gioco consiste appunto nel tentativo di lasciare il fazzoletto e compiere un altro intero giro senza che il destinatario se ne accorga. Se se ne accorge prima c'è lo scambio del ruolo, se invece viene doppiato senza che si sia accorto del fazzoletto lasciato viene dichiarato l'UOVO MARCIO e così il perdente deve fare una penitenza a scelta del malcapitato.

Rimpiattino –
Al buio era un gioco ambito non solo da noi bambini, ma anche da ragazzi e ragazze che potevano approfittare delle zone d'ombra non solo per nascondersi, ma anche per scambiarsi, senza il rischio di essere scoperti, effusioni e baci. C'era un luogo particolarmente invitante, proprio davanti alla porta laterale dell'Ospedale che dava alle cucine, che faceva angolo, lato della Chiesa, …con quel grande Leccio, oramai scomparso, le fronde così fitte e in alcuni tratti grondanti quasi fino a terra da non farsi penetrare neppure di giorno… figuriamoci alla luce tenue dei lampioni di notte! “Bomba. Bomba, bomba chi è fuori sotto è” .E' il grido di inizio dei giochi valido per grandi e piccini… intervallato da frazioni di silenzio assoluto... risa strozzate, fruscio di siepi scavalcate, cigolio di cardini spioni, corsa a perdifiato fino alla bomba. Chi perde e chi vince. Sospiri di intesa… ruzzoloni nell'erba… ginocchia sbucciate… ingrossamento delle fila del “bombati” prigionieri presso la bomba (dietro la panchina)… fiato sospeso fino all'ultimo in gara, che ha in mano le chiavi del gioco con il “Libera tutti”. E' il momento più emozionante... l'ultimo bombato che dovrebbe stare in Bomba segue trepidante la gara… i nascondigli i più scoperti... la complicità manifesta dei bombati a coprire, a fuorviare, a distrarre. Poi la corsa, l'ultima corsa verso la bomba seguita da decine di sguardi, quasi tutti a tifo unico… quasi sempre sul fil di lana… BOMBA LIBERO TUTTI... e tutti a bere alla fontina a tergersi il sudore prima di partire per una nuova Bomba.

Palle e Santi –

Su quella piazza c'è un angolo che, senza una reale ragione apparente, utilizziamo per giocarci le figurine dei calciatori e dei corridori… tutte figurine della Panini. “Palle Santi Mezza e Tutta” il grido che accompagna il lancio delle figurine in aria… uno a turno a lanciare, dopo aver scelto su cosa puntare. Di regola si gioca in quattro, ma a volte anche di più basta mantenere il numero pari… con la variante che se la stessa posta è scelta da due, anche la vincita segue la stessa sorte. Semplice la regola e le stesse “pòste”. PALLE sta per il retro della figurina (una palla nei giocatori di calcio), SANTI la foto del Calciatore, MEZZA se sortono tante palle e tanti santi, TUTTA quando c'è un solo verso uscito. Quando esce Mezza o Tutta, nulla valgono i Santi o le Palle. E' sulle scale d'ingresso al Palazzo Migliorati e sullo spazio antistante fino a ridosso del cancello della Ragnaia lo spazio esclusivo di questo gioco. Non gioco incruento… le figurine si perdono, come le si possono vincere e quindi cambiano spesso di padrone anche se all'inizio buttiamo nella mischia solo i doppioni, ma poi dobbiamo giocarci anche le altre. Se è il giorno NO allora te le giochi tutte e ne resti senza. Non c'è in gioco abilità particolare, la sorte e il vento a determinare il risultato, la buona o la cattiva fortuna. E' un gioco che va ad esaurirsi nel momento che finiscono le figurine in gioco, ma può continuare anche per tutta una serata se la fortuna è benigna con tutti. E' questa la situazione più frequente e che porto nella memoria e nelle sensazioni che il gioco mi suscita e che fanno rivivere mosse e grida: il lancio, la conta e la proclamazione del risultato e dei vincitori. Ognuno di questi a raccogliere trionfante le figurine vinte e così via, finché qualcuno di famiglia non ti chiama. “Sta per arrivare il tuo babbo!!” e questo è nonno Nuti che in disparte mi rammenta che è giunta l'ora di tornare a casa.

FINE TERZA PARTE

San Miniato, Piazza XX Settembre, già Santa Caterina
Foto di Francesco Fiumalbi


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