lunedì 27 ottobre 2014

S. MINIATO NELLA CRONICA DI MATTEO VILLANI 05/09




[anno 1355] LIBRO IV. CAPITOLO LXXX.
Come l'imperadore richiese di lega i Fiorentini, e non l'ebbe.

«
Avendo l'imperadore compiuto e fermo l'accordo co' Fiorentini, mandò a Firenze suoi ambasciadori a richiedere il comune di Firenze con grande stanza, che piacesse loro per bene e stato di tutte le città di Toscana, e per levare ogni pericolo che venire potesse loro addosso per la forza de' tiranni e della gran compagnia, per vivere i detti comuni insieme in unità e in pace, di fare lega insieme, e quella gente per via di taglia che a' Fiorentini piacesse; e offerendo l'aiuto suo ove che fosse a ogni loro bisogno molto largamente, dicendo, che presa la corona intendea d'andare in Lombardia o nella Magna, ove il comune di Firenze consigliasse. I Fiorentini in più consigli privati e palesi praticarono se questa lega fosse da fare o no; e infine considerato il pericolo dell'impresa, e temendo di non correre ad essere indotti a rompere la pace a' signori di Milano, e che la gente d'arme raunata sotto un capitano dato dell'imperadore non potesse essere cagione di novità contra alla libertà del comune, al tutto deliberare che la lega per lo nostro comune non si facesse, e con belle e oneste e legittime cagioni si deliberarono di quella richiesta. L'imperadore essendo in movimento per andare a visitare la città e le terre che gli s'erano date, e andare per la corona, soprastette senza accettare la scusa, e domandò che il nostro comune apparecchiasse dugento cavalieri che l'accompagnassono a Roma: e da Pisa si parti a dì 22 di mano e andossene a Volterra, ove fu ricevuto secondo la loro possa assai onoratamente; e albergatovi una notte, l'altro dì venne a Samminiato, e da loro fu ricevuto come signore; e a dì 23 di marzo giunse a Siena la sera, ove fu ricevuto con singolar festa e onore.»

Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. II, Trieste, 1858, p. 154.

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