mercoledì 24 dicembre 2014

G. PIOMBANTI – GUIDA DI SAN MINIATO – MONASTERO DELLA SS. ANNUNZIATA, CARCERI E COLLEGIO



Estratto da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 59-63.

[059] MONASTERO DELLA SS. ANNUNZIATA, CARCERI E COLLEGIO

Le monache agostiniane, che stavano a Montetonico, vicino a Cigoli, ottennero dal vescovo di Lucca, nel secolo XIV come sembra, di poter trasferire la loro dimora presso la pieve di S. Martino, perché il loro monastero era incomodo, solitario, esposto alle scorrerie dei licenziosi soldati. Edificato il nuovo monastero colla chiesa dedicata all'Annunziata, in memoria di quella che avevano abbandonato, vennero liete ad abitarlo. Poi, col permesso del medesimo vescovo, cambiaron l'abito delle agostiniane in quello di S. Domenico, e ne professaron la regola, sotto la direzione del priore del vicino convento di S. Jacopo e Lucia, il quale, d'accordo coi religiosi suoi, a far questo passo le aveva esortate. Al tempo della pestilenza terribile, di cui parla il Boccaccio (1348), anche queste monache perirono, e il loro monastero restò abbandonato. L'anno 1503, volendo il comune di S. Miniato, per decoro e utilità del luogo, far risorgere il monastero, d'accordo colla compagnia della SS. Annunziata, che uffiziava fuori [060] dalla porta di Ser Ridolfo, fecelo restaurare e quasi riedificare. Quindi, col permesso del vescovo di Lucca, dal monastero di S. Cristiana di S. Croce sull'Arno, tre religiose anziane fecero venire della regola di S. Agostino, che del riaperto monastero presero possesso, e in breve lo fecero rifiorire. Molta parte vi ebbe il vicario fiorentino Tinoro Bellucci, il quale vi scolpì una latina iscrizione (14) [VAI ALLE NOTE ↗]. I lavori continuarono sotto i vicari Giovanni Vettori e Niccolò Scarlatti; il primo dei quali, nel 1506, costruì la gran volta per mettere in comunicazione le due parti del vasto monastero, e il secondo restaurò la chiesa (15) [VAI ALLE NOTE ↗]. – Di nuovo le monache ebbero a direttori i domenicani, anche un'altra volta le consigliarono ad abbracciare la loro regola coll'assenso di Clemente VII. Ma il comune si oppose; il breve del papa non ebbe esecuzione, e il granduca col vescovo di Lucca alla giurisdizione del proposto del tutto le sottometteva. Le religiose però, le quali di rivestir l'abito di S. Domenico in vero bramavano, come lo avevano portato le prime abitatrici di quel monastero, mai non cessarono di pregare i vescovi di Lucca e poi quelli di S. Miniato a volerle render contente. Finalmente mons. Mauro Corsi, ai 7 marzo 1672, deliberò di appagare i loro voti, dando loro l'abito di S. Domenico e la sua regola, e dichiarandole domenicane del prim'ordine (16) [VAI ALLE NOTE ↗]. Ma poiché tutto questo senza l'approvazione della santa [061] sede erasi fatto, le religiose, temendone l'irregolarità, al pontefice Clemente XI, per mezzo del vescovo Poggi, si rivolsero, il quale, nel 1706, l'operato di mons. Corsi confermava. Allora il Poggi, con molta solennità, di tutte quelle suore riceveva la professione sulla regola di S. Domenico, e alla pubblica festa prese parte con gioia la popolazione. Il 24 giugno 1696 v'indossava l'abito religioso la giovane livornese Maria Caterina del Mazza, cui fu posto nome Teresa, Caterina, Maria; ai 29 giugno dell'anno seguente faceva la professione, e il 12 gennaio 1710 di questa vita passava a soli 38 anni. Ebbe sempre fierissime infermità (dico le cronache del monastero) e pazienza invitta. Di anni 31 fu eletta priora e confermata due volte. Monastero e chiesa restaurò e ornò; fecevi rifiorire l'osservanza e la vita comune. Efficacemente concorse ad ottenere il breve di Clemente XI; fu benedizione del suo monastero, dove non visse che 14 anni; vi morì in odore di santità, e le sue reliquie si conservano nella chiesa di S. Domenico. Il prof. Francesco Pera ha scritto la sua tra le Biografie Livornesi. – Questo grande monastero domenicano, che godeva bella fama in Toscana, fu soppresso nel 1810. Ripristinati i domenicani a S. Miniato, ebbero anche il possesso di questo monastero, a condizione di lasciarci [062] tornare le religiose, che ancor vivessero, le quali avevano ottenuto di poterci finire la vita (1818). Nel 1850 lo prese in affitto il governo per ridurlo a caserma, come è stato già detto, facendone uscire, con dispiacere di tutti, le ultime due domenicane, che allora vi erano. Poi l'ebbero in affitto i fratelli Federigo e Giorgio Salvatori; ma tutta quella parte che è accanto alla chiesa, nel 1856, la prendeva il comune e a carceri la riduceva, togliendole dal palazzo della Sotto-Prefettura. Queste carceri del circondario, con annesso piazzale, posson contenere igienicamente trentadue condannati, che vi espiano, per ordinario, la pena non maggiore d'un anno. Dopo l'ultima soppressione dei religiosi, i detti fratelli Salvatori l'altra parte del monastero definitivamente acquistarono, ad abitazioni particolari riducendola per sé e per altri. L'anno 1885, venuta in proprietà del padre Vincenzo Bandecchi domenicano, un'altra trasformazione subiva, divenendo un comodo e bel collegio per gli studiosi giovanetti, dedicato a quel genio della sapienza cristiana, che ebbe nome Tommaso d'Aquino. Per mala ventura, dopo soli sei anni di vita, questo collegio chiudevasi, e passava a servir di villeggiatura, nelle vacanze autunnali, al Seminario-Collegio Gavi di Livorno.
La chiesa del monastero, dedicata alla SS. Annunziata, fa il servizio religioso delle carceri, che sono ben tenute e dirette. Più grande la riedificarono le [063] monache, come ora si vede, col soprastante coro e tre altari in pietra nel 1613. L'altar maggiore ha un quadro dell'Annunziata del Vannini, quello a destra di chi entra ha una tela con S. Giacinto, e sull'altro è dipinto S. Domenico. Nel mezzo del soffitto ad intagli è colorita la Vergine del Rosario, e intorno alle pareti stanno appesi parecchi quadri con santi domenicani. Sopra un marmo si legge che il vescovo Conrtigiani, nell'agosto del 1698, la consacrava (17) [VAI ALLE NOTE ↗].

La chiesa della SS. Annunziata in Faognana
Foto di Francesco Fiumalbi

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