Estratto
da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con
notizie storiche antiche e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 7-12.
PASSEGGIATA
PER S. MINIATO
[007]
La Stazione, che da San Miniato prende nome, nel mezzo si trova tra
il grosso pese di Fucecchio e San Miniato stesso. Si va da essa alla
città, che è distante due chilometri, traversando il borgo del
Pinocchio, la cui chiesa, dedicata a S. Stefano e Martino, fu
edificata dal granduca Pietro Leopoldo nel 1780. Dal Pinocchio, sulla
strada provinciale tra Pisa e Firenze, per due vie si giunge a San
Miniato. La più lunga e agevole, passa per l'altro borgo della
Scala, antica fermata postale, e ci arriva per Nocicchio, villa
Antonini, e via S. Andrea, dove fu una pieve omonima, sotto il
colossale convento di S. Francesco, demolita nel 1649. La più breve
e più ripida perviene al così detto ponte di S. Martino,
anticamente chiusso da porta, rimpetto alla quale sorgeva la
propositura, che dette il nome alla porta stessa e a questa parte di
città. Nella quale poscia tu entri passando tra i pubblici
ammazzatoi, [008]
costruiti nel 1884, e le carceri del circondario, che occupano parte
dell'antico monasteri della SS. Annunziata, mentre l'altra parte,
venne ridotta a collegio. Da S. Martino, che resta a ponente, S.
Miniato, sopra ameni colli, verso levante si estende, per una via di
circa mezzo chilometro, fin dove fu la porta Poggighisi «onde il
Ferruccio ruppe a forza nella città e ne cacciava gli Spagnuoli».
Detta via, fino a piazza Gioacchino Taddei, celebre chimico
samminiatese, ebbe nome Faognana
di sopra, ed oggi S.
Martino. In essa, di faccia allo sdrucciolo S. Cosimo, fu un ospizio
pei poveri sacerdoti pellegrini, e, prima di entrare nella piazza
suddetta, fondò uno spedale per poveri il sacerdonte Giacomo Vanni,
come dice l'iscrizione in pietra che vi si legge. Un'altra via
parallela alla prima, ma più bassa, si chiamò Faognana
di sotto, ed ora piglia
il nome dal teatro che vi si trova. Da piazza Gioacchino Taddei, ove
sorge la chiesa dei domenicani, e l'antica casa Gucci, s'apre, a
destra, la via Ser Ridolfo, che termina alla porta omonima, in
memoria, come sembra del prode Ridolfo Malpigli, fatto dal Magistrato
cavaliere il 2 aprile 1307. Vedesi subito il chiostro dei domenicani,
aperto al pubblico nel 1873, dove un'iscrizione si legge, in lode di
re Vittorio e di Garibaldi, dettata nel 1886 dal prof. Augusto Conti.
Poi v'ha la posta delle lettere, rimpetto [009]
alla casa Morali, dove illustri personaggi videro la luce. Prima di
giungere al palazzo Formichini, si legge un'iscrizione, che ricorda
aver dimorato costì il Taddei; la casa difaccia dicono appartenesse
alla famiglia Borromei. Quella ultima, ora Settimanni, prima di
entrare in piazza Grifoni, fu della famiglia Pazzi, e vi dimorò
giovanetta S. Maria Maddalena. Il palazzo Grifoni, oggi Catanti, lo
edificò Ugolino, maggiordomo del duca Alessandro dei Medici, coi
materiali delle abbandonate fortificazioni della rocca. - Passata la
porta Ser Ridolfo, tu vedi la chiesa della Crocetta, nel borgo
omonimo, la cura della SS. Annunziata, detta popolarmente la
Nunziatina, poi il regio Conservatorio di S. Chiara, e più oltre la
chiesetta di S. Maria a Fortino, dove fu un fortilizio, a difesa di
S. Miniato, e uno spedale. A sinistra, per ameni colli, si va
all'antico castello di Cigoli, dove una taumaturga immagine di Maria
è venerata. Se tu volgi a destra, trovi un
vicino
poggetto, dove fu la parrocchia di S. Maria a Fibbiastri, di cui
riparleremo, e più lungi il cimitero pubblico. Dopo il quale,
passando sotto Montetonico, dove esisté un monastero di Agostiniane,
si scende al borgo detto la Catena, confine dell'antico dominio
samminiatese. - Tornando in piazza Gioacchino Taddei, entrasi, dalla
parte opposta, in via del Fondo, dove fu, presso la nuova strada che
conduce alla bella [010]
passeggiata pubblica, uno spedale pei poveri, che si chiamò di S.
Croce del Fondo. Proseguendo tu incontri la casa, già Roffia, e poi
un grand'arco, detto del pretorio, chiuso in antico da porta. Però
la parte di città, fin qui percorsa la chiamavano fuori
di porta. Viene la piazza
del Seminario, ora Vittorio Emanuele, qui in via del Fondo, e in
piazza Gioacchino Taddei, fino dai tempi della repubblica, ogni
martedì, si teneva e si tiene pubblico mercato, che è pur luogo di
convegno dai circostanti villaggi e paesi. Da Piazza Vittorio
Emanuele per tre vie si sale all'antica piazza del Castello, oggi del
Duomo: una passa sotto la pretura e la sotto-prefettura, già dimora
dei vicari imperiali; una sotto il palazzo vescovile, dove pure è la
Curia, e l'altra non è che una grande scala, costruita dopoché i
fiorentini concessero la riapertura del culto della Collegiata, come
vedremo. Tu puoi dalla Piazza del Duomo salire al poggio più alto di
S. Miniato, dove sono gli abbattuti avanzi della prima cinta del
castello, sui quali si eleva la fortissima torre quadrata, dei tempi
di Federico II, che il popolo chiama la rocca. Lasciando la Piazza
Vittorio, per la via di Castelvecchio, si scende al palazzo comunale,
rimpetto al quale si ammira, sotto la rocca, la bella gradinata a due
branche, che alla chiesa del SS. Crocifisso conduce. Trovasi quindi
lo sdrucciolo di Gargozzi, già chiuso da porta, ce ha questo [011]
indigesto nome, perché mena giù in una valle, dove si eseguivano le
impiccagioni dei delinquenti. Difaccia a questo sdrucciolo stava la
distrutta chiesa di S. Giusto e Clemente. Poi, dove tu vedi un Asilo
infantile, la chiesa dell'Arciconfraternita della Misericordia e il
Ginnasio comunale, fu tutto un monastero di Agostiniane, dedicato
alla SS. Trinità. Dopo il quale, fino alla chiesa parrocchiale di S.
Stefano, dimoravano i canonici di S. Antonio, che vi aprirono uno
spedale per lebbrosi. A sinistra è la via del Poggio, che va alla
gran chiesa di S. Francesco. Sulla scesa, che mette in piazza
Buonaparte, di fianco a S. Stefano, stavano le case della nobil
famiglia Mangiadori, bruciate dal popolo nel 1396 dopo la loro
ribellione a Firenze. Dove ora si vede il Tribunale civile e penale,
e nella casa accanto, che ha un'iscrizione commemorativa, vissero
lungamente gli antenati del gran Capitano. Sorge nel mezzo la bella
statua di Leopoldo II, che prima dava il nome alla piazza.
All'intorno tu vedi: la chiesetta di S. Rocco, la Cassa dei risparmi,
e la casa ove nacque il vescovo di S. Miniato Alli-Maccarani. Si
parte da qyesta piazza anche la via S. Andrea, che alla porta omonima
conduceva, sotto il convento di S. Francesco, demolita al presente.
Continuando per via Buonaparte e di Pancole, puoi vedere le case
delle famigie antiche Ansaldi e Portigiani, e accanto a quest'ultima,
il [012]
monastero di S. Paolo delle Clarisse, a benefizio dell'istruzione
popolare riaperto. Rimpetto alla chiesa di S. Paolo stava la
parrocchia di S. Giacomo e Filippo a Pancole, ora ridotta ad
abitazione, accanto al quale fu lo spedale di S. Niccolò di Bari:
avevano ambedue l'ingresso sulla piazzetta, che di questo santo porta
il nome. S'entra in fine nella piazza S. Caterina, in cui, oltre alla
chiesa parrocchiale omonima, tu vedi il palazzo della nobil famiglia
Migliorati e gli Spedali Riuniti. Al termine di via Poggighisi, dov'è
una latina iscrizione su Francesco Ferruccio, fu la porta fortificata
dello stesso nome. Essa pur si chiamò di S. Benedetto e Senese:
perché lì presso era un monastero di Benedettine; e perché la sua
via per Castelfiorentino, Certaldo e Poggibonsi, lungo l'Elsa e la
strada ferrata, a Siena conduce.
Piazza Buonaparte
Foto di Francesco Fiumalbi
Nessun commento:
Posta un commento