sabato 14 febbraio 2015

CORSO ACCELERATO PER RICOMINCIARE - Racconto di Giancarlo Pertici

di Giancarlo Pertici

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Corso accelerato... per ricominciare.

"Può sembrare strano come certi ricordi restino impressi nella mente, mentre di altri non ne rimanga traccia alcuna. Credo si tratti di un meccanismo simile o assimilabile a l’istinto di sopravvivenza che ti fa ignorare o accantonare certi episodi mentre altri te li riporta alla mente, mondati, rivisti, purgati. Tra questi, un sabato pomeriggio di tanti anni fa: 23 marzo del ’63, ore 15 del pomeriggio. Appena uscito dalla porta principale del Seminario per non tornarvi più dopo una permanenza di cinque anni. Mia madre sa già che ho rinunciato a farmi prete ... in attesa della reazione di mio padre, ora che si era abituato a l’idea di venirmi a suonare le campane!
La cosa più buffa, sì! Strana! È che non riesco più a camminare da solo per la strada, abituato come sono ad uscire in gruppo, sempre in fila indiana. O cammino troppo piano o troppo veloce. Oltre il Comune davanti alle scuole, prima al centro della strada, poi a rasentare il muro. In lontananza odo delle grida; sono quelle di gioia di mia sorella Maurizia e delle mie cugine.”*

...Quasi mi travolgono, tra domande, abbracci, sorrisi, effusioni più o meno impetuose, che mi fanno perdere l'orientamento, ma anche quel senso di smarrimento, solo per strada, preso come sono da mille pensieri e dai tanti interrogativi sull'immediato e sul domani. È sopratutto Ginina che, stringendomi a se, sembra quasi volermi proteggere ed accompagnare, non solo fisicamente per strada, ma anche per un cammino che ignoro, iniziando da una domanda inespressa - "dove eravamo rimasti?" - Lei che, più grande di me, sembra voler recuperare il terreno perso in quei cinque anni. - È vero che non ti fai più prete? Oh come sono contenta! Ora mi racconti tutto. - E così sottobraccio, mi accompagna, Maurizia e Daniela trotterellando ai nostri lati, giù per la discesa del Bagagli fino all'uscio di casa Brucci, ora al n° 1 di Via Paolo Maioli, dove da quattro anni, Nonna Livia, con famiglia, si è trasferita. Uscio accanto alla chiesa di San Rocco. Nonna non riesce a nascondere la sua delusione, solo una carezza. - Mamma che ha detto? - Domanda alla quale non so e non me la sento di rispondere. Mi limito a fare spallucce, allargando le mani, quasi a dire - 'chi lo sa?' - Un saluto a Nonno Musolino, ora costretto su una sedia, dopo che è stato colpito da ictus, poi a zia Pia e a zia Berta in attesa.

Quindi, via a riprendere contatto con la mia casa, con i miei spazi. Ma quali? Dalla terrazza vedo nonno Nuti nell'orto, seduto sul muricciolo del primo pianerottolo, cappello in testa, mestolina in mano. 'Sta piantando qualcosa e ora si sta riposando' il mio pensiero: lui 92 anni finiti o quasi. E dopo aver dato un bacio alla 'Signora', giù per quelle scale, quasi in punta di piedi, giusto per fargli una sorpresa, lo raggiungo. Mi guarda meravigliato. Sorpresa riuscita! Mi soppesa con lo sguardo iniziando dalle scarpe fino al taglio dei capelli. Mentre mi aspetto una romanzina, lui mi abbraccia, vinto dalla commozione, lasciandomene tracce visibili frammiste all'immancabile goccia al naso. Me ne ero quasi dimenticato! Nonno Nuti, sempre o quasi, con la goccia al naso. È così che mi benedice e mi incensa sempre.

In tarda serata arriva babbo, già informato sulle ultime novità. Non pone domande, ma chiaramente deluso, fà - Domani a lavorare con me! - più un ordine che una domanda. - Domattina vado a messa - la mia risposta a reclamare spazi e scelte.
- Ho parlato con la 'Signora', la camerina buia, di sopra, vicino a Tetta, è libera. Ti rifaccio il letto. È quella la tua nuova camera. - È mamma a sviare il discorso, lei è pratica, non fa domande, cerca di mettermi a mio agio. È così che riprendo il mio posto in famiglia. La mia prima camera, tutta per conto mio: letto e comodino, niente altro. Non dormo più con nonno Nuti.

La mattina dopo, mi ritrovo dopo tanti anni sulla prima panca in chiesa, accanto a nonno Nuti. Per la prima volta sono io ad accompagnarlo e non viceversa. All'uscita le espressioni di delusione delle 'pie donne' che in questi anni hanno accompagnato, con apprezzamenti e incoraggiamenti, ogni mio passo. Neppure il tempo di accennare una qualsiasi scusa o un diverso pensiero, che una mano furtiva si insinua sotto il mio braccio, mi attira a se. - Ora si va 'di là - Mi sussurra all'orecchio Ginina. Mi conduce per mano, lungo tutta la via fino in Piazza de' Polli, e su per la salita del Bagagli, a farmi da guida mentre mi presenta a questo e a quella, tra una chiacchiera e l'altra. - Ti faccio conoscere anche delle ragazze - Non oso dissentire, tanto preso ed affascinato, sia dalla sua presenza invasiva, piacevolmente invasiva, spalla contro spalla, sia dal suo sorriso, dalla sua gioia evidente nel tenermi stretto, come qualcosa di perduto e inaspettatamente ritrovato. - È mio cugino, Giancarlo... - e altro ancora alle ragazze, alle quali mi presenta... quasi tutte più grandi di me. Fino al bar Cantini, in quella stanza fronte strada, vetrina aperta allo struscio, biliardino e juke-box in funzione. - Senti questa! è l'ultima di Celentano. Ce l'hai cento lire? - È 'Grazie, Prego, Scusi'. Ragazze che arrivano, ragazzi che vengono, quasi tutti amici o conoscenti di infanzia persi di vista. Ne riconosco pochi. Poi al bancone del Bar per un aperitivo. Barista nuovo, è il Desideri. - Limone o senza? - Prima di riprendere la strada verso casa, passando davanti alla Misericordia per piazza del Seminario. Mi fa un certo effetto in lontananza l'ultima filata di seminaristi, tonaca e cotta d'ordinanza, che attraversano la piazza, di ritorno dal Pontificale in Duomo. Senso di mancanza, come di vuoto, ma solo un attimo, prima della discesa verso casa. - Ti aspetto verso le tre. Oggi si va al cinema -

Puntuale, anzi! anche in anticipo, trovo Ginina già pronta sull'uscio, in attesa. La guardo attentamente per la prima volta. Bellissima in quel suo sorriso mentre stretta sotto braccio, mi porta dal Bulleri per un caffè. A quell'ora è pieno dentro e nei tavoli fuori, come ogni domenica pomeriggio. Sguardi che si soffermano, anche maliziosi, su Ginina e con espressione interrogativa su di me. Sguardi che mi imbarazzano, e ai quali sfuggo rifugiandomi in chiacchiere negli occhi sorridenti di Ginina, e che mi lascio alle spalle, mentre riesco facilmente a "prendere il passo" già prima di iniziare la salita del Bagagli. - Oggi ti porto a vedere un film al Cinema Roma. - Sono anni che non ci metto piede! Ma prima una sosta da Baldo, cinque HB col filtro. - Hai mai fumato? Devi imparare. È facile. Ti insegno come respirare - Non ricordo il titolo, ma tutte quelle ragazze in costume, al mare, e Marisa Allasio, Lorella De Luca e altre ancora, tra Ginina e un gruppetto di sue amiche. Quando usciamo è già buio. Quella prima sigaretta, dopo un primo colpo di tosse, mi sta facendo girare la testa. È così che si chiude quella prima domenica, almeno credo. - Alle 9, anche prima, ti aspetto, si prova a ballare giù in cantina. Ci siamo tutte, viene anche Brunina, Giuseppe e Orlandino di Gnoppa. Sii puntuale! - Non oso neppure replicare. Preso come sono da tutte quelle attenzioni e dalla sua piacevole compagnia, di cui mi ero quasi dimenticato.

Io che sono abituato alla mia cantina, quella di Casa Vannini, piena di sorprese, tutte in ordine sparso, quasi si trattasse di impegnarsi in una quotidiana 'caccia al tesoro', in quella cantina su due livelli, di cui uno sotto il piano stradale, fino a sentire quasi le chiacchiere di chi è seduto sull'uscio davanti a 'Mandorlino'. Io, quando per la prima volta mi avventuro, condotto per mano da Ginina, in quei primi scalini al buio che mi portano nella cantina di Nonna Livia, quasi resto deluso nell'imbattermi in un ordine irreale, oserei dire fuori luogo. I primi scalini, a mezzane per ritto consunte dall'uso, scavati nel mezzo ed anche al buio fino al primo pianerottolo, illuminato, questo ultimo, da una lampadina messa lì ciondoloni, giusto ad illuminare quell'angolo. E sull'angolo, uno sportello di legno a mezza altezza, a chiudere la cisterna, ancora attiva in quella casa, come in quasi tutte le case di San Miniato. - È da questo sportello che tiriamo su l'acqua piovana, sia per cuocere fagioli e verdure, sia per lavare i panni a mano. Nonna Livia su questo è inflessibile. E questa è la porta che una volta dava nella cantina vera e propria. Sembra che una volta venisse usata come dispensa, ma anche come nascondiglio contro eventuali invasioni. - Così dicendo, con Ginina ci affacciamo su quella sorta di cantina, diversi scalini a scendere, che assomiglia più ad un antro vuoto, come lo è. Calpestio e parete a monte in tufo, le altre pareti in terrapieno, senza finestre. Così disadorna, dall'altezza innaturale di quasi 5 metri, e dal piano di calpestio in tufo vergine, a malapena illuminata da una lampadina sopra la soglia, evitiamo di scendere fino in fondo. Facciamo invece gli ultimi quattro scalini che conducono alla cantina, a quella che ora viene usata come tale; una finestrella con inferriata che dà in giardino ed una porta a toppa che si chiude dall'interno con una nottola, ma che una volta doveva essere la cucina di casa. Un Camino ancora funzionante nell'angolo, una vecchia madia, un acquaio di pietra sotto la finestra ed, in un angolo, una piattaia corrosa dalle tarme, con ancora appesi alcuni ciottoli di rame e di zinco; puliti e lustri ancora lì per figura. Il tutto perfettamente in ordine, pavimento a mattoni tirato a lucido, comprese la serie di mensole disposte sulla parete opposta, sopra le quali, vasi di pomodori, di carciofi, di capperi, di melanzane, di conserva, preparati dalla primavera e dall'estate avanti. Ordine e pulizia dovute alla mano quasi maniacale di zia Pia, forse con l'aiuto di zia Berta, anche di Ginina probabilmente, ma imputabile a colei che di fatto è la 'donna di casa', dopo che nonna Livia è andata in pensione.

- Le prove si fanno qui. Lì c'è una presa della luce. Il giradischi lo porta Giuseppe di Gnoppa. Viene anche lui con Orlandino. - È Ginina che mi vuole insegnare a ballare - Se vuoi conoscere delle ragazze – come dice lei!
È Orlando che, puntuale, arriva per primo, con il giradischi e l'appoggia sul piano del camino insieme ad un mazzetto di dischi a 45 giri. Nel giro di 10 minuti ci siamo tutti, non manca nessuno. Si comincia con la "Partita di Pallone", e con Orlando che cerca di insegnarmi il twist: ginocchia piegate, tentennando a tempo di musica. Ma Ginina ha anche altro in mente. Mi prende per mano, un braccio intorno alla vita. - Questo è un tango! Vienimi dietro, leggero... Sei legnoso. Cerca di fare gli stessi miei passi.. Così! - Poi sta a me, mano destra a guidare, sinistra intorno alla vita - Stringi di più, più vicino! Bravo.. - Poi un lento e di nuovo un tango, di nuovo un twist, a rotazione, ballando e cantando insieme. Cantuccini e biscotti fatti per l'occasione da nonna Livia, e una bottiglia di spuma della Generosa. I dischi: 'Stai Lontana da me' e 'Sei rimasta sola' di Celentano, un tango e un lento. 'La Partita di Pallone' della Pavone e 'Andavo a cento all'ora' di Morandi, due twist. Tutti qui i dischi e le canzoni disponibili, retro compresi, che abbiamo, e che ci portano fino all'ora limite di mezzanotte, ora di chiudere i giochi. È Ginina che mi accompagna... che mi vuole accompagnare fino a casa. Ha voglia di parlare, ha voglia di raccontarsi, ha voglia di confidarsi: occhi i suoi che brillano anche al buio, il cuore il suo che palpita... (omissis). Aveva proprio voglia di confidarsi!

È tardo pomeriggio, appena due giorni dopo, e babbo non è ancora tornato dal lavoro. Con nonno Nuti, appena seminato le patate, seduti su uno scalino, ci facciamo un riposino e due chiacchiere. Nonno che chiede del mio domani: a studiare o a lavorare? Interrogativo che mi porto dentro, anche se in cuor mio ho già deciso quando... - Giancarlo vieni su, ci sono le tue zie che ti vogliono parlare! - È mamma che chiama. Quasi una sorpresa! Zia Rosanna e Zia Gina insieme 'in missione'... per convincermi non tanto di studiare, quanto di fare le Magistrali; loro che sono maestre! Nel giro di quella stessa settimana la decisione definitiva: cambio scuola, dal Classico a Ragioneria, seguendo anche i consigli di due amici dell'età dei miei genitori, Giovanni impiegato del Registro e Fiorenzo impiegato di banca. Sono finite le vacanze! È ora di riprendere il cammino anche se per una strada diversa, iniziando da Gino il Dainelli, per le misure del vestito, 'Principe di Galles', per il mio primo vestito da borghese.

* (Da I RACCONTI DELL'ORTO, l'Incipit da 'La vita del seminarista')



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