giovedì 19 marzo 2015

IL RAGIONAMENTO STORICO SANMINIATESE DI A. M. VANNUCCHI AL GIOVANE G. B. GUCCI

SOMMARIO DEL LIBRO:


PREMESSA-INTRODUZIONE a cura di Francesco Fiumalbi

Di seguito è proposta la trascrizione della pubblicazione curata da Antonio Maria Vannucchi, dal titolo Ragionamento storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia, edito presso la stamperia fiorentina di Gaetano Albizzini, nel 1758.

Si tratta di un libriccino molto interessante, uscito a pochi anni di distanza dagli studi pubblicati da Giovanni Lami nelle cosiddette Deliciae Eruditorum. Da sottolineare come, a partire proprio dai temi e dalle informazioni rese note da Giovanni Lami, negli ambienti eruditi sanminiatesi si andasse costituendo la necessità di raccogliere e divulgare la storia della comunità per poi rivendicare, attraverso di essa, la “nobiltà” della “terra”. Tutto questo per sottolineare la legittimità del suo essere “città”, titolo che aveva ricevuto, come è noto, nel 1622. Quello del Vannucchi è forse il primo tentativo dato alle stampe. Alcuni decenni dopo comparirà il più dettagliato e certamente più maturo, lavoro di Damiano Morali, Un cenno sulle Memorie di Sanminiato, pubblicato in San Miniato da Antonio Canesi nel 1834.

In questa ottica occorre osservare come il pretesto della pubblicazione sia quello di raccontare la storia sanminiatese e la sua nobiltà, il suo essere città, al giovane Giovan Battista Gucci, di famiglia agiata, iscritta alla nobiltà sanminiatese. E' un pretesto: in realtà Vannucchi sembra rivolgersi agli eruditi dei paesi e dei borghi circonvicini che, probabilmente, tendevano a canzonare San Miniato per il titolo cittadino ottenuto grazie a sottilissimi intrecci politici, piuttosto che per una condizione de facto. Non si spiega altrimenti, il complesso e ridondante panegirico a proposito delle condizioni utili ad un centro abitato per essere chiamato “città”. Occorre ricordare che, in questo periodo, centri come Empoli, Castelfiorentino e forse anche Fucecchio, avevano superato da un punto di vista della consistenza demografica e della vivacità economica la “città” sanminiatese. Non è un caso che San Miniato rincorra per circa due secoli il suo essere “città”, basti pensare agli interventi del Vescovo Poggi nei primi decenni del '700, fino ai progressi della prima metà del '800, ottenuti grazie al profondo legame tra il Granduca Leopoldo II e il sanminiatese Pietro Bagnoli.

Un ulteriore aspetto del fatto che Vannucchi si rivolga al rampollo di casa Gucci potrebbe essere letto anche come un invito, per le giovani generazioni sanminiatesi, a coltivare il mito della “città”, affinché, una volta raggiunta l'età adulta, potessero a loro volta contribuire a renderlo una condizione concreta ed effettiva.

Infine c'è poi la dedica a Giovanni Pietro Tellucci, nobile, avvocato e giurista presso il foro fiorentino, ma originario di San Miniato. Dunque sembra esserci anche la volontà di risvegliare nei sanminiatesi che avevano trovato fortuna in Firenze, una città “vera”, a ricordarsi della loro origine, a non disdegnarla. Anzi sembra essere proprio un invito a rinverdire e rivendicare le “nobili” origini. Il fatto che Vannucchi, o chi per lui, abbia scelto nella persona del Tellucci il suo main sponsor, come si direbbe oggi, fu dovuto, molto probabilmente, al fatto che l'avvocato era ben inserito all'interno dell'alta società fiorentina, e quindi aveva certamente legami e contatti con altri sanminiatesi che si erano “fiorentinizzati”. Con coloro che, dunque, potevano essere interessati alla divulgazione del lavoro del Vannucchi, e quindi tendenzialmente ben disposti a finanziarne la pubblicazione.

La cosa curiosa è che questa operazione fu condotta, come detto, da Antonio Maria Vannucchi, prete, insegnante presso il Seminario Vescovile, che in realtà era di Castelfiorentino. Insomma, il compito fu lasciato ad un “forestiero”. Non sappiamo se tale circostanza fosse dovuta all'intraprendenza dello stesso Vannucchi, all'insipienza degli eruditi sanminiatesi, oppure se sia stata il risultato di un faticoso compromesso. Rimarrà forse un piccola curiosità irrisolta, ma di fatto così andarono le cose. Certamente indicativo, tuttavia, il fatto che questa pubblicazione fosse maturata nell'ambiente ecclesiastico di San Miniato, proprio nell'ambito, quello diocesano, forse più di tutti legato al titolo nobiliare di “città”.

Un libro da leggere, lasciando un po' da parte le considerazione strettamente storiche, che risentono della precocità. Da leggere però facendo attenzione al tono e tenendo presenti le considerazioni sopra proposte, per comprendere la questione a proposito del titolo di “città”. Questo è l'aspetto certamente più interessante e significativo.

Antonio Maria Vannucchi, Ragionamento storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia, Stamperia Gaetano Albizzini, Firenze 1758, frontespizio.





1 commento:

  1. Insomma vorresti dire che non importava fare tanto clamore ora perchè già da allora era città. E' quello che ho sempre creduto, salvo sentirmi usurpatore del titolo di cittadino quando ho appreso la notizia dell'usurpazione. Meno male che è durato poco: mi risento CITTADINO!

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