martedì 9 febbraio 2016

GIOVANNI BRANCHI - DA SAN MINIATO AI CANNIBALI E POI CONSOLE GENERALE DI NEW YORK

a cura di Francesco Fiumalbi

1° revisione 25 febbraio 2016

Indice del post:
INTRODUZIONE
LA FORMAZIONE E IL CONCORSO PER DIPLOMATICO
L'AUSTRALIA E I CANNIBALI ALLE ISOLE FIGI
LA CINA E IL GIAPPONE. LE COLLEZIONI DEL MUSEO DI STORIA NATURALE
GIOVANNI BRANCHI E IL COLONIALISMO ITALIANO NEL CORNO D'AFRICA
AD ASSAB – LE DIFFICOLTA' INIZIALI DELLA COLONIA
IN MISSIONE DALL'IMPERATORE DI ETIOPIA
IN AUSTRALIA E  A ZANZIBAR IN TANZANIA
NEGLI STATI UNITI. SAN FRANCISCO E NEW YORK

INTRODUZIONE
A volte capita di trovare notizie e informazioni di personalità sanminiatesi di cui, almeno qui a San Miniato, non si ha nemmeno una vaga memoria. Eppure si tratta di illustri concittadini, pressoché sconosciuti all'ombra della Rocca. E' il caso, ad esempio, di Giovanni Branchi [San Miniato, 14 novembre 1846 – Firenze, 25 ottobre 1936], una figura straordinaria, davvero molto interessante.

Il tutto è partito da questa sintetica, ma al tempo stesso curiosa, nota biografica contenuta nel Piccolo Dizionario dei Contemporanei Italiani compilato da Angelo De Gubernatis e stampato a Roma nel 1895, alle pagine 143-144:

«BRANCHI GIOVANNI, geografo, viaggiatore e diplomatico toscano, console generale a San Francisco, ufficiale della corona d'Italia, cav. mauririziano, decorato dell'ordine etiopico di Salomone, è nato a San Miniato il 14 novembre 1846; si laureò in legge a Pisa nel 1866; entrò in servizio, per concorso, nel 1867, destinato da prima a Costantinopoli, quindi a Melbourne, Budapest, Yokohama, Shangai, Trieste, Moka, con patente di console e giurisdizione sulle coste ottomane ed egiziane del mar Rosso, regio commissario civile in Assab, dove si fece molto onore, in missione presso il Negus di Etiopia, dove rimase dal febbraio al novembre 1883, console a Melbourne nel 1885, console generale a Zanzibar nel 1889, infine a San Francisco.»

Da qui è partita la ricerca.

LA FORMAZIONE E IL CONCORSO PER DIPLOMATICO
Il padre si chiamava Enrico Branchi ed era il Presidente del Tribunale di Prima Istanza di San Miniato (01) istituito dal Granduca Leopoldo II con la riforma del 2 agosto 1838. La madre, invece si chiamava Caterina Marchetti (02). Probabilmente erano originari di Pistoia, non sembrano esistere notizie più dettagliate, così come nessuna informazione sembra essere rimasta circa la permanenza a San Miniato.
Appena laureatosi in Giurisprudenza nel 1866 a Firenze (secondo l’autore della voce del Dizionario Treccani), Branchi partecipò al concorso per poter avviare la carriera da diplomatico. Il Regno d'Italia si era costituito solo da pochi anni e vi era la forte necessità di costituire un corpo diplomatico. Inoltre in quegli anni Firenze era la Capitale d’Italia, e quindi tutte le funzioni amministrative, diplomatiche e ministeriali si svolgevano nella città toscana. Entrare nel corpo diplomatico poteva essere certamente un’ottima occasione di carriera e Branchi la colse. Vinto il concorso, prese servizio dapprima a Costantinopoli in quello che allora era l'Impero Ottomano, o almeno quello che ne rimaneva.

L'AUSTRALIA E I CANNIBALI ALLE ISOLE FIGI
Nel 1870 fu inviato a Melbourne, in Australia, e nel 1874 alle Isole Figi (03). Proprio in quegli anni le Isole Figi erano diventate una meta ambita per i coloni europei, in virtù della possibilità di importare il pregiato legno di sandalo da cui veniva estratto un olio utilizzato sia per scopi medicamentosi che in profumeria. Proprio nel 1874 le Isole Figi divennero una colonia britannica. Quest'ultimo periodo dovette essere particolarmente interessante e ricco di spunti, tanto che lo portò, qualche anno più tardi, a pubblicare un libro dal titolo Tre mesi alle isole dei cannibali nell'Arcipelago delle Figi, per Le Monnier, Firenze, 1878. Nel testo fece memoria de i villaggi che erano agitati da guerre continue che si concludevano con banchetti cannibaleschi.

G. Branchi, Tre mesi alle isole dei cannibali nell'Arcipelago delle Figi,
Le Monnier, Firenze, 1878, frontespizio.

LA CINA E IL GIAPPONE. LE COLLEZIONI DEL MUSEO DI STORIA NATURALE
Fra il 1874 e il 1880 fu agente consolare a Budapest, nell'allora Impero Austro-Ungarico, e poi ancora in Oriente, in Cina nella città di Shangai e in Giappone a Yokohama (04). Da questi luoghi riportò in Italia diversi oggetti che tenne a collezione nella sua casa a Pistoia. Nel 1905, ritiratosi dall'attività diplomatica, e trasferitosi a Firenze da alcuni parenti, si disfece dei vari souvenirs e donò la sua raccolta al Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze. In particolare, la collezione giapponese conservata nell'ambito di quel museo, conta circa un centinaio di elementi, per lo più netsuke, sculture in legno o avorio di piccole dimensioni, ma molto pregiate, utilizzate come finitura della cintura del kimono. Della collezione cinese fanno parte circa duecento oggetti, fra cui tabacchiere, vasi in vetro e ceramica, oltre a servizi da tè. Più piccola, invece, la collezione indiana, costituita da sculture e miniature (05).

GIOVANNI BRANCHI E IL COLONIALISMO ITALIANO NEL CORNO D'AFRICA
Nel 1869, al termine di un decennio di lavori, era stato aperto il Canale di Suez. Tale circostanza aveva aperto nuove rotte commerciali e nuove possibilità di sviluppo anche per le compagnie mercantili italiane. Il 15 novembre 1869 (appena due giorni prima dell'inaugurazione ufficiale del canale) la società Rubattino di Genova aveva acquistato la Baia di Assab in Eritrea. La colonia andò sviluppandosi, tanto da richiedere la presenza di un funzionario governativo stabilmente residente in quel luogo. Il 24 dicembre 1880, il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio dei Ministri Benedetto Cairoli, nominò Giovanni Branchi “Commissario Civile” di Assab, con competenza estesa a tutte le coste del Mar Rosso che non fossero già attribuite al viceconsole di Suez. Giovanni Branchi, di fatto, fu il primo funzionario con compiti governativi e l'Ordinanza ministeriale con cui venne nominato rappresenta il primo documento ufficiale del colonialismo italiano. Formalmente Branchi aveva la carica “commissario”, per non destare i sospetti delle potenze coloniali europee, su tutte la Gran Bretagna, ma di fatto aveva i compiti propri di un “governatore” (06).

AD ASSAB – LE DIFFICOLTA' INIZIALI DELLA COLONIA
Branchi giunse ad Assab l'8 gennaio 1881 e vi rimase fino all'estate del 1884. Il primo periodo fu abbastanza duro. Così scriveva il 16 ottobre 1881: «Non un individuo è comparso o ha fatto cenno di comparire, che rappresentasse almeno 10.000 lire di capitale. E poi Voi tutti in Roma pretendete che si faccia commercio in Assab! Guardate invece alla Francia. Parigi, appena sentito dire che vi era un Obock, ha montato subito una compagnia con 200.000 lire di capitale; un’altra dicono ne sia in formazione con non so quanti milioni. Eppure sfido chiunque a dire che Obock valga un decimo di Assab! Ma in Francia il governo non ha bisogno di far tutto, perché i privati fanno molto; in Italia il Governo fa quel che può ed il paese dorme» (07). Questa sue prime impressioni furono raccolte anche nell'articolo La stazione italiana ad Assab, pubblicato nel Bollettino della Società geografica italiana, n. XV, 1881, pp. 773-775.

IN MISSIONE DALL'IMPERATORE DI ETIOPIA
Sollecitato certamente da Branchi, seppur con qualche indugio, il Governo si mosse. Durante il suo mandato diplomatico, infatti, il Regno d'Italia subentrò alla Rubattino nella proprietà della Baia di Assab (10 marzo 1882). Sempre nel 1882, il Ministro degli Esteri Pasquale Stanislao Mancini incaricò Giovanni Branchi di recarsi dall'Imperatore d'Etiopia Giovanni IV per stipulare direttamente col sovrano un trattato di amicizia e commercio, affiancata da una missione geografico-commerciale promossa dalla Società di Esplorazione Commerciale di Milano. La spedizione partì nel gennaio del 1883, ma risultò infruttuosa per la riluttanza di Giovanni IV ad aprire nuove rotte commerciali e la sua ostilità alla presenza di europei in Etiopia (08). Questa infausta esperienza fu poi oggetto di una sua pubblicazione del titolo Missione in Abissinia del Regio Console Cav. Giovanni Branchi (1883), pubblicata in Roma dalla Tipografia di Gabinetto del Ministro degli affari esteri nel 1889. Di questo periodo, inoltre, sono rimasti alcuni fascicoli presso l'Archivio Storico del Ministero Africa Italiana (oggi presso il Ministero degli Affari Esteri al Palazzo della Farnesina) (09):
ERITREA, ASSAB: – fasc. 07 – Progressiva sistemazione governativa di Assab. Accordi con il Sultano di Haheita, Berehan Mohammed. Nomina del R. Commissario civile Giovanni Branchi (II semestre 1880); – fasc. 31 – Assab e paesi vicini. Situazione politico-amministrativa. Relazioni con lo Scioa. Missione Antonelli e Branchi (1883); ERITREA, AUSSA: – fasc. 01 – Relazioni ed accordi col Sultano Mohamed Hanfari (Branchi - Pestalozza - Antonelli). (1880-1885); ERITREA, AMMINISTRAZIONE CIVILE – fasc. 89 – Progetto Branchi di Ordinamento di possessi italiani sul Mar Rosso (1889).

IN AUSTRALIA E  A ZANZIBAR IN TANZANIA
Lasciata l'Africa, nel 1885 tornò a Melbourne, questa volta come Console, dove era già stato nel periodo 1870-1874. Terminato anche questo mandato, Giovanni Branchi fu inviato nel 1889 in Tanzania, a Zanzibar, con la patente di Console Generale. Nell'omonimo arcipelago dell'Africa centro-orientale, già a partire dal 1885, gli italiani avevano avviato relazioni di natura commerciale con il sultano del luogo e, nello stesso anno, era stato istituito un apposito consolato sull'isola (10).
Di questo periodo, inoltre, sono rimasti alcuni fascicoli presso l'Archivio Storico del Ministero Africa Italiana (oggi presso il Ministero degli Affari Esteri al Palazzo della Farnesina) (11):
SOMALIA (sic!), ZANZIBAR: – fasc. 32 – Azione consolare. Sfera d'influenza italo-inglese sul Giuba.Preparativi per la spedizione Robecchi Bricchetti. Protocollo 25 marzo. Lettere di Branchi (I semestre 1891); SOMALIA, VARIE, ZANZIBAR – fasc. 11 – Viaggio del Console Branchi per opportunità poli tica (1890).

NEGLI STATI UNITI. SAN FRANCISCO E NEW YORK
Dal 21 settembre 1891 al 25 ottobre 1894 fu Console Generale a San Francisco, negli Stati Uniti (12). Nel 1900, ancora con la qualifica di Console Generale, venne inviato a New York dove rimase per alcuni anni, almeno fino al 1905. Qui, fra le varie attività, si occupò di controllare gli anarchici italiani che erano passati oltreoceano (13), oltre a monitorare mafiosi e, più in generale, i flussi migratori che dall'Italia muovevano verso l'America.
Della sua attività sul controllo e l'organizzazione dei flussi migratori presso New York, rimane questa testimonianza pubblicato sul quotidiano La Provincia di Pisa, Anno XXXVI, n. 14, del 5 aprile 1900 a pagina 2:
«L'Herald di New-Yorck ci giunge con un articolo su la colonia la Nuova Italia, sorta in New Jersey, presso Vireland. Questa colonia italiana — scrive l'Herald — ha preso uno sviluppo maraviglioso ed ha attirato l'attenzione di molti consoli esteri. Il cav. G. Branchi, console generale a New York, afferma che non v'è in America una colonia italiana più prospera della Nuova Italia. I poveri immigrati hanno trovato una terra, che dà loro latte e miele. Alcuni dei coloni sono arrivati a vera opulenza, quantunque vivano in un' arcadica semplicità. I coltivatori italiani estendono la loro proprietà di territorii e aumentano i loro depositi nelle banche, mentre gli americani, della stessa regione, salvo poche eccezioni, se la cavano male. Il coltivatore italiano — prosegue l'Herald — merita la sua fortuna, poiché la lavora con tenacia e pazienza mirabili. Dopo aver descritto l'operosità di questi coltivatori italiani l'Herald aggiunge: «Sono felici, tranquilli, una razza più ospitale, non ha mai arato il suolo della New Jersey. Sono famosi per la loro onestà e la loro puntualità negli affari: e i mercanti di Vireland gareggiano nel voler commerciare con essi.» Mesi or sono, vi fu la proposta di estendere una ramificazione dalla ferrovia centrale a Landisville sino alla Nuova Italia, affinché que' coloni avessero un diretto sbocco ai loro prodotti. Gli amministratori della ferrovia centrale furono stupiti, allorché parecchi italiani, dalle mani callose, sii presentarono ad essi, offrendo di prendere ciascuno diecimila dollari d'azioni nella nuova ferrovia. Tutti questi immigranti giunsero poverissimi da loro paesi.»

Giovanni Branchi, rientrato definitivamente in Italia, morì a Firenze il 25 ottobre 1936, non prima di aver donato la sua collezione di oggetti orientali, come abbiamo visto, al Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze.

PUBBLICAZIONI DI GIOVANNI BRANCHI
– G. Branchi, Tre mesi alle isole dei cannibali nell'Arcipelago delle Figi, per Le Monnier, Firenze, 1878.
– G. Branchi, Viaggio alle Figi, in Cosmos. Communicazioni sui progressi più recenti e notevoli della geografia e delle scienze affini, vol. V, 1878-79, pp. 319-329.
– G. Branchi, Viaggi di Giovanni Branchi alle Figi,  in Cosmos. Comunicazioni sui progressi più recenti e notevoli della geografia e delle scienze affini, vol. VI, 1880-81, pp. 12-16, 342-347.
– G. Branchi, Missione in Abissinia del Regio Console Cav. Giovanni Branchi (1883), Tipografia di Gabinetto del Ministro degli affari esteri, Roma, 1889.

NOTE E RIFERIMENTI
(01) Medaglia d'onore consacrata alla memoria del Ministro di Stato D. Neri Corsini dai suoi ammiratori, Tip. Galileiana, Firenze, 1846, p. 11.
(02) De Leone, Branchi Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 14, Treccani, Roma, 1972, ad vocem.
(03) Ibidem.
(04) Ibidem.
(05) Il Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze, Vol. V, a cura di J. Moggi Cecchi e R. Stanyon, Università degli Studi di Firenze, Firenze, Univerity Press, Firenze, 2014, pp. 79-81.
(06) D. Natili, Un programma coloniale. La Società Geografica Italiana e le origini dell'espansione in Etiopia (1867-1884), Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Gangemi Editore, Roma, 2008, pp. 179-180, 195.
(07) R. Rainero, Anticolonialismo italiano da Assab ad Adua, Comunità, Milano, 1971, p. 40.
(08) D. Natili, Un programma coloniale. La Società Geografica Italiana e le origini dell'espansione in Etiopia (1867-1884), Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Gangemi Editore, Roma, 2008, pp. 179-180, 195.
(09) Inventario dell'Archivio Storico del Ministero dell'Africa Italiana, vol. I, 1857-1939, Ministero degli Affari Esteri, Servizio Storico e Documentazione, Archivio Storico Diplomatico, Roma, 1975, pp. 1, 3, 34, 48.
(10) S. Baldi, Gli italiani in Tanzania, ieri e oggi, in «Studi emigrazione», Anno XXXI, n. 113, CSER, Roma, 1994, p. 7n.
(11) Inventario dell'Archivio Storico del Ministero dell'Africa Italiana, vol. I, 1857-1939, Ministero degli Affari Esteri, Servizio Storico e Documentazione, Archivio Storico Diplomatico, Roma, 1975, pp. 196, 203.
(12) F. Caria, The Italian Colony of San Francisco during the Italian Risorgimento, San Francisco, 2011, p. 15.
(13) R. Bach Jensen, The Battle against Anarchist Terrorism: An International History, 1878–1934, Cambridge University Press, New York, 2014, pp. 214-215.

1° revisione 25 febbraio 2016

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Mi sembra si tratti di un uomo che fece onore alla Toscana e all'Italia

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    2. carolamassagrande@gmail.com4 novembre 2022 alle ore 19:23

      Si parla sempre molto poco del periodo nel quale brillò un politico come Francesco Giuseppe. Poliglotta, tollerante e rispettoso delle differenti culture che gli erano profondamente note. Branchi mi sembra dello stesso stampo.

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