sabato 30 aprile 2016

[FOTO E VIDEO] INAUGURAZIONE LAPIDE CADUTI PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE A ROFFIA - 25 APRILE 2016

a cura di Alessio Guardini e Francesco Fiumalbi

Nel pomeriggio di lunedì 25 aprile 2016 si è tenuta l'inaugurazione della lapide alla memoria dei Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale di Roffia, frazione del Comune di San Miniato.

Inaugurazione lapide commemorativa
Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Roffia, 25 aprile 2016
Foto di Alessio Guardini

Una nuova iscrizione collocata per iniziativa dell'Amministrazione Comune, in collaborazione con la Consulta Territoriale di La Scala-Ponte a Elsa-Isola-Roffia, della Parrocchia di Isola-Roffia e delle altre associazioni del posto. Presenti il Sindaco Vittorio Gabbanini, il Presidente del Consiglio Comunale Simone Giglioli, il sacerdone Padre Albino De Giobbi, il Coordinatore della Consulta Alessio Guardini e i rappresentanti di varie associazioni e istituzioni, oltre a molti abitanti di Roffia.
Adesso anche a Roffia, così come negli altri centri abitati del territorio comunale, è presente un'iscrizione che ricorda coloro che persero la vita nei due grandi conflitti bellici del XX secolo.

Di seguito è proposto il video dell'inaugurazione:

Inaugurazione lapide commemorativa
Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Roffia, 25 aprile 2016
Video di Alessio Guardini

Inaugurazione lapide commemorativa
Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Roffia, 25 aprile 2016
Foto di Alessio Guardini

Inaugurazione lapide commemorativa
Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Roffia, 25 aprile 2016
Foto di Alessio Guardini

Inaugurazione lapide commemorativa
Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Roffia, 25 aprile 2016
Foto di Alessio Guardini

giovedì 28 aprile 2016

IMPERO E TOSCANA IN ETA' SVEVA - GIORNATA DI STUDIO - 13 MAGGIO 2016

“Impero e Toscana in Età Sveva (1239-1250)” è il titolo della Giornata di Studio organizzata dalla Fondazione Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo di San Miniato, in collaborazione con il Comune di San Miniato e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. L’incontro si svolgerà venerdì 13 maggio 2016, presso la Sala Consiliare del Palazzo Comunale di San Miniato, con il seguente programma:

Mattino - ore 10.00

Saluti delle Autorità

Mauro Ronzani (Università di Pisa)
Marca di Tuscia e Impero da Ottone I a Corrado III

Maria Elena Cortese (Università Telematica Internazionale Uninettuno)
Federico Barbarossa e la Toscana

Alessio Fiore (Università di Torino)
La Toscana tra Enrico VI e Ottone IV

Alma Poloni (Università di Pisa)
Federico II e la Toscana

Pomeriggio - ore 14.30

Francesco Salvestrini (Università di Firenze)
Il ruolo di San Miniato fra storia e mito

Enrico Faini (Università di Firenze)
“Contra imperatorem Fredericum arma summentes” Sull’uso politico della storia attorno al 1200

Simone Collavini (Università di Pisa)
Controllo del territorio, giustizia e fisco

Michele Pellegrini (Università di Siena)
L’Impero e le Chiese (sedi vescovili, monasteri, canoniche)

Ore 17.00

Paolo Cammarosano (Università di Trieste)
Jean-Claude Maire Vigueur (Università di Roma Tre)
Le prospettive di ricerca





    


venerdì 22 aprile 2016

CELEBRAZIONI NEL COMUNE DI SAN MINIATO 25 APRILE 2016

Di seguito è proposto il comunicato stampa del Comune di San Miniato inerente le iniziative in programma il prossimo 25 aprile 2016:

Tra le novità una lapide a Roffia e l’intitolazione della piazza di San Miniato Basso a Giulio Scali

Intenso il programma per le celebrazioni del 71esimo anniversario della Liberazione organizzato dal Comune di San Miniato. Lunedì 25 aprile alle 9 il ritrovo è in via Isola ci sarà la deposizione della corona alla lapide in memoria di Mario Lecci; alle 9.30 l’appuntamento è a Ponte a Elsa per rendere omaggio alla lapide in memoria dei caduti della Prima e Seconda guerra mondiale in Piazzale degli alberi. Alle 10 un corteo si sposterà da Piazza della Repubblica fino a Piazza del Duomo per la commemorazione al monumento ai caduti di San Miniato. Una delle novità della cerimonia 2016 riguarda San Miniato Basso: dopo la deposizione della corona alla lapide in memoria dei caduti all'esterno della chiesa dei Santi Martino e Stefano, il corteo sfilerà per le strade della frazione fino alla piazza antistante la Casa Culturale che, nell'occasione, sarà intitolata a Giulio Scali, partigiano di San Miniato Basso. Ad accompagnare la cerimonia saranno le musiche della Filarmonica “G. Verdi” di San Miniato.
L’altra novità di quest’anno riguarda un’ulteriore deposizione della corona alla lapide di Roffia in via San Michele (di fronte al nido d’infanzia La Chiocciola), prevista per le ore 16.
Il programma di questa giornata è davvero intenso ed importante – spiega il sindaco di San Miniato, Vittorio Gabbanini -. In accordo con la consulta di San Miniato Basso, abbiamo voluto che l’intitolazione della piazza a Giulio Scali cadesse proprio in questa giornata per rendere il giusto tributo ad una figura che tanto ha contribuito alla Libertà e alla Liberazione di San Miniato. Per la prima volta faremo una celebrazione anche nel pomeriggio alla nuova lapide in memoria dei caduti installata a Roffia, ulteriore segnale dell’attenzione e della dedizione che l’amministrazione ha verso la nostra storia, perché le libertà di cui godiamo oggi, e quelle acquisite con il semplice diritto di nascita da parte dei nostri figli, sono state pagate a caro prezzo, anche con la vita, da chi ci ha preceduto”.




mercoledì 20 aprile 2016

L'EDICOLA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO IN VIA SFORZA A SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi
APSM-ISVP-013
L'EDICOLA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO IN VIA SFORZA A SAN MINIATO

SCHEDA SINTETICA
Oggetto: Edicola mariana
Luogo: San Miniato, via F. Sforza
Tipologia: Edicola
Tipologia immagine: Bassorilievo in ceramica smaltata e dipinta
Soggetto: Madonna del Buon Consiglio
Altri soggetti: Gesù fanciullo
Autore: Sconosciuto
Epigrafe: SI
Indulgenza: SI, 40 giorni
Periodo: 1834-1844
Riferimenti: Mons. Torello Pierazzi Vescovo di San Miniato
Id: APSM-ISVP-013

L'edicola mariana in via Sforza a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

DESCRIZIONE
Lungo via Sforza, l'antica strada di crinale che collega San Miniato con Cigoli, è situata un'edicola mariana. Si tratta di un manufatto in laterizio facciavista (originariamente doveva presentarsi con l'intonaco), restaurato in anni recenti. Da un punto di vista toponomastico, siamo fra le zone denominate "Mandorlo" e "Montefiori", che danno il nome a due vecchi poderi.
Procedendo dal basso verso l'alto, la parte basamentaria è costituita da uno zoccolo formato da due file di mattoni, da prende elevazione la piccola costruzione che è terminata da una copertura in coppi ed embrici raccordata alla parte verticale attraverso una gronda arcuata che, piegandosi, fa anche da cornice superiore.

Al centro del manufatto è ricavata una nicchia, chiusa con un'elegante grata in metallo verniciato. Una “M” mariana trova spazio nel profilo arcuato, inscritta nella parte superiore della chiusura. All'interno è collocata una formella in ceramica, smaltata e dipinta, raffigurante in basso rilievo la Madonna con Gesù Bambino. Da un punto di vista iconografico la composizione è del tutto simile alla venerata “Madonna del Buon Consiglio” di Genazzano.
La particolarità di questa immagine risiede nella figura di Gesù, raffigurato fanciullo (bambino, comunque non neonato) che accostato al volto della Vergine, sembra sussurrarle qualcosa nell'orecchio. Da qui il nome di Madonna del Buon Consiglio. Inoltre, le due figure, sono avvolte da un arcobaleno dalla particolare curvatura, quasi a formare un'aureola. Tuttavia l'immagine in bassorilievo sembra essere abbastanza recente.

L'edicola mariana in via Sforza a San Miniato
Particolare della Madonna del Buon Consiglio
Foto di Francesco Fiumalbi

L'edicola fu costruita entro la metà dell'800, e beneficiò dell'indulgenza di 40 giorni (concessa a chi recita una Ave Maria di fronte all'immagine) fissata con decreto del Vescovo di San Miniato Mons. Torello Pierazzi [San Miniato, 1794-1851, presule dal 1834] datato 28 novembre 1844. Nel Catasto Generale della Toscana, che per il territorio sanminiatese è datato al 1834 la marginetta non è segnata. Dunque, possiamo circoscrivere l'anno di costruzione fra il 1834 e il decreto del Vescovo del 1844. Proprio di quest'ultimo provvedimento, si ha informazione attraverso l'epigrafe marmorea, collocata al di sotto della nicchia, che così recita:

DALL'ILL.MO E R.MO MONSIG.
TORELLO PIERAZZI
VESCOVO DI S. MINIATO
CON DECRETO DE' 28. NOVEMBRE 1844.
VIEN CONCESSA INDULGENZA DI GIORNI 40.
A CHIUNQUE DINANZI
A QUESTA SACRA IMMAGINE
PASSANDO RECITERA' DEVOTAMENTE
UN'AVE MARIA

L'edicola mariana in via Sforza a San Miniato
Particolare dell'epigrafe con l'indulgenza
Foto di Francesco Fiumalbi

sabato 16 aprile 2016

[VIDEO] CISTERNE CAVE COSTRUITO – PRESENTAZIONE DELLA RICERCA, SAN MINIATO 15 APRILE 2016

Venerdì 15 aprile 2016, presso Palazzo Grifoni, si è tenuta un’interessante iniziativa per cura dell’Associazione Moti Carbonari “Ritrovare la Strada” che da anni si occupa di tematiche legate alla vivibilità, al recupero e più in generale allo studio del centro storico sanminiatese.

E’ stato un bel pomeriggio incentrato sulla presentazione della ricerca inerente gli spazi ipogei presenti a San Miniato, che ha visto l’intervento di numerosi studiosi attivi in varie discipline. Dalla geologia all’archeologia, passando per la scienza delle costruzioni e la tematica energetica.

L’incontro, coordinato da Maria Laura Cristiani Testi ha visto i seguenti interventi:

Letizia Gualandi (Univ. Pisa) – L’archeologia predittiva: il progetto mappa

Anna Braschi, Pietro Senesi e Simone Scali (Ass. Moti Carbonari) – Presentazione del lavoro di ricerca, documentazione e rilievo degli spazi ipogei a San Miniato

Stefano Dominici (Univ. Firenze) – Stratigrafia del colle di S. Miniato

Denise Ulivieri (Univ. Pisa) – Costruzioni in terra in Toscana

Silvia Briccoli Bati (Univ. Firenze) – Gli interventi strutturali

Fabio Fantozzi (Univ. Pisa) – Il comportamento energetico

Antonino Bova (Comune S. Miniato) – I sottoservizi e le cavità urbane

Riccardo Lorenzi (Soprintendenza Pisa) – Chiusura dei lavori

Di seguito è proposto il video integrale:

Il video dell'incontro "Cisterne, Cave e Costruito"
San Miniato, Palazzo Grifoni 15 aprile 2016
Riprese a cura di Francesco Fiumalbi


L'intervento di Anna Braschi
Foto di Francesco Fiumalbi

L'intervento di Pietro Senesi
Foto di Francesco Fiumalbi


Le tre pitture di Sauro Mori a tema dei cunicoli sotterranei e delle fantasie cittadine ad essi legate
Foto di Francesco Fiumalbi

mercoledì 13 aprile 2016

LO STEMMA DELLA MISERICORDIA DI SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi

Lo stemma di un’istituzione – quello che possiamo chiamare anche “marchio” o, per sineddoche, “logo” – è un segno grafico attraverso il quale vengono manifestati e veicolati valori, ideali, sia morali che programmatici. Talvolta può contenere anche richiami a circostanze ed episodi storici che sono risultati determinanti e particolarmente significativi. La complessità, che spesso si cela dietro a molti stemmi, li rende talvolta di non facile ed immediata comprensione. In questo post parleremo di quell'immagine che costituisce il “simbolo” di una delle più antiche istituzioni sanminiatesi ancora attiva, ovvero l’Arciconfraternita di Misericordia.

La Misericordia di San Miniato ha uno stemma particolare, decisamente “insolito”. Infatti il tipico simbolo delle confraternite è la croce latina di colore rosso a cui sono affiancate le lettere F e M, con caratteri pseudo gotici, a significare “Fraternita di Misericordia”. A titolo di esempio si veda quello della Confraternita di San Miniato Basso.

Stemma della Confraternita di Misericordia di San Miniato Basso
San Miniato Basso, parete su via Torta
Foto di Francesco Fiumalbi

Nello statuto approvato da Mons. Torello Pierazzi nel 1834 viene fatto cenno allo stemma, senza tuttavia specificare i tratti caratteristici. In ogni caso, il simbolo antico dovrebbe essere pressoché simile a quello odierno. Nello Statuto attuale si legge:
«Art.2 STEMMA DELL´ARCICONFRATERNITA. Lo stemma dell´Arciconfraternita è formato dalle lettere M e S intrecciate, in stile gotico, poste al di sopra del cuore trafitto da sette spade, sormontate dalla corona della Vergine e con la scritta San Miniato.» [Tratto dallo Statuto dell’Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, testo approvato dalla seduta di Magistrato del 13 marzo 2006]
Come mai questa differenza così evidente? Perché uno stemma così distante dalle altre confraternite? La risposta sta tutta nella storia plurisecolare della Misericordia di San Miniato, ed in particolare nelle modalità e nelle istituzioni da cui prese avvio.

Stemma “storico” dell’Arciconfraternita di Misericordia
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

Stemma “moderno” dell’Arciconfraternita di Misericordia
realizzato da Annarita Tapinassi
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

Nel testo di U. Patella, Le Confraternite di Misericordia in Toscana. Cenni storici circa la loro origine ed il loro sviluppo, Società Anonima Arti Grafiche S. Bernardino, Siena, 1926, pp. 257-261 [pubblicato nel post BREVE STORIA SUI PRIMI DUE SECOLI DELLA MISERICORDIA DI SAN MINIATO] vengono specificati i termini e le modalità con cui avvenne la fondazione della confraternita: «Il Pio Sodalizio è sorto dalla fusione della «Compagnia dei Sette Dolori» con quella di «S. Filippo Benizi» detta della Misericordia». La «Compagnia dei Sette Dolori» era stata istituita [...] nel 1683 nella Cattedrale, all'altare della Cappella dell'Addolorata [...]. Monsignor Michele Carlo Visdomini Cortigiani – Vescovo di S. Miniato – approvava l'anno successivo i Capitoli o Costituzioni di detta Compagnia, [...] curando in più l'aggregazione della medesima all'Ordine dei Servi di Maria il che avvenne con Breve del Generale di quell'Ordine, P. Giulio Arrighetti, datato dal Convento della SS. Annunziata in Firenze il 24 Luglio 1688».

La parte centrale dello stemma della Misericordia, costituita dalle lettere M e S intrecciate, è infatti del tutto simile al simbolo dell’Ordo Servorum Beatae Virginis Mariae, meglio conosciuto come l’Ordine dei Servi di Maria. L'OSM nacque dalla prima "Compagnia dell'Addolorata" della storia, costituita nel 1233 da sette fiorentini che si ritirarono nell'eremo del Montesenario. La confraternita prese poi il nome di "Servi di Maria" e acquisì in Firenze l'oratorio dove poi fu edificata la Basilica della SS. Annunziata, che ne divenne la sede centrale. A questa istituzione religiosa appartenne anche Mons. Francesco Poggi, Vescovo di San Miniato dal 1703 al 1718. VAI AL POST IL VESCOVO FRANCESCO POGGI ↗. Tra l’altro, fu proprioMons. Francesco Poggi (che fu Generale dell'OSM dal 1691 al 1703, quando divenne Vescovo di San Miniato) che sancì, nel 1716, la nascita della Compagnia di San Filippo Benizi (vissuto nel XIII secolo, appartenuto all'OSM e santificato nel 1671) detta anche “della Misericordia”.


Firenze, Basilica della SS. Annunziata
Foto di Francesco Fiumalbi

Stemma dell’Ordine dei Servi di Maria
nei medaglioni della Loggia dei Servi di Maria
Firenze, Piazza SS. Annunziata
Foto di Francesco Fiumalbi

L'aggregazione di una confraternita o compagnia ad un ordine religioso avveniva per una affinità carismatica, che si traduceva con l'ingresso nella comunione e nei privilegi o vantaggi spirituali dell'istituto aggregante. E infatti la compagnia sanminiatese si ispirava proprio all'esperienza dell'OSM.
La comunione spirituale spesso si manifestava anche in una comunione “estetica”: le confraternite talvolta prendevano a prestito i “simboli” o i “colori” caratteristici dell'ordine religioso. La Compagnia dei Sette Dolori, una volta sancita l'aggregazione, probabilmente poté assumere lo stemma dell'OSM e metterlo assieme a quello tradizionalmente legato all'AddolorataQuest'ultimo è un titolo attribuito a Maria per ricordare e celebrare i “sette dolori” patiti dalla donna durante la sua vita al fianco del figlio Gesù. Da un punto di vista iconografico, la Madonna Addolorata è contraddistinta dalla presenza, sul petto della Vergine, di un cuore trafitto da sette pugnali o spade. Fu così che il "cuore trafitto" venne assunto quale simbolo principale dalle varie Compagnie dedicate all'Addolorata o ai Sette Dolori.
Tra l'altro i fondatori dell'OSM, inizialmente pregavano la Madonna sotto l'invocazione di "Maria Regina Coeli" e, per questo motivo, spesso troviamo presente una sfarzosa corona regale. Proprio come nello stemma della Misericordia.

In conclusione, lo stemma dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato deriva direttamente da quello dell'antica Compagnia dei Sette Dolori, a sua volta “arricchito” con l'aggregazione all'Ordine dei Servi di Maria. E si deve forse al Vescovo Francesco Poggi, che sancì l'unione fra le due compagnie, il fatto che la nuova Compagnia di SS. Maria Addolorata e di S. Filippo Benizi, "detta della Misericordia", assumesse il simbolo di quella dei Sette Dolori o dell'Addolorata. D'altra parte abbiamo visto che anche San Filippo Benizi era appartenuto all'OSM e quindi la sigla costituita dalle lettere M e S intrecciate, tipiche di quell'ordine religioso, oltre agli altri simboli mariani (i Sette Dolori e la Corona) potevano ben rappresentare anche la nuova compagnia.


Stemma dell’Arciconfraternita di Misericordia
nella targa che indica il Sacrario presso S. Maria al Fortino
Foto di Francesco Fiumalbi

sabato 9 aprile 2016

LA CURIOSA EPIGRAFE SUL PALAZZO DELLA MISERICORDIA A SAN MINIATO

a cura di Francesco Fiumalbi

Sulla facciata del piccolo corpo di fabbrica addossato alla cosiddetta “Porta Toppariorum”, lungo via Augusto Conti, si trova collocata una curiosa iscrizione. E' sotto gli occhi di tutti da molti decenni, ma nessuno sembra averci prestato attenzione. Non è citata nella Guida di Giuseppe Piombanti e non è presente neppure nell'attento e puntale Corpus delle iscrizioni sanminiatesi, pubblicato da Anna Matteoli in quattro “puntate” sul Bollettino dell'Accademia degli Euteleti (nn. 46/1976, 47/1977, 49/1982 e 50/1983). Nessuno, nella storiografia sanminiatese, sembra essersene occupato. Si tratta, dunque, di una iscrizione “inedita”.

La posizione dell'epigrafe nei pressi della cosiddetta “Porta Toppariorum”
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

La posizione dell'epigrafe nei pressi della cosiddetta “Porta Toppariorum”
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

D'altra parte un'ampia porzione dell'iscrizione risulta illeggibile, irrimediabilmente consunta. Questa circostanza dipende dal fatto che quella odierna non è la sua collocazione originaria. Dal modo con cui è stata “consumata” si può facilmente ipotizzare che fosse sistemata “a terra”, probabilmente a mo' di soglia per una porta, in un luogo, cioè, dove le persone transitavano frequentemente. Questa la trascrizione del frammento ancora leggibile:

+ QUESTA CAPPELLA E OPERA FU
FACTA E RECTA TUCTA COLLE SPESE
                                           MATTEO DI
                                            GUENTINO
                                               FORTINO
                                             SUA EDITU
                                           DELL’ANNO
                            MESE DI GUNGNIO

L'iscrizione sulla facciata dell'edificio in via Augusto Conti
Foto di Giuseppe Chelli, per gentile disponibilità

Si tratta di un'iscrizione in volgare, non in latino. Dai caratteri e dalle parole usate potrebbe essere tre-quattrocentesca. Essendo l'anno illeggibile, non è possibile stabilirlo.
Innanzitutto il testo fa riferimento ad una “cappella”, ad un luogo religioso, che tuttavia non doveva essere “parrocchiale”, altrimenti si sarebbe utilizzato un termine come “chiesa” o “ecclesia”. Una cappella che fu costruita affiancata ad un'“opera”, ovvero ad un'istituzione (oggi si direbbe una “fondazione” o una “associazione”) appositamente dedita al suo funzionamento e con finalità benefiche e/o assistenziali. L'“opera” in questo caso non va confusa con la “fabbrica”, ma con l'attività che in essa veniva svolta.
Sempre dal testo troviamo la parola “fortino” ed è facile ipotizzare che la cappella in questione sia proprio Santa Maria al Fortino. La circostanza, infatti, è molto plausibile. La piccola chiesetta situata all'intersezione fra le attuali , via Roma, via Catena e via Dalmazia è di proprietà dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, a cui appartiene anche il muro su cui è collocata l'epigrafe. Tra l'altro, fra il 1930 e il 1932, grazie ai proventi di una Lotteria Nazionale, la stessa Misericordia poté entrare in possesso del Palazzo Roffia e dell'edificio attiguo, oltre a restaurare l'oratorio di Santa Maria al Fortino che divenne il “Sacrario” per i Caduti della Prima Guerra Mondiale, inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. Di tutto questo ne abbiamo parlato nei post: GALANTUOMINI – PALAZZO ROFFIA SEDE DELLA MISERICORDIA DI SAN MINIATO e IL RE A SAN MINIATO.

L'oratorio di Santa Maria al Fortino
Foto di Francesco Fiumalbi

E, forse, fu proprio in occasione dei restauri, condotti sotto la supervisione del Canonico Francesco Maria Galli Angelini, che l'epigrafe fu tolta dalla sua collocazione originaria e risistemata dove la possiamo vedere ancora oggi.

E' probabile che quel Matteo citato nell'iscrizione sia proprio quel “Meo” di Stracollo che viene ricordato quale fondatore dell'Ospedale delle Colline o di Santa Maria al Fortino, attraverso il lascito di una casa e un orto “ai poveri di Dio”, affinché l'abitazione servisse da ospedale. Il nome, tra l'altro è ricavato dalla “cronaca” quattro-cinquecentesca del convento di San Domenico e può darsi che “Teo” (diminutivo di Matteo), nella trascrizione sia diventato proprio “Meo”.

Tornando alla donazione, questa fu stabilita attraverso un atto datato 12 aprile 1298 e prevedeva che, alla sua morte, la direzione dell'ospedale andasse alla moglie. Alla morte di entrambi sarebbe subentrato il Comune di San Miniato che avrebbe dovuto scegliere il nuovo “spedalingo” entro un mese, altrimenti il diritto sarebbe passato al rettore della chiesa di S. Jacopo. Si trattava della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, comunemente detta di San Domenico perché retta, fin dal 1331, da una comunità di Frati Predicatori. E fu così che l'ospedale entrò nell'orbita dei Domenicani, i quali provvidero all'ospedale e alla costruzione della cappella, beneficiando anche di generose elargizioni da parte di Giovanni Chellini, celebre medico sanminiatese che abbiamo già incontrato nel post UN SANMINIATESE A LONDRA. [per approfondire L. Tognetti, Il convento dei SS. Jacopo e Lucia di San Miniato nel racconto del primo libro della Cronaca, in T. S. Centi, P. Morelli, L. Tognetti, SS. Jacopo e Lucia: una chiesa, un convento. Contributi per la storia della presenza dei Domenicani in San Miniato, Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, Tip. Palagini, San Miniao, 1995, pp. 99-100].

Sfortunatamente la porzione illeggibile dell'iscrizione non fornisce ulteriori elementi. Si legge, ad esempio, anche la parola “Guentino”. Si tratta di un'altra persona coinvolta nelle donazioni all'ospedale? Oppure M[att]eo di Stacollo era originario di San Quintino, che nei documenti più antichi spesso viene indicato proprio come San Guentino? E' impossibile stabilirlo.
E poi, il mese di “giugno”, senza conoscere l'anno. L'atto di donazione abbiamo visto essere dell'aprile 1298, ma poi l'ospedale rimase comunque nella disponibilità di Meo e poi della moglie. Quindi potrebbero essere trascorsi anche molti anni prima che il tutto finisse sotto la direzione dei Domenicani. E se l'iscrizione facesse riferimento al momento in cui i frati presero il controllo della struttura, allora non è possibile ottenere conferme o indicazioni in proposito.

Con questi pochi elementi a disposizione non si può dire altro e molti interrogativi rimangono al momento irrisolti. La ricerca continua... chiunque avesse elementi o informazioni utili alla comprensione del testo dell'epigrafe....

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MEO [MATTEO] DI STRACOLLO [1298]

DBDSM - MEO O MATTEO DI STRACOLLO

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MEO (MATTEO) DI STRACOLLO
Meo (forse Matteo) di Stracollo fu un sanminiatese vissuto nella seconda metà del XIII secolo. Egli, con atto del 12 aprile 1298, donò ai "poveri di Dio" una casa e un orto in Loc. Le Colline affinché venisse costituito un ospedale per le persone indigenti. L'atto prevedeva che in caso di morte, la conduzione dell'ospedale passasse alla moglie. Alla morte di entrambe sarebbe toccato al Comune di San Miniato nominare, entro un mese, il nuovo "spedalingo". Se tale disposizione fosse stata disattesa, il  il diritto sarebbe passato al rettore della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, comunemente detta di San Domenico. Da questa primitiva struttura trasse origine l'oratorio di Santa Maria al Fortino.
Secondo Giuseppe Piombanti, l'eredità di "Meo di Strasoldo" andò invece all'ospedale di San Martino, presso la chiesa di Santa Caterina, incorporato alla fine del '700 negli Spedali Riuniti.
FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
L. Tognetti, Il convento dei SS. Jacopo e Lucia di San Miniato nel racconto del primo libro della Cronaca, in T. S. Centi, P. Morelli, L. Tognetti, SS. Jacopo e Lucia: una chiesa, un convento. Contributi per la storia della presenza dei Domenicani in San Miniato, Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, Tip. Palagini, San Miniao, 1995, pp. 99-100; G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 119.
RIF. SMARTARC: