sabato 9 aprile 2016

LA CURIOSA EPIGRAFE SUL PALAZZO DELLA MISERICORDIA A SAN MINIATO

a cura di Francesco Fiumalbi

Sulla facciata del piccolo corpo di fabbrica addossato alla cosiddetta “Porta Toppariorum”, lungo via Augusto Conti, si trova collocata una curiosa iscrizione. E' sotto gli occhi di tutti da molti decenni, ma nessuno sembra averci prestato attenzione. Non è citata nella Guida di Giuseppe Piombanti e non è presente neppure nell'attento e puntale Corpus delle iscrizioni sanminiatesi, pubblicato da Anna Matteoli in quattro “puntate” sul Bollettino dell'Accademia degli Euteleti (nn. 46/1976, 47/1977, 49/1982 e 50/1983). Nessuno, nella storiografia sanminiatese, sembra essersene occupato. Si tratta, dunque, di una iscrizione “inedita”.

La posizione dell'epigrafe nei pressi della cosiddetta “Porta Toppariorum”
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

La posizione dell'epigrafe nei pressi della cosiddetta “Porta Toppariorum”
San Miniato, via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

D'altra parte un'ampia porzione dell'iscrizione risulta illeggibile, irrimediabilmente consunta. Questa circostanza dipende dal fatto che quella odierna non è la sua collocazione originaria. Dal modo con cui è stata “consumata” si può facilmente ipotizzare che fosse sistemata “a terra”, probabilmente a mo' di soglia per una porta, in un luogo, cioè, dove le persone transitavano frequentemente. Questa la trascrizione del frammento ancora leggibile:

+ QUESTA CAPPELLA E OPERA FU
FACTA E RECTA TUCTA COLLE SPESE
                                           MATTEO DI
                                            GUENTINO
                                               FORTINO
                                             SUA EDITU
                                           DELL’ANNO
                            MESE DI GUNGNIO

L'iscrizione sulla facciata dell'edificio in via Augusto Conti
Foto di Giuseppe Chelli, per gentile disponibilità

Si tratta di un'iscrizione in volgare, non in latino. Dai caratteri e dalle parole usate potrebbe essere tre-quattrocentesca. Essendo l'anno illeggibile, non è possibile stabilirlo.
Innanzitutto il testo fa riferimento ad una “cappella”, ad un luogo religioso, che tuttavia non doveva essere “parrocchiale”, altrimenti si sarebbe utilizzato un termine come “chiesa” o “ecclesia”. Una cappella che fu costruita affiancata ad un'“opera”, ovvero ad un'istituzione (oggi si direbbe una “fondazione” o una “associazione”) appositamente dedita al suo funzionamento e con finalità benefiche e/o assistenziali. L'“opera” in questo caso non va confusa con la “fabbrica”, ma con l'attività che in essa veniva svolta.
Sempre dal testo troviamo la parola “fortino” ed è facile ipotizzare che la cappella in questione sia proprio Santa Maria al Fortino. La circostanza, infatti, è molto plausibile. La piccola chiesetta situata all'intersezione fra le attuali , via Roma, via Catena e via Dalmazia è di proprietà dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, a cui appartiene anche il muro su cui è collocata l'epigrafe. Tra l'altro, fra il 1930 e il 1932, grazie ai proventi di una Lotteria Nazionale, la stessa Misericordia poté entrare in possesso del Palazzo Roffia e dell'edificio attiguo, oltre a restaurare l'oratorio di Santa Maria al Fortino che divenne il “Sacrario” per i Caduti della Prima Guerra Mondiale, inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. Di tutto questo ne abbiamo parlato nei post: GALANTUOMINI – PALAZZO ROFFIA SEDE DELLA MISERICORDIA DI SAN MINIATO e IL RE A SAN MINIATO.

L'oratorio di Santa Maria al Fortino
Foto di Francesco Fiumalbi

E, forse, fu proprio in occasione dei restauri, condotti sotto la supervisione del Canonico Francesco Maria Galli Angelini, che l'epigrafe fu tolta dalla sua collocazione originaria e risistemata dove la possiamo vedere ancora oggi.

E' probabile che quel Matteo citato nell'iscrizione sia proprio quel “Meo” di Stracollo che viene ricordato quale fondatore dell'Ospedale delle Colline o di Santa Maria al Fortino, attraverso il lascito di una casa e un orto “ai poveri di Dio”, affinché l'abitazione servisse da ospedale. Il nome, tra l'altro è ricavato dalla “cronaca” quattro-cinquecentesca del convento di San Domenico e può darsi che “Teo” (diminutivo di Matteo), nella trascrizione sia diventato proprio “Meo”.

Tornando alla donazione, questa fu stabilita attraverso un atto datato 12 aprile 1298 e prevedeva che, alla sua morte, la direzione dell'ospedale andasse alla moglie. Alla morte di entrambi sarebbe subentrato il Comune di San Miniato che avrebbe dovuto scegliere il nuovo “spedalingo” entro un mese, altrimenti il diritto sarebbe passato al rettore della chiesa di S. Jacopo. Si trattava della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, comunemente detta di San Domenico perché retta, fin dal 1331, da una comunità di Frati Predicatori. E fu così che l'ospedale entrò nell'orbita dei Domenicani, i quali provvidero all'ospedale e alla costruzione della cappella, beneficiando anche di generose elargizioni da parte di Giovanni Chellini, celebre medico sanminiatese che abbiamo già incontrato nel post UN SANMINIATESE A LONDRA. [per approfondire L. Tognetti, Il convento dei SS. Jacopo e Lucia di San Miniato nel racconto del primo libro della Cronaca, in T. S. Centi, P. Morelli, L. Tognetti, SS. Jacopo e Lucia: una chiesa, un convento. Contributi per la storia della presenza dei Domenicani in San Miniato, Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, Tip. Palagini, San Miniao, 1995, pp. 99-100].

Sfortunatamente la porzione illeggibile dell'iscrizione non fornisce ulteriori elementi. Si legge, ad esempio, anche la parola “Guentino”. Si tratta di un'altra persona coinvolta nelle donazioni all'ospedale? Oppure M[att]eo di Stacollo era originario di San Quintino, che nei documenti più antichi spesso viene indicato proprio come San Guentino? E' impossibile stabilirlo.
E poi, il mese di “giugno”, senza conoscere l'anno. L'atto di donazione abbiamo visto essere dell'aprile 1298, ma poi l'ospedale rimase comunque nella disponibilità di Meo e poi della moglie. Quindi potrebbero essere trascorsi anche molti anni prima che il tutto finisse sotto la direzione dei Domenicani. E se l'iscrizione facesse riferimento al momento in cui i frati presero il controllo della struttura, allora non è possibile ottenere conferme o indicazioni in proposito.

Con questi pochi elementi a disposizione non si può dire altro e molti interrogativi rimangono al momento irrisolti. La ricerca continua... chiunque avesse elementi o informazioni utili alla comprensione del testo dell'epigrafe....

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