martedì 3 maggio 2016

PAOLO MAIOLI – DOCUMENTI E TESTIMONIANZE

INTRODUZIONE
In questa pagina sono contenute le trascrizioni di documenti, articoli di giornale, deliberazioni e testi aventi ad oggetto notizie ed informazioni riguardanti il Generale Paolo Maioli [San Miniato, 17 gennaio 1864 – Laghi (VI), 20 agosto 1918].
I testi proposti di seguito sono stati utilizzati per redigere, in forma più sintetica, il post IL GENERALE PAOLO MAIOLI.

SOMMARIO:
(01) Delibera di nomina a Presidente Onorario della Ven. Arcinconfr. Misericordia di San Miniato, 14 dicembre 1917.
(02) Manifesto funebre della Giunta Municipale di San Miniato,  28 agosto 1918.
(03) Commemorazione dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato e proposta di organizzazione delle esequie presso la Cattedrale, 29 agosto 1918.
(04) ALBO D'ORO Ricordando.... [Estratto da «La Rocca», anno I, n. 13, 7 settembre 1919, pp. 2-3.].
(05) Decreto del Ministro della Guerra contenente le motivazioni del conferimento della Medaglia d'Argento al Valor Militare.
(06) Manifesto commemorativo dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato del 30 aprile 1922 in occasione del rientro della salma.
(07) LE SPOGLIE DELL'EROICO GENERALE MAIOLI NELLA CITTA' NATALE – CONCORDE MANIFESTAZIONE DI AMORE E DI RICONOSCENZA [Estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 17, 7 maggio 1922, p. 3].
(08) ECHI DEI FUNERALI DEL GEN. MAIOLI [Estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 18, 14 maggio 1922, pp. 2-3].
(09) ONORIAMO IL GEN. MAIOLI [Estratto da «La Voce Fascista», anno I, n. 13, 9 luglio 1922, p. 3].
(10) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Postunitario, F200 S020 UF012, Deliberazioni della Giunta Municipale, Delibera n. 159 del 12 agosto 1922 per l'intitolazione di una via del capoluogo al Generale Paolo Maioli.
(11) IL GENERALE PAOLO MAIOLI [Estratto da A. Tosti, L'esempio dei Capi. I Generali italiani caduti nella Grande Guerra, Libreria del Littorio, Roma, 1930.

Il Generale Paolo Maioli
Immagine tratta da «La Rocca»,
anno I, n. 13, 7 settembre 1919, p. 2.


Delibera di nomina a Presidente Onorario della Ven. Arcinconfr. Misericordia di San Miniato, 14 dicembre 1917. Archivio dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, Protocolli delle deliberazioni del Consiglio e del Magistrato, fasc. 1914-1925, adunanza del 14 dicembre 1917.

[...] Infine il Consiglio, su proposta del Magistrato nomina per acclamazione il Sig. Generale Cav. Paolo Maioli di questa città a Presidente Onorario della nostra Arciconfraternita, in considerazione dei servigi che attualmente presta in difesa della nostra cara Patria e dell'attaccamento che egli e i suoi maggiori hanno sempre avuto verso questa Pia Istituzione. [...]

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Manifesto funebre della Giunta Municipale di San Miniato del 28 agosto 1918. Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Postunitario, busta di manifesti 1917/1919 senza numero di inventario:

COMUNE DI S. MINIATO
CITTADINI,

La guerra non conosce ordini sociali, il
GENERALE PAOLO MAIOLI
è morto versando il suo sangue accanto al sangue di tanti soldati che valorosamente difesero la Patria. La nostra Città ha dato lacrime per tutti, ed oggi piange la perdita del Gentiluomo e del Soldato che tanto seppe combattere il nemico contro il quale imprechiamo. La vittoria immancabile ha voluto in olocausto anche questa nobile esistenza, privando così il nostro esercito di uno dei suoi migliori condottieri; inchiniamoci al fato! Ma in onta ai carnefici, del nostro illustre cittadino, resta in noi la memoria della sua grande ed austera bontà, resta nel cuore dei nostri soldati il glorioso estremo sacrificio per cui si affretterà l'ora della vittoria.
S. Miniato, 28 Agosto 1918

La Giunta Municipale
Elmi cav. Egisto – Sindaco
Conti cav. Alfredo – Assessore
Giusti Ferruccio – Assessore
Mannini Guido – Segretario

S. Miniato – Tip. Bongi

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Commemorazione dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato e proposta di organizzazione delle esequie presso la Cattedrale, 29 agosto 1918. Archivio dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, Protocolli delle deliberazioni del Consiglio e del Magistrato, fasc. 1914-1925, adunanza del 29 agosto 1918.

Il Presidente comunica con dolore la morte del nostro Concittadino Sig. Generale Paolo Maioli Presidente Onorario di questa Arciconfraternita, avvenuta al fronte nel 20 Agosto corrente, mentre, con ardente fede, compiva il suo dovere di soldato e manda un reverente saluto alla memoria benedetta di lui.
Comunica altresì dandone lettura, il Manifesto pubblicato alla Cittadinanza e la lettura di condoglianze inviata aanche a nome del Magistrato alla Vedova dell'Estinto. Ed il Magistrato tutto si unisce a tali manifestazioni di cordoglio approvando pienamente l'operato del Presidente
Quindi lo stesso Sig. Presidente propone che a cura di quest'Arciconfraternita venga effettuato un solenne funerale in Cattedrale in suffragio dello stesso Sig. Generale Maioli, mettendosi d'accordo col nostro Municipio perché tali onoranze funebri siano degne dell'Estinto e per ottenere un concorso pecuniario dal detto Municipio ed il Magistrato in massima approva tal progetto perché il concorso sia tale che solamente la metà della spesa faccia carico a quest'Amministrazione, risolvendosi altrimenti di fare il funerale nella nostra Chiesa.

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Estratto da «La Rocca», anno I, n. 13, 7 settembre 1919, pp. 2-3:

ALBO D'ORO
Ricordando....
20 agosto 1919

Un anno è passato!... Mi trovavo allora in un piccolo paese della Lomellina con un distaccamento dell'89a Fanteria, quando in una sera d'agosto, mentre, prima di prender sonno, stavo sfogliando come al solito il Corriere della Sera, nella pagina dei caduti, vidi di sfuggita, il nome del generale Maioli. Un brivido mi corse per le ossa... e rileggendo attentamente, non ebbi che a constatare la cruda realtà. Si! Era proprio lui!
«Brigadiere generale Paolo Maioli di S. Miniato, caduto eroicamente sul monte Maio, di bombarda nemica».
Rimasi di pietra, e negli infiniti sentimenti che s'inseguirono, affollandosi, nello spirito mio conturbato, mi parve di sognare; finché in una lacrima fredda di dolore, che sciolse l'interno abbattimento di gelo, trovai calma e ristoro, rientrando in me stesso, nella contemplazione serena del triste avvenimento.
E pensai.... e ricordai, nel silezio della notte... e cercai di rispondere alle infinite domande, che mi germogliarono istintive nel profondo dell'anima mia!.... e, in una tragica visione di battaglia, vicino alla serena ed eroica figura dell'estinto, vidi una dona genuflessa trattenere a stento le lacrime, nella sofferenza più forte del suo dolore grandissimo, consorte degna di un degnissimo ufficiale; mentre un giovine nel fiore degli anni, appena avviato alla carriera delle armi, al mattino del suo avvenire, imparava ad apprezzare, dalla terribile sciagura, la grandezza del sacrificio per la patria: era la cara famigliola tua, che, nel profondo dispiacere, partecipava nobilmente del suo eroismo, guadagnandosi, imperitura, la riconoscenza della patria....
Così appresi la notizia dell'eroica morte del generale Maioli; e da quella sera d'agosto, quei medesimi sentimenti, quelle medesime riflessioni, si ripetono, si moltiplicano, si ingrandiscono...
«L'eroe incomincia a vivere il giorno della sua morte», e dal 20 agosto 1918, la nobile figura del generale Maioli, come cresce gigantesca nella gloria immortale dell'epopea nazionale di giorno in giorno aumento in me stesso, la venerazione, la riconoscenza, la memoria incancellabile. E in questo anniversario, nel silenzio che mi circonda, quanto è bello ricordare, quanto è bello riandare il passato!....
L'11 di giugno del 1916, sul tramontare della terribile offensiva austriaca del Trentino, la mia brigata, già decimata per gli ultimi combattimenti in Val d'Astico, lasciava il monte Sammano, per recarsi a riposo a Piazzola sul Brenta, onde attendere alla sua riorganizzazione. Appena disceso alla piccola stazione di Poiana, per procedere poi, per via ordinaria, alla nostra destinazione, seppi in quel paese si trovava a riposo il 7° Artiglieria da campagna e pensai subito al colonnello Maioli, che lo sapevo comandante del medesimo. Per più sicurezza n'ebbi anche decisa conferma da ufficiali e soldati, da me interrogati in proposito, lungo la strada. Mi dispiacque di non averlo potuto trovare quella mattina, e d'altra parte, non potevo trattenermi dovendo seguire la Compagnia; ma la sicurezza di vederlo appena avessi potuto, mi fece pregustare quel felice momento, ansiosamente desiderato. E venne quel momento indimenticabile, quando due giorni dopo il nostro arrivo al riposo di Piazzola, potei ottenere mezza giornata di permesso, per recarmi a Poiana in bicicletta. Da distanza, vidi il Colonnello davanti alla porta del suo Comando, che s'intratteneva famigliarmente con altri due ufficiali superiori. La serenità del suo viso, la lucidezza del suo sguardo, infondevano rispetto e confidenza; le vere doti di un gran condottiero. Mi avvicinai, trattenendo a stento l'esuberanza della mia gioia, e alla distanza prescritta, feci il saluto militare. Sul primo non mi conobbe, ma subito dopo, facendo un gesto di sorpresa, si avvicina e mi stringe fortemente le mani. Licenziati gli altri ufficiali, mi conduce nel suo ufficio, mi fa accomodare vicino a sé, e, con faccia raggiante di contentezza, incomincia a tempestarmi di domande. Passai due ore con lui: che può ridir l'interna e profonda soddisfazione? Domandò di me, della mia famiglia, del mio reggimento; mi chiede dei soldati, del morale delle truppe di fanteria, mi parlò della guerra con la serenità di un vero militare, con la ferma speranza di un vero cittadino d'Italia. E m'incitava al coraggio.... e mi colmava di amorevoli consigli.... e i suoi occhi divenivano lucenti.... e il suo viso si taceva di fuoco, emanando il nobile profumo della sua bell'anima forte e generosa!.... Oh! quanto deve lo spirito mio, a quel fortunato incontro di guerra! Come mi sentii più forte, più tranquillo, più contento, all'uscire da quella casetta, che ancor vedo nel mio pensiero, spiccare infra il verde della gaia pianura padovana! Quale efficace esempio non suscitò sempre in me stesso il ricordo continuo del colonnello Maioli!
Dopo pochi giorni, il mio reggimento partiva per il Carso, occupando le posizioni di Monfalcone, e, a breve distanza di tempo, il valoroso duce del 7° da campagna, veniva alla mia destra, nel settore di Gorizia e prendeva parte alle gloriose battaglie che portarono alla conquista dell'eroica città della Carniola.
Da quel tempo più non lo vidi, ma gli scrissi sovente; mentre lui mi rispondeva con poche ma sentite e amorevoli frasi, che erano il più bel nutrimento dell'anima mia nelle vicende di guerra.
Assunto dipoi alla carica di generale d'artiglieria, ebbe agio di far rifulgere ancora maggiormente le sue più squisite qualità della mente e del cuore, e ciò viene sinceramente confermato da ufficiali e soldati che ebbero la fortuna di trovarsi alle sue dipendenze. Il disastro di Caporetto, che egli comprese in tutta la sua gravità, sebbene l'addolorasse profondamente, aumentò in lui la volontà di resistenza e la ferma fiducia nella riscossa della patria che egli amava con vera tenerezza. E fu completa, generosa, la sua opera nel ricostruire, nel riorganizzare, nell'infondere in tutti il coraggio, la fermezza, la fiducia, nel dare ovunque e in ogni circostanza, un esempio continuo e salutare. E le sventate offensive nemiche del Grappa e del Montello lo ricolmarono di gioia e di soddisfazione, e, aspirando con tutta l'anima sua alla vittoria che già presentiva, dette tutto sé stesso all'ultimo sforzo, mentre, nella previsione di qualunque avversa eventualità, scriveva e conservava amorosamente i seguenti ricordi per sua moglie: «Sono alla guerra e se sarò destinato a rimanervi desidero quanto appresso:
Ammesso che di questo corpo ne rimanga un resto, voglio esser sepolto nel cimitero ove riposano le ossa dei miei vecchi. Voglio una cappella che abbia tutto l'emblema del soldato, semplicissima. Le sole quattro pareti con modesto letto. La cappella deve esser contornata di cipressi. Voglio esser sepolto come i miei poveri soldati: sotto terra.
Sotto la stessa volta sia riserbato il posto per mia moglie che, a suo tempo, verrà presso di me.».
Nessun commento a questo testamento spirituale di un'anima, che quasi presentendo la sua fine, l'affrontò con la serena tranquillità di chi sa di dover compiere ad ogni costo il proprio dovere. Queste frasi, questi ricordi così sentiti, sono l'espressione sincera di un uomo che altro ormai non vede al di sopra dei supremi destini della patria.
E con questi sentimenti, con la calma serenità di chi è pronto a qualunque sacrifizio, il generale Maioli di dette a preparare con tutte le sue forza, l'azione del M. Maio.
Tutto era pronto quella mattina del 20 agosto; tutto era stato da lui scrupolosamente controllato; la sua opera aveva superato i limiti del necessario; ma non vi sono limiti per l'eroe, e, affrontando qualunque pericolo, il generale Maioli volle portarsi fino sulle prime linee ad ispezionare un osservatorio avanzato, vicinissimo al nemi.
E là su quel contrafforte del Grappa, a cui le aure di mattina portavano il saluto d'Italia, in mezzo ai suoi ufficiali e soldati che l'adoravano, con la faccia rivolta in avanti, verso i confini lontani, cadeva serenamente, offrendo alla patria, insieme con suo, il sacrificio generoso della sua cara famiglia.....
Era il 20 d'agosto del 1917: e da quel giorno indimenticabile il suo nome si scolpiva, indelebile, nella riconoscenza di tutta la nazione che lo riponeva amorosamente nell'albo d'oro dei suoi eroi. Il dolore dei suoi ufficiali, dei suoi soldati, di tutti quelli che ebbero il vanto di conoscerlo fu pari alla grandezza del suo eroismo: e da ogni parte corsero alla sua famiglia le condoglianze sincere di chi vedeva privato l'esercito di uno dei suoi migliori capi.
Pochi giorni dopo il comandante di Deposito del 2° Artigl. da campagna emanava alle sue truppe quest'ordine del giorno:

«Addì 29 agosto 1915 assumeva il comando del 2° Regg. Artigl. da campagna il colonnello Maioli cav. Paolo, che ne reggeva le sorti gloriose fino al 4 maggio 1916. Eravamo ancora nei primi periodi della guerra. L'Italia, che pur non aveva ancora completato e portato all'attuale efficienza i prii armamenti, aveva però rotto gli indugi, ed era entrata generosamente in guerra quando la Russia, allora fedele alleata, si era venuta a trovare a mal partito.
Attraversato l'Isonzo, varcato in più punti l'antico confine, le schiere italiane si erano venute ad arrestare contro le forti posizioni minuziosamente preparate ai nostri danni da mezzo secolo dall'antica ed infida alleata.
Il colonnello Maioli resse così il 2° Regg. Artiglieria da campagna appunto in quell'epoca in cui l'esercito italiano dette, specialmente là sui primi pendii del Carso a cui si teneva saldamente aggrappato, la prova di quella salda resistenza piena di sacrifici e di abnegazione che consentiva al paese di completare le sue forze militari e muovere alle successive trionfali conquiste, e che permetteva l'alleggerimento della pressione sulle altre fronti degli alleati.
Quanti ebbero con me l'onore di trovarsi in guerra agli ordini del Colonnello Maioli non scorderanno mai il cavalleresco comandante, pieno di sereno ardire, efficace incitatore ai maggiori ardimenti. Dal 2° il colonnello Maioli passò al comando del 7° artigl. da campagna col quale prese parte alle gloriose battaglie che portarono il tricolore italiano sul castello di Gorizia.
In seguito fu assunto alla carica di Generale d'Artiglieria nella quale rifulsero anche maggiormente le sue elette doti di mente e di cuore. Ed appunto mentre attendeva a tali alti suoi compiti, il 20 del corrente mese, moriva in un ospedaletto da campo, per gravissima ferita di scheggia di granata riportata il giorno stesso in un osservatorio.
Alla gloriosa memoria del valoroso generale, già comandante del nostro 2° regg. in guerra, vada il nostro pensiero ammirato e riconoscente.»
Il Colonnello
Comandante le truppe al Deposito
DEMATTEIS

I sentimenti e gli affetti di quest'ordine del giorno furono sentiti e manifestati in tutti i reggimenti e reparti, per cui era passato, nella sua carriera militare, il generale Maioli.
E nel silenzio della sua città natia la sua amata consorte era confortata dalle continue attestazioni di dolore e ammirazione che le giungevano da ogni parte d'Italia.
L'8 settembre del medesimo anno il ministro della guerra, scriveva:

«Gentilissima Signora,
Tengo a farle giungere l'espressione del mio più vivo cordoglio per la morte del suo valoroso marito, morte che tuttavia ogni soldato può invidiare, perché illuminata dalla luce del sacrificio della patria.
L'esercito ha perduto col brigadiere generale Maioli una bella figura di soldato, che tutte le sue esimie capacità à dedicato al compimento di un dovere austeramente sentito, e ne onorerà fedelmente la memoria come simbolo delle più elette virtù militari.
Voglia gradire, gentile Signora, i sensi del mio particolare ossequio.
Dev.mo
f.° ZUPELLI»

Il Colonnello Brigadiere Baunngarter, scrivendo alla sua consorte, diceva fra l'altro: «....così giovane, così gioviale, pieno di coraggio mirabile e ricco delle più alte doti di mente e di cuore».
E il generale Buongiovanni, in altra lettera: «....ufficiale di alto valore e di sicuro avvenire, uomo di rara bontà e di nobilissimo sentire è caduto da soldato nel compimento del suo duro dovere di guerra, fra l'ammirazione e il compianto delle sue truppe».
Il Generale Saporiti, comandante la 69° divisione, che aveva pronunciato un bellissimo discorso sul feretro dell'eroe, scriveva alla sua signora: «Il generale Maioli è morto della più bella morte cui possa aspirare un soldato ed il suo sangue è per noi oramai un prezioso pegno per la vittoria delle nostre armi».
Il generale Maioli fu decorato di medaglia d'argento al valore con una splendida motivazione. Dipiù ebbe una medaglia d'oro commemorativa fatta coniare dal comando del V corpo d'Armata, medaglia che fu concessa solamente a S. M. il Re, al gen. Diaz, al Duca d'Aosta e a D'Annunziao che aveva dettato l'iscrizione: In una fede – In un valore – In un amore – Traide profonda, che appartiene solamente all'anima dei grandi.
Passano le cose tutte, corrono i fati della storia, ma nel continuo, eterno incalzarsi degli eventi umani, quasi stella lucente che aumenta la sua luce di fuoco nell'ombra che la circonda, sta la figura dell'eroe nella memoria imperitura dei popoli a ricordo del passato, ad esempio vivente dell'avvenire.
Cittadini di S. Miniato, ricordiamoci che il generale Maioli è un figlio della cara terra nostra, e non demeritiamo del sangue dei nostri morti.
Rendiamoci degni di tanto onore! E intanto rinnuoviamo alla sua amata famigla i sentimenti più vivi del nostro cordoglio e della nostra ammirazione, come pegno perenne del nostro ricordo e della nostra più grata riconoscenza.

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Decreto del Ministro della Guerra contenente la motivazione al decreto di Vittorio Emanuele III per il conferimento della Medaglia d'Argento al Valor Militare al Generale Paolo Maioli [da F. M. Galli Angelini, Il Generale Paolo Maioli 1864-1918, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 29, 1954-55, p. 20]

MINISTERO DELLA GUERRA
SEGRETARIATO GENERALE

S. M. il Re con suo decreto in data 27 Maggio 1920, ha sanzionato la concessione, fatta sul campo dalle supreme autorità mobilitate, di una Medaglia d'Argento al Valor Militare al Brigadiere Generale Comandante d'Artiglieria 69° Divisione,

MAIOLI CAV. PAOLO
da S. Miniato (Firenze)

Comandante d'artiglieria divisionale, per assicurare il maggior rendimento delle proprie artiglierie, ed il più sicuro collegamento con le fanterie della divisione, si recava sovente in prima linea, mostrando, nell'adempimento del proprio dovere, il massimo sprezzo del pericolo.
In una di tali ricognizioni, incontrava serenamente la morte – Monte Majo 20 Agosto 1918.

Roma addì 23 dicembre 1920
IL MINISTRO
F.to BONOMI

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Manifesto commemorativo dell'Arciconfraternita di Misericordia del 30 aprile 1922 in occasione del rientro della salma. Archivio dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato

R. Ven. Arciconfr. di Misericordia
di S. Miniato

CITTADINI
Dalle balze insanguinate del Trentino a piè di quelle alte montagne già redente col sangue di tanti eroi che gli giacquero accanto, sta per ritornare ai colli nativi, ove sarà tumulata, la spoglia mortale, dell'eroico
GEN.LE PAOLO MAIOLI

che voi tutti conosceste e di cui tutti apprezzaste la nobiltà dell'azione.
Il nostro baldo concittadino dopo avere immolato al dovere tanta bontà, tanto ingegno, tanti sogni di vita e di amore sul contrastato confine d'Italia, ritorna a noi per confortarsi del nostro pianto, delle nostre preghiere alla quieta ombra dei cipressi del nostro solitario Camposanto. Sia reso l'ultimo tributo d'affetto a Colui che fu Presidente Onorario del nostro Sodalizio.

CITTADINI
Dalle tombe di colore che sacrificarono la propria vita per la grande Italia, spira più solenne il sentimento della virtù, poiché essa solamente fa parte dell'anima immortale. Accorrete dunque per la memoria dell'Illustre Defunto a ricomporne le gloriose spoglie sull'arca, apprestata dalla somma porta dalla dolce sua sposa e del figlio inconsolabili, sulla quale le madri verranno ad additare ai figli l'esempio di questo nostro illustre concittadino, che coll'animo volto all'antica grandezza della Patria, seppe pugnando e morendo emulare il valore degli avi.

S. Miniato , 20 aprile 1922
IL MAGISTRATO

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Estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 17, 7 maggio 1922, p. 3:

LE SPOGLIE DELL'EROICO GENERALE MAIOLI NELLA CITTA' NATALE – CONCORDE MANIFESTAZIONE DI AMORE E DI RICONOSCENZA

Accolta dall'unanime vivissima commozione della cittadinanza intiera è arrivata nella nostra S. Miniato la salma dell'illustre concittadino generale di artiglieria Paolo Maioli, caduto sul campo dell'onore il 20 agosto 1918.
Il feretro avvolto nel tricolore è stato deposto nella chiesa parrocchiale di S. Caterina addobbata a lutto. Hanno montato la guardia d'onore i rappresentanti delle associazioni con vessillo, mutilati e invalidi, ex combattenti, fratellanza militare e reduci di guerra. La salma è stata vegliata anche dalla desolata vedova N. D. Luigia Pini-Maioli, dal figlio tenente Giuseppe e dai congiunti, fra i quali il generale Briccola ed il Maggiore Amalfitano.
Alle pareti della Chiesa sono stati appesi tutti i nastri delle corone che in zona di guerra vennero offerti al compianto Generale Maioli dalle Autorità Militari, dai colleghi e di subalterni. Sulla porta leggesi una bella epigrafe dettata dal Prof. Delli. L'intiera cittadinanza Samminiatese si è recata in mesto pellegrinaggio nella Chiesa di S. Caterina per rendere il suo reverente saluto ai resti gloriosi del prode suo figlio. Ai lati del feretro circondato dalle corone, ardono i ceri. E' stato pure collocato un grande ritratto del defunto. Hanno pubblicato nobilissimo manifesti il commissario prefettizio del comune cav. Attilio Masiani, l'Associazione delle madri e vedove di guerra, della fratellanza militare, dei reduci e della R. Ven. Misericordia.
Numerose messe piane sono state celebrate lunedì, martedì e mercoledì. Questa mattina hanno avuto luogo i funerali in forma solenne, officiati da S. E. Mons. Vescovo Falcini. La messa in musica è stata eseguita dalla Schola Cantorum Diocesana e dall'orchestra cittadina, sotto la direzione del Sac. Dell'Antico. Vi ha preso pure parte il maestro Francesco Pisano, siedeva al piano il Sac. Ettore Batisti. Sono presenti tutte le autorità civili e militari, numerosi ufficiali di artiglieria, i rappresentanti delle associazioni ed istituti cittadini e numerosissimo popolo. Vi assistono pure la vedova ed il figlio. Dopo la messa Mons. Falcini ha pronunziato un nobilissimo discorso di circostanza, fra l'intensa commozione di tutti.
Alle ore 16 è avvenuto il trasporto della Salma nella Cappella Gentilizia Maioli nel nostro Cimitero Comunale. SI è formato il corteo: precedono il corpo dei pompieri, la filarmonica cittadina, un picchetto armato di fanteria ed un altro di carabinieri, la Croce, le associazioni religiose ed il clero, officiava il Can. Cav. Genesio Chelli parroco della Chiesa di S. Caterina. Veniva poi il feretro portato dagli ufficiali in congedo in divisa. Erano a destra: cav. Attilio Masiani commissario del comune, marchese Incisa di Camerana sottoprefetto, prof. Sabatino Novi per le associazioni militari; a sinistra: generale Sandulli rappresentante l'Esercito, Bianchi Clorinda per le madri, vedove, orfani di guerra, conte comm. Federigo Ubaldini per la R. Misericordia di cui l'estinto era presidente onorario. Ai lati del feretro vi erano pure i carabinieri in alta uniforme. Seguiva l'attendente dell'Estinto che portava le decorazioni, la sciabola ed il berretto dell'Eroico Generale. Seguivano la famiglia ed i congiunti, le madri e le vedove di guerra.
Veniva quindi il Gonfalone del Comune e tutte le Associazioni cittadine numerosissime.
Il corteo attraversa le vie della città affollatissime. Il popolo accorso da tutte le parti del Comune per partecipare a questa doverosa manifestazione di omaggio alla memoria del generale Maioli. Le botteghe ed i negozi sono stati chiusi in segno di lutto cittadino, il vessillo nazionale abbrunato è issato in tutte le case. Dalle finestre vengono gettati fiori sul feretro. La folla commossa assiste al passaggio del lungo corteo che sosta dinanzi la chiesa della Venerabile Misericordia per la benedizione della salma. Il corteo si rimette in moto e si ferma al borgo della Crocetta. Dinanzi al R. Conservatorio di S. Chiara vengono pronunziati i discorsi.
Fattosi il più religioso silenzio il Commissario del Comune dice: “La terra natale apre oggi le sue braccia al figlio generoso generale Paolo Maioli, come già fece la gran madre, quando egli cadde esanime, ammirevole esempio di impavido eroismo. Dovere e sacrificio furono i plasmatori della sua azione e della sua coscienza di padre, di cittadino e di soldato fino a che anche la sua vita egli offerse alla santa causa dell'avvenire e dell'onore della Patria. Eppure Egli avrebbe potuto scansare i pericoli delle ultime battaglie della immane guerra, per le sue condizioni di salute e non avrebbe incontrata la morte nel conflitto fatale, se non si fosse troppo spinto al cimento, dimentico del suo grado, come un umile fante. Ma la nobiltà della sua anima, il suo cuore di soldato d'Italia, il ricordo del sacrificio, dello strazio di tanti figli della sua stessa terra, di tante madri di tante spose, gli ripeterono anche quella volte che il più efficace, insegnamento è l'esempio e che il primo posto nel cuore dei cittadini deve essere la Patria. E così tu, o generale Maioli, dalle alte sfere potesti vedere subito dopo la tua morte, la nostra Italia vittoriosa e più grande. Oggi un altro voto si adempie. La dolce sposa, il figlio diletto, i parenti, i concittadini avranno da ora e sempre le tue spoglie, fra i loro morti, sul colle incantevole e mesto, benedetto dalle loro lacrime e dalle loro preghiere. Che anche gli altri sanminiatesi morti nelle contrastate contrade ritornino presto fra noi e che le vostre belle anime, il vostro sacrificio ritrempino le nostre coscienze, sicché tutti i figli d'Italia continuino l'opera dei nostri martiri, per rendere presto la nostra Patria rispettata e felice, come ce lo impone un sacro dovere di riconoscenza e di affetto.
Segue il generale Sandulli che porta il saluto dei compagni d'arme all'illustre Estinto, descrive le azioni di guerra a cui prese parte il generale Maioli, legge la motivazione con cui gli venne decretata la medaglia d'argento al valore, ricorda le sue virtù di soldato ed il suo animo generoso, rievoca la sua morte gloriosa.
Il presidente dell'Associazione dei combattenti, sig. Gino Giunti, pronuncia un nobilissimo discorso vibrante di schietto patriottismo e di affetto verso il compianto Generale e verso coloro che sacrificarono la vita per il bene d'Italia.
Parla infine il conte Ubaldini a nome della R. Misericordia. Il figlio dell'Estinto vivamente commosso ha ringraziato.
Si è quindi ricomposto il corteo che ha preceduto verso il Cimitero mentre la Filarmonica cittadina dava l'ultimo mesto saluto al compianto suo socio benemerito. Al Camposanto la salma è stata ricevuta dal Cappellano Can. Antonio Starnini ed alla presenza della Vedova, del figlio e dei congiunti è stata tumulata nella Cappella Gentilizia Maioli.

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Estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 18, 14 maggio 1922, pp. 2-3:

ECHI DEI FUNERALI DEL GEN. MAIOLI
Riceviamo e pubblichiamo.

On. Direzione de «La Vedetta»
Voglio sperare che mi sarà consentito un poco di spazio in cotesto settimanale, onde manifestare un desiderio che non è mio soltanto, ma dell'intiera cittadinanza. Non è ancora spento e non potra spegersi così presto il ricordo dei funebri solenni che la cittadinanza samminiatese tributò alla salma dell'eroico Generale Paolo Maioli.
Tanto nome non ha bisogno di essere illustrato, poiché la voce del popolo è la voce di Dio. Fino ad oggi si costuma intitolare le nostre vie al ricordo di gloriosi cittadini che illustrarono con opere egregie la terra natia, acciocché i posteri a quelli si aspirino e consacrino la vita al bene della nazione. Perché dunque non esaltare in pubblico il nome di Paolo Maioli, nel quale, vediamo quasi compiuta la liberazione d'Italia, e al suo nome dedicare una via?
L'egregio Commissario non avrà male che gliela indichiamo: e sarebbe preferibile quella parte di Via Pietro Bagnoli che dalla Piazzetta di Pancole giunge in Piazza XX Settembre presso l'abitazione della Vedova del compianto Generale Maioli.
Che ne dice quindi il nostro Commissario!
Voglio augurarmi che questo, che finora è aspirazione comune, divenga presto un fatto compiuto, degno onore a quanti eroicamente caddero sui campi di battaglia.
Con ringraziamenti
C. Genesio Chelli

La N. D. Luigi Piani V. Maioli ci invia la lettera che riportiamo qui sotto mentre rinnoviamo a Lei ed al figlio Giuseppe, tenente d'artiglieria, l'espressione del nostro cordoglio per la morte del valoroso Generale Maioli che S. Miniato, sua terra natale, ha ricordato e onorato in un'apoteosi di fede e di gloria.
6 maggio 1922
Gent.mo Sig. Direttore,
Io sarei molto riconoscente se volesse aver la bontà di pubblicare nel suo giornale questa mia lettera, con la quale intendo ringraziare la buona popolazione Samminiatese per la spontanea dimostrazione d'affetto data alla salma del mio Caro Marito, incontrandola al suo arrivo, consolandola di preghiere, accompagnandola all'ultima dimora.
In particolare poi esprimo i sensi del mio grato animo alla R. Venerabile Arciconfraternita della Misericordia che compì con amoroso zelo i servizi intorno alla lacrimata spoglia, ai Reduci delle Patrie Battaglie, i Reduci di Guerra, i Mutilati e Invalidi di Guerra, i Combattenti che le fecero guardia d'onore, le Associazioni tutte, le Confraternite, le Scuole e quanti con la loro presenza onorarono il Caro Estinto.
Vivamente ringrazio le Autorità cittadine, le Autorità Militari, S. E. Mons. Vescovo Falcini, che con la Loro presenza resero più solenni le meste onoranze, gli amici tutti, molti dei quali venuti espressamente da lontano, e fra cui primissimo il Maggiore Amalfitano che accompagnò nel ritorno il Caro Estinto, con amore di parente ed amico.
Mio figlio si unisce meco nell'esprimere tutti questi sentimenti riconoscenti.
Ringrazio Lei pure Signor Direttore e distintamente La saluto.
Devotissima
Luigia Pini ved. Maioli

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Estratto da «La Voce Fascista», anno I, n. 13, 9 luglio 1922, p. 3:

ONORIAMO IL GEN. MAIOLI
Anche «La Voce Fascista» sente il dovere di pregare il nostro Commissario affinché venga intitolata parte della Via Pietro Bagnoli al nostro Generale caduto nella grande guerra.
Con questo il giornale non compie un semplice atto di imitazione e di cortesia, ma è interprete del desiderio e della volontà di tutti i numerosi Combattenti che militano nel fascismo e degli altri iscritti che se non vantano la gioia di aver lottato e vinto per l'Italia, hanno provato e provano ogni giorno di sentire delle vene scorrere il sangue dei forti.
Noi fascisti poi chiediamo questo ricordo perché vogliamo in esso sintetizzare tutte le glorie della guerra e vogliamo eternare con il nome del più illustre Caduto, le centinaia di umili eroi strappati alla terra ma presenti sempre in noi e nell'orgoglio delle loro famiglie.
Il nome glorioso di Maioli servirà anche ad essere di monito ai deprecatori del valore Italico, a scolpire nelle loro grette menti che per l'unità Italica lottarono e morirono tutti, dall'umile fante agl'ideatori delle nostre vittorie ed a ricordare che sulla Fronte Italiana capie e gregari insieme vollero dividere gli eroismi, soffrirne gli strazi.
La nostra volontà sia esaudita essa è non solo l'emanazione di uomini di parte, ma è il desiderio di una cittadinanza intiera, di un popolo che è superbo di annoverare tra i nomi gloriosi dei 400 Caduti anche quello del Generale Paolo Maioli e vuole col dedicargli una via fare omaggio al Caduto e ricordare ai posteri l'onore che il destino ha lui concesso.
Dott. Mario Banti

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Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Postunitario, F200 S020 UF012, Deliberazioni della Giunta Municipale, Delibera n. 159 del 12 agosto 1922:

Intitolazione di via al nome di Paolo Maioli
Visto il n. 18 in data 14 maggio u.s. del locale periodico «La Vedetta» e il n. 13 in data 9 luglio decorso dell'altro periodico locale «La Voce Fascista», nei quali concordemente s'invoca un provvedimento che consacri al nome augusto del Generale Paolo Maioli, morto gloriosamente in guerra, una delle vie interne della città e possibilmente quel tratto dell'attuale via «Pietro Bagnoli» che dalla piazzetta di Pancole si stende a piazza «XX Settembre».
Vista la lettera 18 giugno u.s. n. 330 della Sezione sanminiatese dell'Associazione Nazionale Combattenti con cui, plaudendosi all'iniziativa presa dei due periodici, si fanno voti perché l'amministrazione comunale aderisca al desiderio dell'intera cittadinanza che nel nome di Paolo Maioli, generoso simbolo di carità di patria, intende esaltare e glorificare anche quello di tutti i caduti per la grandezza dell'Italia.
Vista la lettera 22 luglio n. 323 del Presidente dell'Accademia degli Euteleti e della Società Storica della Val d'Elsa con cui esprimendosi, su richiesta di questa Amministrazione, il favorevole giudizio di quelle due Associazioni culturali sull'invocato provvedimento, si fa tuttavia presente l'opportunità di dedicare alla memoria del Generale Maioli il tratto della strada «Bagnoli» che da Piazza Buonaparte conduce a Piazzetta di Pancole perché nell'altro tratto indicato dalla stampa locale e dall'Associazione Combattenti ebbe la sua abitazione ed ha ora sepoltura, nella chiesa di S. Paolo, la salma dell'illustre e benemerito cittadino sanminiatese Pietro Bagnoli.
Ritenuto giusto ed opportuno aderire alle richieste delle locali Associazioni e dell'opinione pubblica.
Visti gli art. 3 della legge Comunale e Provinciale, 1 e. 127 del relativo regolamento.
Coi poteri del Consiglio.
DELIBERA
di intitolare il tratto della via denominata «Pietro Bagnoli» che conduce dalla piazza Buonaparte alla piazzetta di Pancole al nome glorioso di «Paolo Maioli» e di procedere in conseguenza, a nuova numerazione degli edifici compresi nel predetto tratto di strada.

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Estratto da A. Tosti, L'esempio dei Capi. I Generali italiani caduti nella Grande Guerra, Libreria del Littorio, Roma, 1930.

Il Generale Paolo Maioli, era nato a San Miniato (Pisa); compiuti i suoi studi al Collegio Militare di Firenze ed all'Accademia Militare, era stato nominato Sotto Tenente di artiglieria nel 1883; Tenente nel 1885, Capitano nel 1893, Maggiore nel 1908, prestò servizio successivamente nei Reggimenti da campagna 11°, 23°, 20°, 19°, 15°, e 7°, acquistando una conoscenza più sempre vasta e più profonda dell'arma e segnalandosi in ogni occasione per zelo, per amore allo studio, per conoscenze tecniche.
Nella primavera del 1913, durante un'esercitazione del suo gruppo, cadde da cavallo, riportando delle lesioni talmente gravi, che dovette essere collocato in aspettativa. Ma scoppiata appena la guerra mondiale, sebbene non fosse ancora completamente ristabilito, egli si affrettò a domandare il richiamo in servizio. L'ottenne, ma essendo stato dichiarato inabile alle fatiche di guerra, non poté, nel maggio 1915, partire col suo reggimento per la fronte. Solo chi gli visse accanto in quei giorni può ridire tutta la pena che gli strinse il cuore, nel vedere partire per la guerra le sue belle batterie, mentr'Egli era costretto a rimanere, invalido, in un deposito. Non sapendosi rassegnare a questa sorte dolorosa, non si stancò di inoltrare domande su domande, per essere inviato alla fronte, fino a quando fu accontentato. Promosso appena colonnello, ai primi di settembre 1915 fu inviato ad assumere il comando di un reggimento in linea; il 2° da campagna, dislocato nella zona di Monfalcone.
Prese parte con esso ai combattimenti dell'autunno 1915 ed a quelli del Marzo-Aprile 1916 (quinta battaglia dell'Isonzo); nel maggio, alfine, gli fu concessa la grande gioia di potersi riunire ai suoi antichi compagni del 7°, divenendo il loro bene amato comandante. Molti artiglieri che egli aveva visti partire pieni di entusiasmo da Pisa, avevano già lasciato gloriosamente la vita sul campo, molti ufficiali erano cambiati, ma ciò nonostante al Colonnello Maioli parve di ritrovare una sua seconda famiglia, e non nascose egli la sua gioia sincera: «Amo i miei ufficiali – scriveva in una sua lettera – ed i miei cannonieri come se fossero miei figli, e sono orgoglioso e superbo di loro....».
Il reggimento era dislocato nella zona di Santa Maria di Tolmino, ma pochi giorni dopo che il Colonnello Maioli ne aveva assunto il comando, esso dovette precipitosamente accorrere nella pianura tra Padova e Vicenza, per entrare a far parte di quella 5a Armata, che era destinata a sbarrare il passo al nemico, qualora fosse riuscito a sboccare dalle valli Trentine. Scongiurato il pericolo, il 7° reggimento fu inviato nella zona di Gorizia, ove prese parte attivissima alla vittoriosa battaglia dell'agosto ed alle successive azioni dell'autunno 1916.
Per la sua vigorosa azione di comando e per la sua attività infaticabile, il comandante del reggimento riscosse gli elogi più vivi dal Comando di Artiglieria del VI° Corpo d'Armata.
Ai primi di marzo del 1917 il Colonnello Maioli, promosso Brigadiere Generale, fu destinato ad altro incarico, affidatogli il Comando Generale di artiglieria nel settore montano.
Ai suoi cannonieri del «vecchio settimo» disse nel lasciarli, tutto il suo rammarico: «Udirò certo, anche lassù, tuonare sempre forte e possente la voce del cannone, ma non si affievolirà per questo il ricordo nostalgico di un'altra voce che audacemente spavalda sotto il tempestare del nemico, ho sempre sentita ferma: la vostra!» E terminò con un augurio: «Esprimiamo insieme il voto che il nostro reggimento, nel nome santo d'Italia, dalle posizioni strappate al nemico, al di là dell'ultima trincea, possa tuonare a festa per accompagnare l'urlo vittorioso del fante».
Purtroppo al Generale Maioli non fu dato di salutare l'auspicata vittoria. Comandava egli l'artiglieria della 69° Divisione in Val d'Astico allorché il mattino del 20 agosto 1918, durante una ricognizione sul monte Majo, spintosi a solo 150 metri dal nemico, fu mortalmente ferito da una scheggia di bomba. Pochi giorni prima, ad un suo ufficiale che gli aveva fatto notare il pericolo ch'Egli avrebbe corso nel passare per un punto particolarmente preso di mira dai tiratori nemici, il Generale aveva risposto: «Siamo qui per fare una ricognizione e non per far credere di averla fatta». Ed era passato per primo.
Il suo ardimento gli costò la vita.
Fino all'ultimo istante, mantenne lucidissima la mente e l'animo fermo; anche nella morte egli fu di esempio, così come è consacrato nella motivazione della medaglia d'argento, concessa alla sua memoria.
Ai suoi ufficiali, che cercavano di allontanare i soldati accorsi attorno al Generale morente, Egli disse: «Lasciateli stare, è bene che vedano che anche i generali muoiono come loro».

I testi proposti in questa pagina, sono stati utilizzati per redigere, in forma più sintetica, il post IL GENERALE PAOLO MAIOLI.

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