giovedì 5 maggio 2016

UMBERTO BONGI E FRANCESCO BENVENUTI DUE CADUTI SANMINIATESI DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

a cura di Francesco Fiumalbi

In questa pagina sono contenute le informazioni relative a due sanminiatesi che morirono in combattimento durante la Prima Guerra Mondiale. Erano legati da una profonda amicizia, appartenevano alla medesima 655° Compagnia di Mitraglieri e trovarono la morte insieme sull'Altopiano del Carso fra l'11 e il 12 aprile del 1917. Si tratta del Caporale Francesco Benvenuti, di anni 22, e del Caporale Umberto Bongi, di anni 29, cugino del Canonico Genesio Chelli, Tenente Cappellano Militare, (successivamente rettore della chiesa di Santa Caterina e della Propositura di S. Maria Assunta a Casciana Terme) che fu testimone del tragico epilogo. Il sacerdote si occupò anche di trovare sepoltura ai due sanminiatesi presso Monfalcone (Gorizia). Le salme fecero ritorno successivamente a San Miniato e furono tumulate nella Cappella Votiva ricavata presso la chiesa di Santa Caterina (inaugurata nel 1925), quindi traslate nel 1957 nel Sacrario di Santa Maria al Fortino, dove si trovano attualmente. Il nome di Francesco Benvenuti è poi inserito nell'epigrafe collocata dalla Ven. Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato sulla parete della chiesa della SS. Trinità in via Pietro Rondoni. Quello di Umberto Bongi, invece, si trova nell'iscrizione collocata nel 1957, sulla parete sinistra della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia detta di San Domenico, a memoria dei caduti di quella parrocchia.


Sepolture di Umberto Bongi e Francesco Benvenuti
presso il Sacrario di Santa Maria al Fortino
Foto di Francesco Fiumalbi

BENVENUTI FRANCESCO DI GAETANO
Caporale 655° compagnia mitraglieri, nato il 23 dicembre 1894 a San Miniato, distretto militare di Pistoia, morto il 12 aprile 1917 nell'ospedaletto da campo n. 46 per ferite riportate in combattimento.
Estratto da: Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 86.

BONGI UMBERTO DI VITTORIO
Caporale 655° compagnia mitraglieri, nato il 2 luglio 1887 a San Miniato, distretto militare di Pistoia, morto l'11 aprile 1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Estratto da: Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 131.

L'epigrafe alla memoria dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
appartenenti alla Ven. Arciconfraternita di Misericordia
contenente anche il nome di Francesco Benvenuti
San Miniato, chiesa della SS. Trinità
Foto di Francesco Fiumalbi

Alla drammatica morte di Francesco Benvenuti e Umberto Bongi è dedicato un articolo che fu pubblicato sul settimanale «La Rocca», Anno I, n. 11 del 10 agosto 1919, pp. 2-3. L'articolo non è firmato e potrebbe essere stato redatto dal Direttore R. Volpini che riprese il racconto del Canonico Genesio Chelli, testimone della loro morte. Di seguito il testo:

ALBO D'ORO

Caporale Bongi Umberto
Caporale Benvenuti Francesco

Ambedue nostri concittadini, appartenevano alla medesima Compagnia Mitraglieri, la 655°: si amavano come due fratelli; tornavano alla fronte gli ultimi di Marzo 1917, e ahime! per rimanervi pochi giorni! Una delle zone più terribili del Carso fu assegnata alla loro Compagnia. Ivi giunti, il Bongi scriveva al cugino Genesio Canonico Chelli Tenente Cappellano di un Reggimento di Fanteria che operava ad un chilometro appena di distanza, sulla quota 208, pregandolo di venire a trovarlo insieme col Benvenuti.
La sera del giorno 11 Aprile 1917 il Tenente Cappellano Chelli accedeva a riposo col suo Reggimento data la vicinanza, volle, (e forse per un presentimento interno che ve lo spingeva) recarsi a trovarli in linea. Sceso al Vallone e passato il Lago di Doberdò, prese i camminamenti del rovescio di Quota 144. Fatti pochi metri, avvertì dei lamenti e delle grida... Non poté proseguire. Si trovò allora dinanzi ad una scena pietosa. Una bombarda aveva colpito il baracchino ove stavano i due caporali, ferendo mortalmente il Benvenuti all'addome e alla faccia, e uccidendo il Bongi. I compagni d'armi tutti ottimi giovani e in maggioranza toscani, prima di tutto raccolsero il caporale Benvenuti, che sollecitamente veniva ricevuto dalla 16° Sezione Sanità. Il cadavere del povero Bongi, pietosamente composto, veniva trasportato a S. Polo, in attesa della sepoltura. Il caporale Benvenuti dalla 16° Sezione Sanità veniva trasportato al vicinissimo Ospedaletto da Campo che funzionava nelle scuole di Ronchi, ove egregi Sanitari, apprestarono tutti i soccorsi del caso: ma niente valse!
Placidamente, confortato dai sacramenti, assistito dal Cappellano Chelli, che egli ringraziava di continuo, fra il ripetere dei dolci nomi di babbo e di mamma, moriva sulla mezzanotte fra l'11 e il 12 aprile 1917.
Ambedue le salme, furono composte in casse di legno, e il Tenente Cappellano Chelli volle scegliere per sepoltura loro il piccolo ma artistico Cimitero di S. Polo presso Monfalcone. Sulle due tombe furono eretti due artistici monumenti in cemento, con le seguenti iscrizioni:

ALLA MEMORIA DEL CAPORALE
BONGI UMBERTO
DELLA 655° COMP. MITRAGLIERI
M. L'11 APRILE 1917
------
IL CAPPELLANO DEL 141° FANTERIA
SUO CUGINO
PER LA DESOLATA FAMIGLIA, POSE


AL CAPORALE
BENVENUTI FRANCESCO
DELLA 655° COMP. MITRAGLIERI
MORTO IL 12 APRILE 1917
IL CAPPELLANO DEL 141° FANTERIA
DOLENTE CON LA FAMIGLIA
Q. M. P.

Ad ambedue questi nostri concittadini, che un sol proiettile nemico rapiva all'affetto delle loro famiglie, soldati d'Italia, le cui vite si immolarono per la Patria nell'adempimento del loro dovere, vada il pensiero riconoscente di quanti, ammirando il loro valore, godono oggi il frutto della vittoria: vittoria strepitosa che non poteva mancare ad un Esercito, eroico e forte come il nostro! Alle famiglie Bongi e Benvenuti, così duramente provate, valga la devota riconoscenza ai loro cari Estinti tributata dalla Città nostra, a lenire il loro dolore.
Ai caduti, eredità di glorie Italiane imperiture, immortali nella Storia del nostro Risorgimento, la pace di Dio, il culto della Nazione.

Il Caporale Umberto Bongi
Immagine tratta da «La Rocca», Anno I, n. 11 del 10 agosto 1919, p. 2

Il Caporale Francesco Benvenuti
Immagine tratta da «La Rocca», Anno I, n. 11 del 10 agosto 1919, p. 3


Presso l'Archivio della Venerabile Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, nel fascicolo Lettere ed Atti vari secc. XIX-XX, è conservato anche il manifesto realizzato dalla Misericordia nel maggio del 1923, in occasione del ritorno a San Miniato della salma di Francesco Benvenuti. Di seguito il testo:

                                            REGIA VEN. ARICONF. DI MISERICORDIA
                                                                    S. MINIATO
       L'11 aprile 1917, a quota 144 presso Monfalcone, colpito da scheggia di granata nemica,
cadeva gloriosamente il Caporale
                                                         FRANCESCO BENVENUTI
       Era un lutto che colpiva quella famiglia, la cittadinanza samminiatese e il nostro pio Sodalizio, che ebbe il giovane estinto fra i più attivi confratelli ed uno dei primi iscritti alla Squadra di Pronto Soccorso.
       Dopo sei anni dalle aspre ed insanguinate pendici che dal Carso scendono al mare, le sue ossa gloriose che giacquero accanto a quelle di tanti eroi, tornano a S. Miniato per essere contornate dal nostro pianto fraterno, dalle nostre preghiere, per ricevere l'ultimo tributo di gratitudine e di affetto.
       Ne volle l'Arciconfraternita già ricordato il nome in un marmo, insieme agli altri confratelli caduti in guerra, affinché da quel nome spirasse più solenne il sentimento del sacrificio, della virtù, dell'amore, che è carità; vuole ora che l'esempio magnanimo, che la memoria dell'estinto restino scolpiti nell'animo di tutti coloro che nel Santo Vessillo della Misericordia stanno compiendo le nobili opere della cristiana carità, e che i giovani specialmente iscritti alla Squadra di Pronto Soccorso, imparino dal Caporale BENVENUTI ad unire in un solo amplesso i sublimi affetti alla Patria ed alla Religione.
             CITTADINI
      L'ora dell'apoteosi dei martiri della Patria è suonata! Insieme a quella del Caporale BENVENUTI, altre due salme passeranno per le vie della nostra città; tutti accorriamo a suffragarne le anime immortali, a ricomporre le gloriose spoglie nella pace delle urne, davanti alle quali le madri ricorderanno ai figli gli esempi luminosi dei nostri concittadini che immolarono serenamente per l'Italia, tanta giovinezza, tanta bontà, tanti sogni di vita e di speranza.
         S. Miniato, 29 Maggio 1923
                                                                              IL MAGISTRATO

Del ritorno delle salme di Francesco Benvenuti e di Umberto Bongi, rimane memoria anche in un articolo pubblicato dal settimanale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare «La Vedetta», anno V, n. 12, del 10 giugno 1923, pp. 1-2. Di seguito la trascrizione.

In alto le bandiere!
Tornano gli Eroi della Patria

Caporale Francesco Benvenuti
Era egli uno di quei giovani, così rari ai giorni nostri, che non sanno vivere se non presso le ginocchia della mamma, che adorano i genitori ed i nonni con tale trasporto di affetto da renderli stimati e beneamati da tutti.
Giovane laborioso, intelligente, arguto, lo vedevi in Poggighisi, presso il nonno suo Niccolò Brunelli (antico ed esperto tenditore di uccelli, e come tale richiesto di sua opera da S.E. l'On. Ferdinando Marini che lo ebbe caro fino alla sua morte) parlare di tese e di uccelli, e con frizzi e motti tutti propri di chi è preso da la passione della caccia, far comitiva con i cacciatori, e con essi scherzare piacevolmente del più e del meno.
Ma sopraggiunge la guerra: Cecco Benvenuti, così lo chiamavano, abbandonava e tese e uccelli, nonché il povero nonno suo piangente, perché la patria lo chiamava a rendere il suo contributo di cittadino e di soldato.
E partì allegro come sempre, e con l'83 Fanteria ha ricordo a Primolano, a Grugno, a Strigno nel Trentino, prendere parte a numerose azioni. E di là scrivere lettere bellissime ai suoi genitori, al nonno suo, cui raccontava la lunga teoria di uccelli che gli passavano sopra la trincea nei bei valichi alpini, specie quelli uccelletti che sono chiamati montanelli.
Proprio nel Trentino ebbe durante una sanguinosissima azione il primo battesimo di sangue, e lo vedemmo ricoverato nell'Ospedale cittadino della Croce Rossa nelle Scuola Tecniche.
Il 1 di Aprile del 1917 partiva dal Deposito Mitraglieri di Brescia, e giungeva in seconda linea, e precisamente nel tratto più infernale del fronte, e cioè a Quota 144, quella quota che conobbe i migliori ardimenti e i più sublimi eroismi del nostro Esercito. E pochi giorni vi rimase. Il giorno 11 del medesimo mese, colpito da bombarda insieme coll'inseparabile compagno Caporale Bongi, pietosamente raccolto dal Cappellano Militare Can. Cav. Genesio Chelli che proprio in quell'ora si recava a trovarli ambedue, veniva ricoverato con tutta sollecitudine all'Ospedale Militare di Ronchi. Ivi le assidue cure di Chirurghi illustri non valsero a nulla: spirava verso l'una del 12 di Aprile.

Caporale Umberto Bongi
Operaio intelligente e laborioso e di cuore aperto ad ogni sventura, attendeva alla rivendita dei giornali. Con dolore sommo, specie per il distacco dai suoi genitori e dalla fidanzata Sig.na Bice Gazzini, lasciò S. Miniato all'inizio della guerra, e rimase a Pistoia nell'83 Fanteria, fino ai primi del 1917, perché inabile a qualsiasi fatica, per varie imperfezioni fisiche. Ma quando vi fu grande fabbisogno di militari per il fronte, anche il Caporale Bongi venne fatto abile e ascritto insieme al Caporale Benvenuti al Deposito Mitraglieri di Brescia. Di là partirono insieme per il fronte, e fatale sventura volle che una bombarda austriaca lo colpisse la sera dell'11 Aprile sulla quota 144, ricordata sopra. Non sopravvisse che pochi istanti e il Cugino Can.co Chelli lo trovò ormai cadavere.
Ambedue riposarono fino al 18 Maggio u.s. nel Cimitero Militare di S. Polo di Monfalcone ove vennero tumulati dallo stesso cugino Can. Chelli, che vi eresse due magnifici monumenti in cemento.


2 commenti:

  1. Come potevano essere cugini il Can Genesio Chelli e Umberto Bongi? A questa domanda mi sono risposto andando a chiedere informazioni alla signora Elvira Bongi di 91 anni ma con una mente ed una memoria lucida che mi ha spiegato l'arcano mistero a mio modo inspiegabile. E' stato più semplice di quanto pensassi.L'anello di congiunzione è la famiglia Vannini. In sintesi Le sorelle Vannini andarono in sposa una a Chelli l'altra a Bongi. Dai rispettivi matrimoni nacquero Genesio Chelli e Bongi Umberto. Mentre per Genesio Chelli non sono riuscito a conoscere i nomi dei genitori, per Umberto Bongi ho saputo che il padre fu Vittorio Bongi(Tipografo) e la madre Paolina Vannini.Inoltre le sorelle Vannini ebbero anche un fratello prete il Canonico Vannini priore di Santa Caterina dopo che Genesio Chelli lasciò quella parrocchia per Bagni di Casciana ove morì nel 1933. Per cui il passaggio della prioria di Santa Caterina avvenne tra zio e nipote. Ma Genesio Chelli era anche cugino di Piero Chelli, mio padre, perchè i loro nonni erano fratelli.

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  2. Non i loro nonni, ho sbagliato volevo dire i loro padri.

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