domenica 9 dicembre 2018

COMUNISTI vs CATTOLICI A SAN MINIATO BASSO NEL 1950

a cura di Francesco Fiumalbi

PREMESSA
Questo post nasce da un documento che ho rintracciato casualmente in un archivio privato e che ritengo sia molto interessante e possa aiutare a comprendere il clima di contrapposizione fra Cattolici e Comunisti nel Secondo Dopoguerra. Si tratta di una specie di volantino - dimensione formato A4 - fatto stampare nel 1950 da Don Nello Micheletti, parroco di San Miniato Basso dal 1924 al 1966. Nato a San Pierino nel 1894, fu reduce della Prima Guerra Mondiale; dichiaratamente antifascista, fu membro della prima Giunta Comunale di San Miniato, nominata il 5 agosto 1944 dal governo alleato. Tuttavia, essendo un sacerdote, negli anni del Secondo Dopoguerra la sua posizione non poteva che essere convintamente anticomunista.

Le giovani generazioni non hanno idea di cosa sia stata la grave contrapposizione ideologica negli anni del Secondo Dopoguerra. Nei libri scolastici l’argomento è trattato con un respiro nazionale, ma non va dimenticato che la frattura fra Comunisti e Cattolici si irradiò in ogni angolo della penisola, creando un clima di tensione e conflittualità che divise intere comunità e penetrò anche all’interno delle famiglie.  Conclusa la guerra e sconfitto il fascismo, venne meno anche il grande movimento di unità nazionale che era stata la “Resistenza”, nata per rigenerare l’Italia in forma democratica. Dopo i governi sostenuti da tutte le forze dell’antifascismo, con l’uscita dall’Esecutivo del Partito Comunista Italiano e l’emanazione della nuova Costituzione, si manifestò in tutta la sua gravità l’insanabile incompatibilità fra i Cattolici e i Comunisti.

D’altra parte, come ha osservato Ernesto Galli della Loggia, una parte dell’antifascismo – quella democratica filoccidentale – reputava necessario, essendo stato sconfitto il fascismo nell’aprile 1945, ed avendo conquistato il comando statale, di apprestare ogni difesa del suo regime contro l’altra parte, quella radicale e filosovietica (che avrebbe fatto peraltro la stessa identica cosa se le parti fossero state invertite). E’ accaduto insomma che la costituzione ideale, scritta, per poggiare su basi sufficientemente ampie e condivise non potesse che dirsi antifascista, ma al tempo stesso che la costituzione materiale per difendere il sistema politico e i valori democratici voluti dalla costituzione stessa non potesse che essere anticomunista: e il curioso è che il motivo di entrambe le necessità era alla fin fine il medesimo: tentare, nelle condizioni storiche date, di stabilire la democrazia in Italia, o qualcosa che più le si avvicinasse. [E. Galli della Loggia, La morte della patria. La crisi dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica, Editori Laterza, Roma-Bari, 1998 (1° ed. 1996), p. 70].

L’ANTEFATTO
In quegli anni, specialmente dopo la cosiddetta “scomunica dei comunisti” (1949), la contrapposizione ideologica si fece vivissima e coinvolse tutta la popolazione italiana, anche quella dei piccoli centri, in special modo nelle cosiddette “regioni rosse”. Frequentissimi erano i comizi o i pubblici dibattiti, organizzati tanto dai Cattolici quanto dai Comunisti.
A San Miniato Basso, il 22 luglio 1950 la locale sezione del PCI aveva organizzato una “conferenza” dal titolo “Comunismo e Religione”. A relazionare fu chiamato il prof. Demetro Bozzoni, insegnante comunista al Liceo di Pisa, originario della Sardegna. Molto probabilmente la conferenza si svolse nell’attuale Piazzale della Pace, al centro del paese. Ne seguì un acceso dibattito, che vide coinvolti anche alcuni cattolici. Fra questi anche Don Nello Micheletti, il quale non esitò a contestare con veemenza le argomentazioni proposte dal relatore. Come è facile immaginare, in una realtà piccola come quella di San Miniato Basso del tempo, l’intervento del proposto aveva destato una certa impressione e subito si rincorsero voci e interpretazioni dell’episodio. Allora, non certo per far cessare le polemiche, ma per rimarcare quanto detto durante il dibattito, Don Micheletti decise di mettere nero su bianco il suo punto di vista.

Sfortunatamente non disponiamo di alcun documento di parte comunista, ma solamente questo “volantino” del prete di San Miniato Basso. Di seguito è proposta la trascrizione:

Dopo un contraddittorio

Siccome non manca chi ha dato tendenziosi resoconti della conferenza del Prof. Bozzoni e del successivo contraddittorio, reputo mio diritto e dovere, per quel che riguarda la mia persona, dire come sono andate le cose.
Il manifesto annunziante per il 22 luglio, in S. Miniato Basso, una conferenza del Prof. Demetrio Bozzoni dal titolo
«Comunismo e Religione» con annesso contraddittorio non aveva nulla a vedere con una mia precedente sfida e non mi riguardava personalmente. Avrei potuto quindi non intervenire. Ma poiché nel popolo si sarebbe forse attribuita a paura la mia assenza, disdissi un impegno e intervenni.
Alle ore 10,30 con assoluta puntualità il Prof. Bozzoni iniziò la sua conferenza che durò circa un’ora e mezzo, senza mai entrare in argomento. Io (e con me moltissimi) mi meravigliai della faccia tosta con cui si annunzia una conferenza e se ne fa un’altra. Se un alunno gli facesse un componimento o una tesi fuor di tema, il Prof. Bozzoni lo boccerebbe senz’altro.
Quando fu concessa libertà di parola, salii sul palco e affermai di essere antifascista, di non aver privilegi da difendere, di essere anch’io figlio di autentici lavoratori e di non esser sordo al grido di giustizia che sale dalle classi lavoratrici. Rigettai con sdegno in faccia all’avversario l’accusa di lupo rapace, facendogli sapere che nel mio popolo ho fatto del bene a tutti, comunisti compresi. Quindi tutta la conferenza (necessaria a lui per gli applausi) era stata per me di nessun interesse e perfettamente inutile.
Allora entrai io nel tema scabroso, riaffermando con energia la assoluta incompatibilità fra dottrina cristiano-cattolica e l’ideologia marxista, leninista e stalinista, e ne portai le prove, deducendole dagli scritti dei
«tre grandi». A questa mia dimostrazione l’oratore rispose con accuse all’alto clero e alla Chiesa, sia nell’ordine dei principi che dei fatti, evitando sempre, con molta abilità, il nocciolo della questione.
Finalmente posi il dilemma: o il comunismo italiano rinnega la concezione filosofico – politico – morale, antireligiosa e antiumana, rappresentata dal trinomio Marx – Lenin – Stalin, o no. Se la rinnega come fece il laburismo inglese, che nel socialismo marxista accettò solo i postulati economici, allora abbiamo un altro comunismo, di cui desideriamo conoscere l’integro programma, per giudicare l’eventuale accordo con la nostra Fede. Se non la rinnega, l’inconciliabilità fra Comunismo e Religione è patente anche pei ciechi. Il Prof. Bozzoni affermò che il programma integro esiste e che non vi è traccia di lotta o propaganda antireligiosa. Dovetti sussumere che ciò non basta; è necessario che sia positivamente rinnegata tutta quella dottrina materialistica che meritò al comunismo ateo la severa condanna di Pio XI. Finché ciò non avvenga, noi cattolici abbiamo il diritto e il dovere di temere che il comunismo italiano, tolti alcuni accidentali mutamenti, sia sostanzialmente il medesimo comunismo russo; e noi sacerdoti quello di mettere in guardia i fedeli.
Anzi, mentre alcuni sperano ancora in un comunismo italiano a sfondo occidentale, latino e cristiano, vi son quelli che affermano esser più disposto il comunismo a transigere sul corollario economico – sociale che non sulla vecchia dottrina materialista ed atea. Infatti il Dott. Guidi ha affermato a Buti il 21 corr:
«Noi non rinunciamo ai nostri principi materialistici né alle idee di Lenin e di Stalin». Il Prof. Bozzoni, disposto a transigere un Marx e compagni, è pregato di mettersi d’accordo col suo collega. Io lo sono di già. E giacché ho rammentato il Dott. Guidi, mi si permetta una breve parentesi.
Il Comunista ed ex fascista Dott. Guidi mi ha fatto l’onore di inveire contro di me a Buti perché ho negato i suffragi richiestissimi da una cellula comunista e perché avrei rimandato con violenti parole le tre signorine venute a tale uopo da me. Quanto alla mia condotta con le suddette signorine, essa è stata educata, paterna, gentile; e quindi il Dott. Guidi è un bugiardo. Quanto al rifiuto, sappia il Dott. Guidi che io farò sempre come credo meglio e non domanderò mai a lui se devo fare o no una Funzione.
Ritornando ora al contraddittorio, molta mésse di applausi fu mietuta dal Prof. Bozzoni con le solite frasi: che la Chiesa favorisce i ricchi ed i fascisti, e che solo i comunisti hanno a cuore la sorte dei lavoratori. E caval di battaglia il podere ai contadini! Basta promettere, per essere applauditi; ma non è troppo onesto. Si ricorda il Prof. Bozzoni che parole che disse tempo fa ai contadini di Navacchio? Il loro senso è questo: “Se pensate che comunismo significhi prender voi i poderi dei vostri padroni, vi sbagliate; non vale la pena levare i vecchi padroni per mettercene dei nuovi; lo Stato diventerà il padrone di tutti e voi sarete gli operai dello Stato”. Allora l’oratore fu applaudito; ma io mi domando quando egli è stato sincero ed onesto, a Navacchio o a S. Miniato Basso?
Un altro punto toccato dal Prof. Bozzoni è stato quello della dittatura. Egli dichiarò che il comunismo è democratico e liberale, e non vuole la dittatura che in caso di necessità. Io gli opposi che così non la pensano tutti gli altri comunisti e tanto meno Lenin e Stalin. “Dittatura proletaria, dice il primo, è la guerra più intransigente e spietata della nuova classe contro le altre, condotta con tutti i mezzi. – “ I partiti possono esistere, seguita il secondo, dove sono delle classi; in regime comunista non vi devono essere classi, quindi neppure partiti e neppure libertà pei partiti”. Se questa è democrazia, giudichi il lettore. –
Infine, deplorando io le noie e le persecuzioni che sono già cominciate da parte dei comunisti contro il clero, il Prof. Bozzoni concluse che se i preti staranno dalla parte dei comunisti non saranno noiati. Bella ragione! E se tutti i partiti esigessero la medesima cosa? Non è la Chiesa che deve stare con un partito, ma è il partito che deve star con la Chiesa se vuole che la sua dottrina sia dichiarata non incompatibile con la Religione.
Conclusi dicendo che, allo stato delle cose, è mio dovere dichiarare l’incompatibilità del Comunismo con la Religione, anche a costo di esser bastonato od ucciso. Mi fu data assicurazione che a questi metodi i comunisti non vi scenderanno. E vi credo.
Parlarono anche il P. Teofilo da Pozzo e il Prof. Beccari, ma non saprei riferire con precisione quello che essi dissero né quello che loro rispose il Prof. Bozzoni perché, allontanatomi alquanto dal palco e messomi a sedere nell’ingresso d’una abitazione, non li potei seguire, venendo spesso interrotti dal pubblico che nella maggioranza era ostile e non imparziale.
Quale il giudizio sullo svolgimento del contraddittorio? Molti hanno detto che il Prof. Bozzoni (cui riconosciamo doti di cultura e di eloquenza) ha vinto; i non settari e i ben pensanti, comunisti compresi, credo che la pensino diversamente.

Don N. Micheletti





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