venerdì 20 settembre 2019

ADDSM – 1278, 27 APRILE – MALPIGLIO PODESTA’ DI AREZZO

a cura di Francesco Fiumalbi


ADDSM – 1278, 27 APRILE. MALPIGLIO PODESTA’ DI AREZZO

SPOGLIO: Il Comune di Firenze richiede al Comune di Arezzo il prestito di dodicimila lire fattogli da molto tempo. Arezzo, 27 aprile 1278 [in margine: Instrumentum requisitionis facte Comuni Aretii per Comune Florentie debiti librarum XIIm].

Il documento originale è conservato in triplice copia presso l’Archivio di Stato di Firenze, Fondo Capitoli, Registri, n. XXVI, c. 238; n. XXIX, c. 289; n. XXXIII, c. 183.

COMMENTO di Francesco Fiumalbi
Il documento proposto in questa pagina è datato all’anno 1278, in un periodo in cui il Comune di Arezzo poteva ancora vantare una completa autonomia politica, sebbene oscillante fra la sfera guelfa e quella ghibellina. Siamo nel decennio che precede la battaglia di Campaldino (1289), quando la città aretina divenne il centro del ghibellinismo toscano. Tuttavia l’anno 1278 si inserisce in un periodo di grande stabilità per la città, tanto che il Vescovo Guglielmo degli Ubertini dette avvio ai lavori per la costruzione della nuova chiesa cattedrale, dedicata ai SS. Pietro e Donato.

Tornando all’atto proposto, questo presenta un particolare motivo di interesse per San Miniato. Infatti, dalle informazioni collaterali all’oggetto specifico del documento – la restituzione di un prestito di 12 mila lire al Comune di Firenze – troviamo un tale Malpiglio da San Miniato a ricoprire la carica di podestà del Comune di Arezzo. Inoltre è indicato anche un secondo sanminiatese, un tale Miniato Iacobi (forse da leggere come Miniato di Iacopo) che svolgeva la professione di notaio per conto di Malpiglio. Infatti quando venivano eletti i podestà, questi si portavano dietro la propria “squadra”, ovvero i collaboratori più stretti e fidati. D’altra parte, il podestà doveva avere competenze politiche notevoli ed aveva bisogno di “tecnici”, esperti di diritto pubblico, amministrativo e consuetudinario, affinché l’azione politica fosse incisiva e funzionale.

Malpiglio faceva parte della consorteria sanminiatese dei Malpigli-Ciccioni, potente famiglia del Terziere di Castelvecchio. Nato intorno al 1240, era figlio di Arrigo di Malpiglio di Ranieri. Nel 1268 si impegnò per scambiare il padre Arrigo, imprigionato a Pisa, con il Conte Pigello da Ganfalandi detenuto a Volterra. Fu Podestà ad Arezzo (1276 e 1278), di Prato (1279 e 1290), di San Gimignano (1279 e 1284). Nel 1297 risultò ormai defunto. Tuttavia Malpiglio non era solo un politico, bensì anche un miles, un uomo d’armi, come dimostra la sua presenza sul campo di battaglia a Campaldino (1289), in cui si distinse a guida di un contingente armato costituito da 25 sanminiatesi. Curioso il fatto che fosse impegnato in prima persona, proprio lui che era stato Podestà di Arezzo nel 1276 e nel 1278 e che, dunque, poteva vantare legami significativi con l’ambiente aretino.

In qualche modo Malpiglio raccolse l’eredità del nonno Malpiglio, che fu Podestà a Treviso, Padova e Siena negli anni ’20 del XIII secolo, mentre non abbiamo attestazioni significative dell’attività del padre, Arrigo, se non che era stato Vicario Imperiale a Poggibonsi nel 1242. Aveva un fratello di nome Piglio e due figli, Bertoldo e Filippo. Il primo rinverdirà i fasti del bisnonno Malpiglio, divenendo Podestà a Padova (1298), Orvieto (1300), San Gimignano (1307), Bologna (1307, 1308) e Capitato del Popolo a Perugia (1310-1311) e Prato (1313), per poi essere catturato dai Pisani durante la Battaglia di Montecatini (1315). Il secondo fu Podestà a San Gimignano (1294) e Capitano del Popolo a Orvieto (1306).
In ogni caso, questo documento rappresenta una dimostrazione di come il Comune di San Miniato avesse un ruolo politico importante nello scacchiere politico della Toscana del tempo e di come la propria classe dirigente avesse maturato un rango elevato, tanto che i suoi esponenti venivano chiamati a ricoprire incarichi politici al vertice delle principali città della regione. Questa situazione durerà ancora per qualche decennio fino alla prima metà del ‘300, quando, con l’allargamento dell’egemonia di Firenze sulla Toscana, le cariche politiche e le strategie cittadine saranno sempre più fiorentino-centriche.

Fonti e bibliografia: Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi di Dino Compagni, a cura di G. Luzzatto, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1968, Libro VII, Cap. CXXXI, p. 161; V. Mazzoni, Le famiglie del ceto dirigente sanminiatese (secc. XIII-XIV). Prima parte, in «Miscellanea Storica della Valdelsa», Anno CXVI, n. 1-3 (315-317), Edizioni Polistampa, Firenze, 2011, pp. 180, 217-218; V. Mazzoni, San Miniato al Tedesco. Una terra toscana nell’età dei comuni (secoli XIII-XIV), Società Storica della Valdelsa, Pacini Editore, Pisa, 2017, pp. 125, 180-181].

TRASCRIZIONE
Il documento originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, Fondo Capitoli, Registri, n. XXVI, c. 238; n. XXIX, c. 289; n. XXXIII, c. 183.

Di seguito è proposta la trascrizione, tratta da Documenti per la storia della Città di Arezzo nel Medio Evo, a cura di U. Pasqui, Vol. 2, R. Deputazione di Storia Patria, Firenze, 1916, pp. 444-445.

In Dei nomine amen. Anno incarnationis eius Millesimo ducentesimo septuagesimo octavo, indictione sexta, due vigesimo septimo mensis aprelis. Actum Aretii, presentibus testibus domino Aldobrandino de Piscia et domino Benedicto de Silva iudice et Miniato Iacobi de sancto Miniate notario domini Malpillii de sancto Miniate potestatis Aretii feliciter. Clareat omnibus evidenter quod Nexius filius Ugolini Iunte sindicus et procurator Comuni Florentie et masse partis Guelforum de Florentia a domino Guidone de Corigia capitaneo dicte masse et XII bonis viris positis super bono statu et custodia civitatis et Consilio generali etiam credentie dicte masse ad hec specialiter constitutis, ut in carta dicti dindicatus facta manu Amatoris domini Grassi parmensis notarii dicti domini capitanei sub predictis anno et indictione, silicet die sabati nono aprelis, plenarie continetur, tamquam sindicus et procurator dicti Comunis et masse, procuratorio nomine et sindicatus nomine pro ipsis Comuni Florentie et massa, coram Berardo notario qui predicta rogavit et inbreviavit, et testibus suprascriptis, petiis et requisivit dictum dominum Malpillium potestatem Arreti et dominum Egidium de Viterbio iudicem et vicarium domini Corradi de Alvianis capitanei populi Aretini et XXIIII, nec non et Consilium generale CCC dicti Comunis Aretii, ut reddant et restituant cum effectu sibi predictis Comuni Florentie et masse libras duodecim milia a dicto Comuni Florentie dicto Comuni Aretii mutuatas, vel a dicto Comuni Aretii sive ab eius sindico dicto Comuni Florentie ex mutuo promissas, cum ipse sit paratus eas recipere, et inde finem facere et quietationem secundum iuris ordinem, rogans me Berardum notarium de predictis facere publicum istrumentum.
Ego Giunta condam Splillian Burnecti imperiali autoritate iudex et notarius predicta omina rogata et imbreviata a Berardo Renaldi Accorsi imperiali auctoritate iudice ordinario et notario ex commissione michi ab eo facta, predicta omina hic scripsi et in publicam formam redegi, ideoque subscripsi et meum signum apposui.




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