domenica 17 ottobre 2010

AVVENTURE SANMINIATESI


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Con questo post il team di SMARTARC intende raccontare “la ricerca sul campo” effettuata in data 9 ottobre 2010. Non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. Semplicemente, l’articolo vuole avvicinare tutti coloro che sono interessati a queste esperienze di ricerca, e magari unirsi al gruppo. Come potrete leggere e vedere noi partecipanti non siamo professionisti della ricerca o persone di chissà quale estrazione culturale. Siamo persone semplici, accomunate dall’amicizia, dalla curiosità e dal desiderio di conoscere qualcosa in più sul territorio del Comune di San Miniato.





Data: 9 ottobre 2010
Percorso: La Scala (dal parcheggio del cimitero) – San Miniato (“Casa di Riposo”), attraverso un antico tracciato oggi non più utilizzato dalla normale viabilità automobilistica.
Partecipanti: Bertini Massimo, Cardanelli Marco, Costagli Rita e la piccola Matilde, Fiumalbi Francesco, Guardini Alessio.

Diamo un’occhiata alle “mappe del tesoro”, ovvero una Carta dei Capitani di Parte e una planimetria catastale d’impianto risalente al ‘39-’40. Pronti si parte! Direzione: Pancole!


Il “team di Smartarc”
Foto di Rita Costagli (c’è anche lei, ma stava facendo la foto…)

Imbocchiamo via Fonti e subito svoltiamo in via San Piero, la strada che conduce all’omonima chiesa. Pochi passi e lì la Carta dei Capitani di Parte del 1584 ci segnala la “Proprietà dello Spedale della Scala”. Invece al semaforo fra la Tosco-Romagnola, via Sanminiatese e via Trento vi è segnata la “Bottega dello Spedale”. Significa che lungo la principale via di comunicazione non ci doveva essere l’Ospedale vero e proprio, ma una sorta di farmacia, vicino alla stazione postale. Infatti il simbolo della “Scala” che possiamo vedere lungo la Statale è in ferro. Era inequivocabilmente un’insegna, mentre l’Ospedale doveva avere uno stemma, e questo non poteva che essere in pietra. Cerchiamo lo Spedale.

Cominciamo a salire e vediamo una signora alla finestra che però non sa dirci molto. Sopraggiunge il marito e lui ci rivela un particolare interessante: proprio di fianco alla sua abitazione, nelle due case attigue vi sono muri con grande spessore, indicandoci approssimativamente 80-100 cm con le braccia, senza saperci dire altro. Non abbiamo la certezza matematica, ma in virtù di possenti murature e dell’indicazione della Carta del ‘500, possiamo concludere, con ragionevole certezza, che abbiamo localizzato il vecchio Spedale di Santa Maria della Scala, da cui ha preso il nome il centro abitato di La Scala.

“Quello è lo Spedale di La Scala” (da notare Alessio versione 007)
Foto di Rita Costagli

Le due abitazioni con possenti murature al loro interno:
con ogni probabilità sorgono su quello che un tempo era lo Spedale di La Scala.
Foto di Francesco Fiumalbi

Massimo Bertini, membro della spedizione, ha quasi un mancamento (si scherza!) perché lui è nato e cresciuto a La Scala, ma non sapeva che lo Spedale non si trovasse all’incrocio. E così, fra il confuso e il divertito ci esorta a proseguire verso Pancole.
Scendiamo giù e riprendiamo via Fonti. Poco più avanti ci fermiamo ancora presso il vecchio stabilimento dell’acqua “Generosa”. Qui un tempo veniva imbottigliata l’acqua che sgorgava dalle vecchie fonti di San Piero (o Pietro). Già, queste fonti, che fine hanno fatto?

L’ex stabilimento acque de “La Generosa”
Foto di Rita Costagli

Mentre guardiamo da fuori il vecchio stabilimento, sopraggiunge un signore che conosce Massimo. Chiediamo lumi a lui: dove si trovano le fonti? Dov’erano i lavatoi?
Nel recente libro di Manuela Parentini e Delio Fiordispina, “Pozzi, fonti, cisterne e acquedotti” si parla molto dello sfruttamento delle Fonti di San Pietro, anche se non viene indicata la posizione esatta delle strutture. Così, nel suddetto libro, a pag. 109 abbiamo una cartina che ci mostra l’acquedotto (Archivio del Comune di San Miniato F200 S132 UF23) mentre a pag. 121 c’è una bella foto d’epoca raffigurante i vecchi lavatoi.
L’uomo ci presenta all’anziana signora Anna, che abita poco distante, la quale con grande ospitalità ci fa entrare a piano terreno e ci consente anche di fare alcune fotografie che vi proponiamo più avanti. La signora ci indica anche il terreno sotto al quale ci sono ancora i lavatoi, semplicemente sotterrati sotto qualche centimetro di terra.

Il terreno sotto al quale ci dovrebbero essere ancora i lavatoi
Foto di Francesco Fiumalbi

Entriamo al piano terreno dell’abitazione della Sig.ra Anna, che come detto ci ha permesso di fare alcune fotografie. Quella che potrebbe sembrare una normale cantina si è rivelata invece lo scrigno di un vero e proprio tesoro.

La “porticciola”
Foto di Francesco Fiumalbi

Quella casa era del “Guardiano delle Acque” della Generosa, ovvero il suo defunto marito. E, quasi come in un film hollywoodiano, ci troviamo di fronte ad alcuni grandi macchinari. Infine una porticciola, chiusa da chissà quanto tempo.
Armati di una torcia elettrica, ci facciamo coraggio e apriamo la porta: SORPRESA!

L’apertura della porta
Foto di Rita Costagli

La cisterna “segreta”
Foto di Rita Costagli

Ai nostri occhi appare un grande ambiente sotterraneo. Una sorta di cisterna, contenente acqua cristallina. L’ambiente è coperto con due grossi archi che sostengono volte a botte. L’ambiente è intonacato. Si scorge il fondo. All’estremità opposta un grosso pozzo che non sappiamo quanto sia profondo. Ci sembra di essere ad un passo da un passaggio verso il centro della terra. E’ un’emozione fantastica. Questa era la cisterna che raccoglieva le acque che poi andavano ai lavatoi e da qui alla Generosa.
La sig.ra Anna ci racconta una leggenda. Due frati, che chiama San Paolo e San Pietro giungono nei pressi della fonte. Qui lasciano a protezione della preziosa acqua un crocifisso, che forse è in fondo al pozzo. Sempre nel “buco” ci dovrebbe essere una testa in marmo, antichissima, appartenente ad una statua forse etrusca.
La cosa potrebbe essere inverosimile. Però un po’ per il luogo e l’atmosfera che crea, un po’ la nostra fame di mistero, rimaniamo tutti ugualmente impressionati. Chissà?!
La signora ci invita a prendere qualcosa da bere, ma la strada da fare è ancora molto lunga, siamo appena ai piedi della collina. Così, ringraziamo la donna per la grande disponibilità e gentilezza e riprendiamo la strada.

Via Fonti, iniziamo a salire
Foto di Francesco Fiumalbi

Cominciamo l’ascesa verso San Miniato. La strada ormai è un sentiero. Intravediamo due grossi fornici, che ricordano da vicino Fonti alle Fate, per dimensione e fattura. Sono stati tamponati. Probabilmente si tratta di una struttura che sostiene il terrapieno soprastante, ma potrebbe anche essere l’imboccatura delle antiche Fonti di San Piero. Sulla mappa, potrebbe anche tornare.

I due fornici
Foto di Francesco Fiumalbi

La strada è in salita, ma non è ripida. E’ dolcissima, si cammina che è un piacere. Si intravedono due importanti costruzioni: San Lorenzo a Nocicchio e poco più lontano il convento di San Francesco. I punti di vista sono inusuali e così, complice anche la splendida giornata, ci paiono ancor più belli e affascinanti. Più in alto la “Rocca”, orgogliosa come non mai.

San Lorenzo a Nocicchio, retro
Foto di Francesco Fiumalbi

San Francesco e la Rocca
Foto di Francesco Fiumalbi

Via Fonti
Foto di Francesco Fiumalbi

Cominciamo ad intravedere la costruzione della Casa di Riposo, la zona detta di Pancole, ovvero la nostra meta. Affiancati da olivi, il panorama della collina sanminiatese si staglia in tutta la sua bellezza, da un punto di vista inedito. Poche sono le persone che in tempi recenti hanno percorso questa strada, se escludiamo coloro che vi abitano.
La strada, purtroppo, si fa brutta. Il sentiero vero e proprio scompare, lasciando il posto all’erba. La pendenza aumenta.

Via Fonti
Foto di Francesco Fiumalbi

Via Fonti (ciò che rimane)
Foto di Francesco Fiumalbi

Via Fonti (ciò che rimane), si intravede un arco
Foto di Francesco Fiumalbi

Siamo quasi arrivati a destinazione. San Miniato è di fronte a noi, disteso come un “serpente” sul crinale della collina. Intravediamo la Casa di Riposo e, misteriosamente, vediamo sbucare da dietro della vegetazione un grosso arco. Cosa sarà? Ci avviciniamo.

Fonti di Pancole
Foto di Francesco Fiumalbi

Sono le fonti di Pancole!! Eccole, finalmente davanti ai nostri occhi. Notiamo subito la somiglianza con Fonti alle Fate. Due fornici, molto più grandi di quelli “alle Fate”, ma di simile struttura. Nell’arco di destra si apre una piccola finestrella, in quello di destra una piccola porta. Che facciamo? Entriamo?
Il pensiero di non entrare non ci sfiora nemmeno per un momento.

Fonti di Pancole, toc toc, c’è nessuno in casa?
Foto di Francesco Fiumalbi

Mettiamo la testa dentro. Non entriamo perché il pavimento è molto bagnato e si potrebbe scivolare non avendo le scarpe adatte. Allunghiamo però, i nostri obbiettivi fotografici.

Fonti di Pancole (interno)
Foto di Francesco Fiumalbi

L’interno è composto da tre ambienti. Quello più grande, dal quale è possibile entrare è completamente in mattoni, con copertura voltata a crociera. Al suo interno vi è una motopompa trifase che serviva per pompare l’acqua verso l’acquedotto cittadino e poi verso i campi. Si intravedono i due ambienti più piccoli: quello più piccolo con la fonte vera e propria, l’altro contiene, invece, una vasca per la raccolta dell’acqua. La parete che divide l’ambiente principale da quello della vasca è sicuramente successiva, e trattasi di un sottile tamponamento, parzialmente crollato.
Dilvo Lotti, nel suo libro San Miniato nel Tempo, fa risalire le Fonti di Pancole all’epoca etrusco-romana, chiamandole addirittura “terme”. Non ci è dato da sapere. E’ chiaro che queste fossero importanti per l’approvvigionamento idrico degli abitanti del colle sanminiatese. La volta a crociera, quale modello strutturale e architettonico risale effettivamente all’epoca romana. Tuttavia, la dimensione e la tecnica d’assemblaggio delle murature in laterizio potrebbero far risalire la costruzione dell’attuale fabbricato delle Fonti ad un epoca che va dal 1200 al 1400. Anche qui, come prima, chissà!?

Momento di ristoro alle Fonti di Pancole
Foto di Rita Costagli

Proseguiamo ancora verso la Piazzetta di Pancole. La strada è decisamente poco buona: il sentiero è completamente invaso dall’erba, si nota la traccia di una vecchia pavimentazione in laterizio ormai disgregata, cominciamo anche a trovare rifiuti, come bottiglie, lattine, cartacce.

Via di Pancole (ciò che ne rimane)
Foto di Francesco Fiumalbi

 Finalmente, con un po’ di fatica, arriviamo al parcheggio sotto la Casa di Riposo. Notiamo che l’ultimo tratto della strada che abbiamo percorso non è quella originale. Ecco l’imbocco di via di Pancole, ormai non più percorribile.

Via Pancole (ciò che rimane)
Foto di Francesco Fiumalbi

Siamo arrivati a destinazione. Da qui il panorama è meraviglioso. Scorci inediti si aprono davanti ai nostri occhi: la giusta ricompensa per la fatica spesa in salita.

San Francesco e la Rocca da Piazzetta Pancole
Foto di Francesco Fiumalbi

“Palazzo della Briccola” (?)
Foto di Francesco Fiumalbi

La mattina è terminata. Abbiamo ri-scoperto un sacco di cose, grandi e piccole. Ci siamo divertiti e ci siamo arricchiti! Cosa c’è di più bello di stare fra amici a cercare le tracce del nostro passato?

Come ha detto Alessio nella sua poesia…

E chi, cercar, non sa ancor di che cosa
temo, la sua, sia una vita noiosa.

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