domenica 11 novembre 2012

SAN MINIATO NE "LE CRONICHE" DI SERCAMBI 11/41

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CXXVII. Come li figluoli di messer Chastruccio cavalcarono & arsero il contado di Pisa. [anni 1341-1342]

Angelo Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi, conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 90.
Pubblicazione ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.

Avendo il comune di Pisa la ciptà di Luccha, e non attendendo a' fìgiuoli di messer Chastruccio quello che aveano promesso, ma più tosto quelli schacciando, volendo i Pisani Luccha per loro, per la qual cosa i dicti dughali si partirono & andorono in Lumbardia; ciò fu messer Arrigo, il quale non era ancora cavalieri, & Vallerano, figluoli di messer Chastruccio dugha di Luccha. E il comune di Pisa mandò il governo a Luccha, e il primo che venisse officiale in Luccha fu messer Dino della Roccha pisano. E giunti che funno i figluoli di messer Chastruccio in Lombardia dinanti a messer Lucchino, il dicto messer Lucchino sentendo che i Pisani aveano traditi i dicti, per amicitia del padre loro sperando poterli aiutare, die & concedèo a' dicti giovani molta gente, la quale, insieme col dicto messer Arrigo & Vallerano, vennero in Toscana, & passònno in Val di Serchio per dampnificare lo comune di Pisa ; e quine arsero molto, e simile molte parti del contado di Pisa.
E dapoi passònno per lo contado di Luccha, et andònno a Vico Pisano ardendo fine a Colle Salvetti.
E perchè i Pisani erano bene proveduti im Pisa et in Luccha, i dicti non poteono niente acquistare; e, se non che Saminiato li fornìo, le diete genti sarenno state mal conducte.
E quanto il bellistà stè loro bene a darsi a credere che se Pisa avesse Luccha, che la volesse a loro attribuire, tal pensieri verre' sempre fallato a chi sei desse a credere. E così si ritornòro le diete genti in Lumbardia com poco fructo. Rimase il comune di Pisa signore di Luccha, e avendo flicto pacto con Firenza del danno che i Fiorentini diceano avere ricevuto, dovere dare ongni amio, fine in .XIIII. anni, di pagare al preditto comune di Firenza per anno fior, .XXV.M; de' quali lo comune di Luccha fu constrecto a pagare ongni anno, oltra l'altre spese, fior, .XII.M .V.C; l' avanso dovea pagare Pisa. E questo fu l'alegrezza che Fiorenza lassò a' Lucchesi, avendoli lassati servi con tale obligo, e tristamente Luccha abandonata.
Essendo Firenza rimasa in concordia con Pisa, avendo lassato Luccha al modo dicto, et essendo il conte Patio maggiore & governatore del tucto, li Lucchesi essere maltractati, per la qual cosa molti si partirono di Luccha & andònno in istraini paesi, e tali che mai non tornòro. E infra li altri che si partirono funno quelli delli Opisi e loro adherenti. E così rimase la ciptà di Luccha socto il governo pisano e del dicto conte Fazio; et dipo la morte del dicto conte Fasio, rimase magiore il conte Ranieri da Donoratico alquanto tempo, come disocto udirete.

Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 89-91.

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