lunedì 15 aprile 2013

LA SCOMPARSA CHIESA DEI SS. JACOPO E FILIPPO DI PANCOLE

di Francesco Fiumalbi

Struttura del post:


01. INTRODUZIONE
Oltre all'antica chiesetta dedicata a San Miniato, inglobata nel Convento di San Francesco, sono ben sei le chiese “scomparse” all'interno, o nelle immediate vicinanze, del centro urbano sanminiatese: la chiesa dei SS. Giusto e Clemente che sopperì alla chiusura della Pieve di Santa Maria (oggi Cattedrale) fra il 1397 e il 1389 (1), la chiesa di San Martino in Faognana (2), la chiesa di Sant'Andrea a Reggiana (3), la chiesa di San Michele in Rocca che fu unita a quella di Santo Stefano (4), la chiesa di San Biagio (5) e, appunto, la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole. Altre chiese sono poi state sconsacrate, ma di esse ne rimane la testimonianza architettonica, e quindi non sono computate in questo elenco.
I motivi che hanno portato alla scomparsa di un così elevato numero di edifici religiosi sono diversi. Dal disuso e dall'abbandono, all'impossibilità economica di restaurare gli edifici, alla vendita per ricavarne soldi da impiegare in altro, fino alla riorganizzazione delle varie “cure”, ovvero dei limiti giurisdizionali delle parrocchie, alla fine del '700. Per certi aspetti, ognuna delle chiese citate, fece un po' storia a sé.
Dell'edificio religioso, situato nell'antica Contrada di Pancole, disponiamo di moltissime informazioni, per questo motivo è stato pensato questo post appositamente dedicato.

Intersezione fra Piazzetta Pancole e via Pietro Bagnoli
dove si trovava la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo
Foto di Francesco Fiumalbi


02. L'ORIGINE DELLA CHIESA DI PANCOLE
Secondo una tradizione storiografica fortemente consolidata, la chiesa di Pancole sarebbe stata edificata su di un precedente tempio di origine romana. Addirittura è stato ipotizzato che tale edificio avrebbe determinato anche la formazione del toponimo di Pancole, che rappresenterebbe la forma contratta di “Colle di Pan”, dove Pan o Pane sarebbe un'antica divinità pagana. Come vedremo, l'edificio cristiano troverebbe origine nel XIII secolo, ed è estremamente difficile immaginare che la memoria storica di un tempio del genere, seppur rimaneggiato, si sia conservata per circa un millennio, tenendo conto anche della damnatio memoriae riservata ai culti pagani. Un'ipotetica chiave di lettura ci viene fornita da Emanuele Repetti che nel suo Dizionario, parlando delle varie località che portano quel nome, riporta anche un'altra ipotesi, propriamente orografica, che vede l'origine del termine Pancole in Pancola ovvero “piaggia”. Questo toponimo si trova frequentemente utilizzato per descrivere una sorta di area pianeggiante in lieve pendenza (6). Osservando la morfologia orografica della zona, in effetti, l'area in questione rappresenta una sorta di slargo lungo il crinale orientale di San Miniato. Per questo motivo anche questa matrice presenta un buon livello di plausibilità, tuttavia in mancanza di altri dati non possiamo nemmeno scartare l'origine nel tempio pagano.
La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole si trovava all'intersezione fra due strade molto antiche: la via di Pancole e la via di Poggighisi. La via di Pancole (attuale via delle Fonti), dall'odierna La Scala, passava davanti la chiesa di San Pietro alle Fonti, attraversava il cosiddetto “Poggio Buonaparte” e giungeva a San Miniato attraverso una “porta”, dopo aver superato le cosiddette Fonti di Pancole. La via di Poggighisi, invece, era una delle strade principali del centro urbano di San Miniato, che attraversava l'omonimo Terziere, e coincideva con i tracciati delle attuali via Paolo Maioli e via Pietro Bagnoli.

Ipotesi ricostruttiva della chiesa scomparsa di Pancole
Montaggio di Francesco Fiumalbi


03. I PRIMI DOCUMENTI E LA GIURISDIZIONE PARROCCHIALE
La giurisdizione della “cura” della chiesa di Pancole, almeno dal XIII secolo, doveva comprendere quasi tutta l'attuale via Paolo Maioli, escludendo la Piazza del Ponticello (oggi Piazza Buonaparte) che apparteneva alla cura della chiesa di Santo Stefano, e grosso modo metà di via Pietro Bagnoli, che faceva parte, per l'altra metà, della cura di Santa Caterina. Quando la chiesa fu sconsacrata, alla fine del '700, la giurisdizione parrocchiale fu spartita fra Santo Stefano (via Paolo Maioli) e Santa Caterina (via Pietro Bagnoli) (7) ed ancora oggi la Piazzetta Pancole separa i due territori parrocchiali (8).
Diversamente da molte delle altre chiese suffraganee dell'antica Pieve di San Genesio, la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole non compare nelle due bolle pontificie, inviate da Celestino III nel 1195 (9) e da Innocenzo III nel 1205 (10) a Gregorio e Bonaccorso rispettivamente, pievani di San Genesio, da cui la chiesa di Pancole dipendeva. Sono due le possibilità circa il mancato inserimento nell'elenco: la chiesa al momento non era ancora stata fondata, oppure non viene rammentata per un altro motivo che al momento non ci è dato di sapere. Il Piombanti ipotizza che sia stata fondata nel XII secolo, ma in realtà non è possibile dimostrare tale circostanza (11).
Il primo documento che la attesta, datato 1228, è relativo ad una vertenza fra il Vescovo di Lucca Opizone e i Canonici della Pieve di San Genesio; fra questi viene citato il presbitero Michele, rettore della chiesa di Pancole (12). Quindi, certamente, a questa data esisteva una sorta di entità parrocchiale, alle dipendenze della più importante chiesa di San Genesio (che sarà distrutta di lì a un ventennio, nel 1248), dotata di un apposito rettore che amministrava la relativa cura d'anime.
La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, fino a quel momento sembra avesse giurisdizione anche sull'area cosiddetta di Poggighisi, ovvero l'attuale Piazza XX Settembre e zone circostanti. Conseguentemente alla traslazione della Canonica di San Martino a Castiglione all'interno del perimetro urbano di San Miniato, che portò anche alla fondazione della chiesa di Santa Caterina e dell'annesso monastero Agostiniano, i limiti parrocchiali furono ridefiniti attraverso un documento del 28 marzo 1233, al tempo del pievano Enrico. I nuovi confini orientali furono fissati da una parte usque ad domum iliorum de Pineta considerando anche lo scolo retrostante e, dall'altra parte, fino alla Portam Paoli che al momento non siamo in grado di localizzare (13).
La ecclesia SS. Phylippi e Iacobi de Pancole compare nell'estimo delle chiese della Diocesi di Lucca, datato 1260, con una consistenza di CXXX lire. Si tratta di una cifra abbastanza importante, se confrontata con quelle di altre chiese sanminiatesi, di cui risulta essere una delle più ricche (14) Identica situazione nel biennio 1276-1277, quando la chiesa presenta una decima pari a 5 lire e 6 soldi (15). Pochi anni dopo, nel biennio 1302-1303, alla ecclesia Filipo et Iacobi de Pancole è attribuita una decima che scende a 2 lire e 13 soldi (16).
Non c'è alcuna notizia riguardante la chiesa di Pancole nel Diario di Giovanni di Lemmo da Comugnori, che abbraccia un arco temporale dal 1299 al 1319 (17). Negli Statuti del 1337, la ecclesia de Panchole è invece indicata come luogo di riunione della societas contrate Pancholis, una sorta di “consiglio di quartiere” che, tra le altre cose, eleggeva i propri rappresentati nel Consiglio del Popolo e nella Società di Giustizia, oltre a dover fornire un piccolo contingente armato in caso di guerra (18).
A quasi 50 anni di distanza, nel 1380, proprio davanti alla chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole, ma dalla parte opposta della strada, venne fondato da Margherita Portigiani il Monastero di San Paolo che, dopo alterne vicende, è uno dei due monasteri attualmente ancora in vita a San Miniato (19).

Ipotesi ricostruttiva della chiesa scomparsa
di Pancole e il Monastero di San Paolo
Montaggio di Francesco Fiumalbi


04. IL BENEFICI DI SAN TOMMASO E DI SAN NICOLA
Nel 1424 l'altare dedicato a San Tommaso della pieve dei SS. Maria e Genesio (che in quel tempo risultava ancora interdetta al culto per motivi militari) fu unito all'altare, dedicato al medesimo santo, nella chiesa dei SS. Iacopo e Filippo di Pancole. I due benefici, così uniti, furono incorporati nella chiesa di Santa Caterina a titolo di sussidio per i frati Eremitani che seguivano la regola di Sant'Agostino. Tuttavia, di lì a poco, i diritti furono ulteriormente traslati e aggregati al beneficio dell'altare di San Leonardo della chiesa di Sant'Andrea a Reggiana, che si trovava sotto San Francesco e che risulta fra le chiese scomparse (20). Come avremo modo di vedere più avanti, venne spostato solo il beneficio, mentre l'altare rimase fisicamente all'interno della chiesa.
Due anni più tardi, nel 1426, risulta rettore della chiesa di Pancole il presbitero Miniato (Spagliagrani?), che fu eletto a rappresentare il clero (che apparteneva alla Diocesi di Lucca) presso l'Ufficio dei Regolatori di Firenze, a proposito di una vertenza circa il pagamento di una imposta (21).

Nel 1442, il rettore Miniato Spagliagrani, fondò nella chiesa di Pancole la cappellania di San Nicola di Bari, il cui titolare avrebbe dovuto occuparsi dell'insegnamento gratuito della grammatica ai fanciulli. Nel caso in cui il rettore dell'altare non fosse adeguatamente preparato, una parte del beneficio sarebbe andato al Comune che avrebbe dovuto nominare un apposito maestro (22). Si trattava di una piccola istituzione che affiancava un'analoga iniziativa intrapresa dall'Opera del SS. Crocifisso nel 1427. Infatti, la compagnia a partire da quell'anno eleggeva un cappellano che, oltre ad officiare l'oratorio, aveva il compito di istruire i giovani sanminiatesi, e per questo erano stanziati annualmente 50 fiorini d'oro (23). Il Piombanti riporta anche la tradizione secondo cui, ogni anno, in occasione della solennità di San Nicola da Bari, gli scolari giungevano in processione alla chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole, offrendo un dono in cera e recitando l'elogio funebre di Miniato Spagliagrani, il quale si trovava sepolto all'interno della cappella (24). Attualmente la tradizione dei festeggiamenti in onore di San Nicola di Bari è portata avanti dalla Casa di Riposo (25).


05. LE VISITE PASTORALI DEL 1450 E DEL 1466
Quattro anni più tardi, nel 1446, il Vescovo di Lucca Baldassarre Manni accolse con favore il nominativo di Marcovaldo di ser Giorgio da San Miniato, indicato da Manno Cavalcanti preposto della pieve dei SS. Maria e Genesio, come possibile nuovo rettore della chiesa di Pancole. La chiesa in quel momento risultava vacante, in quanto il predecessore, Francesco Anegli da Civitella (AR), aveva accettato la nomina di pievano a Montopoli. Il nome del presbitero Marcovaldo fu avanzato dai titolari del patronato della chiesa, che risultarono essere il pievano sanminiatese e il popolo curato (oggi si direbbe “i parrocchiani”), ciascuno per la metà (26).
Nel 1450, Mons. Stefano Trenta, Vescovo di Lucca, dispose una visita pastorale della Diocesi che interessò anche la chiesa di Pancole, il 1 maggio del medesimo anno: “Die prima mai qua celebratum fuit festum solemnre Sanctorum Jachobi et Filippi anni Nativitatis Domini MCCCCL indictione XIII reverendus dominus Stephanus episcopus lucanos existens in visitatione sue diocesis in ecclesia Sanctorum Jachobi et Filippo in terra Sancti Miniatis...” . In questa circostanza il Vescovo promosse a ostiario e lettorato (ovvero i primi due ordini minori) Antonio di Giunta e a esorcistato e accolitato (ovvero i secondi ordini minori) il chierico Luca di Marchione (27). Pochi giorni più tardi, il 6 maggio, il Vescovo incaricò il rettore della chiesa di Pancole, che era ancora il presbitero Marcovaldo, di riscuotere le somme di denaro che ciascuna chiesa doveva corrispondere per coprire le spese della Visita Pastorale (28).
Il 10 ottobre 1452, lo stesso Marcovaldo fu incaricato da Niccolò Buonaparte, auditore del Cardinale Giovanni Orsini, di presentare ai Canonici della Collegiata di San Lorenzo di Santa Croce sull'Arno, i documenti che attestavano il Buonaparte in qualità di rettore della chiesa santacrocese di San Vito (29).
Una nuova visita pastorale si tenne a pochi anni di distanza, nel 1466. Il visitatore apostolico, il frate domenicano Matteo da Pontremoli, giunse alla ecclesie Sanctorum Jacobi et Philippi in Pancole de Sancto Miniate il 7 ottobre dello stesso anno. Trovò ad attenderlo Marcusbaldus ser Georgii de Sancto Miniate, che abbiamo visto essere il rettore da vent'anni, dal 1446. La chiesa risultava curata, ma non consacrata; ciò non vuol dire che non lo fosse davvero: semplicemente in mancanza del documento attestante l'avvenuta consacrazione, non poteva essere dichiarata tale. Nei pressi della chiesa venne documentata la presenza di un cimitero, anche se ad oggi non è possibile determinarne la posizione: forse si trovava nell'area dove attualmente sorge il giardino della Casa di Riposo, oppure nel parcheggio sottostante. All'interno dell'edificio risultava quell'altarem Sancti Nicolai, istituito da Miniato Spagliagrani nel 1442, con una consistenza pari a 500 lire di moneta fiorentina, e il cui rettore era il presbitero Antonio Tornabuoni. Il documento tace invece sull'altare di San Tommaso, le cui rendite, come abbiamo visto in precedenza, era stato spostato nel 1424. La chiesa, nel suo complesso, godeva di un cospicuo beneficio economico, consistente in 192 staia di grano, 12 di fave, 12 di orzo, 24 di spelta, 24 di biada, un ducato d'oro grande, oltre a 50 barili di vino e 3 di olio. Interessante notare che il computo delle aree (le staia) segue un sistema duodecimale (sono tutti multipli di 12), a differenza del nostro sistema decimale. Il popolo era tutto di fede Cattolica (la domanda in realtà era volta anche a stabilire la presenza o meno di ebrei). Il presbitero Marcovaldo presentò altresì il decreto di nomina a rettore della chiesa, e da questo risultò ordinato all'età di 23 anni senza la dovuta dispensa, che fu obbligato a presentare entro due mesi. Il sacerdote non si fece attendere e, lo stesso giorno, presentò il documento mancante (30). 

Particolare della chiesa scomparsa
Rielaborazione della Veduta della Città di San Miniato, primi del '700
L'originale è conservato l'Archivio dell'Accademia degli Euteleti
Disegno di Francesco Fiumalbi


06. LE UNIONI AL CAPITOLO DEI CANONICI FRA '400 E '500
Nel 1479, il canonico della Pieve dei SS. Maria e Genesio, Fenzio Ciccioni, fu nominato rettore della chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole; come abbiamo visto, alla nomina concorrevano il pievano e il popolo curato (31). Nel 1484 la chiesa fu interessata da alcuni lavori di restauro, di cui non conosciamo l'esatta entità (32). Il 30 aprile del 1491, il parroco Fenzio Ciccioni rinunciò alla Parrocchia di Pancole, a favore del Capitolo dei Canonici dell'allora Pieve dei SS. Maria e Genesio. Di fatto si trattò dello spostamento del beneficio ecclesiastico che godeva la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, consistente in 60 fiorini, di cui soltanto un terzo furono destinati al mantenimento di un apposito vicario che si sarebbe occupato della cura d'anime (33). L'unione fu sancita attraverso il diretto intervento del Papa Innocenzo VIII (34). Si trattava di un espediente, di natura squisitamente economica, per aumentare le rendite del Capitolo dei Canonici. Infatti l'allora Collegiata dei SS. Maria e Genesio (oggi Cattedrale), era stata riaperta al culto da pochissimo, nel 1488, e certamente era bisognosa di nuove rendite, necessarie anche per le operazioni di restauro della struttura e per il mantenimento dei canonici.
Su richiesta del rettore Simone Monachelli, e con apposita bolla del 20 giugno 1503, Papa Alessandro VI stabilì lo scorporo delle rendite della Cappella di San Nicola: parte di esse, pari a 16 fiorini, furono destinate al Capitolo dei Canonici per gli oneri ecclesiastici, lo svolgimento delle funzioni e per il cappellano, mentre le rendite rimanenti furono destinate alla Comunità sanminiatese affinché provvedesse autonomamente agli oneri relativi al maestro di grammatica (35). Pare, tuttavia, che tale disposizione venisse disattesa con le rendite che confluivano interamente nelle casse della Comunità, che poi corrispondeva un piccolo sussidio al Capitolo per gli offici e gli obblighi della cappella. Infatti, da questo momento, il cappellano non fu più nominato, il Capitolo della Collegiata officiava le celebrazioni e, dall'anno successivo, la Comunità provvide alla nomina del maestro di grammatica (36).
Tuttavia, la definitiva regolamentazione dei benefici della chiesa di Pancole verso il Capitolo, sembra sia avvenuta qualche anno più tardi con la bolla di Leone X, datata 13 febbraio del 1518, che unì anche il beneficio del vicario al Capitolo e stabilì che il servizio nella chiesa parrocchiale venisse effettuato da un canonico e da un altro sacerdote idoneo, definito “mercenario” perché probabilmente poteva venire anche da fuori dell'ambito del Capitolo stesso (37).


07. LA VISITE PASTORALI DEL 1575 E DEL 1619
Nel 1575 la Parrocchialis Ecclesiae SS. Jacobi et Philippi de Sancto Miniato ricevette la visita pastorale condotta da Mons. Castelli, per conto del Vescovo di Lucca Mons. Alessandro Guidiccioni detto “Il Vecchio”. Complessivamente il visitatore trovò un edificio che sembra tenuto in condizioni migliori rispetto ad altri, anche se dispose alcuni piccoli interventi riguardanti il restauro o l'adeguamento di oggetti ad uso liturgico. Non mancò di richiedere il restauro degli altari, quello principale e quello dedicato a San Nicola, comprese la croce da ridipingere e l'icona da restaurare. Raccomandò di rifare i piedi ai candelabri dell'altare di San Tommaso. Quindi, sembrerebbe che gli altari, complessivamente fossero tre. Questo il resoconto della visita:

Visitatione perecta decretum fuit ut sequitur:
Vas in quo sacra Eucharistia conservanda est, saltem rameum deauratum sit. De eoque duorum mensium termino provideatur.
Cum animarum curatur ad infirmum communicandum accedit, duas sacras particulas deferat, quarum altera, infirmo communicato, ad ecclesiam eo ordire deferat.
Locus in quo vas S. Olei infirmorum conservatur, tabulis ligneis circumdatur eiusque hostiulum ita clausum sit ut formam clatre non preseferat.
Sacrarum XX dierum termino construatur, sub X aureorum poena.
Turibulum ita aptetur, ut eo ad altaris ministerium sacerdos decenter uti possit.
Sex saltem purificatoria nova veteribus addantur.
Mensae altaris maioris et S. Nicolai, quatuor mensium termino ex integro sint lapide.
Icona eiusdem altaris S. Nicolai, eodem termino restauretur.
Eidemque altari, duorum mensium termino palium adhibeatur.
Per crucis super eodem positae, intra mensium pingantur.
Candelabra altaris S. Thomae Cantariensis (ovvero San Tommaso Becket, Arcivescovo di Canterbury, n.d.r.) ita aptentur ut pedes non ligeos, sed ferreos habeant.
Capitulum eiusdem ecclesiae colligiate S. Miniati, amota casula quae lacerata est, novam conficiam et in hac eccl. conservati faciat. (38).

Nal 1619, a pochissimi anni dell'erezione della Diocesi di San Miniato (1622), la chiesa di Pancole, così come le altre chiese della Diocesi di Lucca, fu interessata da una nuova visita pastorale voluta questa volta dal Vescovo Mons. Alessandro Guidiccioni detto “Il Giovane”. Ad accogliere il visitatore fu il rettore Bernardo di San Miniato. Di questa circostanza disponiamo soltanto della notizia circa la presenza di tre altari: quello di San Nicola, eretto da Miniato Spagliagrani nel 1442, sulla destra quello di San Tommaso dotato di nuovi benefici dalla famiglia Buonaparte e, infine, quello di sinistra dedicato a Sant'Anselmo, che viene rammentato per la prima e unica volta nella storia di questa chiesa. Questo altare era di patronato della Comunità, ed aveva un cappellano con l'obbligo di celebrarvi la messa nei giorni festivi, secondo alcuni accordi stipulati da Anselmo Borromei, che probabilmente lo aveva istituito. Nella stessa occasione viene documentato anche un oratorio dedicato a San Giovanni Battista, detto di San Giovannino (39), il cui beneficio era stato unito alla mensa della Capitolo della Collegiata (poi Cattedrale) nel 1526 (40).

La planimetria della chiesa scomparsa
Rielaborazione del disegno di G.B. Ruggieri del 1786
L'originale è conservato in A.S.Fi, Segreteria di Stato, n. 472
Disegno di Francesco Fiumalbi


08. L'OSPEDALE E I RESTAURI FRA '600 E '700
Nel 1622 a San Miniato fu elevata una nuova sede diocesana. I benefici della chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole, che erano stati uniti al Capitolo dei Canonici della Collegiata, divennero parte delle rendite del nuovo Capitolo dei Canonici della Cattedrale, l'organo che, a partire dal 1518 ne deteneva anche il diritto di patronato. Pochi anni più tardi, nel 1639, la chiesa fu completamente restaurata, probabilmente per adeguare l'edificio agli indirizzi sanciti dal Concilio di Trento (41).
Nel 1647 la chiesa di Pancole fu visitata da Mons. Alessandro Strozzi, Vescovo di San Miniato. Venne documentata ancora la presenza dell'altare dedicato a San Tommaso, di quello di San Nicola; inoltre venne descritta la sacrestia che si trovava dietro l'altare maggiore e che abbisognava di lavori di risistemazione (42).
Nel biennio 1683-84, la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole fu oggetto della visita pastorale promossa dal Vescovo Michele Carlo Visdomini Cortigiani. Il diritto di patronato risultò confermato al Capitolo e l'edificio presentava due altari (verosimilmente quello principale e quello di San Nicola) (43).
Nel 1699 viene nominato rettore della chiesa il canonico Giuseppe Pellicini (44), lo stesso che il 25 febbraio del 1705, accolse Mons. Francesco Poggi in visita pastorale. In questa circostanza La chiesa risultò ben tenuta e furono date alcune disposizioni circa agli elementi di arredo, come l'abbassamento dell'altare maggiore e di fornire la sacrestia di un messale, un abito nero e due lanterne; stabilì una nuova sistemazione del confessionale, in modo che le donne e gli uomini fossero divisi. Oltre all'altare maggiore, ancora una volta, vennero documentati quelli di San Nicola e di San Tommaso. Più in generale l'edificio necessitava di urgenti lavori di manutenzione come il rifacimento del tetto e la sistemazione delle pareti (45), che avvennero soltanto qualche anno più tardi.
Successivamente, lo stesso episcopo dette avvio nel 1714 ad una delle sue opere principali: l'Ospedale di San Nicola di Bari, proprio adiacente alla chiesa, e così chiamato perché a questa istituzione furono destinate le rendite dell'omonimo altare fondato da Miniato Spagliagrani nel 1442 (46). La struttura, che fu inaugurata nel 1716, fu inizialmente affidata ai frati di San Giovanni di Dio, che già amministravano un ospedale importante nella città di Firenze. Tuttavia le rendite non erano sufficienti e le cure erano mantenute anche grazie al diretto interessamento del Vescovo o attraverso sussidi del governo granducale (47).
Durante i lavori della nuova struttura per il ricovero degli infermi, anche la chiesa di Pancole fu oggetto di numerosi interventi. Questo lo si evince chiaramente dall'atto di fondazione dell'Ospedale:

...ai quali signori canonici e capitolo per ricompensa del Sito (cioè del terreno su cui fu edificato) appoggio e comodità concessali per fare detta Fabbrica, ha parimenti fatto restaurare a proprie Spese fatto restaurare, e quasi di nuovo rifondare la suddetta Loro Chiesa di Pancole, con avervi fatto il Mattonato nuovo (il pavimento), l'Altar Maggiore di Pietra, l'Altar nuovo di San Giovanni di Dio, le porte di pietra con le sue imposte (le cornici lapidee e gli infissi), il Finestrone, intonaco, la facciata, rifatto il Crocifisso, e le sue pitture a fregio dell'Altar Maggiore, il Quadro, il Paliotto, i Candelieri, il Ciborio per detto Altare et altro...” (48).

Inoltre furono eliminate le funi delle campane che penzolavano all'interno dell'aula liturgica (49). Fu predisposta una nuova consacrazione e, a titolo di memoria, fu collocata un'epigrafe presso la porta laterale che in qualche modo richiamava all'antico tempio della divinità pagana, trasformato in tempio cristiano. Una seconda epigrafe fu collocata sulla porta della sacrestia. Queste le parole che vi si potevano leggere:

Antiquum hoc falsi numinis delubrum, in quo Pan colebatur, modo Panis vivi, qui de coelo descendit, verisque Dei domus est, et mystica animae fidelis imago. Ergo claudatur diabolo, et aperiatur Christo; evacuetur vitiis et virtutibus repleatur, et nihil unquam in ea inveniat, quod oculis suae maiestatis offendat.

Sacrae huius aedis, etiam vetustate venerabilis, encaenia in honorem SS. Jacobi et Philippi apostolorum solemniter peregit huius urbis antistes, Ordinis Servorum Deiparae alumnus IV idus novembris 1715, indicta quotannis XL dierum indulgentia cam visitantibus, secunda eiusdem mensis dominica, qua tantae celebritatis anniversarium instituit (50).

Di questi anni è la cosiddetta “Veduta dell'Accademia”, ovvero quel bellissimo disegno, raffigurante la Città di San Miniato e conservato presso l'Archivio dell'Accademia degli Euteleti (51). In questa immagine è rappresentata anche la chiesa di Pancole: la possiamo ammirare quasi in assonometria, con il lato lungo che confinava con la strada di Poggighisi, la facciata che dava sull'attuale Piazzetta Pancole, dove si trovava il portale d'ingresso. Lateralmente, due finestre e un'altra porta, più piccola. Spicca sul volume compatto della chiesa il campanile a vela, disegnato abbastanza slanciato. Da questa immagine (di cui abbiamo elaborato un disegno) possiamo dedurre che, sia per l'impianto plani-volumetrico, sia per le caratteristiche del campanile a vela, la chiesa di Pancole doveva un po' ricordare, per l'orientamento, le forme e le dimensioni, la chiesa dei SS Stefano e Michele. Purtroppo questa è l'unica raffigurazione iconografica dell'edificio.
Almeno fino al 1724 la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole sopperì anche ai bisogni spirituali dei degenti presso l'annesso Ospedale, cioè fino a che non fu predisposta una apposita cappella interna. Non mancarono anche nuovi interventi, dovuti in special modo, all'ampliamento della struttura sanitaria (52).
Nel 1729 la chiesa è oggetto di una nuova visita pastorale da parte del Vescovo Andrea Luigi Cattani. Negli atti venne riportata anche la notizia dell'unione della chiesa al Capitolo con la Bolla di Innocenzo VIII del 1491. Vennero nuovamente descritti gli altari, quello di San Nicola di patronato della Comunità con l'obbligo di celebrarvi tre messe alla settimana, oltre ai festeggiamenti in onore di S. Nicola, patrono degli studenti, e ad ulteriori quattro messe a carico del Capitolo in base agli accordi sanciti con la bolla di Papa Alessandro VI del 1503. L'altro altare presente nell'edificio era dedicato a San Giovanni di Dio e San Tommaso Cantuarieno, ovvero San Tommaso Becket, Arcivescovo di Canterbury vissuto nel XII secolo. Mons. Cattani rilevò anche la presenza di tre compagnie: SS. Niccolò e Giovanni di Dio, Sant'Agostino e San Domenico di Soriano. Ciascuna di queste confraternite laicali aveva propri statuti o regole che dettavano anche le modalità delle varie celebrazioni e festività. Il Visitatore ordinò che, nel caso in cui vi fosse un surplus economico, i soldi avanzati fossero destinati all'acquisto di abiti religiosi, anche ad uso della chiesa stessa (53). Interessante la circostanza secondo la quale, durante l'edificazione dell'Ospedale venisse realizzato anche uno stanzone ad uso delle compagnie (54).
Nel 1744 furono eseguiti alcuni lavori di manutenzione ad un muro della chiesa e alla sacrestia (55), che nel 1757 fu ampliata su richiesta del rettore Lorenzo Taglialagamba e pochi mesi dopo fu risistemata anche la copertura (56).
Ulteriori lavori alla facciata furono eseguiti nel 1764, che dai documenti risultò rifondata (57), cioè probabilmente le opere edili interessarono il consolidamento della parte basamentaria del prospetto principale, rivolto verso la piazzetta antistante dove è documentata la presenza di una cisterna.
L'ultima Visita Pastorale alla chiesa di Pancole fu effettuata, nel 1782, da Mons. Brunone Fazzi da poco eletto Vescovo di San Miniato, di cui abbiamo una scarna descrizione (58).

Estratto dal Catasto Generale della Toscana,
Sezione A, “Città di San Miniato, foglio n. 1
Archivio di Stato di Pisa, Catasto Terreni, Mappe, San Miniato, n. 1
Immagine tratta dal sito web del “Progetto CASTORE”
Regione Toscana e Archivi di Stato Toscani
Per gentile disponibilità. Info Crediti e Copyright


09. LA SOPPRESSIONE E LA DEMOLIZIONE
Con il ciclo di riforme promosse dal Granduca Pietro Leopoldo, tutta una serie di istituzioni di natura religiosa, fra cui compagnie, monasteri e parrocchie, furono soppresse. Questa sorte toccò anche alla chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole, che fu ufficialmente abolita con apposito decreto del 13 marzo 1783 (59). Come abbiamo visto, la giurisdizione parrocchiale fu divisa fra le chiese di Santo Stefano e di Santa Caterina (60), i cui limiti sono rimasti invariati fino ai giorni nostri. Per seguire la procedura di soppressione e la questione dei benefici, il 5 agosto del 1783, furono incaricati i canonici Persio Migliorati e Giovanni Mercati, quest'ultimo poi sostituito da Giovanbattista Cardi Cigoli con delibera del 9 febbraio 1784 (61). I canonici delegati stabilirono che il rettore della chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, Lorenzo Taglialagamba, mantenesse le rendite che gli spettavano fino a quel momento, compresi quelli per gli obblighi liturgici, consistenti nei frutti dell'abitazione, il terreno, il barile di vino per le messe e un barile d'olio a titolo di pensione (62).
Al 1786 risalgono le planimetrie disegnate da Giovan Battista Ruggieri dell'Ospedale degli Infermi e dell'annessa chiesa di Pancole. Si tratta di un interessante disegno pubblicato qualche anno fa in una bellissima cartella curata dall'Associazione Architettura e Territorio “Lanfranco Benvenuti”. Di fatto è il rilievo realizzato a seguito delle soppressioni per poter misurare l'effettiva consistenza dei beni, stimarli, e poter programmare eventuali alienazioni o riusi (63). Infatti a quel tempo, fra le varie cose, c'era da decidere come e dove organizzare l'ospedale pubblico sanminiatese, che poi prenderà vita dall'unione delle strutture di Santa Maria della Scala, San Nicola di Bari, San Lazzaro di Ponte a Elsa, e dall'Ospedale dei Poveri Padri Pellegrini (fondato da Giovanni Chellini nel XV secolo), andando a costituire i cosiddetti Spedali Riuniti (64). Da questo prezioso disegno possiamo ricavare con estrema precisione le misure dell'aula liturgica, pari a circa 15x37 braccia, approssimativamente 8,7x21,6 metri. Di poco più grandi le misure della sagoma, tenendo conto dello spessore dei muri leggermente più grandi di un braccio fiorentino (1 braccio = 0,5832 metri (65)). Per dare un'idea, la grandezza della chiesa di Pancole sarebbe stata del tutto simile a quelle di Santo Stefano e di Santa Caterina, che da un punto di vista dimensionale sono abbastanza simili.
Nonostante la soppressione dell'ente parrocchiale, la nuda proprietà dell'edificio era rimasta al Capitolo dei Canonici della Cattedrale che, in numerose occasioni ne propose la profanazione e la vendita, incontrando l'iniziale opposizione del Vescovo Mons. Brunone Fazzi, il quale, tuttavia, nel 1799 emanò l'apposito decreto (66).
A distanza di cinque anni, nel 1804, il Capitolo provvide alla vendita dell'immobile, che fu acquistato da un privato, il sig. Ottavio Gherardi (67). Tuttavia almeno fino al 1820 l'edificio non sembra subire particolari trasformazioni, come risulta da un documento di quell'anno (68). Anche dal Castasto Generale della Toscana, che per il Comune di San Miniato è datato 1834, la sagoma dell'edificio sembra rimanere sostanzialmente invariata, anche se non è censita come chiesa, ma come edificio privato (69).
Giuseppe Piombanti, al momento della redazione della sua Guida, nel 1894, afferma che la chiesa si trovava “dov'è ora quella casa di sue piani, rimpetto alla chiesa presente di S. Paolo” (70). Difficile stabilire se si sia trattato di una ristrutturazione o di una demolizione/ricostruzione, anche se quest'ultima circostanza si presenta come maggiormente plausibile.


NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia Ristori, San Miniato, 1894, pp. 85, 100; Cfr. Conti Giuseppe, Storia della ile immagine e dell'oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella città di San Miniato, Cellini, Firenze, 1863, p. 92.
(2) D. Fiordispina e M. Parentini, Quattro chiese scomparse, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 76, 2009, pp. 258-267.
(3) Piombanti, Guida della Città.. Cit., pp. 7, 71.
(4) Marcori Emilia, Decadenza e cessione del sistema difensivo di San Miniato al Tedesco, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 77, 2010, pp. 314-315.
(5) Braschi Anna, Parentini Manuela e Vanni Desideri Andrea, Un elemento perduto della topografia medievale di San Miniato. Note storiche e archeologiche sulla chiesa di San Biagio, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 79, 2012, pp. 353-376.
(6) Repetti Emanuele, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana contenente tutti i luoghi del Granducato, Ducato, Garfaganana e Lunigiana, Tipi di Giovanni Mazzoni, Firenze, 1843, Tomo IV, pp. 31-32.
(7) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 112.
(8) Bianchetti Letizia e Imbesi Paola Nicoletta, San Miniato (Pisa), Atlante Storico delle Città Italiane, Toscana, n. 6, Giunta Regionale Toscana, Bonsignori Editore, Roma, 1998, pp. 42-43.
(9) Lami Giovanni, Charitonis et Hippophili Hodoeporici pars prima, in Deliciae eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea, Tomo X, Firenze, 1741, pp. 164-173; Migne J. P., Patrologie Cursus Completus sive bibliotecha universalis, integra, uniformis, commoda, aeconomica, omnium SS. Patrum, Doctorum scriptorumque ecclesiasticorum (Patrologia Latina), Vol. 206, n. CCV, coll. 1085-1086.
(10) Lami Giovanni, Charitonis et Hippophili... Cit., pp. 175-176; Migne J. P., Patrologie Cursus... Cit., Vol. 217, n. CCXVII, coll. 149-152.
(11) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 111.
(12) Archivio Arcivescovile di Lucca, *F.4; cfr. Concioni Graziano, Le vicende di una pieve nella cronologia dei suoi pievani. San Genesio di Vico Wallari 715-1466, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2010, p. 28.
(13) Repetti Emanuele, Dizionario Geografico Fisico... Cit., Tomo V, p. 71; Cfr. Morelli Paolo, La nascita del convento domenicano di S. Jacopo in San Miniato: appunti per un'indagine sulle istituzioni ecclesiastiche di un centro minore della Toscana fra Due e Trecento, in Centi Tito Santi, Morelli Paolo e Tognetti Livio, SS. Jacopo e Lucia: una chiesa, un convento. Contributi per la storia della presenza dei Domenicani in San Miniato, Accademia degli Euteleti di San Miniato, Tipografia Palagini, San Miniato, 1995, p. 12.
(14) Biblioteca Statale di Lucca, manoscritto n. 135; Guidi Pietro, Estimo della Diocesi di Lucca dell'anno 1260, in Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Tuscia, Vol. 1, La decima degli anni 1274-1280, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 1932, p. 271.
(15) Guidi Pietro, Rationes... Cit., p. 220.
(16) Guidi Pietro, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Tuscia, Vol. 2, La decima degli anni 1295-1304, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 1942, p. 278.
(17) Mazzoni Vieri (a cura di), Diario (1299-1319) di Ser Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008.
(18) Salvestrini Francesco (a cura di), Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), Libro IV, rubr. 24<26>, p. 317.
(19) Lami Giovanni, Deliciae eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea, Tomo 4, parte 2, prefazione all'Historiae Siculae di Lorenzo Bonincontri, Firenze, 1739, p. XVIII; Conti Giuseppe, Storia della venerabile... Cit., p. 96.
(20) Archivio Arcivescovile di Lucca, Libri Antichi di Cancelleria, n. 86, c. 103; Cfr. Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., p. 73.
(21) Archivio Arcivescovile di Lucca, Libri Antichi di Cancelleria, n. 59, c. 19v; Cfr. Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., p. 75.
(22) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Atti relativi al Capitolo, n. 713, Testamento di Miniato Spagliagrani parroco della chiesa dei SS. Jacopo e Filippo a Pancole, 3 luglio 1442; cfr. Fiordispina Delio e Parentini Manuela, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo a Pancole e la sua trasformazione, in Fiordispina Delio e Parentini Manuela, La Casa del Cuore, Casa di Riposo e Fondazione Del Campana Guazzesi, FM Edizioni, San Miniato, 2001, pp. 41-42.
(23) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Preunitario, Archivi Aggregati, Opera del SS.mo Crocifisso, Atti vari (1399-1786), n. 332, c. 9 (?); Cfr. Conti Giuseppe, Storia della venerabile... Cit., p. 38.
(24) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 52.
(25) Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 41.
(26) Archivio Storico della Diocesi di San Miniato, Documenti in cartapecora; Cfr. Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., pp. 62-63.
(27) Archivio Arcivescovile di Lucca, Sacre Visite, n. 7, cc. 37r e 37v; Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., p. 65n.
(28) Archivio Arcivescovile di Lucca, Sacre Visite, n. 7, c. 38v; Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., p. 65n.
(29) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Santa Croce Valdarno, San Lorenzo (collegiata), 10 ottobre 1452; Cfr. Repetti Emanuele, Dizionario Geografico Fisico... Cit., Tomo V, p. 109.
(30) Archivio Arcivescovile di Lucca, Sacre Visite, n. 9, c. 255. Cfr. Concioni Graziano, Chiese, clero e cura d'anime in Diocesi di Lucca nella visita pastorale del domenicano Matteo da Pontremoli (1465-1467), Vol. 2, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2012, pp. 121-122; Concioni Graziano, Le vicende di una pieve... Cit., pp. 78, 93, 98-99.
(31) Boldrini Roberto, Il Capitolo del Duomo dalla rifondazione all'erezione della Diocesi (1488-1622), in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 23-26.
(32) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 111.
(33) Boldrini Roberto, Il Capitolo del Duomo... Cit., pp. 23-26n.
(34) Piombanti, Guida della Città.. Cit., pp. 111-112.
(35) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Comunità di San Miniato, Atti vari, n. 2951; Cfr. Galli Angelini Francesco Maria, Fondazione a scopo di Istruzione pubblica in San Miniato, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 22, 1939, pp. 11-14; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 42.
(36) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Comunità di San Miniato, Deliberazioni dei priori e del consiglio, n. 2341; Cfr. Galli Angelini Francesco Maria, Fondazione a scopo... Cit., pp. 11-14; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 42.
(37) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, n. 54, Campione di livelli, n. 71; Cfr. Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 112; Boldrini Roberto, Il Capitolo del Duomo... Cit., p. 26n; Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 42.
(38) Archivio Arcivescovile di Lucca, Sacre Visite, n. 26, cc. 386-405?; Cfr. Coturri Enrico, La «visita» del visitatore Apostolico Mons. Castelli alle Chiese ed ai luoghi di San Miniato nell'anno 1575, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 33, 1961, p. 32.
(39) Archivio Vescovile di San Miniato, Visite Pastorali, n. 59; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 42-43.
(40) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 113.
(41) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari e prospetti di beni, n. 35; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 43.
(42) Archivio Vescovile di San Miniato, Visite Pastorali, n. 59; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 43.
(43) Simoncini Vasco (a cura di), San Miniato e la sua Diocesi. I Vescovi, le istituzioni, la gente, Cassa di Risparmio di San Miniato, Edizioni del Cerro, Tirrenia, 1989, p. 49.
(44) Archivio Vescovile di San Miniato, Atti beneficiali, n. 312; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 43.
(45) Archivio Vescovile di San Miniato, Visite Pastorali, n. 62; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 43.
(46) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 120.
(47) Ibidem.
(48) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari e prospetti di beni, n. 35; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 45.
(49) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 10, delib. 13 ottobre 1714; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 43-45.
(50) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 144.
(51) L'immagine è stata pubblicata in moltissimi testi, cito solo l'ultimo in ordine di tempo, dove tra l'altro è riportato un particolare della zona di Poggighisi e dove si vede la chiesa di Pancole abbastanza distintamente: Latini Luigi (a cura di), San Miniato forma urbis. Le piazze e il paesaggio di una città di collina, Cassa di Risparmio di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2012, p. 81.
(52) Archivio Storico Comune di San Miniato, Archivi Aggregati, n. 49; Cfr. Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo a Pancole.
(53) Archivio Vescovile di San Miniato, Visite Pastorali, n. 63; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 43-45.
(54) Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, n. 149, Miscellanea IV, Affari Giurisdizionali, inserto n. 1; Cfr. Fiordispina e Parentini, L'originario spedale di San Niccolò di Bari a Pancole (1698-1772), in Fiordispina e Parentini, La Casa del Cuore, Casa di Riposo e Fondazione Del Campana Guazzesi, FM Edizioni, San Miniato, 2001, p. 5.
(55) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 10, delib. 13 gennaio 1744; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 45.
(56) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 10, delibb. 3 gennaio 1757 e 17 ottobre 1757; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 45-47.
(57) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivi Aggregati, n. 49, Ospedale di S. Niccolò di Bari; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 47.
(58) Archivio Vescovile di San Miniato, Visite Pastorali, n. 67; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 47-54.
(59) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 13; Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari e prospetti di beni, n. 35; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., p. 47; Cfr. Boldrini Roberto, Il Capitolo del Duomo... Cit., p. 26n.
(60) Supra, note 8 e 9.
(61) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 13, delibb. 5 agosto 1783 e 9 febbraio 1784; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 47, 54.
(62) Archivio del Capitolo della Cattedrale, Delibere Capitolari, n. 13, delib. 24 luglio 1784; Cfr. Fiordispina e Parentini, La chiesa dei SS. Jacopo e Filippo... Cit., pp. 47, 54.
(63) Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Stato, n. 472; Cfr. Marcori Emilia e Zangheri Luigi, San Miniato. Nuovi documenti per la storia della Città, Associazione Architettura e Territorio “Lanfranco Benvenuti”, Tip. Bongi, San Miniato, 2004, tavv. VIII-IX.
(64) Ragionieri Roberta, Gli Ospedali riuniti di San Miniato nel primo trentennio di attività: 1786-1815, in Miscellanea Storica della Valdelsa, nn. 2-3, 1997, pp. 77-113.
(65) Guidi Giuseppe, Ragguaglio delle monete, dei pesi e delle misure attualmente in uso negli stati italiani e nelle principali piazze commerciali d'Europa, Felice Le Monnier, Firenze, 1839, p. 164.
(66) Archivio Vescovile di San Miniato, Atti beneficiali, n. 354; Cfr. Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo a Pancole. Il Piombanti fa risalire il decreto all'anno 1800, e addirittura accenna ad un intervento direttamente dalla Santa Sede; Cfr. Piombanti, Guida della Città.. Cit., pp. 112-113.
(67) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Campione di livelli, n. 54; Cfr. Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo a Pancole. Il Piombanti, forse erroneamente, fa risalire l'alienazione al 1807; Cfr. Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 113.
(68) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Preunitario, n. 3905, Arroti e volture, Cfr. Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo a Pancole.
(69) Catasto Generale della Toscana, Comunità di San Miniato, Sezione "A", Città di San Miniato, Foglio n. 1; Archivio di Stato di Pisa, Catasto Terreni, Mappe, San Miniato, n. 1.
(70) Piombanti, Guida della Città.. Cit., p. 111.

2 commenti:

  1. Hai ragione che è un "grosso" lavoro.Forse mi è passato ( è mezzanotte suonata ) ma non mi pare di aver letto che la chiesa fu una trasformazione di un tempietto pagano dedicato al dio Pan almeno io ho sempre creduto che lo fosse visto che da qualche parte l'ho letto.

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    1. Certo che ne ho parlato! Come tu sai, sono molto prudente su certe cose che ci vengono dal passato, e quindi ho precisato che ho qualche dubbio. Puoi trovare il discorso al paragrafo 02. L'ORIGINE DELLA CHIESA DI PANCOLE.

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