sabato 9 marzo 2013

SAN MINIATO NELLA “CRONACA SENESE” DI AGNOLO DI TURA 21/21

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21 [anno 1343] I Fiorentini cacciano Gualtieri VI di Brienne, Duca d'Atene. San Miniato, assieme ad altre città, manda un contingente armato a Firenze.


[…] Il duca era in palagio rinchiuso e assediato con più di 400 omini di sua gente, i quali si difendevano il più che poteano; ma poco v'avevano da vivare, e credendo lui achetare il popolo fé' cavaliere la domenica mattina Antonio di Baldiriamo delli Aldimari, il quale non si voleva fare cavaliere di sua mano, ma li priori che erano richiusi nel palagio volsero che si facesse a onore del popolo fiorentino, e lassò lui e gli altri che tenea presi, e pose in sul palagio la bandiera del popolo di Firenze.
Sanesi avuto la novella come i Fiorentini aveano levato e' romore contra 'l duca loro signore ed era assediato nel palagio, di subito i signori Nove fero mettere in ordine molta gente, come ordinato era, e di subito, senza indugio, fu mosso Andreoccio Salamoncelli conestabile del comuno di Siena, e corendo a cavallo con pochi conpagni strachando 4 cavalli, gionse in Firenze la domenica a ora di nona e così seguirò tutti i suoi soldati col gonfalone de la balzana, la qual balzana pose su la tore de' priori in Firenze per segno di socorso de' Sanesi; e doppo lui uscì di Siena 400 balestrieri de la città co' la insegna de la bai-zana, e fu loro capitano e gonfaloniere Nicolò di Checho Marietti, e andorovi molti comandati de le Masse cor uno capitano cittadino, e andovi misser Francesco Doddo de' Fortebrachi da Montone, capitano di guerra del comuno di Siena, con 400 omini a cavallo di sua condotta, e andovi molti cavalieri de' gentili omini di Siena da per loro. E i signori Nove elessero 6 anbasciadori onorati, cioè 4 nobili di Siena e due de' popolari, cioè misser Francesco Acarigi, misser Guido Fredi, misser Agnolo Granelli, misser Francesco Salinbeni con due altri grandi popolari con molti in loro conpagnia, e chi potea portare maza seguì, e andoro a Firenze e giunsero la domenica a notte, a dì 27. I quali tutti furo ricevuti a grande onore, e massime che i Sane'si furono i primi a giongnare in Firenze al socorso e aiuto de' Fiorentini, che era una bella gente e bene in punto in tanto poco tenpo gionti in Firenze, e grande festa e allegreza fero i Fiorentini de la venuta de' Sanesi, inperochè quasi i Fiorentini si pentivano de la 'npresa contra al duca loro signore, inperochè apresso era gran socorso che veniva al duca; e per la venuta de' Sanesi che di subito andò la boce che con grande aiuto i Sanesi erano in Firenze, e per questo altro aiuto non ebe el duca.
Siche li Sanesi rincoraro i Fiorentini e presero gran vigore e ardire con grandissima festa e allegreza facendo a' Sanesi, che non sarebe da credere a scrivarlo, e continuando poi molti fanti comandati per lo contado di Siena con capitani cittadini sopra loro andaro a Firenze, e continuo si conbattea al palagio dov'era il duca.
Lunedì seguente giunse in Firenze el conte Simone da Battifolle e Guido suo nipote 20 con 400 fanti, co' molti del contado di Firenze, armati.
Saminiato mandoro molti a pie, armati.
Pratesi mandoro ancor loro molti, circa 500 a pie armati, sì che il lunedì a dì 28 fu in Firenze molta gente in loro aiuto.
E continuamente a furore cercavano per Firenze per li uffitiali del duca, e fu preso uno notaio del conservadore stato crudele e reo, e fu tutto tagliato a pezi; e fu trovato ancora misser Simone da Norcia, stato urfitiale sopra le ragioni del comuno di Firenze, il quale molti cittadini a ragione e a torto avea tormentati crudelmente e condenati, e per simile modo fu tutto tagliato a pezi. E uno notaio napoletano, che era stato capitano de' sergenti a pie del duca, reo e fellone, tutto tagliato a pezi e a boconi dal popolo.
E sere Arigo Fei, cittadino di Firenze, che era sopra a la dogana messo dal duca, fugiendosi da la via de' Servi vestito come frate, fu conosciuto da Sangallo, fu morto e poi da' fanciulli trainato nudo per tutta la città, e poi su la piaza de' priori fu preso per li piedi e sparato come uno porco e tagliato a pezi e minuzato e infilato, i pezuoli de la carne portando in mano come carne di porco, e molti stratii fero, perochè in detto uffitio avea usate molte crudeltà. […]

Cronaca Senese attribuita ad Agnolo di Tura del Grasso detta la Cronaca Maggiore, in Lisini Alessandro e Iacometti Fabio (a cura di), Cronache Senesi, in Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XV, parte VI-A, Nicola Zanichelli, Bologna, 1939, pp. 540-541.

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