lunedì 29 luglio 2013

ANSALDO ANSALDI

a cura di Francesco Fiumalbi
In questo post andremo alla riscoperta di un illustre letterato e giurista di origine sanminiatese: Ansaldo Ansaldi, pressoché dimenticato, ma personaggio di primo piano tra la seconda metà del '600 e la prima metà del '700. Il suo oblio in terra sanminiatese è dovuto, probabilmente, al fatto che a San Miniato non c'è mai vissuto, impegnato dapprima a Firenze e poi a Roma presso la curia pontificia; anche se all'ombra della Rocca si trovava l'origine della sua famiglia, nonché interessi di natura patrimoniale.
Nacque a Firenze da Orazio Ansaldi e Fiammetta Sirigatti, il 7 ottobre 1651. Fu allievo di Giuseppe Averani presso l'ateneo pisano, dove, seguendo le orme del padre Orazio e del nonno Raffaello, conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Successivamente iniziò l'attività forense presso lo studio del senatore Ferrante Capponi. Divenne membro dell'Accademia degli Apatisti e dell'Accademia Fiorentina, dove si distinse in campo letterario. Nel 1678, con l'appoggio di Ferrante Capponi e la protezione del Granduca Cosimo III de' Medici, giunse a Roma presso lo studio del Cardinale Giovanni Battista de Luca.
Canonico presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, entrò nella curia romana ricoprendo il ruolo di Auditore di Innocenzo XII, e nel 1696 Auditore presso il tribunale della Sacra Rota, di cui divenne decano nel 1717. Dal 1704 fu membro dell'Accademia dell'Arcadia con il nome di Solando Nedeo. Morì il 7 dicembre 1719 e fu tumulato nella chiesa di San Giovanni de' Fiorentini. Lasciò la sua eredità al nipote Orazio Ansaldi, anch'egli avvocato, Auditore presso il Tribunale della Sacra Rota, di cui divenne decano come lo zio.

Ansaldo Ansaldi fu autore di alcune pubblicazioni:
+ De Commercio et Mercatura Discursus Legales, Roma, 1689, che ebbe molte edizioni sia in Italia che all'estero (Lucca, Firenze, Colonia, Ginevra).
+ Creazione dell'Uomo e Incarnazione del Verbo Eterno, Firenze, 1704.
+ Pensieri raccolti nella meditazione delle dieci giornate degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio Lojola, Firenze, 1711.
+ Il Trionfo della fede, Firenze, 1717.
Curò la pubblicazione del primo volume Decisiones Sacrae Rotae Romanae, Lucca, 1704. Dopo la sua morte fu dato alle stampe il secondo volume, Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram bo: me: R.P.D. Ansaldo de Ansaldis Patricio Florentino, Roma, 1736.

De Commercio et Mercatura Discursus Legales,
Roma, 1689, frontespizio

La sua opera principale, De Commercio et Mercatura Discursus Legales, che lo rese celebre nel campo giuridico, consiste in 100 quesiti di carattere legale in materia commerciale, e fu considerato un importante punto di riferimento, anche per il suo carattere pratico. Per dare un'idea dell'importanza di questa sua opera, riportiamo un estratto da Emilio De Tipaldo, Biografia degli Italiani Illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e de' contemporanei, Vol. I, Tipografia di Alvisopoli, Venezia, 1834, pp. 479-480.
«Avrebbe l'Ansaldi voluto di questa importantissima materia formare un compiuto trattato, ma […] tale metodo domandava un tempo che non era suo. […] Chi, con l'occhio a quei tempi, scorresse i 100 quesiti, vi vedrebbe a una vanità di legale erudizione, congiunti profonda una dottrina, un acume, un intendere, infine, alle vere utilità del commercio; ché fu appunto opera dell'Ansaldi stabilire, confermare e dilucidare le basi allor fluttuanti della commerciale giurisprudenza, e pel cui mezzo potentemente alla perfezione dei moderni codici di commercio sarebbe contribuito […]. Le sue decisioni, per quanto modestamente non le proponga qual regole assolute, non fidando egli della propria scienza per quelle in cui o non venne ammesso il suo parere o nelle quali restò indecisa la causa o venne sopita per transazione di parti, pure presentano, se non tutti, certo i principi fondamentali del commerciale diritto. […] Sodi prindicpii, i quali anche oggi ad onta della diffusione dei lumi, applicati alla pratica potrebbero condurre i giudici nelle loro definizioni per una securissima via. […] La giurisdizione dei giudici di commercio, il foro dei mercadanti, il modo da trattarsi e definirsi le loro liti, le regole sui libri, il diritto di ipoteca conceduto a loro volta, le ferie, la esecuzione, formano come dire il vastissimo progetto di un codice non ancora tracciato».

Le notizie fin qui riassunte sono tratte dalla sua prima biografia, che rimane anche quella più completa e ricca di dettagli, pubblicata nel Giornale de' Letterati d'Italia, Tomo XXXIV, Parte Seconda, anni 1721-1722, Gabbriello Hertz, Venezia, 1723, Articolo XII, parte III, pp. 280-288.
Di seguito la trascrizione del testo.

ANSALDO ANSALDI
«La città di San Miniato al Tedesco è stata sempre seconda madre di nobil famiglie, che non solo hanno renduta gloriosa la loro patria, ma diramate in varie città d'Italia, e particolarmente in Firenze, agli antichi loro splendori ne hanno aggiunti abbondevolmente de' nuovi. Una di sì fatte prosapie è certamente quella degli Ansaldi che da San Miniato vanta l'antica origine, e che in ogni tempo è stata illustre nelle lettere e nell'armi, nelle ecclesiastiche e secolari dignità. Da un ramo di questa famiglia, trapiantato nella metropoli della Toscana, e ascritto a quella nobiltà, nacque in Firenze, l'anno 1651, il giorno 7 d'ottobre Monsignore ANSALDO ANSALDI, splendore chiarissimo della giurisprudenza e della prelatura romana, che in questo anno è mancato.
Suo padre fu Orazio di Raffaello Ansaldi; e la madre Fiammetta Sirigatti, figliola di quel Cavalier Lorenzo, di cui si parla nelle Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accademia Fiorentina, il quale stampò in Venezia in foglio, e di belle figure arricchita la sua Pratica di prospettiva l'anno 1596 da lui dedicata al Granduca Ferdinando I. Nel collegio de' Padri della Compagnia di Gesù fece Ansaldo i suoi primi studj in patria, e particolarmente presso il Padre Vincenzio Glaria di Tivoli, maestro di rettorica, dalla cui scuola uscirono molti e molti valentuomini. Finito il corso degli studj in Pisa, ivi ricevé la laurea del dottorato in ambe le leggi [Diritto Civile e Diritto Canonico, n.d.r.].

Creazione dell'Uomo e Incarnazione del Verbo Eterno,
Firenze, 1704, frontespizio

Tornato in patria, fu introdotto, per aggiungere alla legge teorica la cognizione ancor della pratica, nello studio del Senatore Ferrante Capponi, Presidente della sacra religione di Santo Stefano, personaggio nelle materie legali e politiche assai famoso ed eccellente. Non lasciò per questo gli studj più ameni delle buone lettere, frequentando l'accademia degli Apatisti, ove sovente fece sentire le primizie del suo ingegno e in prosa e in verso; e fu aggregato ancora fra gli accademici Fiorentini. Ma come il suo principale scopo era la legge, in quella talmente si profondò, che conosciuto il suo raro talento dal Senator Capponi predetto, da lui eziandio con una spiritosa canzone, come suo benefico protettor, commendato, lo animò a portarsi a Roma, ove egli fu, oltre al generoso favor del Capponi, accompagnato poscia dall'amorevole protezione benigna del regnante Granduca [Cosimo III de' Medici, n.d.r.]. Ivi sotto la disciplina e direzione del celebre avvocato, poi Cardinale de Luca, creatore per così dire di quel legal mondo, si perfezionò di forte nella giurisprudenza, che riuscì senza fallo uno de' primi avvocati della curia romana. Quindi in segno della stima, nella quale era tenuto in varj tempi, da più sommi Pontefici, ebbe cariche e dignità. Fu eletto Canonico della basilica di Santa Maria maggiore, Prelato participante e Renferendario apostoloco; fu della Congregazione de' riti, esaminatore de' Vescovi; ebbe l'ufficio di dateria, che si chiama Concessum. Fu Auditore d'Innocenzio XII e finalmente Auditore e Decano della Sacra Ruota; e arricchito insomma di pensioni, beneficj e abazie. Diede alla luce delle stampe l'utilissimo trattato De commercio & mercatura, che tra i legisti ha avuto gran lode, impresso in Roma in foglio nel 1689 di poi ristampato in altri luoghi [fra cui anche a Ginevra nel 1698, n.d.r.], e ultimamente Coloniae Allobrogum, apud Fratres de Tournes, 1718 e dall'autore dedicato a Cosimo III Granduca di Toscana. Stampò similmente in Lucca e poi in Roma nel 1711 con aggiunte il primo volume delle sue Decisioni legali pur in foglio, dedicandole a Clemente XI e avea quasi all'ordine la seconda parte, per darla fuori, se morte non vi s'interponeva.

Il Trionfo della fede,
Firenze, 1717, frontespizio.

Alla gravità e austerità delle leggi congiunse l'amenità della volgar poesia, nella quale continuamente nelle ore che gli avanzavano alle sue grandi occupazioni, per onesto divertimento, s'esercitò; e ne diede al pubblico nobili saggi. Stampò pertanto nel 1704 in un volume in foglio sette canzoni, che contengono la Creazione dell'uomo e Incarnazione del Verbo eterno, dedicato a Don Annibale Albani, nipote di Nostro Signore, e ora Cardinale di Santa Chiesa, e dato in luce dal Sig. dottore Giuseppe Averani, Professore ordinario di legge nell'università di Pisa, il quale faccendovi servire per prefazione un suo dotto ragionamento, ove tra le altre lodi, chiama Monsig. Ansaldi, onore immortale della nostra patria, e lume splendissimo della giurisprudenza, afferma d'aver lette, e ammirate queste sette canzoni, piene di profonda dottrina, e di squisita erudizione. Pubblicò ancora nel 1711 in foglio i Pensieri raccolti nella meditazione delle dieci giornate degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio Lojola, distesi in dieci Canzoni; coll'aggiunta d'un'altra Canzone, invito a' poeti a comporre in materie sacre, dedicati dall'autore a Clemente XI. In simigliante maniera diede fuori in un più grosso volume in foglio nel 1717 Il Trionfo della fede, compreso in 26 Canzoni e indirizzato al medesimo Sommo Pontefice, ove serve di proemio altro Discorso del Sig. Abate Anton-Maria Salvini, il cui giudicio sopra questa nobil fatica è riportato nel Tomo XXXI del nostro Giornale, con moltre altre lodi di quel degnissimo Prelato. Opere tutte uscite in luce in Firenze nella stamperia Granducale. Meritatamente perciò fu all'Arcadia di Roma annoverato tra' suoi accademici adì 26 di febbraio, 1703 dall'incarnazione con nome di Solando Nedeo, e riposto dal Sig. Arciprete Crescimbeni tra i buoni rimatori viventi nelle opere sue, ove registra un suo sonetto; e tra le sue Rime, con brindisi (Rime di Gio. Mario Crescimbeni, ec. Edizione seconda, in Roma nella stamperia d'Antonio de' Rossi, 1704, in 12) così a lui volge il suo dire:

Al gentil detto Solando
Che di Temi al tempo stesso
Siede sul Tebro in foglia, ed in Permesso,
O meravigliosa non usata a unquanco!
Rogna d'Apollo al fianco.

Pensieri raccolti nella meditazione delle dieci giornate
degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio Lojola,
Firenze, 1711, frontespizio

Monsignor Giovangiustino Ciampini, amicissimo suo, gli dedicò il Discorso accademico, intitolato: Il Teatro de' Grandi, stampato in Roma nel 1693 in 4 come accenna anco l'abate Vincezio Leonio nella Vita di detto Monsig. Ciampini, inserita tra quelle degli Arcadi illustri tomo II a carte 195 ove in tale occasione ragionando di Monsig. Ansaldi, dice, che alla profonda cognizione delle leggi, accoppia anche quella di molte altre scienze. Ma tralasciando molti altri scrittori, e particolarmente legali, che con alte lodi celebrano la virtù del nostro Prelato, serva qui per tutti il Sig. Domenico Bernino, che nel libro intitolato: Il Tribunale della Sacra Rota romana, così ragiona di lui a carte 278 ove registra gli Auditori della medesima famosi in dottrina: E finalmente acciocché il secolo nostro ancora vada di pari con gli antichi, nel 1700, un Ansaldo de Ansaldis Fiorenino, che fin giovane di età, seppe con la vivacità dell'ingegno, e con l'assiduità dello studio conciliare alle sue rare doti alta espettazione di gran cose, come in parecchie opere attestò l'eminentissima penna di Gio. Battista de Luca, di cui fu discepolo, e che poi in progresso di tempo egli emulò, e nella gloria delle stampe, e nel posto di Auditor pontificio, e che presentemente vive Decano degnissimo della Sacra Rota romana, meritevole dell'altra ed alta dignità, di cui morì fregiato il suo maestro. Ma la morte, che il più delle volte tronca le più belle speranze, lo tolse al mondo, non già alla gloria, il dì 7 di dicembre 1719 in Roma, ove fu sepolto nella chiesa di San Giovanni de' Fiorentini, avendo lasciato erede il Sign. Cavaliere Orazio Ansaldi, suo degno nipote.
Fu Monsig. Ansaldi di bella statura e complessione, gioviale nel volto, e avvenente, d'occhi celesti e vivi, e in ogni suo portamento, grave e manieroso. Amatissimo era egli della patria, e a questo fine ogni anno negli ultimi tempi di sua vita si portava a Firenze, per rivedere i suoi congiunti e amici; e quivi era con parziali rimostranze di stima e di benevolenza accolto sempre da' suoi Principi, e da tutta la nobiltà della patria visitato, e meritamente, come uno de' più fregj di quella riverito».


Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram bo: me: R.P.D. 
Ansaldo de Ansaldis Patricio Florentino, Roma, 1736, frontespizio

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