venerdì 6 dicembre 2013

ADDSM - COMMENTO - 1046, 1 DICEMBRE - ENRICO III A SAN GENESIO

di Francesco Fiumalbi


[1° aggiornamento 1 dicembre 2016]

ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1046, 1 dicembre - Enrico III a San Genesio

Oratorio di San Genesio con a lato gli scavi archeologici
Foto di Francesco Fiumalbi

In questa pagina è proposto il commento al documento conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Camaldoli, 1046, 1 dicembreSi tratta di un atto interessante per quanto riguarda tutta una serie di informazioni collaterali.

CONTENUTO
Questo documento della metà dell'XI secolo è riferito alla protezione concessa da Enrico III all'Abbazia di Santa Maria di Prataglia, fondata poco prima dell'anno 1000 e situata nel Comune di Poppi in Provincia di Arezzo.

I PROTAGONISTI
L'atto è interessante per il territorio sanminiatese in quanto risulta essere la prima testimonianza della presenza di un imperatore presso il borgo di San Genesio. Si trattò di Arrigo o Enrico III detto il Nero (1017-1056). Probabilmente non fu la prima testa coronata in assoluto a fermarsi a San Genesio, ma degli altri non abbiamo notizie. In verità al momento in cui Enrico III risulta trovarsi lungo la via Francigena, all'imbocco della Valdelsa, non era ancora stato incoronato imperatore. Poteva vantare solamente, si fa per dire, il titolo di Re dei Romani, che faceva da preludio all'incoronazione ad imperatore vera e propria. Enrico III non andava certo da solo, bensì doveva essere circondato dai membri più ristretti della sua corte. Fra essi, con ogni probabilità, c'era anche il suo cappellano, Suidgerio Vescovo di Bamberga, che tra l'altro svolgeva anche il ruolo di suo cancelliere.
Enrico III andava di fretta e presso San Genesio rimase per breve tempo. Forse il tempo necessario per una sosta, un giorno o poco più. Infatti lasciato il borgo e indirizzatosi sulla via Francigena, oltrepassata Siena e poi il Monte Amiata, si recò a Sutri (Prov. di Viterbo). Qui, dal 20 al 23 dicembre 1046, si tenne il cosiddetto Concilio di Sutri dalle vicende piuttosto concitate con a tema la legittimità tra i vari pretendenti alla Cattedra di San Pietro, ovvero Benedetto IX, Silvestro III e Gregorio VI. Senza entrare nei dettagli della controversia, il 20 dicembre 1046 Silvestro III fu giudicato usurpatore e condannato all'esilio, mentre Gregorio VI fu costretto ad abdicare lo stesso giorno. Il 24 dicembre, a Roma, Benedetto IX fu dichiarato decaduto in quanto aveva precedentemente rinunciato a favore di Gregorio VI. La Santa Sede fu quindi dichiarata vacante e fu stabilito di procedere all'elezione di un nuovo Pontefice.
A questo punto entrò in gioco Suidgerio, Vescovo di Bamberga, cappellano e cancelliere di Enrico III, che fu eletto Papa, prendendo il nome di Clemente II. Il successivo 25 dicembre 1046, giorno di Natale, il nuovo Papa fu intronato. A quel punto, subito dopo il termine della procedura di intronazione, Clemente II, quale primo atto da Pontefice, incoronò Enrico III, conferendogli il titolo di Imperatore e il diadema di Patrizio Romano (per approfondire il contesto, M. D. Knowles e D. Obolensky, Nuova Storia della Chiesa, vol. 2, Il Medioevo, Ed. Marietti, Genova, 1989, p. 86).
Quindi nei primi giorni del dicembre 1046 a San Genesio si trovavano due personalità molto importanti: il Re dei Romani poi Imperatore, assieme al suo cappellano e cancelliere che dopo poco sarebbe diventato Papa Clemente II.

LA VIA FRANCIGENA
Riguardo alla percorribilità della via Francigena abbiamo due importanti riferimenti. Enrico infatti il 25 novembre si trovava a Lucca, i primi di dicembre era a San Genesio, mentre almeno il 20 dicembre era a Sutri (J. F. Bohmer, Regesta cronologico-diplomatica regum atque imperato rum Romanorum inde a Conrado I usque ad Heinricum VII (911-1313), Francoforte sul Meno, 1831, n. 1551, p. 77). Quindi la strada era percorribile velocemente, nonostante la stagione invernale. Infatti fra Lucca e Sutri ci sono poco meno di 300 km, che egli percorse in circa tre settimane. Possiamo quindi fissare la velocità media in circa 15 km al giorno. Da questo possiamo intuire che la strada e le sue stazioni di sosta, costituissero un sistema viario molto efficiente. Ovviamente tenuto conto dell'epoca, quasi 1000 anni fa!
Per tornare, invece, probabilmente seguì l'antica via Cassia. Infatti il 29 marzo 1047 lo troviamo ad Orte, mentre il successivo 27 aprile è a Mantova (J. F. Bohmer, Regesta... Cit., nn. 1559-1560, p. 77). Per approfondire la percorribilità della via Francigena, R. Stopani, La via Francigena in Toscana. Storia di una strada medievale, Salimbeni, 1984, pp. 21-47.

LA PRESENZA IMPERIALE A SAN MINIATO
Francesco Salvestrini ha ipotizzato che debba essere attribuita proprio ad Enrico III l'iniziativa di costituire un'apposita sede imperiale presso il castello di San Miniato. L'autorità marchionale sulla Tuscia esercitata dai Canossa, ed in particolare da Bonifacio, aveva ridotto notevolmente la diretta influenza che l'Impero poteva vantare sulla regione. E proprio in chiave anticanossiana, accrescendo anche il ruolo politico dei vescovi di Volterra, Siena e Arezzo, Enrico III avrebbe fatto di San Miniato un luogo da dove controllare il territorio toscano. (F. Salvestrini, Il Nido dell'Aquila. San Miniato al Tedesco dai Vicari dell'Impero al Vicariato Fiorentino del Valdarno Inferiore, in A. Malvolti e G. Pinto (a cura di), Il Valdarno Inferiore terra di confine nel Medioevo (Secoli XI-XV), Atti del Convegno di Studi 30 settembre – 2 ottobre 2005, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, pp. 238-239; F. Salvestrini, San Genesio. La comunità e la pieve fra VI e XIII secolo, in F. Salvestrini e F. Cantini, San Genesio – Vico Wallari. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore, Giornata di Studio, San Miniato, 1 dicembre 2007, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo di San Miniato, Firenze University Press, Firenze, 2010, pp. 49-51). Tra l'altro lo stesso Imperatore Enrico III tornerà a San Genesio un decennio più tardi, nel giugno del 1055 (J. F. Bohmer, Regesta... Cit., n. 1668, p. 83).

Tuttavia, studi più recenti, condotti da Paolo Tomei e da altri, hanno permesso di chiarire che i "Vicari", nella loro funzione di rappresentanti della Corona, furono instaurati a San Miniato solamente a partire dal regno di Federico I "Barbarossa", intorno al 1160 [in proposito P. Tomei, «Locus est fomosus» Borgo San Genesio e il suo territorio (secc. VIII-XII), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Specialistica in Storia e civiltà, Relatore Prof. Simone Collavini, Anno Accaemico 2010-2011, pp. 131-138].

Tale circostanza sarebbe da inserire all’interno della mutata strategia imperiale per il controllo della Toscana, che passò dal sistema del “marchesato” a quello “vicariale”, ovvero gestito da diretti rappresentanti della Corona, removibili e più facilmente controllabili. La prima attestazione del mutato scenario è rappresentata dall’assemblea convocata a San Genesio nel luglio del 1162 da Rainaldo di Dassel, Arcivescovo di Colonia, nella sua qualità di legato imperiale. Appena due anni prima, nell’aprile de 1160, sempre a San Genesio si era tenuto un maximum conventus, per iniziativa di Guelfo VI Marchese di Toscana e Duca di Spoleto. Questa nuova ridefinizione è stata accolta ed esposta anche da Mauro Ronzani e Maria Elena Cortese, in occasione della Giornata di Studio Impero e Toscana in Età Sveva (1239-1250) tenutasi a San Miniato il 13 maggio 2016. In proposito vai al post [VIDEO] IMPERO E TOSCANA IN ETA' SVEVA - GIORNATA DI STUDIO - SAN MINIATO 13 MAGGIO 2016.


[1° aggiornamento 1 dicembre 2016]

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