giovedì 3 aprile 2014

LE CAMPANE DELLA CATTEDRALE DI SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi

Post aggiornato:
1° revisione 16 novembre 2014.
2° revisione 7 aprile 2017
3° revisione 1 settembre 2019

Indice del post
[07] – CAMPANA DELLE ORE 
[08] - CAMPANA DEL CORO

La torre campanaria del Duomo è uno degli edifici più suggestivi della Città. L'altezza di oltre 30 metri, fa del campanile l'edificio più alto di San Miniato: infatti dal terreno al coronamento la Rocca è più bassa, almeno nella sua configurazione odierna, forse originariamente no. Inoltre la struttura racchiude in sé anche altre caratteristiche, come la solidità e la robustezza date dal corpo massiccio e dal tipico colore del paramento in laterizio, forse nei secoli parzialmente intonacato (come risulta da diverse fotografie dei primi anni del ‘900).
Non staremo qui a ripercorrere minuziosamente la storia di questa torre, di cui diremo solo poche parole. Fino a non molto tempo fa l'idea consolidata all'interno della storiografia sanminiatese in sintesi era questa: la torre originariamente sarebbe stata una struttura militare, costruita nell'ambito del rafforzamento difensivo del castello di San Miniato promosso da Federico I “Barbarossa” nella seconda metà del XII secolo. Secondo questa interpretazione, la torre sarebbe rimasta isolata e solo nel 1488, con la riapertura al culto della chiesa dei SS. Maria e Genesio, sarebbe stata inglobata dalla pieve, divenendone quindi il campanile (1).
Tale ricostruzione è stata riportata e ripresa, in seguito, da moltissime pubblicazioni che non staremo ad elencare. Tra l'altro questa circostanza è smentita dal fatto che nel 1378, il nuovo governo fiorentino, affermatosi dopo l'assedio del 1369-70, rese necessaria la custodia continua delle seguenti strutture: la Torre del Palagio, che è nella terra di Samminiato, e che si chiama Palagio del Capitano, il campanile della Pieve, e la Torre Pallaleonum, che è presso il palazzo quondam Lodovici de Ciaccionibus (2). Quindi almeno al 1378 la torre era già campanile.
Soltanto da alcuni anni si sta facendo strada una nuova ipotesi, completamente opposta alla precedente, e secondo la quale la chiesa e la torre campanaria sarebbero il frutto di un progetto unitario. Un punto, ormai abbastanza consolidato, è l'unitarietà della costruzione della Cattedrale, dal momento che sui fronti laterali non vi sono discontinuità nelle murature. E' del tutto ragionevole che la chiesa si presentasse con la dimensione odierna fin dalla sua costruzione o ri-costruzione duecentesca, anche soltanto per ovvi motivi stilistico-compositivi. Una chiesa quadrata è rarissima, mentre il rapporto più frequente (diciamo il 95% delle chiese) fra larghezza e lunghezza dell’aula è di 1 a 2. Tuttavia, anche se la composizione chiesa-campanile non sembra essere casuale, dal momento che la lunghezza dell’aula è prossima all’altezza della torre, il nodo sulla questione non può essere ancora risolto completamente (3).

Campanile della Cattedrale
di Santa Maria Assunta e San Genesio Martire
Foto di Francesco Fiumalbi

Lo studio delle campane della torre, che non ci risulta sia mai stato fatto fino ad oggi, probabilmente è in grado di aggiungere un'ulteriore elemento in questo dibattito storico-architettonico: potrebbe configurarsi con maggiore forza l'idea che la torre abbia funzionato da campanile almeno dalla seconda metà del XIII secolo, cioè dal periodo in cui l'antica chiesa di Santa Maria del Castello di San Miniato divenne la Pieve dei SS. Maria e Genesio, conseguentemente alla distruzione della chiesa e del borgo di San Genesio nel 1248 (4). Infatti, le due campane più antiche, dedicate rispettivamente a Sant'Anselmo Vescovo di Lucca [02] e a Santa Maria Assunta [05] riportano quale data di prima fusione l'anno 1279. Ovvero sarebbero di 5 anni posteriori rispetto alla collocazione nella pieve del pulpito di Giroldo da Como, avvenuta nel 1274 (5). Il pulpito, così come le campane, sono elementi di finitura rispetto ad una costruzione importante come era l'allora Pieve dei SS. Maria e Genesio, per cui, se da una parte il pulpito fissa un termine ante quem per la chiesa, le campane potrebbero fornire una preziosa indicazione relativamente alla torre campanaria.
A questo punto è lecito porsi alcune domande. Le due campane sono state collocate fin dalla loro origine nell'apposita cella sulla torre? E se si, la torre è nata effettivamente nella seconda metà del '200, oppure è una costruzione precedente ed è stata riadattata in quel periodo? Infine, oltre alle due campane documentate nella seconda metà del XIII secolo, ce n'erano altre? A tutte queste domande, ad oggi, non è possibile fornire una risposta certa.
Se effettivamente la grandezza delle due campane sopraindicate fosse stata uguale a quella odierna fin dalla loro prima fusione, appaiono inverosimili tutte le altre soluzioni di alloggiamento al di fuori della torre. Infatti le campane duecentesche hanno una dimensione considerevole (circa 130 cm di diametro quella di Santa Maria Assunta, circa 85 cm di diametro quella di Sant'Anselmo), inducendo a scartare eventuali strutture di alloggio staticamente più modeste, come un ipotetico campanile a vela. D'altronde un elemento architettonico come questo sarebbe risultato conveniente solamente per campane molto più piccole. Mentre, per elementi di tale dimensione, solo una vera e propria torre campanaria avrebbe potuto opporre, con la sua mole, un adeguato smorzamento all'energia cinetica, prodotta dal moto armonico delle campane.
Dalle iscrizioni presenti sulle altre campane, queste sembrerebbero risultare più recenti, tuttavia non è possibile stabilirlo con certezza. Infatti, pur riportando datazioni successive (due del 1488 e l'altra del 1619), non possiamo escludere che queste originariamente fossero più antiche e che il loro ipotetico rifacimento abbia cancellato eventuali iscrizioni contenenti informazioni della primigenia fusione. D'altra parte la sensibilità per la memoria storica è un fatto relativamente moderno. In mancanza di documentazione, non possiamo fare altro che considerare, seppur con la dovuta cautela, quelle datazioni come originarie. Lo stesso discorso non può che valere anche per le due campane più antiche, dal momento che niente ci è dato sapere relativamente all'apparato campanario della più antica chiesa di Santa Maria, documentata per la prima volta nella bolla di Celestino III del 1195 (6).

Le campane, collocazione all’interno della cella
Schema di Francesco Fiumalbi

Le campane, descrizione sintetica
Schema di Francesco Fiumalbi

3 - L'INAUGURAZIONE DELLE CAMPANE NEL 1842
L'apparato delle sei campane della Cattedrale di San Miniato è rimasto pressoché inalterato dal 1842, anno in cui vennero tutte completamente rifuse da Giovanni Battista Stefani di Fontanaluccia (Modena) e sotto la supervisione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) (7) e Carlo Pescini (1808-1880) (8). L'inaugurazione, il primo "doppio", avvenne in occasione del Natale dell'anno 1842. Di tale circostanza è rimasto anche un resoconto pubblicato nella Gazzetta di Firenze n. 5 del 12 gennaio 1843, la cui trascrizione è proposta di seguito pp. 3-4:

Samminiato 29. Dicembre

Divoto affollato concorso di Fedeli rese in quest'anno più brillanti i Natalizj festeggiamenti, e l'eucaristiche Esposizioni nella nostra Cattedrale. Cagione della non ordinaria frequenza furono le nuove Campane, che annunziarono il principio della Festa, e di cui a onoranza dell'egregio Artefice sig. Gio. Battista Stefani di Fontanaluccia, nello Stato Modenese, vuolsi fare giusto e meritato elogio. Grande era l'aspettazione del nuovo Doppio, la cui fusione in presenza di altri reptati Artisti allo Stefani era stata affidata, e da lui maestrevolemente eseguita in Samminiato sotto gli occhi della dotta, e della volgare curiosità. I Deputati Capitolari Rev. Sigg. Can. Silvio Risi, e Can. Carlo Pescini non avean risparmiato diligenza al buon effetto, sorvegliando la provvista di ottimo genere di metalli, e cercando negli stessi restauri della Torre Campanaria, diretti con grande intelligenza dal Capomaestro Antonio Vannini Samminiatese, di combinare colla sicurezza della Fabbrica ogni cosa, che valesse a rendere la collocazione medesima dei bronzi armonica. All'aspettazione dei cittadini si aggiungeva il desiderio di vedere interrotto un lungo silenzio. Ma se grande era l'aspettazione, e forte il desiderio, l'effetto superò l'aspettazione, e il desiderio. Suonarono, e accorse il Popolo in folla; suonarono ed ogni animo restò compreso di gioja, non sapendo, se più doveva ammirarsi la forma, l'abbondanza, il tuono grave e maestoso dell'armonia, o la dolcezza e soavità. L'accordo perfetto di sei Campane, la prima in Cisolfaut, la seconda in Delasolré, la terma in Elami, la quarta in Fafault, la quinta in Gisolreut, e la sesta in Gisolreut ottavo, genera un'insieme, ed un'avvicedamento di armonia che rapisce. Onore facciasi al Rev. Capitolo che accrebbe così l'esterior decoro della sua Chiesa; onore ai suoi Deputati che adoperarono con tanto zelo; onore e applauso all'abile Artefice, a cui questo elogio rendutogli per giustizia desideriamo che possa procacciare altri lavori, giacché colla somma abilità egli possiede una prerogativa, che non va sempre coll'arte congiunta, l'onestà, la quale è però una gran virtù dei grandi Artisti. (A. C.)


Di seguito l'elenco delle campane:

+ D.O.M. AC D: FORTUNATO M: PATR: MIN: PRINC: CIVIT: AN: D: MDCXIX ITERUM DICATUM MDCCCXLII
Come risulta dall'inscrizione all'interno del toro superiore, la campana è dedicata a San Fortunato Martire, indicato come Patrono Principale della Città di San Miniato. L'elemento originario risalirebbe al 1619, quindi pochissimi anni prima dell'erezione della Diocesi. Fu poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani, originario di Fontanaluccia (Modena), e sotto la direzione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) e Carlo Pescini (1808-1880). Quest'ultimi furono eletti deputati per conto del Capitolo a sovrintendere le operazioni di rifacimento dell'intero gruppo di campane, come si legge nell'inscrizione al centro della superficie laterale, detta mantello. Quarta in ordine di grandezza, con un diametro che sfiora i 100 cm, la campana di San Fortunato Martire è collocata sull'apertura di sinistra del prospetto occidentale della torre, quindi quello che si affaccia verso Piazza del Duomo.
Inscrizione presente sul mantello:
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
- Figura di San Fortunato Martire
- Crocifisso
- Madonna orante

+ D.O.M. AC D: ANSELMO EPISC: PATR: MIN: PRINC: AN: MCCLXXIX IAM DICATA
TERTIA VICE FUSA A.D. MCMLX EP. FELICE BELCARO
La campana è dedicata a Sant'Anselmo Vescovo di Lucca (Milano, 1035 – Mantova, 1086), Patrono Principale di San Miniato. Secondo l'iscrizione presente sul toro della campana, risalirebbe al 1279, poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani, sotto la direzione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) e Carlo Pescini (1808-1880). Quinta in ordine di grandezza, con un diametro di circa 85 cm, insieme a quella dedicata a Santa Maria Assunta, è una delle due campane più antiche documentate. Con il passaggio del fronte bellico, la mattina del 22 luglio 1944, la torre campanaria fu colpita gravemente da diversi colpi d'artiglieria da parte dell'esercito Alleato. Un proiettile colpì la struttura fra la prima e la seconda campana, danneggiandole entrambe. Tuttavia, mentre la campana di San Fortunato Martire poté essere facilmente riparata, la campana di Sant'Anselmo risultò praticamente inservibile, con il suono irrimediabilmente compromesso e, per questo motivo, fu rifusa per la terza volta. Il riposizionamento avvenne nel 1960, alla presenza del Vescovo Mons. Felice Belcaro, in occasione del Secondo Convegno Eucaristico. La nuova campana fu realizzata dalla Ditta Francesco Broili di Udine che la rifuse direttamente in Piazza del Duomo, utilizzando il metallo di quella danneggiata.
Inscrizione presente sul mantello:
O CRUX AVE SPES UNICA
O SALUTATI HOSTIA AN / SECUNDI EUCARISTICI CONVENTUS
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Marchio ditta Broili
- Sant'Anselmo Vescovo
- Crocifisso
- SS. Sacramento


[03] – CAMPANA DEI SS. CARLO BORROMEO E ROCCO PELLEGRINO
E’ la più piccola fra quelle collocate all'interno della cella campanaria, con un diametro che supera di poco i 60 cm. Non presenta iscrizioni sul toro ed è dedicata a San Carlo Borromeo e a San Rocco Pellegrino. Si trova nell'unica apertura sul lato settentrionale della torre ed è stata fusa, o rifusa, assieme alle altre nel 1842 per iniziativa della comunità sanminiatese. 
Inscrizione presente sul mantello:
D.O.M.
AC: DIVIS: CAROLO
NEC: NON: ROCHO

CIVES: MINIATENSES
PER: AMANTIBUS
A:D: MDCCCXLII
DICATUM
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Crocifisso
- Figura orante
- Stemma Stefani
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:

+ D.O.M. ET AD HON: B: V: MARIAE AC D: GENESII M: CIVIT: ET DIOEC: MINIAT: PATRONI MAIORIS AN: MCDLXXXVIII
Dedicata a SS. Maria Beata Vergine e Genesio Martire (Patroni Maggiori della Città e della Diocesi di San Miniato), con gli oltre 140 cm di diametro è la campana più grande. Per questo motivo i sanminiatesi la chiamano affettuosamente “Il Campanone”. L’elemento originario risalirebbe al 1488 (assieme a quella dedicata a S. Miniato Martire, poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani, con la supervisione dei canonici Silvio Risi e Carlo Pescini. Nel 1488 la chiesa fu riaperta al culto, dopo l'interdizione del 1378. In quel periodo furono effettuati lavori di risistemazione e adeguamento, da un punto di vista architettonico, decorativo e liturgico, che probabilmente interessarono anche l'apparato campanario.
Questa campana è collocata all’interno dell’apertura di sinistra sul fronte orientale del campanile.
Inscrizione presente sul mantello:
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
- Figura di San Genesio Martire
- Crocifisso
- Maria Assunta

+ D.O.M. ET AD HON: B: V: MARIAE IN COELUM ASSUMPTAE CATHED: TITUL: MCCLXXIX IETRUM AN: MDCCCXLII DICATUM
Seconda in ordine di grandezza, con i suoi 130 cm di diametro, questa campana è dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, a cui è intitolata la Cattedrale. Si trova nell’apertura destra del fronte orientale della torre e, secondo l’iscrizione contenuta nel toro, la campana originaria risalirebbe all’anno 1279. Fu poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani, con la supervisione dei canonici Silvio Risi e Carlo Pescini.
Inscrizione presente sul mantello:
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
- Maria Assunta
- Crocifisso

+ D.O.M. HAC D: MINIATI: M: PATR: MIN: PRINC: AN: MCDLXXXVIIII ITERUM DICATUM A.D. MDCCCXLII
La campana è dedicata a San Miniato Martire, Patrono Principale di San Miniato. L’elemento originario risalirebbe al 1488 (assieme a quella dedicata ai SS. Maria Assunta e Genesio Martire), poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani con la supervisione dei canonici Silvio Risi e Carlo Pescini. Nel 1488 la chiesa fu riaperta al culto, dopo l'interdizione del 1378. In quel periodo furono effettuati lavori di risistemazione e adeguamento, da un punto di vista architettonico, decorativo e liturgico, che probabilmente interessarono anche l'apparato campanario. La campana è collocata nell’unica apertura del lato meridionale.
Inscrizione presente sul mantello:
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
- Figura di San Miniato Martire

- Crocifisso

Con un diametro di circa 70 cm, è collocata nel campanile a vela che si erge dal terrazzo alla sommità della torre. E’ collegata all’orologio, realizzato nel 1438 al tempo di Piero di Andrea Ronci e di Paolo di Lodovico, come si legge anche nell'iscrizione collocata sul mantello. Il suo ruolo è quello di scandire il trascorrere delle ore (9). Non vi sono di inscrizioni sul toro. Fu rifatta assieme alle altre nel 1842, al tempo in cui fu Gonfaloniere del Comune di San Miniato Vincenzo Migliorati.
Inscrizione presente sul mantello:
AL TEMPO DE' DISCRETI UOMINI
DOTT: PAOLO DI LODOVICO E SER
PIERO DI SER ANDREA RONCI SPETTABILI
AMMINISTRATORI DEL COMUNE DI SAMMINIATO
MCCCCXXXVIII
ANNO MDCCCXLII RIFUSA
VINCENZO MIGLIORATI GONFALONIERE
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:

[08] - CAMPANA DEL CORO
Oltre alle sette campane collocate sulla torre, era presente anche un'ottava campana collocata sul campanilino a vela situato sui tetti delle sacrestie settentrionali, dove adesso c'è il Museo Diocesano. Non conosciamo la sua dedicazione, ma era detta anche la “Campana del Coro” perché serviva a richiamare i Canonici della Cattedrale, quando dovevano entrare nel “Coro”, ovvero nelle apposite sedute collocate dietro l’altar maggiore. Quando tutti i canonici erano pronti all’interno della Sacrestia, suonavano una campanella più piccola, collocata nel piccolo campanile a vela che si vede sbucare dal tetto del Museo Diocesano. Era il segnale per il sagrestano che poteva smettere di suonare la campana, dal momento che erano tutti pronti (10).


NOTE E RIFERIMENTI
(1) Per citarne solamente alcuni: Antonio Vensi, Materiali per servire ad una Storia di San Miniato al Tedesco, 1874, Archivio dell'Accademia degli Euteleti, c. 314; Giuseppe Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco con notizie storiche antiche e moderne, Tip. Ristori, San Miniato, 1894, p. 85; Carocci Guido, Gli edifizi monumentali di San Miniato, in Miscellanea Storica della Valdelsa, n. 32, 1904, p. 76; Maria Laura Cristiani Testi, San Miniato al Tedesco. Saggio di storia urbanistica e architettonica, Marchi & Bertolli, Firenze, 1967, p. 41.
(2) C. Guasti (a cura di), I Capitoli del Comune di Firenze. Inventario e Regesto, 2 voll., Tipi di M. Cellini e C, Firenze, 1866, Tomo I, V, n. 19, p. 237, 4-6 aprile 1378.
(3) Francesco Onnis, Biografia di una architettura, in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 62-63.
(4) Giovanni Villani, Nuova Cronica (La prima parte delle Historie universali dei suoi tempi di Giovan Villani Cittadino Fiorentino), Nicola Bevilaqua ad istanza de' Giunti, Venezia, 1559 (prima edizione Zanetti, Venezia, 1537) Libro VI, Cap. XXXII, p. 123; Giunti Filippo e Giunti Iacopo (a cura di), Historia Antica di Ricordano Malespini Gentil'huomo Fiorentino. Dall'edificazione di Fiorenza per infino all'anno MCCLXXXI. Con l'aggiunta Giachetto suo nipote dal detto anno per infino al 1286. Nuovamente posta in luce, Staperia de' Giunti, Firenze, 1568, p. 93.
(5) Annamaria Ducci e Letizia Badalassi, Tesori Medievali nel territorio di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 1998, pp. 165-173.
(6) Giovanni Lami, Charitonis et Hippophili Hodoeporici pars prima, in Deliciae eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea, Tomo X, Firenze, 1741, pp. 164-173; Migne J. P., Patrologie Cursus Completus sive bibliotecha universalis, integra, uniformis, commoda, aeconomica, omnium SS. Patrum, Doctorum scriptorumque ecclesiasticorum (Patrologia Latina), Vol. 206, n. CCV, coll. 1085-1086.
(7) Silvio Risi, nato nel 1807 e morto nel 1860. Fu canonico della Cattedrale dei SS. Maria Assunta e Genesio Martire di San Miniato, all'interno della quale è collocata una epigrafe in suo ricordo. Cfr. Boldrini Roberto, Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 241, v. Risi, Silvio.
(8) Carlo Pescini, nato nel 1808 e morto nel 1880. Fu dottore in Teologia, rettore della chiesa dei SS. Stefano e Michele di San Miniato, canonico della Cattedrale e Vicario Generale della Diocesi una fase di vacanza. Fu anche direttore delle Scuole Regie nel 1854, docente di Catechistica presso il Seminario Vescovile e Protonotario apostolico. Cfr. Boldrini Roberto, Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 224, v. Pescini, Carlo.
(9) D. Lotti, San Miniato, vita di un’antica Città, SAGEP, 1980, Genova, p. 360.
(10) La notizia ci è stata riportata da Giuseppe Chelli a cui va il nostro ringraziamento.


2 commenti:

  1. A dirti che è un capolavoro è come scoprire l'acqua calda conoscendo chi sei: seri un fenomeno! Ma il Vescovo lo vedrà? Perchè alla vicenda delle campane è molto sensibile. Pensa che per un video dove proponevo il suono delle campane di poco conto, incontrandomi per San Miniato si fermò per dirmi che aveva visto e apprezzato il "doppio" del I° dell'anno. Credo che tu abbia ragione te a dire che la campana del coro è più grande della diana dell'orologio, però vado a ricordi molto lontani. Per completare il tuo lavoro potresti trovare perchè alle 6 del mattino e alle 22 di sera suona la campana ad est? Io ho sempre sentito dire che quella del mattino si chiama La Campana dell'alba ( ma suona anche d'inverno a quell'ora) quella delle 22 La Campana dei dispersi. Forse è un legato lasciato da qualcuno, ma a che scopo? Per ricordare di alzarsi? Per ritrovare un riferimento per chi è in giro di notte? Ah! dimenticavo: se vuoi dare un po' di colore alla campana del coro puoi dire che la suonava il Luglioli, sacrestano-campanaro e lo faceva due volte al giorno ; la mattina alle 10 per il coro della mattina con la messa conventuale dove venivano recitato il mattutino; la sera alle 15 per il vespro e compieta. Ho avuto inoltre la richiesta da un sito Artecampanologia di fornire notizie sulle campane ( ecco perchè ti avevo chiesto) però vorrei che il tuo lavoro lo potessero leggere. Ho detto loro di andare su Smartarc, ma se non ci riuscissero come posso fare per inviarglielo per condivisione, sempre te permettendo? Ciao

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    1. Ti ringrazio Beppe, per i complimenti, ma soprattutto per il fatto che se quel giorno non c'eri tu che mi chiamavi, questo post non sarebbe stato possibile! Ti ringrazio anche per le integrazioni.
      Inoltre, sono venuto a conoscenza che Carlo Fermalvento e Fabrizio Mandorlini avevano fatto un articolo sulle campane, ma a quanto ho capito solo da un punto di vista "armonico", su La Domenica di una decina d'anni fa. Cercherò di recuperalo!

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