giovedì 10 luglio 2014

MANLIO IL MATTONELLAIO - Racconto di Giancarlo Perici

di Giancarlo Pertici

MANLIO figlio di Virgilio, detto Lillo 
di cognome Pertici di mestiere MATTONELLAIO

. E fu così che a San Miniato prese vita 
anche “Il Grande Fratello” ante-litteram

Ricordo di lui ad Aulla, su quelle impalcature che smantellava a fine stagione ed io, di sotto…. ma in disparte al sicuro, a raccogliere tavolette, correnti, scarti per farne una Baracca tutta mia in quel piazzale sconnesso tra Silos e Chiesa, attrezzato giusto di martello e di tanti chiodi di più misure. E giù a inchiodare tavola su tavola, a far pareti, porta, soffitto ed anche finestra ma senza vetri.
Il ricordo più lontano nel tempo, forse avevo tre anni… quando per mano a Nonno Nuti me ne andavo 'di là', quando, giunto alla piazzetta del Comune, mi ritrovai all'improvviso di fronte al mi' babbo, lassù sul ciglione sotto il campanile, che murava… ma cosa non lo sapevo. Era un periodo che spesso veniva mandato da solo a fare lavori particolari … e a Lucca aveva murato un distributore. “Oh babbo ma che fai un altro distributore?” sembra sia stata la mia domanda, almeno nei ricordi tramandatemi dal mi' babbo, che proprio con quel lavoro ci prese la paga di prima. Una cabina della Luce murata a 'contrina' come diceva il canonico Galli.

Il momento in cui si mise “per conto suo” a mettere mattonelle mi rimanda impressioni ed emozioni particolari che solo da adulto ho saputo e potuto capire ed apprezzare compiutamente. Settembre del '59… sono da poco rientrato dalla trasferta di Catania, a casa in attesa del rientro imminente in seminario per un nuovo anno scolastico. Arrivo da fuori, entro in cucina… mia madre sembra quasi aspettarmi, giusto lì in piedi dietro a mio padre stranamente seduto, … mi dice tutta d’un fiato “Lo sapevi che da oggi il tuo babbo ha cominciato a lavorare per conto suo? non ha più padroni anche se deve muoversi ogni giorno in motore”. Non sono le parole che mi colpiscono di più…. ma quella espressione stampata... quel sorriso che le imperla la bocca… lei che parla a nome e per conto di mio padre… lui che ascolta assorto… sorridente mentre ostentatamente sembra confermare… ampi gesti del capo.. E quello sguardo complice che si scambiano… quante volte l’ho ripensato negli anni bui della separazione!!! …quello sguardo insistito…. che parla di scelta condivisa anche se combattuta… di progetto sognato insieme con ambizione malcelata… coronamento di anni di sacrifici e di rivincite iniziate già dal ritorno dalla prigionia. Sorriso complice di una giovane coppia 'innamorata'… (mi ripeto mentalmente anche oggi nel ripercorrere quegli attimi) … come se quel momento fosse appena stato suggellato nei loro occhi da un atto d'amore… quasi furtivo, appena assaporato. Questa la sensazione con la quale in età adulta con fare consolatorio ho in qualche modo cercato di lenire le ferite e il disagio sofferti per la loro separazione.

Che lavoro ti metti a fare?” credo sia stata la mia domanda. “Mi metto a fare pavimenti e rivestimenti.” La probabile risposta.
Chi non si ricorda la figura di Manlio nel suo lavoro di ‘mattonellaio’ … iniziò quando le mattonelle erano state appena ‘inventate’ ….almeno quelle di maiolica … si arrese solo all’età e alla fatica. Dei primi tempi è Nonno Nuti che mi aggiorna, io che sono in seminario, con cadenza settimanale… entusiasta a tutto campo. Mi riporta tutto.. nuovi lavori.. ‘dipendenti’ a termine e occasionali, trasferte in motore, prezzo che spunta a metro… metri che ogni giorno riesce ad appiccicare e quanto arriva a guadagnare al giorno.

Ha attrezzato il suo Ducati con due portabagagli, uno davanti e uno dietro con due cassette di legno. Dentro tutti i piccoli attrezzi, dal martello, agli scalpelli, le mestole, la livella, il piombo insomma tutto. In uno zaino sulle spalle di Lillo si portano dietro i portavivande dove Eda ogni mattina ci mette o pastasciutta o zuppa di cavolo, pane, secondo, contorno. Ma il problema grosso sono i regolini e le pale per impastare la calcina. Sono già stati fermati dalla Polizia Stradale già due volte questa settimana… non gli hanno fatto la multa, ma non potrebbero viaggiare con le pale e i regoli legati al serbatoio”. Nonno Nuti mi racconta tutto d'un fiato gli ultimi eventi. Anche che due giorni fa sono stati presi da un temporale a Poggibonsi di ritorno da Siena… “Bagnati come pucini… il tuo nonno Lillo ieri aveva la febbre ed è rimasto a casa”. Nel giro di poche settimane matura una decisione importante che probabilmente ha visto un complesso calcolo da parte di babbo e mamma. Ci saranno da pagare tante rate di finanziamento, come già fecero con l’acquisto del Ducati. E' la 500 Giardiniera color verde acquamarina che arriverà giusto all'inizio del mese di luglio, quando anche io sono a casa in vacanza. E' sabato sera, quando mio padre rientra dal lavoro, e va a Pontedera e dopo aver firmato tutta una sfilza di cambiali prende possesso della 500 e se ne viene a casa, non senza aver chiesto al Concessionario “Dove sono le marce??”. Lui che ha guidato il primo ed unico mezzo… un camion in Albania nel '43.

Tipo un po' strano a volte anche lunatico, permaloso …l'imprevisto sempre in agguato, anche se non sempre c'era da ridere. L'anno stesso mise il telefono, di quelli neri appesi alla parete, mezzo insostituibile di promozione e di lavoro. E' con il telefono che il Cecconi, un impresario di Empoli, dopo tante insistenze lo manda a Villa Nova. C'è da piastrellare una viareggina sorta proprio sull'aia di fronte alla vecchia casa colonica, con i ritrovati più moderni… Bagno con Vasca... riscaldamento, acqua corrente, avvolgibili. Tra le indicazioni del Cecconi … “Il padrone è un siciliano, brava persona, ha appena sposato una ragazza 20 anni di meno. E' un po' fissato non gli dare peso”. Come d'abitudine, prima di iniziare un nuovo lavoro, mio padre si reca sul posto per verificare punto luce, punto acqua, rena, servizio di montacarichi. Mette a bagno le mattonelle, tira i piani, mette in opera le partenze sia in bagno che in cucina. La mattina ci rechiamo sul posto, tutta la squadra, io che sono in vacanza dalla scuola, mio cugino Nanni operaio fisso. La casa è costruita senza risparmio, soffitti alti, pareti di oltre 35 cm, secondo le aspirazione del suo padrone, in quel momento assente. In sua vece si fa viva quasi subito la moglie, giovane e bella, che insiste per farci il caffè mentre va e viene dalla vecchia casa colonica. Mio Cugino a rivestire la cucina, mio padre a rivestire le urne sotto la finestra del bagno. Io nel mio compito di manovale a rifornire entrambi di calcina e di mattonelle. Lavoro che fila spedito fino all'arrivo inaspettato del padrone di casa. Rosario, questo il suo nome, si avvicina a mio padre che lo gela con uno sguardo di diffida quasi a volerlo dissuadere ad avvicinarsi oltre. Entra all'interno del bagno e s'accosta a mio padre che in ginocchio sta completando l'urna, sotto la finestra. Mio padre si sofferma a guardare le mosse del tizio che neppure si è presentato... che si china all'altezza di mio padre e passa i polpastrelli sulla superficie delle mattonelle messe in opera, fa smorfie eloquenti ..scuote la testa a confermare che qualcosa non va. I suoi propositi sono subito evidenti quando, nel presentarsi, fa … “Il lavoro lo voglio fatto bene. Non sono neppure andato a lavorare, … con ME una mattonella la mettete e due le levate”. A quelle dichiarazioni mi si gela il sangue pensando alle possibili reazione del Pertici, come un po' tutti lo chiamano. Ma mi stupisce quando invece chiede anche con fare gentile “Cosa c’è che non va?”. “Le tagliature non mi stanno bene. Trovate il sistema perché così non le voglio” è la risposta. A quel punto la decisione, quasi un grido di guerra quello lanciato dal Pertici, sicuramente urlato a gran voce “Nanni.. Giancarlo… si sbaracca… si va a iniziare quel lavoro a Ponte a Egola. Rosario le mattonelle se le mette da solo!”. Sotto lo sguardo allibito del padrone di casa, carichiamo tutta la nostra attrezzatura dopo aver ripulito le poche filate di mattonelle messe in opera. Nel giro di 10 minuti siamo già per la strada in direzione Ponte a Egola. Quante telefonate ha fatto il Cecconi tra “Non c’è”, “Non è ancora tornato” “Oggi non lo trova” fino a verso la fine di novembre mese in cui tornammo a Villa Nova a finire il lavoro. “Digli a Rosario che vada a lavorare” fu la raccomandazione del Pertici al Cecconi. Rosario non si vide mai nei giorni nei quali completammo la sua casa con le mattonelle e con i tagli.

Poi arrivava l’estate e il Pertici raccattava chiunque avesse bisogno di farsi una giornata anche se non sapeva fare nulla. Facevano parte del gruppo, oltre me e Nanni, Orlando di 'gnoppa', a volte Paolino detto Serpentone, qualche volta Berto, Rinaldo oramai in pensione da anni ed un vecchietto di cui mi sfugge il nome, vissuto confinato nel suo piccolo podere fino alla pensione e all'oscuro delle più elementari innovazione degli ultimi cento anni. Era un generoso e gli piaceva che gli altri lo pensassero. Attrezzato di tutto punto con pentola e fornello da campo io fungevo spesso da cuoco: solo pastasciutta per tutti. Poi ognuno nella pausa pranzo tirava fuori il suo tegamino e se lo scaldava sul gas. Ma il Pertici, che non voleva assolutamente scomparire, si portava per secondo un tegame in grado di sfamare un reggimento e la solita spalla da affettare secondo bisogno e pane a volontà. Il primo anno che Orlando di 'gnoppa' venne a dare una mano con piccoli lavoretti se ne tornò a scuola a ottobre con alcune migliaia di lire a settimana in tasca ed una ventina di kg in più di peso. Ma l'inesperienza a volte giocava brutti scherzi… non sempre piacevoli, ma quello che capitò a quel vecchietto un giorno a Empoli non solo non lo abbiamo dimenticato, ma tutte le volte che qualcuno del gruppo si incontra ce lo raccontiamo di nuovo, con particolari ed espressioni sempre diverse.

Quel giorno siamo divisi in due gruppi a piani diversi di un fabbricato suddiviso in tanti appartamenti che dobbiamo rivestire.. permanenza stimata alcune settimane. La calcina viene preparata tutta sul piazzale dove c'è rena calcina e cemento. Viene mandato questo vecchietto a fare la calcina con precise istruzioni da parte del Pertici: “Una Carretta di Rena e un ballino di calcina”. Quest'ometto prepara la carretta della rena, quindi prende un ballino di calcina, o quello che reputa tale, e comincia a mischiare. Quindi dopo aver fatto una buca centrale la riempie di acqua per farne malta pronta all’uso. E comincia a bordare, a mischiare, una palata di lato rilasciata al centro, dal centro verso l'esterno, una palata di lato verso il centro e così via per favorire la giusta miscelazione. Ma il gioco di pala non risponde alle attese, la pala entra ma col passare delle palate mostra difficoltà ad uscire fin quando dopo alcuni tentativi la pala resta imprigionata nella malta nonostante i disperati tentativi del vecchietto di estrarla. “Manlio corri giu!” è il grido quasi disperato lanciato su nella tromba delle scale grezze. Neppure il Pertici riesce ad incazzarsi quella volta di fronte alla vista tragicomica di questo tizio disperatamente intento nell’impresa di liberare la pala fatta prigioniera da un ballino di Gesso reo di aver fatto fino in fondo il suo dovere.

Se poi il Pertici lo si voleva vedere dopo il lavoro bastava fermarsi al Bar di Mandolino dopo cena. Allora era facile trovarlo a chiacchierare con Gino di' Dainelli, o con Giorgio di' Gialli, o con il Moncalvini o con Natale di' Sani, o pure con Giovanni di' Ferlin… soprattutto di sport, di calcio e dell'Inter di Herrera. Se poi era serata di Coppa dei Campioni allora era solo da Mandolino che era possibile trovarlo a vedere al TV, non che gli mancasse la Tv in casa… ma in compagnia era tutt’altra cosa, anche se stipati in quel 'budello' di corridoio che fungeva da sala Tv.

Una sera che lo cercava la Eda perché lo volevano al telefono, lui era irreperibile… nessuno l'aveva visto. Ossia per la verità Baggiacco avrebbe giurato di averlo visto passare davanti casa sua diretto all’Ospedale… appena fatto buio.. dopo cena. Quella volta aveva visto giusto Baggiacco, in quella primavera avanzata dei primi anni 60, Manlio era giusto passato di lì per andare proprio all’ospedale. Anche dalla piazza era possibile vedere alcune finestre dell'ala in ristrutturazione completamente illuminate. Era il Pertici che con le sue lampade da cantiere illuminava la scena quasi fosse uno spettacolo da ritrarre, invece erano le sale operatorie da rivestire fino al soffitto. E la Eda dopo che Manlio ben dopo mezzanotte venne finalmente a dormire, alla fine si addormentò tranquilla sapendolo accanto a sé. Ma l’irrequietezza del Pertici attratto come le api dal miele verso il lavoro proprio lì a due passi, … era senza pari e non seppe resistere a lungo. Quando la Eda nel girarsi non lo trovò più accanto pensò invero che fosse oramai quasi l'alba e si riaddormentò. Bastava che desse un'occhiata alla sveglia per rendersi conto che la notte era appena cominciata, mentre sulla piazza riverberavano le intense luci accese dalla Sala Parto ad assistere il silenzioso lavoro di Manlio…una mattonella dopo l'altra….

A guardarlo lavorare era uno spettacolo nello spettacolo … e così fu quella volta che lavorando 'in casa' volle assecondare la partecipazione di un pubblico curioso, chiacchierone, rumoroso, ridanciano…. che per una sera disertò il Bar del Micheletti e le sue comodità per assistere ad uno spettacolo dove non erano previste repliche. Quella sera andava in onda e in diretta l’Opera di Rivestimento della latteria del Branzi… giusto lì in Piazza Buonaparte… tempo previsto…. obbligato per il completamento…. prima delle 7 della mattina successiva. Una sorta di corsa contro il tempo che il Pertici alternava al racconto della sua prigionia, all'insegnamento del suo tedesco maccheronico fatto di 4/5 vocaboli raffazzonati… mentre i vari Gano, Cucchi, Gallina, Boghe, Eletto…. si inserivano parlando di calcio, dell'Inter, facendo i conti dei metri appiccicati…. Intenti a spingere ancor più quel mattonellaio preso dalla foga di terminare in tempo e dal malcelato compiacimento dello spettacolo in corso.. opera assistita da intermezzi fatti di Caffè, qualche grappino che il Pertici declinava senza tanto garbo perché astemio da sempre.... fino allo scoccare della mezzanotte.. quindi del 'tocco' quando gli spettatori si eclissarono quasi tutti lasciando il Pertici a recitare il suo copione fino alla fine. Non so a che ora finì il rivestimento… alle 7 della mattina la Latteria era agibile anche se mancava la stuccatura a rifinire il lavoro.


Ma fu solo l'inizio perché nel corso di quel mese lo spettacolo fu replicato con un pubblico, non pagante, in costante crescita… come nel rifacimento della Macelleria di Topposo, accanto al Branzi. Il culmine dello spettacolo e di pubblico anche 'fuori casa', perché il lavoro non era nello Sciòa ma 'di là', fu raggiunto proprio davanti ai Chiostri di San Domenico dove il Falaschi volle rinnovare la propria macelleria con i rivestimenti di ultima generazione. Tutto esaurito con spettatori anche in galleria, quelli sugli scalini dei Chiostri, … pubblico eterogeneo fatto di 'dilaisti' e di 'diquaisti' che continuarono a bischereggiare tutta la notte sui tempi, sul calcio, sull'Inter ma anche sulla Fiorentina e sulla squadra del San Miniato che quell’anno aveva vinto il campionato di promozione. Quando ancora nessuno lo sapeva o lo prevedeva stava nascendo in San Miniato, dopo tanti illustri personaggi, anche il Grande Fratello… ma nessuno lo sapeva…






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