domenica 19 ottobre 2014

GALANTUOMINI – PALAZZO ROFFIA SEDE DELLA MISERICORDIA DI SAN MINIATO

di Giuseppe Chelli

C'era una volta……
Potrebbe cominciare così la storia che voglio raccontare, se non fosse che non è una novella, ma un fatto vero accaduto a San Miniato verso gli anni '20 del secolo scorso. Bisogna sapere che nella Città, da oltre due secoli, esisteva, per merito del Vescovo servita Francesco Maria Poggi, la Compagnia della Misericordia che passo dopo passo aveva occupato un posto importante nel tessuto sociale di tutto il territorio comunale. I locali che le erano stati regalati dal Granduca e dal Comune, nell'ex Palazzo del Potestà, non erano più sufficienti per compiere al meglio il lavoro per cui era stata fondata, e gli amministratori della Misericordia più di una volta si erano riuniti per vedere se fosse possibile trovare una sede più adatta, ma i conti non tornavano mai.

Quando a volte, si dice, il destino!

Capitò che nel 1923 venisse a mancare improvvisamente l'Avv. Gian Gualberto Azzaroli il quale, un po' di mesi prima, aveva sottoscritto un compromesso con la Compagnia dei Bonomini di Firenze per acquistare, a San Miniato. il patrimonio dei Roffia, patrimonio che i Bonomini s'eran visto arrivare pari pari da Filippo del Campana Guazzesi, per lascito testamentario. Come il palazzo dei Roffia fosse finito nelle mani di Filippo Del Campana, appassionato fotografo di fiere e processioni, bisognerebbe salire sull'albero genealogico e poi piano piano discenderlo fino ad arrivare ad Antonietta Guazzesi-Roffia quando andò in sposa a Filippo, il quale si cuccò, appena vedovo, tutto quel ben di dio dei Roffia e dei Guazzesi. Ma l'arrampicata sarebbe lunga: la faremo un'altra volta!

Palazzo Roffia, San Miniato via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

E torniamo a bomba, cioé alla morte dell'Avvocato Gian Gualberto e precisamente quando il figlio di costui, Ingegnere Giacomo, aperto il testamento ,trovò tra le carte il compromesso del padre con i Bonomini per acquistare Palazzo Roffia. Peggio d'una disgrazia fu per l'Ingegnere quel compromesso: non voleva saperne di spendere 70.000 lire per prendere casa a San Miniato, lui che stava a Firenze!

Sempre il destino, a volte!

Venne a sapere di questa faccenda il Conte Federigo Ubaldini della Carda, Governatore della Misericordia, il quale convocò d'urgenza il Magistrato e senza tanti preamboli, perché la cosa scottava, disse che rilevare quel compromesso era un affarone e poi che si sarebbe risolto una volta per sempre il problema della nuova sede per l'Arciconfraternita. Già, ma chi aveva 70.000 lire lì sull'unghia?

Salto tutta la fase delle diatribe su l'affare tra i “misericordiosi” coraggiosi e quelli pusillanimi è vengo alle conclusioni: vinsero i coraggiosi e la sera del 13 settembre 1923 la Misericordia sottoscrisse un “imprestito bancario” con la Banca Mutua di San Miniato per 70.000 lire con la mallevadoria del Conte Federigo Ubaldini della Carda e il Sig. Cesare Biagioni i quali il 29 dello stesso mese con atto del notaio Pucci si intestarono la proprietà del Palazzo in questi termini.”.. per aver prestato la loro mallevadoria presso Istituti di Credito che fornirono alla R- V. Arciconfraternita di San Miniato la somma necessaria all'acquisto del Palazzo; acquistarono per conto della R.V. Arciconfraternita di Misericordia il Palazzo in parola e fecero a loro…intestare la proprietà rispetto ai terzi”
Questo arruffato affare si rese necessario perché la Misericordia essendo un Ente Pubblico era sotto il controllo dell'Autorità Tutoria ( Prefettura), che certamente non avrebbe permesso di acquistare il palazzo a debito, pur in prospettiva dei proventi della lotteria nazionale, in estrazione il 15 dicembre 1930, di cui la Misericordia era una dei beneficiari.

L'ingresso alla Misericordia, San Miniato via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

Tutti i mali non vengono mai soli!

Nel novembre 1926 il Conte Ubaldini cadde gravemente ammalato e temendo che la quota del palazzo Roffia a lui intestata finisse nella disponibilità dei suoi eredi cedette la sua parte a Cesare Biagioni con atto pubblico rogato in San Miniato dall'Avv. Pellicini. Così Cesare Biagioni divenne unico proprietario legale della ex proprietà Roffia il 26 dello stesso mese.

Ma allora i galantuomini c'erano ed erano affidabili!

La lotteria rese 450.000 lire; alla Misericordia andarono 179.031,35 lire con cui pagò tutti i debiti contratti per l'acquisto di una autoambulanza, per gli interventi di ristrutturazione del palazzo, per la formazione della cripta del Sacrario di Santa Maria a Fortino e per intestare a suo nome la proprietà del Palazzo Roffia Antelminelli con atto del notaio Alessandro Caporrini il 10 sett. 1931 registrato a San Miniato il 17 sett, al n. 97 vol. 54, liberando il sig. Cesare Biagioni da ogni obbligo di mallevadoria.

Senza tirar fuori di tasca un becco d'un quattrino, la Venerabile Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, oggi si ritrova in mano un palazzo da una paccata di milioni di euro, grazie all'onestà e alla lungimiranza di due sanminiatesi: Federigo Ubaldini della Carda e di Cesare Biagioni.


Tutte le informazioni e le notizie contenute in questa pagina sono tratte dalla documentazione conservata nell'Archivio dell'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato.

Palazzo Roffia, San Miniato via Augusto Conti
Foto di Francesco Fiumalbi

1 commento:

  1. Gli eredi di Giangualberto Azzaroli, mio nonno, erano due gemellini di pochi mesi, Giulio, mio padre, ed Augusto, che il tribunale pose sotto la tutela di Giacomo, fratello di Giangualberto.La caparra versata da mio nonno andoʻ completamente persa, fatto che la nonna Maria Teresa ricordava come un bagno di sangue. Il resto della vita per lei, rimasta vedova così giovane, non fu facile.Giuliana Azzaroli

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