di
Giuseppe Chelli
C'era
una volta……
Potrebbe
cominciare così la storia che voglio raccontare, se non fosse che
non è una novella, ma un fatto vero accaduto a San Miniato verso gli
anni '20 del secolo scorso. Bisogna
sapere che nella Città, da oltre due secoli, esisteva, per merito
del Vescovo servita Francesco Maria Poggi, la Compagnia della
Misericordia che passo dopo passo aveva occupato un posto importante
nel tessuto sociale di tutto il territorio comunale. I locali che le
erano stati regalati dal Granduca e dal Comune, nell'ex Palazzo del
Potestà, non erano più sufficienti per compiere al meglio il lavoro
per cui era stata fondata, e gli amministratori della Misericordia
più di una volta si erano riuniti per vedere se fosse possibile
trovare una sede più adatta, ma i conti non tornavano mai.
Quando
a volte, si dice, il destino!
Capitò
che nel 1923 venisse a mancare improvvisamente l'Avv. Gian Gualberto
Azzaroli il quale, un po' di mesi prima, aveva sottoscritto un
compromesso con la Compagnia dei Bonomini di Firenze
per acquistare, a San Miniato. il patrimonio dei Roffia,
patrimonio che i Bonomini s'eran visto arrivare pari pari da Filippo
del Campana Guazzesi, per lascito testamentario. Come il palazzo dei
Roffia fosse finito nelle mani di Filippo Del Campana, appassionato
fotografo di fiere e processioni, bisognerebbe salire sull'albero
genealogico e poi piano piano discenderlo fino ad arrivare ad
Antonietta Guazzesi-Roffia quando andò in sposa a Filippo, il quale
si cuccò, appena vedovo, tutto quel ben di dio dei Roffia e dei
Guazzesi. Ma l'arrampicata sarebbe lunga: la faremo un'altra volta!
Foto
di Francesco Fiumalbi
E
torniamo a bomba, cioé alla morte dell'Avvocato Gian Gualberto e
precisamente quando il figlio di costui, Ingegnere Giacomo, aperto il
testamento ,trovò tra le carte il compromesso del padre con i
Bonomini per acquistare Palazzo Roffia.
Peggio d'una disgrazia fu per l'Ingegnere quel compromesso:
non voleva saperne di spendere 70.000 lire per prendere casa a San
Miniato, lui che stava a Firenze!
Sempre
il destino, a volte!
Venne
a sapere di questa faccenda il Conte Federigo Ubaldini della Carda,
Governatore della Misericordia, il quale convocò d'urgenza il
Magistrato e senza tanti preamboli, perché la cosa scottava, disse
che rilevare quel compromesso era un affarone e poi che si sarebbe
risolto una volta per sempre il problema della nuova sede per
l'Arciconfraternita. Già, ma chi
aveva 70.000 lire lì sull'unghia?
Salto
tutta la fase delle diatribe su l'affare tra i “misericordiosi”
coraggiosi e quelli pusillanimi è vengo alle conclusioni: vinsero i
coraggiosi e la sera del 13 settembre 1923 la Misericordia
sottoscrisse un “imprestito bancario” con la Banca Mutua
di San Miniato per 70.000 lire con la mallevadoria del Conte Federigo
Ubaldini della Carda e il Sig. Cesare Biagioni i quali il 29 dello
stesso mese con atto del notaio Pucci si intestarono la proprietà
del Palazzo in questi termini.”.. per aver prestato la loro
mallevadoria presso Istituti di Credito che fornirono alla R- V.
Arciconfraternita di San Miniato la somma necessaria all'acquisto del
Palazzo; acquistarono per conto della R.V. Arciconfraternita di
Misericordia il Palazzo in parola e fecero a loro…intestare la
proprietà rispetto ai terzi”
Questo
arruffato affare si rese necessario perché la Misericordia essendo
un Ente Pubblico era sotto il controllo dell'Autorità Tutoria (
Prefettura), che certamente non avrebbe permesso di acquistare il
palazzo a debito, pur in prospettiva dei proventi della lotteria
nazionale, in estrazione il 15 dicembre 1930, di cui la Misericordia
era una dei beneficiari.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Tutti
i mali non vengono mai soli!
Nel
novembre 1926 il Conte Ubaldini cadde gravemente ammalato e temendo
che la quota del palazzo Roffia a lui intestata finisse nella
disponibilità dei suoi eredi cedette la sua parte a Cesare Biagioni
con atto pubblico rogato in San Miniato dall'Avv. Pellicini. Così
Cesare Biagioni divenne unico proprietario legale della ex proprietà
Roffia il 26 dello stesso mese.
Ma
allora i galantuomini c'erano ed erano affidabili!
La
lotteria rese 450.000 lire; alla Misericordia andarono 179.031,35
lire con cui pagò tutti i debiti contratti per l'acquisto di una
autoambulanza, per gli interventi di ristrutturazione del palazzo,
per la formazione della cripta del Sacrario di Santa Maria a Fortino
e per intestare a suo nome la proprietà del Palazzo Roffia
Antelminelli con atto del notaio Alessandro Caporrini il 10 sett.
1931 registrato a San Miniato il 17 sett, al n. 97 vol. 54, liberando
il sig. Cesare Biagioni da ogni obbligo di mallevadoria.
Senza
tirar fuori di tasca un becco d'un quattrino, la Venerabile
Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, oggi si ritrova in
mano un palazzo da una paccata di milioni di euro, grazie all'onestà
e alla lungimiranza di due sanminiatesi: Federigo Ubaldini della
Carda e di Cesare Biagioni.
Tutte
le informazioni e le notizie contenute in questa pagina sono tratte
dalla documentazione conservata nell'Archivio dell'Arciconfraternita
di Misericordia di San Miniato.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Gli eredi di Giangualberto Azzaroli, mio nonno, erano due gemellini di pochi mesi, Giulio, mio padre, ed Augusto, che il tribunale pose sotto la tutela di Giacomo, fratello di Giangualberto.La caparra versata da mio nonno andoʻ completamente persa, fatto che la nonna Maria Teresa ricordava come un bagno di sangue. Il resto della vita per lei, rimasta vedova così giovane, non fu facile.Giuliana Azzaroli
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