a
cura di Francesco Fiumalbi
Indice
del post:
INTRODUZIONE
IL
PASSAGGIO DI SAN FRANCESCO
LA
DONAZIONE DEL CONVENTO
LA
CHIESA DI SAN MINIATO E IL CONVENTO FRANCESCANO
I
NOTABILI A LA CATENA
FRATE
ELIA E LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA
CONCLUSIONI
INTRODUZIONE
Fra
le tante personalità storiche legate a San Miniato, troviamo anche
San Francesco. Il Poverello d’Assisi, infatti, sarebbe passato dal
nostro territorio nel 1211. Come narra la tradizione, alcuni notabili
sanminiatesi sarebbero accorsi incontro al Santo, presso La Catena,
donandogli l’antica chiesa di San Miniato, attorno alla quale
sarebbe stato edificato il monumentale complesso conventuale. In
questo post tratteremo le fonti storiche che documentano tale
accadimento e cercheremo riscontri scientifici alla tradizione.
particolare
raffigurante San Francesco
Assisi,
Basilica Inferiore
IL
PASSAGGIO DI SAN FRANCESCO
Innanzitutto,
il primo a parlare in un testo a stampa di San Francesco a San
Miniato fu Luke
Wadding, frate francescano di origine irlandese, vissuto nel XVII
secolo e autore degli Annales
Minorum,
la prima opera a carattere storico dedicata alla vita di San
Francesco e allo sviluppo dell’Ordine dei Minori francescani. Nel
tomo I degli Annales
(Lugduni,
1625, p. 86), riportò tale informazione:
Dilapsus
exinde ad castrum S. Miniati, cognomento Teutonis (cui Henricus I
Imperator Ecclesiam ad muros Florentiae aedificavit) ad dexteram
(sic!) Elsae fluvij extructum, ubi oblatum sibi Conventum
admisit, eorumdem hodie Patrum & Provinciae, sed Custodiae
Lucensis.
TRADUZIONE:
Di là (da Pisa, n.d.r.) raggiunse il castello di San Miniato, detto
“al Tedesco” (dove l’Imperatore Enrico I aveva costruito una
chiesa presso le mura dalla parte di Firenze) su un’altura alla
destra (sic!) del Fiume Elsa, dove gli venne offerto un Convento, che
subito fu accettò in quella Patria e Provincia e Custodia Lucchese.
Innanzitutto,
va osservato un errore storico circa la fondazione di una chiesa
dedicata a San Miniato da parte dell’imperatore
Enrico I di Sassonia. Al tempo in cui venne dato alle stampe il
volume non era ancora noto il documento (male interpretato) circa la
fondazione della chiesa di San Miniato in
loco Quarto,
assegnabile agli inizi dell’VIII secolo. Infatti, quel documento
venne pubblicato da Ludovico Antonio Muratori nel 1742, ripreso da
Giovanni Lami nel 1758 e poi da tutti gli storici sanminiatesi fino
alla
corretta interpretazione elaborata da Paolo Tomei negli ultimi anni.
Al tempo del Wadding poteva essere nota soltanto la tradizione
scaturita da Lorenzo Bonincontri nel XV secolo, circa la fondazione
del castello di San Miniato da parte dell’Imperatore Ottone
I di Sassonia intorno all’anno 961. Dunque, siamo di fronte ad
una tradizione, forse ancora più antica? L’autore ha fatto
confusione? Con le informazioni disponibili non possiamo saperlo.
Tuttavia, sicuramente, siamo di fronte ad un’informazione erronea,
non corrispondente ai dati storici. Osserviamo poi un secondo errore,
stavolta geografico: San Miniato viene collocato alla destra
dell’Elsa, quando invece si trova a sinistra. Infatti, nella
successiva edizione del 1737, questo aspetto viene corretto.
Foto
di Francesco Fiumalbi
LA
DONAZIONE DEL CONVENTO
In
ogni caso, dal testo di Wadding apprendiamo gli spostamenti che
effettuò San Francesco, muovendosi da Pisa verso Siena nell’anno
1211. Tuttavia, non c’è nessun riferimento all’incontro fra il
Poverello e i notabili sanminiatesi. Genericamente parla di un
Conventum che offrirono (oblatum sibi) e che venne
accettato immediatamente, in quello stesso giorno (eorumdem
hodie), nella Provincia Toscana (Patrum & Provinciae),
specificando nella Custodia di Lucca (sed Custodiae Lucensis),
dal momento che il territorio sanminiatese apparteneva
giurisdizionalmente alla Diocesi lucchese. Per quel che riporta il
Wadding, San Francesco potrebbe anche non essere passato da La Catena
ed essere salito per altre strade sul colle di San Miniato, dove
avrebbe ricevuto ed accettato un nuovo convento. Non si parla
dell’antico oratorio di San Miniato, ma di una generica “chiesa”.
Lunetta
di ingresso alla chiesa di San Francesco a San Miniato
Foto
di Francesco Fiumalbi
LA
CHIESA DI SAN MINIATO E IL CONVENTO FRANCESCANO
Nel
1741 Giovanni Lami pubblicò il testo Charitonis et Hippophili
Hodoeporici, Parte Prima, nella collana Deliciae Eruditorum
seu veterum anekdoton opuscolorum collectanea, dove ebbe modo di
affermare:
[…]
si fermò col Bonincontri, che Sanminiato fosse fondato nel
DCCCCLXII o lì intorno; onde ancora in quel tempo, o alquanto
innanzi, vi fu fondata forse qualche Chiesa dedicata a San Miniato
Martire, da cui dee aver preso il nome la Terra. E se la Chiesa
antica di San Miniato, è la Chiesa detta in oggi di San Francesco,
ampliata, e rifatta, come si dice; è evidente, che questa Chiesa ha
mutato nome.
Ancora
nel 1758 Giovanni Lami dette alle stampe il primo volume Sanctae
Ecclesiae Fiorentinae Monumenta, dove, relativamente alla chiesa
di San Miniato, a p. 335 troviamo una sostanziale riaffermazione
delle cose dette precedentemente:
Vetustam
D. Miniatis Ecclesiam, quae huic oppido initium dedit, fama est eam
esse quae nunc refecta et ampliata domini Francisci vocatur et a
Minoritis una cum additio monasterio pessieditur.
TRADUZIONE:
L’antica chiesa di San Miniato, dalla quale trasse il nome il
castello, è tradizione che attualmente sia tenuta dai Minori,
ingrandita e dedicata a San Francesco, con annesso il convento.
Giovanni
Lami, dunque, non è interessato al passaggio del Poverello d’Assisi,
quanto al fatto che l’antica chiesa di San Miniato, sebbene rifatta
e ingrandita, corrisponda alla chiesa di San Francesco. A sostegno di
questa circostanza, troviamo un’importante conferma negli Statuti
sanminiatesi del 1336 (Libro IV, Rubrica 90 <94>). A
proposito dei festeggiamenti in onore di San Miniato, si specifica
che tutti gli ufficiali eletti (defensoris, capitanei et patroni
terre Sancti Miniati […] et alios amnes et singulos
officiales terre predicte) avrebbero dovuto recarsi alla chiesa
dei Frati Minori (apud locum fratrum minorum) per la funzione
di devota reverenza e solenne munificenza che lì si teneva ogni anno
(devota reverhenria et solempni munificentia, die solepnitatis
sive festivitatis ipsius annis singulis celebratur). Dunque,
nella prima metà del XIV secolo, il Comune di San Miniato
riconosceva nella chiesa di San Francesco il luogo dove si celebrava
l’annuale festa dedicata al martire fiorentino.
A
partire da questo collegamento, generazioni di studiosi hanno cercato
di individuare all’interno del complesso francescano, il luogo
fisico della prima chiesa di San Miniato. Teorie e ipotesi si sono
sprecate. Questo o quel locale sotterraneo sono stati indicati come
il nucleo originario. Nessuno è riuscito a dimostrare niente, anche
perché c’è qualcosa che non torna!
Infatti,
nell’atto con il quale il Vescovo di Lucca Corrado allivellò la
chiesa di San Miniato e le relative pertinenze ad Odalberto (il
capostipite dei Signori di San Miniato), datato all’anno
938, la chiesa viene indicata sita loco infra castello meo,
ovvero all’interno (infra) del castello dello stesso
Odalberto [Archivio Arcivescovile di Lucca, Diplomatico Antico,
*F.89; ed. D. Bertini, Documenti e memorie per servire all’Istoria
del Ducato di Lucca, Tomo IV, Parte II, Lucca, 1836, n. LXIV, p.
87].
Foto di Francesco Fiumalbi
Il
castello, con buona ragionevolezza, al X secolo occupava la sommità
della collina e forse si estendeva verso sud, ovvero verso l’attuale
Piazza del Duomo, arrivando successivamente a comprendere la zona
della chiesa di Santo Stefano (XI secolo). La chiesa, dunque, si
trovava all’interno, non fuori. Con ogni probabilità era proprio
in cima, nel nucleo più antico dell’abitato. Curiosamente, a
partire dall’XI secolo, si perdono le tracce della chiesa. Poi
sappiamo che l’instaurarsi dell’amministrazione imperiale,
determinò lo svuotamento dell’apice della collina e
l’allontanamento dell’abitato verso la linea del crinale.
All’interno della fortezza imperiale fu costruita una nuova chiesa,
dedicata a San Michele Arcangelo. E allora, come è possibile che la
chiesa di San Miniato, ormai distrutta o scomparsa nel XII secolo
(non
è citata nelle due bolle del 1195 e del 1205), sia stata donata
a San Francesco nel 1211? E se era dentro al castello, come è
possibile che la grande fabbrica francescana sia stata costruita
appena fuori da quello che era il circuito delle mura agli inizi del
XIII secolo?
La
risposta è semplice: ai francescani non è stato donato alcun
edificio, bensì un terreno, presso le mura dalla parte
nord-orientale della fortezza, ovvero dalla parte di Firenze; qui è
stata costruita una nuova chiesa e l’annesso convento, il cui
titolo è appunto di San Miniato. In altre parole, ai Minori non fu
data materialmente la chiesa, ma il suo titolo, assieme a tutte le
connotazioni simboliche di cui era portatore. Infatti, lo ripetiamo,
la chiesa è dedicata a San Francesco (come giustamente rilevava
Giovanni Lami), ma il convento è intitolato a San Miniato. In altre
parole, da quel momento, i Francescani sono stati i depositari e i
custodi della memoria religiosa di San Miniato e, per estensione,
anche dell’intero abitato, della sua storia, della sua antica
origine. Ecco il motivo per cui la celebrazione della festa di San
Miniato, alla presenza di tutte le autorità civiche, avveniva presso
il locum fratrum minorum.
I
NOTABILI A LA CATENA
Per
trovare ulteriori informazioni si dovrà attendere la pubblicazione
di Giuseppe Conti dedicato alla Storia della Venerabile Immagine e
dell’Oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella Città
di Samminiato (Firenze, 1863). Dopo aver trattato l’argomento
principale della pubblicazione, il proposto della Cattedrale di San
Miniato aggiunse in appendice alcuni Ricordi di Storia patria
e informazioni storiche circa le Istituzioni ecclesiastiche.
In questa sezione (pp. 93-94) troviamo le notizie circa il passaggio
di San Francesco:
Convento
di San Francesco
I
Borromei, i Buonincontri, ed i Buonaparte con altri tra i principali
Sanminiatesi andarono ad incontrare S. Francesco di Assisi alla
Catena, ed invitatolo a Sanminiato gli donarono l’antico Oratorio
di S. Miniato, il che avvenne nel 1211. Le abbondanti elemosine, che
quelle doviziose e grandi famiglie concessero ai figli di S.
Francesco fecero sì, che col disegno di frate Elia venne trasformato
l’Oratorio in una vasta basilica […].
Foto
di Francesco Fiumalbi
Non
sappiamo da dove, Giuseppe Conti, abbia tratto le informazioni.
Probabilmente ha mescolato tradizioni che si tramandavano nel
Convento di San Francesco con informazioni riscontrabili nei
documenti storici.
Al
tempo di San Francesco, non abbiamo alcuna attestazione documentaria
relativa a membri delle famiglie Borromei, Buonincontri o Buonaparte.
E’ plausibile che l’antichità di tali casate fosse tale, ma
sicuramente non appartenevano al rango più elevato della società
sanminiatese, poiché non risultano attestazioni, al contrario di
altre (Ciccioni-Malpigli, Mangiadori, etc).
collocata
nel 1926, in occasione del VII Centenario della morte
Foto
di Francesco Fiumalbi
IN QUESTO LUOGO DETTO LA CATENA
PERCHE' VI SI ESIGEVA UN PEDAGGIO
SCESERO I SAMMINIATESI AD INCONTRARE
NEL 1211 SAN FRANCESCO D'ASSISI CHE
PERCORREVA LA TOSCANA PREDICANDO
CONCORDIA E PACE INVITATO DAI MAGGIORENTI
IL SANTO SALI' A S. MINIATO OVE POSE LE
FONDAMENTA DELLO STORICO CONVENTO
Il
fatto che l’incontro sia avvenuto a La Catena non è documentato,
ma è plausibile. Non tanto perché lì c’era la dogana, anzi, al
tempo di San Francesco, probabilmente lì non c’era alcun punto di
riscossione del pedaggio, come invece è attestato nel corso del
‘300. A La Catena, infatti, si trovava l’Abbazia dei SS.
Bartolomeo e Gioconda, comunemente nota come Badia di Santa Gonda,
dove risiedeva una comunità di monaci benedettini camaldolesi. E’
assai probabile che il Poverello d’Assisi, transitando da Pisa
verso Siena, abbia trovato ospitalità proprio presso la struttura
abbaziale.
FRATE
ELIA E LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA
Il
Conti, poi, si pronuncia anche sull’autore del progetto della nuova
fabbrica francescana a San Miniato: addirittura Frate Elia!
Elia
da Cortona fu Vicario Generale dell’Ordine dal 1221 al 1227,
mentre l’anno successivo risulta impegnato nella costruzione della
Basilica di Assisi, dove, nel 1230 fu traslata la salma di San
Francesco. Non sappiamo per quale motivo, ma nel 1239 abbandonò
l’Ordine francescano per trovare rifugio presso l’Imperatore
Federico II di Svevia, all’epoca già colpito dalla scomunica.
Rimase accanto a Federico negli anni successivi, seguendolo ovunque,
e arrivando in Oriente nel 1243 proprio per incarico imperiale.
Rientrato in Toscana, si ritirò a Cortona
dove si impegnò nella costruzione della chiesa di San Francesco.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Effettivamente,
osservando l’edificio cortonese, notiamo una serie di somiglianze
con la fabbrica sanminiatese: la facciata a capanna con un grande
oculo al centro, sebbene costruita in pietra e non in laterizio;
l’interno con un presbiterio caratterizzato da tre cappelle e le
pareti laterali scanditi da finestroni oblunghi con terminazione
acuta. Tuttavia sono elementi abbastanza comuni fra le chiese
conventuali due-trecentesche. Volendo essere pignoli, ci sono
maggiori e più evidenti assonanze nella chiesa di San
Francesco di Pisa, i cui lavori di ampliamento furono diretti da
Giovanni di Simone (1265-1270).
L’accostamento
con Frate Elia, molto probabilmente, è venuto fuori considerando la
sua vicinanza con Federico II di Svevia che è stato a San Miniato in
varie occasioni, una nel 1240. E’ plausibile che Elia da Cortona
abbia contribuito alla costruzione della chiesa e del convento
sanminiatese? Temporalmente e geograficamente, in teoria, sarebbe
possibile, ma non abbiamo nessun riscontro in tal senso.
Va
detto che, comunque, rispetto alla prima metà del XIII secolo, la
chiesa ha avuto nei decenni successivi una serie di interventi e di
ampliamenti che l’hanno portata alla dimensione odierna, a partire
dal provvedimento del Vescovo di Lucca Paganello nel 1276 (indulgenza
per la costruzione della nuova chiesa di San Francesco), fino
all’ampliamento del 1343. Insomma se anche Frate Elia ci avesse
messo del suo, di certo è rimasto poco o niente.
collocata
nel 1926, in occasione del VII Centenario della morte
+ SU QUESTA BALZA OVE NEL 783 SEDICI DEVOTI LONGOBARDI
AVEVANO DEDICATA UNA CHIESA AL MARTIRE S. MINIATO
SALI' NEL 1211 SAN FRANCESCO PER FAR RISUONARE AI PIE' DELLA
ROCCA SVEVA LA DOLCE PAROLA DI CONCORDIA E DI PACE
FONDO' IL SANTO QUESTO STORICO CONVENTO CHE DETTE
ALL'ORDINE SERAFICO I BEATI BORROMEO BONINCONTRO E
GHERARDO UOMINI DI GRANDI VIRTU' ALLE UNIVERSITA' DI BO-
LOGNA, PADOVA, PARIGI, OXFORD MAESTRI INSIGNI IN
SCIENZA E DOTTINA
NEL SETTIMO CENTENARIO DELLA MORTE DI S. FRANCESCO
CONCLUSIONI
In conclusione, la tradizione francescana a San Miniato affonda certamente le sue radici nel XIII secolo. Tuttavia, almeno da un punto di vista storico-scientifico, non vi sono evidenze tali da confermare o smentire nessuno dei vari punti toccati. L'elemento più improbabile pare essere il nome dei notabili sanminiatesi che scesero ad incontrare San Francesco. A quel tempo, infatti, non risultano membri di quelle casate fra i maggiorenti di San Miniato. L'altra incongruenza pare essere la donazione dell'antico oratorio altomedievale dedicato al martire fiorentino e da cui trasse il nome l'intero insediamento fin dal X secolo. E' molto più plausibile che si sia trattato, non tanto di una donazione materiale, quanto del trasferimento del titolo, con tutte le connotazioni simboliche di cui era portatore. Per il resto, tutto è possibile.