Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli, Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo I, Samminiato, 1833: I PRIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 181-183.
La campagna sanminiatese nel mese di giugno
Foto di Francesco Fiumalbi
IL
PRIMO
DI
GIUGNO
I.
E omai scorsa la
stagion dei fiori,
E già quella dei
frutti succedea;
La bella Madre dei
vezzosi Amori
Cedeva il loco
all'Eleusina Dea.
Ove s'innamoràr Zefiro
e Clori,
Già la fàcella
nuziale ardea;
Posto ivi delle biade
al Nume Santo
Le Ninfe avean quel
delle nozze accanto.
II.
A lui sacraro il primo
dì di Giugno.
Sopra l'ara campestre
stando ritto
Il Simulacro colla teda
in pugno,
Parea col labbro dir
quel ch'era scritto
Nel piè dell'ara. “Io
facilmente espugne
Un cor che sia di dolce
amor trafitto.
Felice chi al mio giogo
s'accompagna
Ove sia meco Cerere
compagna”!
III.
Al Dio devota vittima
amorosa
Silvia gentil quel
primo dì festeggia,
Silvia ad Aminta
destinata in sposa,
Ricco di campi, e di
lanuta greggia,
Le donzelle compagne
all'ubertosa
Messe n'andar, che a
lievi venti ondeggia,
E colsero e intrecciar
spica con spica,
Per farne un serto alla
diletta amica.
IV.
Ancor tuo serto, o
giovin Sposa, è verse,
Ancor lo cingon
tenerelle spoglie,
Dolce color, che quando
poi si perde,
La desiata messe si
raccoglie.
Passa il fior dell'età,
né si rinverde,
Vengono i frutti e
cadono le foglie.
Il mese pria non
finirà, che viste
Saranno d'oro
biondeggiar l'ariste.
V.
La falce il mietitor
fia che ripigli,
E che battute scotano
il frumento
L'aride paglie, onde
a'suoi tanti figli
Providenza dispensi
l'alimento.
Tu presto avrai, che il
genitor somigli
Un pargoletto, tuo
primier contento;
Or sei la verde spica,
oro or feconda
Il materno tuo sen
sarai la bionda.
VI.
Imago è l'anno
dell'umana vita,
Ogni stagione è una
diversa estate
La giovinezza primavera
imìta
Virilità la fervorosa
estate,
Poi l'altre due. Voi
deitade unita,
In una sede, oh! Come
ben vi state!
Per te, santo Imeneo,
la prole nasce,
Alma Cerer, per te si
nutre e pasce.
VII.
Così dicendo una
matrona onesta
Il crin della donzella
incoronava,
E lei che avea già il
verde serto in testa,
Vittima lieta all'ara
dedicava:
Lode a te, dolce amica,
e gioia e festa,
Il drappel delle Ninfe
allor cantava,
A Voi sia gloria, o Dei
congiunti, e Voi
Ah! concedete anco uno
Sposo a Noi.
VIII.
Santo Imene, il tuo
giogo è dolce e caro
Allor che di portarlo
è la stagione,
Così le madri nostre
lo portaro;
Or tocca a noi: sia ciò
che il ciel dispone.
Cessato ch'ebber di
cantar, baciaro
La dolce amica, e
quindi alla magione
L'accompagnar. Così la
schiera lieta
Celebrò il Mese, che
al mezz'anno è metà.