di Francesco Fiumalbi
INTRODUZIONE
La cosiddetta “Guerra civile spagnola”
fu combattuta fra il luglio del 1936 e l’aprile del 1939. Il conflitto vide
fronteggiarsi l’Ejército Popular de la República e il Bando Nacional,
dopo il colpo di stato operato fra il 17 e il 18 luglio 1936. Il primo era
composto da formazioni costituitesi all’interno del Fronte Popolare
(Repubblicani, Socialisti, Comunisti ed altri) e da quella porzione di esercito
rimasto fedele al Governo legittimamente eletto. Il secondo, invece, era quella
parte dell’esercito che aveva aderito al colpo di stato e che era sostenuto
dalla Falange Española, movimento politico d’ispirazione fascista, da
cui nacque il Movimiento National capeggiato dal generale Francisco
Franco. Da molti è considerata un’anticipazione della Seconda Guerra Mondiale,
poiché il conflitto vide la partecipazione diretta o indiretta di potenze
straniere che, per la prima volta, adoperarono armi e tattiche proprie della
“guerra totale”, poi largamente usate fra il 1939 e il 1945. A sostegno del
Fronte Popolare si costituirono le Brigate Internazionali, composte da
volontari che si recarono in spagna appositamente per sostenere la causa
popolare. L’Italia e la Germania, invece, sostennero il partito golpista.
L’INTERVENTO ITALIANO
In particolare, l’Italia, già
nell’agosto 1936 aveva inviato aerei da bombardamento pilotati da “volontari”
fascisti. Dal dicembre 1936 prese avvio un intervento più massiccio nella
cosiddetta Missione Militare Italiana in Spagna o MMIS. Nel febbraio
1937 l’organizzazione fu sottoposta al Comando Truppe Volontarie che
ebbe il compito di gestire le attività di combattimento del Corpo Truppe
Volontarie, composto da circa 20.000 uomini della Milizia Volontaria per
la Sicurezza Nazionale, organizzati in tre divisioni disposte come fanteria
semi-motorizzata. I volontari antifascisti italiani furono circa 4000, di cui
1800 del PCI, oltre a Socialisti, Anarchici, Repubblicani e altri. Ed è proprio
all’inizio del 1937 che si hanno le prime notizie, anche a San Miniato, circa
il coinvolgimento nel conflitto spagnolo. In particolare conosciamo i nomi di 9
volontari che andarono a sostenere il Bando Nazionale e i nomi di 2 volontari
antifascisti che andarono a combattere a fianco del Fronte Popolare.
I VOLONTARI FASCISTI – UNA
TESTIMONIANZA
Sul “volontariato” fascista a San
Miniato, disponiamo della testimonianza di Ermanno Barsotti (che sarà poi
Segretario del CLN di San Miniato, membro del Partito d’Azione e Consigliere
Comunale eletto per il Partito Socialista. Nell’intervista rilasciata nel 1984,
ricordò che «tanto in Africa che in Spagna il famoso volontarismo
[fascista] era dato dal vitellonismo paesano, gente che non aveva né arte,
né parte; che un giorno partiva e andava in Africa, partiva e andava in Spagna;
[mentre] la gente che avrebbe potuto in virtù di una convinzione fare
quelle scelte rimaneva [a casa]» [tratto da San Miniato durante la
Seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Documenti e testimonianze,
Amministrazione Comunale di San Miniato, Biblioteca Comunale di San Miniato,
Giardini Editori, Pisa, 1986, p. 22]. Chiaramente si tratta di una
testimonianza “di parte”, per di più rilasciata quasi mezzo secolo più tardi.
Tuttavia contiene elementi che, almeno in parte, possono essere considerati
verosimili e attendibili. La situazione, contrariamente alle semplificazioni
proposte da Ermanno Barsotti, era sicuramente più complessa. Speso, infatti,
“lo spirito di sacrificio” dei volontari fascisti, anziché dettato dal mero
“vitellonismo paesano”, fu suscitato anche dalla promessa di un lavoro sicuro
nella pubblica amministrazione e quindi da un miglioramento delle proprie
condizioni socio-economiche. In ogni caso ci furono anche molti volontari che
partirono effettivamente con spirito ideologico. Probabilmente non furono la
maggioranza, ma costituirono un numero tutt’altro che insignificante.
GLI ANTIFASCISTI SANMINIATESI
Alla metà degli anni '30 si costituì un'organizzazione antifascista anche nel territorio sanminiatese. Si trattava per lo più di giovani aderenti al Partito Comunista, che iniziarono anche una vera e propria attività di contropropaganda. Fra questi, ricordiamo Giuseppe Gori di Cigoli, Omero Franceschi, Curzio Baldini di Ponte a Egola e molti altri, che erano entrati in contatto con l'empolese Gino Ragionieri e che nel 1938 furono tratti in arresto. Omero Franceschi, che nel dopoguerra sarà Consigliere eletto nel PCI, in una testimonianza rilasciata nel 1984 ricordò come per la Guerra di Spagna avvenisse la distribuzione di materiale clandestino e fosse attivato anche nella zona il Soccorso Rosso, a sostegno dei prigionieri del Fronte Popolare caduti in mano alle forze nazionaliste. [San Miniato durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Documenti e testimonianze, Amministrazione Comunale di San Miniato, Biblioteca Comunale di San Miniato, Giardini Editori, Pisa, 1986, p. 35]
Bruno Falaschi, che nel Dopoguerra sarà eletto Sindaco di San Miniato, ricordò che durante la Guerra di Spagna il gruppo comunista che agiva in clandestinità acquistò un apparecchio radio per ascoltare Radio Spagna Libera o Radio Mosca [D. Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, San Miniato, 1994, p. 97].
Tuttavia gli antifascisti non erano in contatto con i due sanminiatesi che presero parte attiva nella guerra, sostenendo il Fronte Popolare.
PER IL FRONTE POPOLARE – FLORINDO
EUFEMI
Florindo Eufemi era nato a Grasse, in
Francia, il 5 agosto 1912 da Paolo e Nella Caparrini. All’età di pochi anni,
assieme ai genitori, rimpatriò a San Miniato e condusse una vita “normale”,
aiutando la famiglia nel lavoro di venditore ambulante e impegnandosi nel
ciclismo. Nel periodo 1933-34 aveva prestato regolarmente il servizio militare,
inquadrato nel 3° Reggimento Bersaglieri. Concluso il periodo di leva, conseguì
numerose vittorie nelle gare ciclistiche. La più prestigiosa fu nell’agosto
1936 al Giro della Corsica, per la quale ottenne il passaporto con validità
fino al 6 settembre. Il Consolato di Bastia riferì che Eufemi si era dimostrato
fervente fascista, anzi esuberante nelle manifestazioni esteriori di
attaccamento al Regime. Poco dopo, ottenne un secondo passaporto per
partecipare alla gara Genova-Nizza che si tenne il 22 novembre 1936. Chiese di
poter prolungare il passaporto, ma gli fu negato dal Consolato di Nizza. Da quel
momento si rese irreperibile. Nel febbraio 1937 la sua foto segnaletica apparve
sul Bollettino dei ricercati, indicato come “sovversivo” e residente in Spagna.
[D. Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, San Miniato, 1994, p.
147-148].
Archivio dell’Istituto Nazionale per
la Storia del Movimento di Liberazione In Italia, Fondo Archivio dell'Associazione italiana
combattenti volontari antifascisti di Spagna, Busta 4, Fasc. 23.
PER IL FRONTE POPOLARE – ORESTE
RISTORI
Un altro sanminiatese che andò in
Spagna a sostenere il Fronte Popolare fu Oreste
Ristori. La sua è una
storia molto particolare e merita di essere riportata in sintesi. Nacque da
Egisto e Massimina Giani in Loc. Pino, a Ponte a Elsa, frazione del Comune di
San Miniato nel 1874. Intorno al 1890 si avvicinò ad un gruppo anarchico
empolese e fu arrestato varie volte fra il 1892 e il 1897, poi nel 1898 emigrò
clandestinamente in Francia. Nel 1903 andò in Argentina, dove venne arrestato.
Riuscito a fuggire, si rifugiò a Montevideo, in Uruguay. Nel 1904 si trasferì
in Brasile dove negli anni ’20 aderì al “Movimento Comunista”. Rimase in
Brasile fino al 1936, quando, fallito il colpo di stato rivoluzionario contro
il Governo del Presidente Vargas, fu accusato (pare ingiustamente) di aver
partecipato al tentativo di golpe e per questo fu rimpatriato
forzatamente. Giunto in Italia, nel 1937 da Livorno si portò a Barcellona, dove
collaborò con le forze del Fronte Popolare. Purtroppo non abbiamo contezza
delle sue attività durante la Guerra Civile spagnola, ma data l’età superiore
ai 60 anni, è probabile che non prendesse parte attiva alle azioni di
combattimento.
Successivamente, lo ricordiamo, Oreste
Ristori si trasferì in Francia. A seguito dell’occupazione tedesca, fu
estradato in Italia nel 1940, dove visse ad Empoli in regime di “residenza
sorvegliata”. Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943), scese in piazza a
festeggiare. Tale comportamento gli costò l’internamento nel carcere fiorentino
delle Murate. Il 2 dicembre 1943 fu giustiziato al campo di tiro delle Cascine,
come rappresaglia per l’uccisione del Tenente Colonnello Gino Gobbi, Capo del
Comando Militare di Firenze, da parte di una formazione gappista.
Oreste Ristori in una foto segnaletica
del 1937
GLI STUDENTI SANMINIATESI
Per l’anniversario della fondazione
della Falange Spagnola, gli allievi della Scuola Professionale di San Miniato
“Augusto Conti” avevano inviato una lettera in Spagna, per dimostrare la
propria vicinanza al movimento nazionalista e alla guerra che stava
combattendo. E così, il 4 marzo 1937, la Direttrice Prof.ssa Alessandra Donati,
comunicò a tutte le classi della scuola sanminiatese che Radio Valladolid – una
stazione radiofonica di contropropaganda fascista, che si contrapponeva alle
radio del Fronte Popolare – aveva dato lettura e apprezzamento della missiva, onde
esprimere ad essi la viva riconoscenza provata per i sentimenti che stringono
gli animi dei nostri giovani ai sentimenti condivisi dai giovani di tutta la
Spagna, pure essi inquadrati in Associazioni Giovanili per la difesa e la
gloria della Patria. […] E caro soprattutto riesce ai combattenti il
saluto dei giovani, in quest’ora in cui tanta parte del più vivo sangue
spagnolo è minacciato di doloroso esodo […]. Ad uno ad uno la radio ha
comunicato i nomi di tutti i numerosi alunni firmatari, che ad ognuno il
proprio nome giungesse come segno di intima unione di cuori, ringraziamento e
promessa di fede. [tratto da «La Domenica», Anno I, n. 10 del 7 marzo 1937,
p. 3]. Attenzione alla data, siamo vicini alla “Battaglia di Guadalajara”, combattuta fra l’8 e il 23 marzo 1937 e che
vide la sconfitta delle forze di Francisco Franco, affiancate dagli italiani
del Corpo Truppe Volontarie.
I VOLONTARI SANMINIATESI PER IL BANDO
NAZIONALE
All’inizio del mese di settembre 1937,
immediatamente dopo la “Battaglia di Santander” favorevole alle forze
nazionaliste – quella battaglia che Indro Montanelli “smontò” definendola una
passeggiata, con unico nemico il caldo – al Palazzo Littorio di San Miniato
si era riunito il direttorio fascista. Tutti i convenuti, interpretando
l’unanime sentimento di tutto il Fascio sanminiatese, esprimono il loro
profondo entusiasmo per la caduta di Santander, altra eroica tappa verso
l’annientamento completo del bolscevismo in terra di Spagna […]. Ma
soprattutto rivolsero il loro saluto cameratesco ai legionari sanminiatesi Capponi
Dott. Ugo, Giglioli Ugo, Bertini Giuseppe, Falaschi Luigi,
Martelloni Alessandro e Paletti Cesare, che nella lotta
antibolscevica spagnola hanno tenuto e tengono alto il nome del Fascismo
sanminiatese, dimostrando sempre e ovunque la fede, il coraggio e l’ardimento
del vecchio squadrismo della vigilia. Nell’esaltazione della vittoria,
il Fascismo sanminiatese inchina il suo gagliardetto e rivolge il suo deferente
pensiero alla memoria dei camerati Nacci Ezio e Grossi Adon, che
nella lotta antibolscevica hanno lasciato la vita sui campi di battaglia, in
nome del Duce e per il trionfo del fascismo nel mondo. [tratto da «La
Domenica», Anno I, n. 36 del 5 settembre 1937, p. 3].
Volontari italiani in Spagna
Immagine tratta da Italiani in
Spagna, Prospettive, n. 6, 1939, p. 21
VERSO BILBAO
Fra i sanminiatesi partiti per la
Spagna, si distinse Ugo Capponi, il quale ottenne numerose decorazioni
al Valor Militare. Egli era nato a San Miniato il 22 maggio 1903, si era
iscritto al PNF nel 1920 e si era laureato in Medicina Veterinaria a Pisa nel
1930. Nello stesso anno si era iscritto all’Albo dei Veterinari e al sindacato
fascista. Partì per la Spagna e fu inquadrato col grado di Tenente, nel 3°
Reggimento «Frecce Nere», con il ruolo di Comandante di Compagnia
in Trincea. La Brigata “Frecce Nere”, era costituita da due reggimenti di
fanteria – il 3° comandato dal Colonnello Renzoli, il 4° dal Colonnello Fiumara
– oltre ad un raggruppamento artiglieria e da una compagnia mista del genio. La
brigata era stata costituita nel gennaio 1937 ed iniziò ad operare a partire
dal prima sul Jamara e poi verso Bilbao. Ugo Capponi partecipò alle operazioni
belliche durante la cosiddetta Battaglia di Bilbao, nella primavera del 1937. In particolare, il
14 febbraio 1937 si guadagnò la prima medaglia d’argento, mentre si trovava
presso Ondarroa,
nel nord della Spagna, a circa 40 km ad est di Bilbao. Qui si impegnò in una
ricognizione oltre le linee nemiche, culminata con un violento scontro a fuoco
che lo vide protagonista nel disperdere i nemici lanciando bombe a mano.
Rimasto ferito al petto e ad un braccio, provvide a curarsi da solo, rimanendo
costantemente nella sua posizione di comando.
I nazionalisti
premono su Bilbao
Corriere della Sera, Anno 62, n. 107
del 6 maggio 1937, p. 7
LA BATTAGLIA DI MADRID
Durante gli scontri nella Spagna
centrale per il controllo della capitale, in località Masegoso,
a 180 km ad ovest di Valencia, perse la vita Ezio Nacci. Figlio di
Raffaele ed Emilia Rosetti, era nato a San Miniato il 29 agosto 1899 ed era un
reduce della “Grande Guerra”. Dopo aver aderito al PNF, aveva deciso andare
volontario in Spagna, dove fu inquadrato come “camicia nera” nella 730a
Bandera, comandata dal 1° Seniore Calzonsori. Il suo reparto faceva parte
dell’8° Gruppo Banderas della 2° Divisione “Fiamme Nere”, comandata dal
Generale Guido Coppi. L’8 marzo 1937, durante uno scontro armato, dopo che
altri commilitoni erano stati uccisi dal fuoco nemico, aveva tentato di
resistere in posizione avanzata e scoperta, rimanendo ucciso. Per questa sua
azione fu insignito della medaglia d’argento alla memoria. [si veda anche
l’elenco dei caduti della Battaglia di Madrid, pubblicato su «La Stampa», Anno
71, n. 140 del 14 giugno 1937, p. 1]
LA BATTAGLIA DI BILBAO
Fra il 1 e il 3 maggio 1937, presso il
Monte Sollube, a circa 15 km a nord-est da Bilbao, Ugo Capponi si rese
protagonista di una azione che gli valse il secondo riconoscimento, stavolta
una Medaglia di bronzo. La situazione vedeva le forze nazionaliste in rapido
avanzamento su Bilbao. La velocità, tuttavia, aveva prodotto una punta avanzata
che si trovava in una situazione di debolezza. Per questo motivo le forze del
Fronte Popolare tentarono una controffensiva impiegando ben 5 battaglioni,
costringendo le “Frecce Nere” a ripiegare ed a combattere per evitare
l’accerchiamento. La situazione fu sbloccata solamente quando arrivò in
soccorso la V Brigata di Navarra. In ogni caso le “Frecce Nere” contarono quasi
300 perdite su 700 effettivi. In questo contesto, Ugo Capponi, alla testa della
sua compagnia, si spinse in posizioni molto avanzate, presso al nemico. In
questo modo riuscì a facilitare lo schieramento della brigata, riuscendo a
mantenere la posizione per circa tre giorni, respingendo una serie di attacchi
delle forze del Fronte Popolare. Questa azione gli valse una medaglia di
bronzo. Molto probabilmente, assieme ad altri sanminiatesi, rientrò in città
per il Natale 1937.
Le truppe rosse
di Bilbao in rotta disastrosa
La Stampa, Anno 71, n. 140 del 14
giugno 1937, p. 1
VERSO IL SECONDO INVERNO
Nei giorni in cui il Governo
repubblicano decise di spostarsi da Valencia a Barcellona, il sanminiatese Galliano
Caciagli si trovava a Saragozza, nel quartiere “Valencia”, impegnato come
Carabiniere nella
1° Sezione dei CC.RR. «Frecce». Faceva
parte del contingente di Carabinieri Reali inviato in Spagna con compiti di
polizia militare, oltre a scortare e facilitare il traffico dei convogli che
trasportavano i rifornimenti per il Corpo Truppe Volontarie. La sera del 5
novembre 1937, una polveriera aveva preso fuoco a seguito di un’incursione
aerea delle forze repubblicane e Galliano Caciagli si adoperò per mettere in
salvo numerose persone, nonostante il pericolo. Questa azione gli valse una
croce di guerra.
DOPO LA BATTAGLIA DI TERUEL
L’anno seguente Ugo Capponi era
di nuovo in Spagna. In particolare, dopo la Battaglia di Teruel, il 9 marzo 1938 si trovava in località La
Muela, presso Anadón,
in Aragona, a circa 70 km a sud da Saragozza. Sempre inquadrato col grado di
Tenente, adesso operava al comando di brigata – sempre la Brigata “Frecce Nere”
– come ufficiale di collegamento. Inviato a portare alcuni ordini ad un
reggimento, rimase coinvolto in una controffensiva nemica. Ugo Capponi, benché
non fosse un suo compito, imbracciò un fucile e, carico di bombe a mano, si
scagliò verso le linee nemiche. In particolare, si adoperò per mettere fuori
combattimento una mitragliatrice nemica, prodigandosi poi in un inseguimento e
facendo due prigionieri. Questa azione gli valse la seconda medaglia d’argento.
L’onorificenza fu salutata con plauso a San Miniato: il Fascismo
Samminiatese si sente veramente orgoglioso di questo suo camerata che in terra
di Spagna, sotto le insegne dei neri gagliardetti dello squadrismo fascista,
tiene così alto il nome della nostra città, combattendo eroicamente contro la
barbaria bolscevica. L’esempio ed il valoroso contegno del camerata Capponi
viene segnalato all’ammirazione di tutte le Camicie Nere Samminiatesi.
[tratto da «La Domenica», Anno II, n. 15 del 10 aprile 1938, p. 3]
I nazionalisti
all’offensiva
La Stampa, Anno 72, n. 59 del 10 marzo
1938, p. 1
SCONTRI SULL’EBRO
Il 4 aprile 1938, presso Alhama de Aragón, a circa 70 km a sud-ovest di Saragozza, morì
Adone Grossi di Benedetto. Era nato a San Miniato il 6 agosto 1901 ed
era partito volontario per la Spagna assieme agli altri sanminiatesi. Rimasto
ferito durante un combattimento, morì a seguito dell’insorgenza della
setticemia. Il suo nome figura, infatti, nell’elenco dei caduti italiani
sepolti nel Sacrario Militare Italiano di Saragozza, annesso alla chiesa di Sant’Antonio di
Padova, realizzato fra il 1937 e il 1940. [vedi articolo I 204 Legionari
italiani caduti nella battaglia dell’Ebro, su «La Stampa», Anno 72, n. 93
del 19 aprile 1938, p. 2; cfr. R. Boldrini, Dizionario Biografico dei
Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa,
2001, p. 149]
LA BATTAGLIA DELL’EBRO-1
Il 15 luglio 1938, poco prima della Battaglia dell’Ebro, risulta ancora impegnato Cesare Paletti,
nato a San Miniato il 18 luglio 1911, figlio di Fabio e Cesarina Tafani.
Inquadrato col grado di soldato nel 2° Battaglione Carristi, si trovava ad Albentosa, in Aragona, in una zona montuosa a circa 80
km a nord di Valencia. Qui, dopo una giornata di combattimenti aveva preso
parte ad un’operazione finalizzata al recupero di due uomini, i cui carri erano
rimasti immobilizzati, probabilmente a causa della conformazione del terreno o
per problemi meccanici ed erano rimasti esposti al nemico. L’operazione si
concluse positivamente e Cesare Paletti venne insignito della sua prima croce
di guerra. In Spagna era stato inviato un piccolo contingente corazzato, che in
seguito prese il nome di “Raggruppamento Carristi”, suddiviso in due
battaglioni. Il primo era organizzato in 4 compagnie carristi, da una sezione
anticarro e da una compagnia di fanteria spagnola su tre plotoni. Il secondo
battaglione, a cui apparteneva Cesare Paletti, era composto da due compagnie,
una di automitragliatrici e una di motomitraglieri, e dalla 5° compagnia
carristi, specializzata con lanciafiamme e armamenti chimici.
Carristi italiani in Spagna
Immagine tratta da Italiani in
Spagna, Prospettive, n. 6, 1939, p. 63
LA BATTAGLIA DELL’EBRO-2
Durante la Battaglia dell’Ebro, il 13
settembre 1938, perse la vita Florindo Eufemi, colpito mortalmente
durante il cannoneggiamento della città di Albacete, a circa 140 km a sud-ovest di Valencia. [D.
Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, San Miniato, 1994, p. 147-152]. Abbiamo
visto come nel novembre 1936 si fosse dato irreperibile dopo una corsa
ciclistica in Francia. Entrato in Spagna, si era arruolato nella “Brigata
Garibaldi”, comandata da Rodolfo Picciardi, ex Segretario del Partito
Repubblicano ed esule in Svizzera, poi Vicepresidente del Consiglio dei
Ministri fra il 1947 e il 1948. Nella Brigata erano presenti anarchici (circa
il 10%), comunisti (circa il 40%), socialisti, repubblicani e altri (circa il
10%), mentre il restante 40% era costituito da persone la cui appartenenza
rimane sconosciuta e probabilmente si tratta di non aderenti formalmente a
formazioni politiche organizzate. La “Brigata Garibaldi” era organizzata in
quattro battaglioni e Florindo Eufemi faceva parte di una Compagnia di
Mitraglieri del 4° Battaglione, comandato da Ignacio Muniz e il cui commissario
politico era Enrique Flores [Il Battaglione Garibaldi, a cura di A.
Lopez, Quaderni dell’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti
di Spagna, n. 7, Roma, 1990].
Mitraglieri della Brigata Garibaldi in
Spagna
Immagine tratta da L. Arbizzani, Spagna
e Italia: una sola battaglia,
in Garibaldini in Spagna e nella
Resistenza bolognese,
V Quaderno de “La Lotta”, Arte-Stampe,
Bologna, 1966, p. 14.
LA BATTAGLIA DELL’EBRO-3
Anche in virtù del precedente
riconoscimento ottenuto nel luglio 1938, Cesare Paletti era stato
promosso al grado di “camicia nera scelta”, corrispondente a quello di caporale
nell’esercito. Va ricordato che, almeno ufficialmente, in Spagna erano andati i
volontari della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Sul
finire della Battaglia dell’Ebro, il 5 novembre 1938, si trovava a Benissanet, a circa 50 km ad ovest di Terragona. Qui si
distinse nell’attività di collegamento fra il suo battaglione e il comando del
“Raggruppamento Carristi” e per tale attività gli venne riconosciuta la seconda
croce di guerra. Rientrato a San Miniato, Cesare Paletti nel Dopoguerra svolse
il lavoro di meccanico, con officina in via Cesare Battisti.
VERSO LA CONCLUSIONE DELLA GUERRA
CIVILE
A circa un mese dalla caduta di
Barcellona, il giorno di Natale 1938, le forze militari nazionaliste erano
impegnate ad attaccare il Fronte Popolare in Catalogna. In questo contesto
troviamo Luigi Falaschi, nato a San Miniato da Faustino e Annunziata
Giunti. Faceva parte del 2° Reggimento di fanteria delle Camicie Nere,
organizzato in seno alla Divisione “Volontari del Littorio”, così come era
stato organizzato il corpo dei volontari fascisti nel giugno del 1937. In
località Granena de Las Garrigas, a circa 60 km a nord-ovest di Terragona,
Luigi Falaschi rimase ferito furante un’azione d’assalto, ma continuò a
combattere finché non venne colpito una seconda volta. Il suo comportamento gli
valse una medaglia d’argento al valor militare.
Immagine tratta da La Stampa, Anno 77,
n. 73 del 31 marzo 1939
LA VITTORIA DEI NAZIONALISTI E LA
POSIZIONE DELLA CHIESA SANMINIATESE
Dopo la presa di Barcellona e con la
presa di Valencia e Alicante, a fine marzo 1939 si concluse la Guerra Civile.
Dopo quasi 3 anni, la guerra era costata circa 270mila morti. In Italia la
vittoria dei nazionalisti fu salutata con acclamazione, come una vittoria dello
stesso regime fascista.
La Chiesa inizialmente aveva mantenuto
una posizione di neutralità. Tuttavia, finì per sostenere convintamente le posizioni
delle forze franchiste in conseguenza della repressione anti-cattolica che fu
attuata nei territori controllati dal Fronte Popolare. Si stima, infatti, che
nei tre anni di guerra siano stati uccisi 13 vescovi, circa 4000 sacerdoti e
seminaristi, oltre a circa 2500 religiosi e religiose. Molti di essi sono
stati poi dichiarati “martiri” e canonizzati o beatificati. Ciò portò al
riconoscimento, nel 1938, del Governo di Franco da parte dello Stato Vaticano.
Chiaramente la situazione era molto
complessa: non mancarono posizioni di sostegno al Governo legittimo,
specialmente nei Paesi Baschi, ma anche di ecclesiastici che non videro favorevolmente
l’intervento italiano in Spagna. Ad esempio, Don Luigi Sturzo, il fondatore del
Partito Popolare, costretto all’esilio nel 1924 dal regime fascista, cercò di far
cessare la repressione anticristiana, ma al contempo di far sì che la Chiesa si
smarcasse dal fronte dei nazionalisti.
In ogni caso, in un contesto di regime
e nel clima post-riconciliazione, almeno ufficialmente la Chiesa italiana prese
una posizione che fu sostenuta anche dalla Curia sanminiatese. Appresa la
notizia della conclusione della guerra, il Vescovo Mons. Ugo Giubbi scrisse una
lettera inviata a tutti i sacerdoti e che fu pubblicata sull’organo d’informazione
diocesano. Di seguito il testo dell’intervento su La Domenica, Anno III, n. 14
del 2 aprile 1939, p. 1:
LA SPAGNA È RICONSACRATA ALLA FEDE E
ALLA CIVILTÀ
Burgos, 29 marzo. Oggi, alle 13,30,
tutta la Spagna si è sottomessa al Generale Franco. Tutte le città di provincia
hanno dichiarato la loro capitolazione. L’Esercito Nazionale è accolto ovunque
dalla popolazione come liberatore.
Notificazione Vescovile
Terminata gloriosamente la guerra di
Spagna, come uomini, come italiani, ma soprattutto come cattolici, dobbiamo
elevare al Signore le nostre azioni di grazie.
Come uomini, perché se la cessazione
di una guerra, anche se giusta e santa, è sempre la fine di un male grande che
porta con sé distruzione e morte e difficilmente va scompagnata da quelle
crudeltà che abbrutiscono e sono contrarie ad ogni sentimento umano, quanto più
questo male si verificava in ogni guerra diretta contro ogni ordine sociale e ogni
forma di vivere civile.
Come italiani, perché sono stati i
nostri valorosi volontari, che, a costo di grandi sacrifici e con largo tributo
di sangue, hanno combattuto – molte volte come protagonisti – a fianco dell’esercito
nazionale e, ricoprendosi di meritata gloria, hanno contribuito largamente al
finale trionfo.
Ma soprattutto come cattolici, perché
vediamo nella vittoria della Spagna nazionale, non solo la cessazione di quella
persecuzione che satanicamente combatteva, nelle cose e nelle persone, ogni
forma ed ogni senso religioso, unendo al sacrificio di tanti soldati, l’olocausto
di migliaia di martiri, ma il trionfo della civiltà cristiana contro la
barbarie di un ateismo, il più crudele e sfacciato.
Quindi è cosa giusta, doverosa e santa
ringraziare il Signore.
A questo scopo i MM. RR. Parroci
invitino i popoli a consacrare a questo ringraziamento la prossima Domenica di
Pasqua.
Si elevino preghiere di riconoscenza
al Signore ed insieme si chieda che, per i meriti del Sangue preziosissimo di
Cristo, sia accolto il sacrificio di tante vite e di tanti cuori, per il bene
della Spagna e per la giusta pace nel mondo.
La sera di detto giorno, qualora non
sia stato fatto in precedenza, si canti il Te
Deum dinnanzi a Gesù Sacramentato solennemente esposto.
I Sacerdoti tutti sospendono nella S.
Messa la colletta N. 13 “pro quacumque tribulatione” e la sostituiscano, per
tre giorni, colla colletta “pro gratiarum actione” tamquam pro re gravi.
In seguito si riprenda regolarmente l’ordine
delle Collette, assegnato dal Calendario.
S. Miniato
Giovedì di Passione del 1939
† UGO VESCOVO
I RICONOSCIMENTI AI MILIZIANI
SANMINIATESI
Di seguito si riporta il testo delle
motivazioni con cui furono insigniti i sanminiatesi che parteciparono alla
Guerra Civile spagnola. Si tratta di atti ufficiali, pubblicati fra il 1939 e
il 1941 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia o nel Bollettino Ufficiale
delle Nomine, Promozioni e Destinazioni del Ministero della Guerra.
Ugo Capponi, Medaglia d’Argento 14
febbraio 1937:
CAPPONI UGO fu Umberto e di Lemi
Italia, da S. Miniato (Pisa), tenente 3° reggimento «Frecce Nere». – Comandante
di compagnia in trincea, avuto il sospetto della presenza del nemico sul fronte
del proprio reparto, malgrado la notte tempestosa, si spingeva in ricognizione
a capo di una pattuglia di soli quattro uomini, per oltre un chilometro al di
là delle linee. Imbattutosi in un forte nucleo avversario in agguato, lo
attaccava sorprendendolo e disperdendolo a colpi di bombe a mano. Ferito nello
scontro al braccio e al petto, si curava da se stesso e rimaneva per tutta la
notte e per tutto il giorno successivo al proprio posto di comando. – Ondarvea,
14 febbraio 1937-XV [Regio Decreto 10
maggio 1938, registrato alla Corte dei conti li 25 giugno 1938 guerra, Registro
n. 17, foglio n. 385, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e
destinazioni negli ufficiali, n. 42 del 27 luglio 1939, Ministero della Guerra,
p. 3649]
Ugo Capponi, Medaglia di Bronzo 1-3
maggio 1937:
CAPPONI UGO fu Umberto e Lami Italia,
da S. Miniato (Pisa), tenente 3° reggimento «Frecce Nere». – Comandante di
compagnia alla testa del suo reparto, si spingeva su posizioni avanzatissime,
poste sul fianco dell’avversario, ed, occupandole saldamente, garantiva lo
schieramento della sua brigata. Per tre giorni consecutivi, resistendo sul
posto, respingendo i contrattacchi nemici, contrattaccando a sua volta in
condizione di quasi totale isolamento. Pendici di Monte Sallube, 1-3 maggio
1937-XV. [Regio Decreto 14 marzo 1938,
registrato alla Corte dei conti li 10 maggio 1938 guerra, Registro n. 13,
foglio n. 71, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni
negli ufficiali, n. 42 del 27 luglio 1939, Ministero della Guerra, p. 3680]
Ugo Capponi, Medaglia d’Argento 9
marzo 1938:
CAPPONI UGO fu Umberto e di Italia
Lami, da S. Miniato (Firenze), tenente comando brigata «Frecce Nere». – Inviato
dal comando di brigata in servizio di collegamento presso un reggimento attaccante
in un momento molto critico del combattimento, in cui un reparto era stato
costretto a ripiegare sotto la pressione di un contrassalto nemico,
spontaneamente imbracciava un fucile, intascava bombe a mano e si slanciava
isolato contro il nemico. Raggiungeva la linea avversaria precedendo i reparti
assaltanti, con le sue armi impegnava combattimento sul fianco di una
mitragliatrice avversaria obbligando il porta arma a fuggire. Inseguiva con
altro ardito questo ed un altro rosso armato di fucile mitragliatore catturando
i due nemici con le due armi. Esempio mirabile di ardimento e di eccezionale
spirito animatore in combattimento. – La Muela de Anadon, 9 marzo 1938-XVI.
[Regio Decreto 25 gennaio 1940,
registrato alla Corte dei conti li 23 febbraio 1940 guerra, Registro n. 7,
foglio n. 321, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni
negli ufficiali, n. 59 del 17 ottobre 1940, Ministero della Guerra, p. 6144]
Paletti Cesare, Croce di Guerra al
Valor Militare 15 luglio 1938:
PALETTI CESARE fu Fabio e di Tofani
Cesarina, da San Miniato (Pisa), soldato 2° battaglione carristi. – Dopo una
dura giornata di combattimento, chiedeva di unirsi ad una pattuglia di audaci
che riusciva, nella notte, a salvare il capocarro ed il pilota di un carro
rimasto immobilizzato. – Albentosa, 15 luglio 1938-XVI. [Regio Decreto 7 marzo 1940, registrato alla
Corte dei Conti addì 4 aprile 1940, registro n. 11 guerra, foglio n. 66,
pubblicato in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 20 del 25 gennaio 1941,
p. 329]
Paletti Cesare, Croce di Guerra al
Valor Militare 5 novembre 1938:
PALETTI CESARE fu Fabio e di Tafani
Cesarina, da S. Miniato (Pisa), camicia nera scelta raggruppamento carristi. –
Ardito pilota di carro d’assalto durante il combattimento dell’Ebro,
attraversando zone fortemente battute dall’artiglieria nemica, provvedeva al
collegamento del battaglione con il comando di raggruppamento. – Benisanet, 5
novembre 1938-XVII
[Regio Decreto 22 settembre 1939,
registrato alla Corte dei conti li 23 ottobre 1939 guerra, Registro n.38,
foglio n. 401, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni
negli ufficiali, n. 13 del 29 febbraio 1940, Ministero della Guerra, p. 1426]
Caciagli Galliano, Croce di Guerra al
Valor Militare 5 novembre 1937:
CACIAGLI GALLIANO di Luigi e di
Balducci Marianna, da S. Miniato (Pisa), carabiniere 1° Sezione dei CC.RR.
«Frecce». – Accorso, con altri militari, nei pressi di una polveriera
incendiatasi in seguito a bombardamento aereo, noncurante del pericolo
concorreva al salvataggio di numerose persone. – Zaragoza, Barrio Venecia, 5
novembre 1937-XVI.
[Regio Decreto 14 marzo 1938,
registrato alla Corte dei conti li 10 maggio 1938 guerra, Registro n. 13,
foglio n. 71, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni
negli ufficiali, n. 42 del 27 luglio 1939, Ministero della Guerra, p. 3686]
Nacci Ezio, Medaglia d’Argento alla
memoria, 8 marzo 1937
NACCI EZIO di Raffaele e di Rosetti
Emilia, da San Miniato, camicia nera 730° bandera (alla memoria). Porta arma,
con calma e coraggio esemplari, pur vedendo cadere al suo fianco due compagni,
postava la propria arma in posizione avanzata e scoperta e neutralizzava il
fuoco di una mitragliatrice avversaria finché non cadde colpito a morte. –
Masegoso, 8 marzo 1937-XV. [Regio
Decreto 16 dicembre 1937, registrato alla Corte dei conti li 25 gennaio 1938
guerra, Registro n. 2, foglio n. 221, in Bollettino ufficiale delle nomine,
promozioni e destinazioni negli ufficiali, n. 42 del 27 luglio 1939, Ministero
della Guerra, p. 3597]
Luigi Falaschi, Medaglia d’Argento 25
dicembre 1938:
FALASCHI LUIGI fu Faustino e fu Giunti
Annunziata, da S. Miniato (Pisa), camicia nera 2° reggimento CC. NN. –
All’assalto di una importante posizione nemica, dando prova di eccezionale sprezzo
del pericolo, era di esempio nello slancio ammirevole del quale era animato.
Ferito una prima volta, continuava nella sua azione trascinatrice, finché
veniva colpito da un secondo proiettile ad una gamba che gli impediva di
muoversi. Accortosi che poco lontano da lui altro compagno era ferito, con
generoso spirito di cameratismo si trascinava fino a lui per recargli conforto
ed aiuto. Sublime esempio di abnegazione ed alto sentimento del dovere. –
Fronte di Catalogna, Granena de las Garrigas, 25 dicembre 1938-XVII.
[Regio Decreto
3 agosto 1940, registrato alla Corte dei conti li 29 agosto 1940 guerra,
Registro n. 33, foglio n. 115, in Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni
e destinazioni negli ufficiali, n. 10 del 23 gennaio 1941, Ministero della
Guerra, p. 3633]