Il 30 giugno 1944 la guerra piombò a Ponte a Egola e lo fece con
tutto il suo carico di morte e distruzione. Sei persone persero la vita: non
erano militari né persone armate o combattenti, semplicemente si trovarono nel
posto sbagliato al momento sbagliato. È l'assurdità della guerra e a farne le
spese, quasi sempre, sono stati i civili inermi.
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Utilizzo ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22
aprile 1942 n. 633
IL CONTESTO DELLA GUERRA – GIUGNO 1944
Il 5 giugno 1944 le truppe statunitensi guidate dal Generale M. W.
Clark entrarono a Roma. La Capitale era
finalmente libera, dopo mesi drammatici in cui non erano mancati episodi
criminali come l'Eccidio delle Fosse Ardeatine.
Da quel momento i reparti della Wehrmacht si ritirarono
sulla Linea del Trasimeno
o Linea Albert – così chiamata in omaggio al feldmaresciallo Albert Kesselring – che fu
superata solamente il 2 luglio 1944, quando la 34th Infantry
Division statunitense riuscì a raggiungere Cecina (LI).
La Liberazione di Roma era stata propiziata dalla Operation Strangle,
secondo la strategia di interrompere o
ridurre il più possibile le linee di approvvigionamento tedesche attraverso
l’uso massiccio dell’aviazione, con operazioni di interdizione aerea,
bombardamenti e incursioni. Dunque, fin
dagli inizi dell'aprile 1944, le forze aeree alleate erano impegnate a colpire
gli obiettivi strategici, i depositi e le vie di comunicazione dell’Italia
centro-settentrionale per “strangolare” il nemico tedesco. E' in questo
contesto, ad esempio, che fu bombardata la Stazione di San Miniato il 7 aprile 1944.
Con la ritirata tedesca sulle posizioni della Linea
del Trasimeno, gli Alleati proseguirono con lo “strangolamento” operato
attraverso la distruzione delle vie di comunicazione. Ormai le ferrovie della
Toscana centro-settentrionale erano quasi tutte interrotte e l'attenzione si
concentrò sulla rete stradale. E così, la mattina del 30 giugno 1944, un
venerdì d'inizio estate, toccò al ponte sull'Egola.
IL BOMBARDAMENTO
«Venerdì 30 giugno 1944. L'attività aerea è stata
oggi molto intensa. Gli aerei giravano sopra di noi da mattina a sera senza
tregua […]. Alle nove, altrettanti velivoli dello stesso tipo [una
squadriglia di 7-8 cacciabombardieri, n.d.r.] hanno bombardato il ponte
della strada di Ponte a Egola causando danni alle case senza colpire
l'obiettivo. Quattro palazzi vicino al ponte sono crollati e quattro o cinque
persone sono morte oltre a diverse ferite». [Estratto da E. Giani, Una
ferrovia sulla linea del fronte. 1942-1944 Diario di Enzo Giani, a cura di
C. Giani, F. Mandorlini, L. Niccolai, A. Zizzi, FM Edizioni, San Miniato, 2003,
pp. 160-161]
In realtà nel caso di Ponte a Egola non si trattò di
un vero e proprio bombardamento, bensì di un’incursione aerea, ovvero di
un’operazione estemporanea: alcuni aerei, passando dalla zona, si resero conto
che quello poteva essere un nodo strategico e quindi tentarono di colpirlo. A
partire dall'operazione Strangle,
infatti, furono utilizzati i cacciabombardieri: aerei in grado di sostenere il
combattimento aereo ma anche di sganciare ordigni e quindi di colpire bersagli
a terra. Erano aerei che non avevano la capacità distruttiva delle “fortezze volanti”,
ma erano in grado di svolgere operazioni molto più rapidamente e soprattutto
potevano scendere in picchiata e raggiungere un grado di precisione nettamente
superiore. Proprio a partire dalla primavera del 1944 i cacciabombardieri
statunitensi P47 “Thunderbolt”
–
“fulmine” di nome e di fatto –cominciarono ad attaccare quotidianamente le vie
di comunicazione toscane ed avevano come base di partenza la Corsica liberata:
dall'Aeroporto di Bastia, dalla
base di Alto (oggi
dismessa) e da quella di Solenzara. Qui erano dislocate le “ali” della Twelfth Air Force statunitense ed in particolare
del 57th Fighter Group con
oltre 50 sortite
giornaliere.
Da
un punto di vista tattico, durante le sortite aeree i piloti, oltre a cercare
di colpire obiettivi prestabiliti e pianificati, avevano carta bianca sui
cosiddetti targets of opportunity, i bersagli estemporanei dettati dall'opportunità
del momento. E uno di questi fu proprio il ponte sull'Egola. Per chi
desiderasse approfondire l'argomento delle operazioni aeree alleate sui cieli
della Toscana durante la Seconda Guerra Mondiale, rimando all'articolo di Claudio Biscarini dal titolo
Bombs away! pubblicato
sul sito Della Storia d'Empoli.
LE VITTIME
Come detto all'inizio del post, durante l'incursione aerea alleata
morirono sei persone, cinque donne e un uomo, che pagarono con la vita gli
effetti di un'azione di guerra che si rivelò inutile. Furono colpite le case
della gente, mentre il ponte fu appena sfiorato.
È noto che gli Alleati conducevano una
guerra “quantitativa”, cercando di compensare l'imprecisione con la quantità di
bombe e proietti d'artiglieria. Non c’era alcuna preoccupazione per i
cosiddetti “effetti collaterali”. La volontà di sconfiggere i tedeschi e
vincere la guerra superava qualsiasi prezzo da pagare. E chi ci rimise più di
tutti, alla fine, furono i civili inermi.
La vittima più giovane si chiamava Maria Bagnoli, di Francesco e Annunziata
Giacomelli. Aveva 20 anni e abitava San Miniato Basso ed era fidanzata con
Cesare Ciampalini di Ponte a Egola. La mattina del 30 giugno 1944, verso le ore
8.30, si trovava in visita dalla madre di lui, Agostina Pallesi
di 56 anni e coniugata con Sabatino Ciampalini. La sua abitazione faceva
parte di un edificio più ampio, nei pressi del ponte sull'Egola, che quel
giorno fu colpito dagli ordigni dell'aviazione alleata.
Morirono
anche i due coniugi Antonio Ciulli e Leonide Billeri, rispettivamente di 62 e
60 anni, entrambi residenti a Ponte a Egola, nei pressi dell'attraversamento
del fiume.
Ed ancora persero la vita Giovanna Lastrucci
di 56 anni e coniugata con Annibale Baldini, e Maria Marianelli
di 69 anni, vedova di Giuseppe Bini, entrambe abitanti a Ponte a Egola.
Cliccando sui nomi è possibile approfondire con ulteriori notizie
biografiche di ciascuna delle vittime, oltre ai riferimenti documentari e
bibliografici.
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633