martedì 1 ottobre 2019

ADDSM – 1209, 14 DICEMBRE – OTTONE IV E SAN MINIATO

ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1209, 14 dicembre, Ottone IV e l’amministrazione imperiale a San Miniato


In questa pagina è proposto il commento e la trascrizione di un diploma dell'Imperatore Ottone IV ai Senesi, i cui dettagli rivelano un particolare interessante per la storia sanminiatese.

SPOGLIO. [Regesto ASSi] Ottone IV concede ai Senesi, suoi fedeli, la libera elezione dei consoli, la piena giurisdizione all'interno della città di Siena e fuori, in quei luoghi già concessi al vescovo di Siena da Enrico VI, confermando una serie di diritti, riservandosi l'appello nelle cause da oltre 20 lire e imponendo ai Senesi un censo annuale di 70 marche d'argento da pagarsi quindici giorni dopo Pasqua, nel castello di San Miniato. [J. F. Boehmer] Otto IV verleiht denen von Siena die wahl der consuln, die gerichtsbarkeit unnd das fodrum in angegebenem umfange und das münzrecht unter vorbehalt des thorgehles und eines Idhrlichen Zinses. Foligno 1209 dec. 14.

L’ORIGINALE. Il documento originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, Archivio Diplomatico, Fondo Diplomatico Riformagioni – Pergamena n. 0161 – 1209 dicembre 14, consultabile on-line >>>

COMMENTO a cura di Francesco Fiumalbi
Il 4 ottobre 1209, a Roma, il Papa aveva incoronato Imperatore Ottone di Brunswick [1175-1218]. Costui era il rivale “guelfo” di Federico II per il trono del Regno di Sicilia, lo stesso Federico che lo priverà della corona imperiale con l’elezione a Re dei Romani (1211).
Il documento proposto in questa pagina, datato 14 dicembre 1209, si inserisce nel vivo della controversia per il Regno di Sicilia, che fin dai giorni dell’incoronazione aveva determinato lo scontro con Papa Innocenzo III, fautore di Federico II. Il novello Imperatore aveva occupato militarmente vasti territori della Chiesa (fra cui Montefiascone, Viterbo, Perugia e Orvieto) ed aveva aggredito il Regno di Sicilia in Puglia e in Campania. Fin dai primi giorni, dunque, l’Imperatore cercò di trovare sostegno nelle città della Toscana, in particolare con Siena e Pisa, ma indirettamente anche con Volterra, per poter realizzare il suo disegno politico e riunire l’Italia Meridionale con il resto dell’Impero. Tuttavia, questa sua attività politica e militare gli varrà l’inimicizia di Papa Innocenzo III, che lo scomunicherà il 18 novembre 1210, segnandone il declino.

Dopo il passaggio da San Miniato – dove è attestato con certezza fra il 29 ottobre e il 4 novembre 1209 – Ottone proseguì con rafforzare l’alleanza con Siena, dopo il primo atto redatto un mese e mezzo prima [ADDSM – 1209, 29 ottobre >>>]. Con questo nuovo provvedimento, l’Imperatore concesse al Comune di Siena la piena giurisdizione sul contado, salvo avocare a sé il diritto d’appello per le cause superiori a 20 Lire [A. Zorzi, La trasformazione di un quadro politico. Ricerche su politica e giustizia a Firenze dal comune allo Stato territoriale, Firenze University Press, Firenze, 2008, p. 12].

Di per sé l’atto non riguarderebbe direttamente San Miniato, salvo per la clausola che prevedeva la corresponsione di un censo annuo di 70 marche d’argento da parte dei Senesi, a compensazione di tutte le concessioni imperiali, che avrebbero comportato evidenti benefici alla città. Il fatto interessante è tale somma di denaro sarebbe stata riscossa dalla Corona – nei 15 giorni successivi alla Pasqua – proprio presso il castello di San Miniato [Pro hac tam liberall imperatorie maiestatis nostre concessione Senenses nobis et suecessoribus nostris imperatoribus sive regibus augustis annuatim in perpetiiuni xv. diebus post pasca apud Castrum Sancti Miniatis septuaginta marcas puri argenti persolvent ad pondus camere nostre].
Questo dettaglio è significativo, poiché testimonia la “restaurazione” del presidio imperiale a San Miniato, proprio come sede stabile dell’amministrazione a cui erano assegnati compiti politici, militari, ma anche e soprattutto amministrativi e giudiziari, così come era stato durante il regno di Federico I. Nel documento non si parla né di "castellani", né di "vicari", né di "tesorieri", tuttavia è sottinteso che presso il castello di San Miniato vi fossero figure con un grado di responsabilità elevato e investite di ruoli specializzati, così come sono attestate in altri periodi.

Infatti, a partire dal 1160-63 con l’intervento del Barbarossa, il castello sanminiatese era diventato il centro dell’amministrazione imperiale per la Toscana. Tuttavia, alla morte del Barbarossa, San Miniato aderì alla Lega di San Genesio (1197) e probabilmente, per un certo periodo, poté godere di una relativa autonomia. Il passaggio e la sosta dell’Imperatore da San Miniato nell’ottobre-novembre 1209 segnò, dopo oltre un decennio, un netto riavvicinamento alla Corona. Verosimilmente, Ottone si preoccupò di riattivare la funzione amministrativa e militare del castello sanminiatese, in modo da raccordare con più efficacia la sua politica nella regione. Tale circostanza è dimostrata proprio dall’atto proposto in questa pagina. Tuttavia, la necessità di favorire gli alleati Pisani – che disponevano di una flotta navale capace di effettuare una spedizione in Sicilia – costringerà l’Imperatore a sacrificare l’autonomia dei sanminiatesi.


TRASCRIZIONE. Il testo del documento proposto di seguito è tratto da J. F. Boehmer, Acta Imperii selecta. Urkunden Deutscher Konige und Kaiser mit einem anhange von reichssachen, Innsbruck, 1870 n. 1070, pp. 766-767.

In nomine sancte et individue trinitatis. Otto quartus divina favente clementia Romanoram imperator et semper augustus. Gratiose liberalitatis et munificentie largitatem imperialis benignitatis nostre clementia passim erga fideles nostros exercere consuevimus, ut cetero plenins ad obsequium nostre maiestatis invitemus; uberiori vero copia largitatis sinum eis aperimus, quorum fidelitatis et devotionis constantia ex antecedentibus meritis profecto speratar in obsequiis imperii et nostris iugiter perseveratura. Notum igitur facimus universis imperii fldelibus presentibtis et futuris, quod nos ex ampla liberalitatis nostre gratia respicientes merita fidelium nostroram civium Senensium, concedimus universitati ipsorum liberum consulum electionem. Investitorum autemdemanu nostra vel successorum nostrorum Romanorum imperatorum seu regum annuatim reeipient, si fuerit imperator vel rex in Ytalia, vel a legato sive nuntio nostro, qui tunc temporis erit in Tuscya, gratis et sine omni exaetione. Quod si forte legatus sive nuntius noster non vult investituram prestare, sufficiat eam petivisse. Si autem nee imperator nec rex nec certus imperii legatus fuerit in Ytalia, quolibet quinquennio consules electi ad nostre maiestatis vel successorum nostrorum presentiam venientes vel certum nuntium transmittentes investituram consulatus vel rectoris, si eum elegerint, de manu nostra vel successoris nostri sine gravamine reeipient.
Ad hec ipsis concedimus plenam iurisdictionem in civitate Senensi et extra civitatem de hominibus, quos habuit episcopus Senensis libere ad manum suam et quicumque habitator Senensis in comitatu Senensi eo tempore, cum a predecessore nostro imperatore Henrico hec concessio ipsis facta fuit. Salvo iure appellationum in causis transcendentibus summam XX. librarum; sed in his causis, que de re XX. librarum vel infra consistant, appellationes fieri ad maiestatis nostre presentiam inhibemus. Insuper concedimus eidem universitati Senensium fodrum de eisdem hominibus et possessionibus habitis iure proprietatis vel iure feudi tunc, sicut prescriptum est, ab episcopo Senensi vel quocumque habitatore Senensi pro comitatu Senensi perpetuo tenendum a nobis et divis successoribus nostris, salva in omnibus imperialis maiestatis et regie auetoritatis iustitia. Excipimus autem fideles nostros Iacobum, Ildebrandinum et Henricum, filios Ildebrandini losep, perpetuo cum hominibus et possessionibus suis, quia in eisdem cum hominibus et possessionibus eorum civibus Senensibus nullam potestatem habere permittimus. Similiter in feudo, quod inclite recordationis Fredericus Romanorum imperator Gwidoni Macz concessit, civibus Senensibus nullam permittimus potestatem. Omnesque nobiles extra civitatem et omnes alios per totum comitatum Senensem homines preter eos, quos determinate in suprascriptis imperialis sublimitatis apicibus pernotavimus, cum omni iuris iurisdictione, fodro et honore ac servitio in potestate nostra libere retinemus. Item ex uberiori gratia benignitatis nostre concedimus ipsis civibus Senensibus imperiali auctoritate potestatem cudende et fadende monete in civitate Senensi. Portam autem in civitate Senensi et pedagium ad manum nostram libere retinemus. Item iuxta sententiam in curia imperatoris Henrici, set tunc rogis, latam Castrum Montis Caprili, sicut et tunc iudicatum fuit, quod est iuxta Orgium, indicamus destruendum, nec illud amplius edificandum. Similiter iuxta antiquam constitutionem statuimus destruendum edificium, quod in Podio Liciniano est inceptum et ulterius non edificabitur. Pro hac tam liberall imperatorie maiestatis nostre concessione Senenses nobis et suecessoribus nostris imperatoribus sive regibus augustis annuatim in perpetiiuni xv. diebus post pasca apud Castrum Sancti Miniatis septuaginta marcas puri argenti persolvent ad pondus camere nostre. Ut autem hec omnia in perpetuum inviolabiliter observentur, presentem inde paginam conscribi et maiestatis nostre sigillo iussimus insigniri. Statuentes et imperiali auctoritate sanecientes, ut nulla omnino persona humilis vel alta, secolaris vel ecclesiastica hanc nostre maiestatis confirmationem audeat infringere vel aliquo modo attemptare. Quod qui facere presumpserit, centum libras auri puri pro pena componat, dimidium camere nostre, reliquum passis iniuriam persolvatur.
Huius rei testes sunt: Wolfgerius patriarcha Aquilegensis, Azzelinus marchio Astensis, Ezzelinus de Tyrvisio, comes lldibrandinus, Henricus marscalcus de Callendin, Gunzelinus dapifer imperii, Passawerra, Monachus de Villa, Albertus Strucius imperialis aule iudices, Cono de Minzeberg, Averardus de Lutri, lacobus lldebrandini et alii plures.
Signum domini Ottonis (M.) quarti Romanorum imperatoris iavictissimi.
Ego Cunradus Spirensis episcopus imperialis aule cancellarius vice domini Teodorici Coloniensis archiepiscopi et totius Ytalie archicancellarius recognovi.
Acta sunt autem hec anno dominice incarnationis M.CC.VIIII. , regnante domino Ottone quarto Romanomm imperatore glorioso, anno regni eius XII., imperii vero primo. Datum in civitate Fulginea, XVIIII. Kal. ianuarii, indictione XIII, per manus Waltherii imperiale aule protonotarii.


San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

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