di
Francesco Fiumalbi
Questo
post vuole raccogliere varie notizie documentarie e coordinare i
risultati di ricerche svoltesi negli anni che hanno avuto come
oggetto, o hanno fatto riferimento, alla Pieve di San Saturnino di Fabbrica, località che si trovava nella zona dell’odierno Molino d’Egola nel Comune di
San Miniato.
Polarità
periferiche della sistematica organizzazione ecclesiastica, a partire
dalla tarda antichità le pievi si trovano a rivestire un ruolo
centrale nell’organizzazione insediativa e sociale europea e
toscana in particolare. In tale ambito la “pieve” non è solo un
edificio, bensì assume un ruolo centrale all'interno della struttura comunitaria,
specialmente in quelle aree lontane dai maggiori nuclei urbani.
In
questo contesto ben strutturato, la Pieve di San Saturnino in
Fabbrica si configura come polo principale nell’ambito geografico
alla confluenza della Valdegola col medio Valdarno Inferiore. La
costruzione doveva apparire come elemento emergenziale di un piccolo
insediamento, il villaggio di Fabbrica. Situata in un area
pedecollinare, ciò che rimane dell’antica costruzione è ancora
rintracciabile in alcune porzioni murarie di una abitazione
dell’odierno Molino d’Egola.
Porzione
muraria dell’antica Pieve di San Saturnino
Foto
gentilmente concessa da Don Luciano Niccolai
Il
villaggio di Fabbrica viene menzionato per la prima volta in una
pergamena datata all'anno 770, e conservata nell'Archivio Arcivescovile di Lucca; nel testo Peredeo,
Vescovo di Lucca, annota una donazione di beni, eseguita nel 767 da
parte di un sacerdote di nome Liutprando, figlio di Pertulo abitante
di Fabbrica (1). Il nome del prelato, Liutprando, richiama
immediatamente ad un omonimo ben più illustre, il monarca longobardo
Liutprando (690 circa – Pavia, gennaio 744) che fu re dei
Longobardi e re d’Italia dal 712 fino all’anno della sua morte
(2). I Longobardi, durante la conquista della penisola italiana avvenuta nella seconda metà del VI secolo, posero la sede amministrativa del cosiddetto Ducato di Tuscia
nella città di Lucca, la quale controllava più o meno direttamente anche il Medio Valdarno Inferiore. D'altra parte siamo in un'epoca in cui i confini amministrativi coincidevano, più o meno precisamente, con la giurisdizione ecclesiastica.
Tuttavia il villaggio probabilmente aveva un'origine più
lontana, dato che il nome presenta una chiara origine latina (Fàbrica,
luogo dove si lavora, dal latino fàber,
uomo che lavora (3)). Da qui, l’ipotesi che il primo nucleo
insediativo trovi origine, anche per la sua posizione nel contesto geografico, nell'ambito di una piccola villa romana, centro della vita agreste di una zona più vasta e, probabilmente, anche punto di riferimento amministrativo e religioso. Il luogo
di questo piccolo centro, oggi identificabile con l'area dell’odierno abitato di Molino d’Egola, ai piedi del colle di Cigoli,
in posizione pianeggiante. In epoca romana non vi erano particolari
necessità difensive, e la vicina via Quinctia che attraversava la
valle dell’Arno, completamente organizzata secondo il modello della
centuriazione, faceva di quella piana, che poi tanto piana non è
(essendo leggermente rialzata e quindi al riparo dalle inondazioni!),
un luogo ideale dove insediare un nucleo abitato, anche se non è da
escludere una preesistenza etrusca, almeno nelle vicinanze. Mentre per le subentrate esigenze difensive (le scorrerie degli Ungheri?), su di un piccolo rilievo collinare, fu edificato il primo insediamento militare della zona: Castelvecchio.
Molino
d’Egola, la zona del villaggio di “Fabbrica”
Foto
di Francesco Fiumalbi
Ancora,
una pergamena conservata presso l’archivio Arcivescovile di Lucca e
datata 18 novembre 859, riporta il contratto di affitto di una casa
colonica nei pressi di Fabbrica e che era stata di proprietà di
Donato Ebreo (4).
La
pieve, invece, viene nominata per la prima volta soltanto nell’anno
867 (5). Si tratta di una pergamena che registra un contratto di
livello in cui la badessa Huidiperga concede a Cunerado, figlio di
Causerai, due abitazioni di proprietà del monastero di Santa Maria
al Corso, situate presso la pieve, in loco
Nova (6),
forse l'attuale Villanova (7) nei pressi di Cigoli. [vai al documento ADDSM 867, 14 dicembre >>>].
La
pieve di San Saturnino viene menzionata anche in una concessione livellare del 904,
in cui si parla di beni in
loco
et finibus Nova, Fabbrica e Plagia, con quest'ultima località che doveva trovarsi vicino
alla pieve, nei pressi dell'attuale toponimo di Piaggia (8).
In
un documento datato 907, Pietro Vescovo di Lucca nomina il prete Domenico officiante nella pieve di San Giovanni
Battista e San Saturnino situata in loco
et finibus Fabrica (9) [vai al documento ADDSM 907, 10 aprile >>>].
L’accostamento di San Giovanni Battista a San Saturnino, conferma
la denominazione di “pieve”, in quanto era una chiesa dove poteva
essere somministrato il sacramento battesimale. Questo doppio titolo era molto usuale all’epoca; rimanendo in zona, la stessa pieve di
Vico Wallari aveva accostato a San Genesio proprio San Giovanni
Battista. Oppure la pieve di Corazzano, originariamente dedicata ai SS. Maria e Giovanni, attualmente porta il solo titolo legato al Battista.
Porzione
muraria dell’antica Pieve di San Saturnino
Foto
gentilmente concessa da Don Luciano Niccolai
La pieve viene citata anche in una carta del 942, che riguarda il vicino villaggio di Soffiano (10), localizzabile nella campagna nei pressi di Ontraino.
Datato al 19 marzo 974 è invece il documento con cui il Vescovo di Lucca Andalongo assegna il controllo economico della pieve di San Saturnino, a Bededicto del fu Giovanni ai signori di Segromigno (11). Come nota anche Dini, si tratta della prima testimonianza di “infeudamento” nei comuni medio Valdarno Inferiore, che indica la svolta storica nell’organizzazione amministrativa e militare iniziata in epoca Carolingia.
Nessun documento fa riferimento alla data di fondazione.
Pochi anni prima del 1000, e precisamente nel 993, Eritia figlia del fu Petroni e moglie di Boniti del fu Guicteradi, cedette alcuni beni a Teudigrimo del fu Gunperti, che erano situati in loc. Spalliorum, infra territurio de plebe S. Saturnini sito Fabrica (12).
Nel 1014 il Vescovo di Lucca Gremizzo, cedette a livello la terza parte dei possedimenti (compresi terreni e abitazioni) e delle decime della Pieve di San Saturnino di Fabbrica, assieme ai beni dove fu la distrutta chiesa di San Martino situata in loc. Alene, a Gherardo del fu Guido (13).
Nei
pressi della pieve di San Saturnino, era sorto in epoca imprecisata
un insediamento militare, esattamente dove oggi insiste la
cosiddetta Villa di Castelvecchio, di proprietà Grifoni e poi
Sonnino. Già nella prima metà dell'XI secolo, questo castello è
chiamato Vecclo,
per distinguerlo probabilmente dal nuovo castello di Cigoli, la cui
prima attestazione documentaria è datata 1086. Questa testimonianza
è assai importante, in quanto conferma il progressivo passaggio da
un insediamento pedecollinare a quello, più facilmente difendibile,
in cima alla collina. Questo castello "vecchio" compare in
due documenti dell'anno 1030. Nel primo, risulta essere il luogo in cui
viene compilata la charta
offersionis,
con la quale Guido del fu Ranieri cede al Monastero di San Salvatore
che si trovava nei pressi del ponte di Bonfiglio (Fucecchio), la sua
porzione di beni in Caprognana, nei pressi dell'odierno Castelfranco
di Sotto (14). Nel secondo, invece, Bonizia del fu Albone, moglie
di Winizio, offre al Vescovo di Lucca, i beni che possiede in varie
località del territorio sanminiatese, fra cui una proprietà in
Castello
Vecclo,
detenuta da tale Sabatino (15).
Nel 1039, Guido, Ugo, Gherardo e
Rolando, fratelli e figli del fu Rolando, vendono a Lamberto del fu
Ildebrando, detto Signoretto, abitante di San Miniato, alcune loro proprietà situate all'interno del piviere di San Saturnino di Fabbrica. In
particolare i beni sono situati nei pressi dell'Arno, in località
Uciana,
vicino
a quella che sembra essere la strada pisana,
fino alla fonte detta di Spicaticho,
e la metà della chiesa di San Donato ubi
Mugnana vocatur (16).
Abbiamo
l’attestato di questo cambiamento, ormai consolidato, in un
documento del 1231, quando viene indicato col termine Ceulae
Vecchii (Cigoli
Vecchio) il luogo d’origine di Ranieri di Ildebrandino: Acta
sunt haec ante hospitium dictae potestatis in Sancto Miniate in
presentia, e testimonio supradicti ludicis quondam Guicciardi
Malpilii, quondam Rainerii lldebrandini dicti Ceulae Vecchii... (17).
Pochi anni prima, il 23 ottobre del 1223 i pievani di San Genesio e
di Fabbrica erano presenti alla lettura della sentenza di scomunica
del Podestà di Pisa emessa dai delegati pontifici (18).
Si
passa al 1260, anno in cui viene compilato il cosiddetto "Estimo" della Diocesi di Lucca (19). La
pieve di San Saturnino in Fabbrica è ancora attiva ed ha alle sue
dipendenze:
-
Ecclesia S. Lucie de Montebicchieri
-
Ecclesia S. Petri de Vinosso
-
Ecclesia S. Salvatoris de Plagia
-
Ecclesia S. Michaelis de Castro de Ceuli
-
Ecclesia S. Petri de Guthano
-
Ecclesia Ss. Stephanie et Lucie de Scocolino
-
Ecclesia Ss. Romani e Mathei de Villa S. Romani
-
Ecclesia S. Iacobi de Villa S. Albini
-
Ecclesia Ss. Martini et Laurenti de Villanova
-
Ecclesia S. Donati de Mugnano
-
Ecclesia S. Marie Magdalene de Puticciano
-
Ecclesia S. Petri de Montealto
-
Ecclesia S. Silvestri de Comugnori
-
Ecclesia S. Martini de Ventignano
-
Ecclesia S. Marie de Fibbiastre
-
Monasterium S. Iocunde
-
Ecclesia S. Andree de Baculla
-
Ecclesia S. Bartholomei de Stibbio
Il 27 novembre 1265, prete Ermanno, canonico della Pieve di Fabbrica, viene nominato
rettore pro tempore della chiesa di Montopoli, da Gerardo Pievano di
San Genesio (20).
Nella
decima degli anni 1275-1276 la pieve risulta avere stimata con una
rendita di 11 libbre e 17 soldi, una quantità davvero irrisoria se
paragonata alla vicina pieve dei SS. Maria e Genesio di San Miniato o
ad altre pievi della zona (che potevano disporre di rendite anche 50
volte superiori). Di seguito l'elenco:
-
Ecclesia S. Martini de Ventignano (2 L, 8 S)
-
Ecclesia S. Romani de Villa (2 L, 16 S)
-
Ecclesia S. Michelis de Mugnano (2 L, 2 S)
-
Ecclesia S. Lucie de Montebechieri (3 L, 15 S)
-
Ecclesia S. Silvestri de Comugnori (2 L, 4 S)
-
Ecclesia S. Petri de Vinosso (2 L, 16 S)
-
Ecclesia S. Bartholomei de Stibio (2 L, 4 S)
- Ecclesia S. Marie
de Fibiastra (1 L, 16 S)
- Ecclesia S. Michaelis de Ceuli (3 L, 7
S)
- Ecclesia Ss. Stefanie de Scuculino (2 L, 10 S)
-
Canonica S. Salvatoris de Plagia (9 L, 7 S)
-
Ecclesia S. Petri de Aguçano (2 L, 6 S)
L'elenco
delle suffraganee subisce diverse modifiche. Al titolo della chiesa
di Villa San Romano, scompare San Matteo; la chiesa di San Donato di
Mugnano, viene indicata come intitolata a San Michele; la chiesa dei
SS. Stefano e Lucia di Scoccolino appare indicata solo con Santo
Stefano (nonostante nel 1466 vengano censite due chiese distinte); la
chiesa di San Salvatore in Piaggia è indicata come "Canonica",
segno che vi abitavano diversi sacerdoti e che risulta essere anche
quella con la rendita maggiore. Infine non vengono elencate ben 5
suffraganee: San Jacopo di Sant'Albino, SS. Martino e Lorenzo di
Villanova, S. Maria Maddalena di Pellicciano, San Pietro di Montalto
e Santa Maria di Soffiano. Per quanto riguarda il monastero di Santa
Gonda (e la chiesa Sant'Andrea di Bacoli ad esso unita), risulta
essere nell'elenco degli enti esenti, trattandosi di una chiesa
appartenente ad un ordine religioso (21).
Di
lì a pochi anni, la decima del biennio 1302-1303, attesta un
ulteriore impoverimento delle rendite della pieve di San Saturnino,
stimate in appena 7 libbre. L'impoverimento riguarda anche le
suffraganee senza eccezione alcuna. Compaiono alcune chiese elencate
nel 1260, ma non nel 1275-76). Come nella precedente decima il
monastero di Santa Gonda, con annessa chiesa di Sant'Andrea di
Bacoli, risultano esenti (22). Di seguito l'elenco:
-
Ecclesia S. Martini de Ventignano (1 L, 5 S, 6 D)
-
Ecclesia S. Romani de Villa Sancti Romani (1 L, 6 S)
-
Ecclesia S. Michelis de Mugnano (1 L, 14 S, 6 D)
-
Ecclesia S. Donati de Mugnano (---)
-
Ecclesia S. Lucie de Montebicchieri (2 L, 10 S)
-
Ecclesia S. Silvestri de Comugnori (1 L, 13 S)
-
Ecclesia S. Petri de Montalto (---)
-
Ecclesia S. Petri de Vinotho (1 L, 12 S)
-
Ecclesia S. Bartholomei de Stilbio (1 L, 12 S)
-
Ecclesia S. Marie de Filbiastre (1 L, 11 S)
-
Ecclesia S. Michaelis de Ceuli (2 L, 7 S)
-
Ecclesia S. Iacobi de Villa S. Albini (1 L, 3 S)
-
Ecclesia Ss. Martini et Laurenti de Villanova (1 L, 2 S)
-
Ecclesia S. Marie Magdalene (1 L, 1 S, 1 D)
-
Ecclesia Ss. Stefanie de Scolcolino (1 L, 11 S)
-
Canonica S. Salvatoris de Piaggia (5 L, 17 S, 6 D)
-
Ecclesia S. Petri de Aguçano (1 L, 11 S)
La
situazione della zona non migliorò sicuramente negli anni a seguire,
con il castello di Cigoli, che nel ‘300, si trovò al centro delle
lotte fra i sanminiatesi e i pisani. Quest’ultimi saccheggiarono
Cigoli nel 1312 e vi fecero ritorno nel 1314, guidati da Uguccione della Faggiola, che vi lasciò un presidio militare con apposito castellano. In seguito l’esercito fiorentino liberò
il castello dai pisani e la Lega Guelfa, attraverso la Pace di Napoli (1317) e la Pace di Montopoli (1329), impose che il castello di Cigoli tornasse in mano ai
sanminiatesi, anche se in forma piena, probabilmente non vi tornò mai. I fiorentini, dopo la conquista di San Miniato nel 1370, fecero di Cigoli un piccolo comune autonomo, con giurisdizione anche su altri
centri, prima conquistati dai pisani, quali Montebicchieri, Stibbio e
Leporaia (23). Questa situazione si protrarrà fino al 1774 quando
Cigoli fu annesso al Comune di San Miniato.
L’edificio
che conserva la porzione muraria dell’antica Pieve di Fabbrica
Foto
di Francesco Fiumalbi
A
queste vicende militari si intrecciano quelle della pieve di San
Saturnino in Fabbrica che al 1260 rivestiva ancora il proprio ruolo;
ruolo che andrà progressivamente a ridursi a favore della chiesa di
San Michele a Cigoli, grazie anche alla miracolosa immagine della
Madonna, conservata presso l’oratorio della compagnia della
Vergine. La cosa doveva essere davvero considerevole se il Sacchetti
paragona la chiesa di Cigoli alla Santissima Annunziata di Firenze e
alla pieve dell’Impruneta (24). Nel 1333 nacque una controversia fra la confraternita e il rettore della chiesa
riguardo alla gestione delle offerte lasciate dai pellegrini: il
rettore ne reclamava una parte essendo l’officiante delle funzioni
liturgiche, mentre la compagnia se ne serviva per la costruzione di
un ospedale. Le controversie proseguirono fino a quando la compagnia
donò l’immagine della Vergine e l’Oratorio ai frati Umiliati di
Ognissanti nel 1335. Il popolo di Cigoli fece altrettanto con il
patronato della chiesa, e quindi nel 1339 i beneficiari della
donazione fondarono il convento di Santa Maria (25). Il nome della
chiesa divenne quindi Santa Maria e Michele (26).
La pieve di
Fabbrica cominciò a "perdere pezzi". Gli abitanti di
Montebicchieri chiesero ed ottennero nel 1345 dal Vescovo di Lucca,
di poter evitare di recarsi alla pieve di Fabbrica per i battesimi e
le sepolture, rimanendo nella propria chiesa di Santa Lucia. Fra le
motivazioni addotte, la non poca distanza e l'ostacolo
dell'attraversamento del torrente Egola, oltre che le guerre iter
pisanos et florentinos
(27).
Nel 1354 la pievania era vacante, e perciò la chiesa fu affidata
temporaneamente al proposto di Cigoli (28)
Gli
scontri bellici, con le conseguenti distruzioni, e le epidemie di
peste che a più riprese colpirono la popolazione e la formazione di
una struttura militare dipendente da Firenze ridussero drasticamente
il numero di persone stanziate ai piedi della collina in località
Fabbrica (29). A conferma di ciò, si ha notizia che nel 1372 alla
chiesa di Cigoli viene permesso di costruire un proprio fonte
battesimale, in quanto la chiesa di pianura
era
destructa
adeo quod in ipsa baptizari non potitur nec appered quod ipsa plebes
possit presentialiter nec futuris temporibus commode riparari (30).
Molte fonti bibliografiche, forti di un’epigrafe nel piedistallo,
affermano che l’attuale fonte battesimale conservato a Cigoli sia
quello originale della pieve di Fabbrica. Da un’analisi puramente
stilistica non sembra che questa circostanza sia così verificabile.
Il manufatto marmoreo ha una composizione formale decisamente più
tarda, lontana da quelle forme bassomedioevali che possiamo ritrovare
in altri reperti coevi.
La
pieve di San Saturnino venne nominata anche nella memoria del luogo
di nascita di Recupero, detto appunto "da Castelvecchio",
padre di Giovanni, cancelliere del Comune di San Miniato nel 1394, e
forse uno degli ultimi battezzati in San Saturnino (31).
Tuttavia,
nel 1417 prete Nicolao, pievano di Fabbrica viene incaricato di
immittere in possesso il presbitero Jacopo dei Gianfigliazzi della
pieve di S. Maria e Genesio di San Miniato, la cui propositura era
rimasta vacante (32). Un pievano di Fabbrica risulta essere presente
ad una seduta del clero datata 30 maggio 1422 (33) e probabilmente lo
stesso Nicolao, risulta presente ad un'assise datata 12 aprile 1426
(34). Queste piccole vicende testimoniano che comunque una minima
attività, magari anche solo formale e amministrativa, era rimasta.
Cigoli,
Chiesa di San Giovanni Battista
Foto
di Francesco Fiumalbi
Solo
qualche anno più tardi, come ulteriore conseguenza di una
contrazione demografica già prodottasi da tempo, nel 1447 le cure di
Piaggia e Leporaia vennero di fatto spostate a Cigoli, così
come quella della pieve stessa per volontà del Vescovo
Baldassarre Manni (35). Ancora in una visita del 1450 la pieve
risulta annessa alla chiesa di Cigoli (36). Tuttavia,
amministrativamente la pieve continua ad esistere ancora. Nel 1460 la
pieve risulta essere di patronato dei Capitani di Parte Guelfa di
Firenze, che probabilmente avevano restaurato l'edificio e avevano
eletto un nuovo pievano, prete Antonio di Bartolomeo da San Miniato
(37).
Nel
1461 prete Antonio, pievano di Fabbrica, viene incaricato di
immettere prete Tommaso di ser Lapo in possesso della cappellania
dell'altare di San Pietro in Vincoli nella chiesa dei SS. Maria e
Genesio di San Miniato (poi Cattedrale) (38). La cosa non deve
stupire; sappiamo infatti che il Duomo rimase chiuso fino al 1489,
tuttavia i diritti e i benefici degli altari continuarono a
sussistere. Infatti, ancora in quegli anni (1480), il pievano di
Fabbrica ha il compito di immettere prete Nicolao di Giovanni
Borromei di San Miniato, in possesso del beneficio dell'altare di
Santa Maria della Graticola, ancora una volta nella chiesa dei SS.
Maria e Genesio di San Miniato (39).
La
pieve di Fabbrica era di fatto sine
cura,
cioè senza fedeli,
e
per questo fu inquisito il pievano Antonio di Bartolomeo da San
Miniato, in occasione della visita pastorale datata settembre 1466
(40). La pieve risulta avere un beneficio di 87 staia di grano, e il
visitatore chiede ad Antonio di Bartolomeo che entro un mese dimostri
in virtù di quale disposizione non fosse tenuto alla benedizione del
fonte, pena la scomunica. Inoltre gli fu fatto obbligo di redigere
l'inventario dei beni entro due mesi e che provvedesse al
completamento della copertura, che evidentemente versava in non buone
condizioni. L'elenco delle chiese suffraganee rimane lo stesso di
quello dell'inventario del 1260, con l'aggiunta dell'oratorio
decadente di Santo Stefano a Scoccolino (che in seguito risulterà
unito alla chiesa di Santa Lucia) (41). A tal proposito è
ragionevole supporre che la traslazione del fonte a Cigoli fosse solo
una situazione di fatto e non un trasloco fisico. Il prete Antonio,
dichiarò di abitare presso la chiesa di Santa Maria Maddalena di
Puticciano(l'odierna
Pellicciano), che anch'essa risulta essere di patronato dei Capitani
di Parte Guelfa (42). Nel 1519 i diritti di patronato che i Capitani
esercitavano sulla pieve furono confermati da una bolla di Papa Leone
X (43).
Nel
1564 la pieve viene è ancora sine
cura
in
quanto la cura delle anime avviene presso la chiesa di Cigoli, dove
c'è anche il fonte battesimale (44). Ancora nel 1575, Pietro
Usimbaldi proposto di Cigoli, protestò di fronte al visitatore
apostolico per l'onere di dover accollarsi la cura di Piaggia,
Leporaja e Fabbrica nonostante che dopo gli atti del 1447, fossero
stati nominati altri pievani (45).
Infine,
sancì
il definitivo abbandono di Fabbrica, la bolla del 20 giugno del 1579,
redatta dal delegato apostolico mons. Guidiccioni, con la quale il
titolo e la pievania vennero trasferiti
dalla
chiesa di San Saturnino a quella di Santa Maria e Michele, ottenuti i
consensi dai rispettivi sacerdoti, Pietro Usimbardi preposto di
Cigoli e Ludovico Martelli pievano di Fabbrica. Col medesimo
documento la chiesa di Cigoli prese il nome di San Giovanni Battista
(46).
Il
villaggio di Fabbrica, oltre alla posizione favorevole per le vie di
comunicazione, al riparo dalle inondazioni, poteva contare anche su
un approvvigionamento idrico diretto, in quella che oggi è
conosciuta come Fonte Lotti, di cui rimane soltanto una porzione.
Fonte
Lotti, prima dei restauri (2010)
Foto
di Francesco Fiumalbi
Nel
periodo che va dal 1946 al 1989 c’è da segnalare la perdita di una
torre merlata; abbattuta attorno al 1960 in un intervento di
demolizione e ampliamento, il manufatto architettonico era stato
costruito posteriormente alla pieve e probabilmente ne costituiva il
campanile. Il Dini riporta le parole della sig.ra Terzilia,
proprietaria dell’edificio: “non
solo ci pioveva dentro, ma era anche il rifugio di tutte le civette
dei dintorni; i muratori non riuscivano ad abbatterla”
(47). Sempre il Dini afferma che nei campi adiacenti furono
rinvenute, durante normali lavorazioni agricole, ossa umane. La cosa
non deve sorprendere in quanto era uso consolidato seppellire i
defunti attorno alle chiese.
Fonte
Lotti, prima dei restauri (2010)
Foto
di Francesco Fiumalbi
Nel
2006, il dilavamento franoso del terreno, costituì l’occasione per
un’indagine, in accordo con la Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Toscana nella persona dell'ispettore di zona,
Dott. Giulio Ciampoltrini, nell'area del piviere di San Saturnino di
Fabbrica. I rilievi e le analisi furono condotte da Vanni Desideri. I
risultati di questi recenti scavi, dimensionalmente circoscritti ad
una sezione di circa 20 metri, hanno portato alla luce ciò che
rimane di due distinte abitazioni, della medesima tipologia, facenti
parte dello stesso nucleo abitato. Si è conservato il piano
pavimentale in terra battuta, ricoperto da cumuli di materiali,
probabilmente facenti parte della struttura di copertura, come coppi
e ardesia. Le pareti dovevano essere, invece, in terra cruda. Sono
stati rinvenuti alcuni oggetti in ceramica e metallo che, secondo le
analisi di Desideri, dovevano essere ancora funzionali al momento del
crollo. Tutto questo lascia supporre che l’evento distruttivo sia
stato rapido, il che fa pensare ad un incendio (accidentale o
violento?). Secondo Desideri, si tratta di reperti databili non più
tardi del XIII secolo, che potrebbero suggerire una retrodatazione
del declino del borgo di Fabbrica, il cui abbandono viene fatto
risalire alla metà del XIV secolo (48).
NOTE
BIBLIOGRAFICHE:
(1)
Mandorlini Fabrizio (a cura di), Cigoli
e la Madonna Madre dei Bimbi,
FM Edizioni, San Miniato, 2002, p. 17.
(4)
Mandorlini, Cigoli
e la Madonna...
Cit.,
p. 17.
(5)
Archivio Arcivescovile di Lucca (AAL) + + H16; D. Barsocchini, Memorie e
documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte II, Francesco Bertini Editore, Lucca, 1837, p. 488.
(6)
Dini, Dietro
i nostri secoli...
Cit.,
p. 74.
(8) D. Barsocchini, Memorie
e Documenti per Servire alla Storia di Lucca,
Lucca, doc. MLXXXIV, Tomo V, parte 3; Dini, Dietro
i nostri secoli...
Cit.,
p. 76, e in Concioni Graziano, Le
vicende di una Pieve nella cronologia dei suoi pievani. San Genesio
di Vico Wallari 715-1466,
Accademia Lucchese di Scienze, Arti e Lettere, 2010, p. 15.
(9)
Repetti Emanuele, Dizionario
Geografico Fisico Storico della Toscana,
Firenze, 1883. Si veda la voce “FABBRICA nella Valle dell’Arno
inferiore”.
(10) D. Barsocchini MDL V/3 Cit.,
doc. MCCLXXXIX, in Dini, Op.
Cit.,
p. 78.
(11) AAL, +F.10, ed. D. Barsocchini MDL V/3 Cit.
Cit.,
doc. MCCCCXLVIII, pp. 336-337; cfr. Dini, Dietro
i nostri secoli...
Cit.,
p. 79.
(12) D. Barsocchini MDL V/3 Cit. Cit., doc. MCCCCLXXIII, p. 645.
(13) AAL, * G.9; cfr. D. Bertini, Memorie e documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo IV, parte II, Francesco Bertini Editore, Lucca, 1836, Appendice, doc. LXXIV, pp. 96-98.
(14)
AAL, ++M.67 [A]; Il documento è edito in Ghilardicci Giuseppe (a
cura di), Carte
del Secolo XI,
vol. II, 1018-1031, Archivio Arcivescovile di Lucca, Maria Pacini
Fazzi Editore, Lucca, 1990, n. 100, pp. 276-277.
(15)
AAL, ++R.98 [A]; Il documento è edito in Ghilardicci G., Carte...
Cit.,
n. 104, pp. 288-292.
(16)
AAL, ++P.23 [B]; Il documento è edito in Angelini Lorenzo, Carte
del Secolo XI,
vol. III, 1031-1043, Archivio Arcivescovile di Lucca, Maria Pacini
Fazzi Editore, Lucca, 1987, pp. 151-153.
(17)
Bonincontri
Laurentii, Historia
Sicula,
in G. Lami, Deliciae
eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea,
Tomo VI, Firenze, 1739, p.157, riportato da Vallini Valerio,
http://www.valeriovallini.it/
(18)
AAL, *I 14, in Concioni, Le
vicende di una Pieve... Cit.,
pp. 27-28.
(19)
P. Guidi, Tuscia
Rationes decimarum Italiae,
Vol. 1, Roma, 1932, Appendice;
BPL, Ms. 135; in Dini, Dietro
i nostri secoli...
Cit.,
p. 116.
(20)
AAL, *G 87, in Nanni L., La
parrocchia studiata nei documenti lucchesi del secoli VIII-XIII,
in
“Analecta
Gregoriana”,
XLVII, Roma, 1948, p. 173; Concioni, Le
vicende di una Pieve... Cit.,
pp. 45-46.
(21)
P. Guidi, Tuscia
Rationes decimarum Italiae,
Vol. 1, Roma, 1932, pp. 193, 203.
(22)
P. Guidi, Tuscia
Rationes decimarum Italiae,
Vol. 2, Roma, 1932, pp. 257, 279-280.
(23)
Repetti, Dizionario...
Cit.,
Si
veda la voce “Cigoli”.
(24)
Morelli Paolo, Le
istituzioni ecclesiastiche,
in AAVV, Le
colline di San Miniato (Pisa): la natura e la storia,
supplemento n. 1 al vol. 14 (1995) dei Quaderni del Museo di Storia
Naturale di Livorno, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Provincia di
Pisa.
(25)
Ibidem.
(26)
Mandorlini, Cigoli
e la Madonna... Cit.,
p. 18.
(27)
Per una trattazione completa delle vicende riguardo al fonte
battesimale di Montebicchieri, si veda Morelli Paolo, Montebicchieri
e il suo fonte battesimale: un castello del Valdarno nel Trecento,
Tip. Bongi, San Miniato, 2000.
(28)
AAL, Libro
antico 67,
c.6,
23 marzo 1354, in Morelli Paolo, Per
una storia delle istituzioni ecclesiastiche nel basso medioevo: la
Propositura di S. Maria e S. Michele di Cigoli e la Pieve di San
Giovanni di Fabbrica,
in Bollettino Storico Pisano, n. 51, Pisa, 1982, p. 58.
(29)
Morelli Paolo, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
pp. 42-43.
(30)
Morelli Paolo, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
pp. 58-59.
(31)
Valerio Vallini, Castelvecchio...
cit.
(32)
AAL, Libri
antichi di cancelleria,
n. 84, c.11; Concioni, Le
vicende di una Pieve... cit.,
p. 61.
(33)
AAL, Libri
antichi di cancelleria,
n. 59, c.11; Concioni, Le
vicende di una Pieve... cit.,
p. 62.
(34)
AAL, Libri
antichi di cancelleria,
n. 59, c.19; Concioni, Le
vicende di una Pieve... cit.,
p. 75.
(35)
AAL, Sacre
Visite, n.
7, c.90', e AAL, Libro
antico, n.
61, cc. 201-202, 15 settembre 1447; Morelli P., Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 59.
(36)
AAL, Sacre
Visite, n.
7, c.90', in Morelli, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 61.
(37)
ASF, Capitani
di Parte,
numeri rossi 35, c.15, in Morelli, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 61.
(38)
AAL, Collationes,
R, c.78m, in Concioni, Le
vicende di una Pieve... cit.,
p.
71.
(39)
Archivio Capitolare di San Miniato, n. 447, c. 8r, in Concioni, Le
vicende di una Pieve... cit.,
p. 72.
(40)
AAL, Sacre
Visite,
n. 9, p. 236, Mannari Lelio, Notizie
Storiche. La Madonna di Cigoli,
in La Domenica 18 luglio 1965; in Mandorlini, Cigoli
e la Madonna... cit.,
p. 21; Concioni, Le
vicende di una Pieve... Cit.,
p. 77.
(41)
Mandorlini, Cigoli
e la Madonna... cit.,
p. 23; Concioni Graziano, Chiese,
clero e cura d'anime in Diocesi di Lucca nella visita pastorale del
domenicano Matteo da Pontremoli (1465-1467),
Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti, Lucca, 2012, Vol. 2,
pp. 114-115.
(42)
Simoncini Vasco (a cura di),
San
Miniato e la sua Diocesi,
CRSM,
San Miniato, 1989, p. 48. La chiesa è erroneamente confusa con Santa
Maria di Fibbiastri.
(43)
Morelli, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 61.
(44)
AAL, Sacre
Visite,
n. 14,c. 513, in Morelli, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 62.
(45)
AAL, Sacre
Visite,
n. 26, cc. 233-234, in Morelli, Per
una storia delle istituzioni... cit.,
p. 62.
(46)
Dini, Dietro
i nostri secoli... cit.,
p. 40.
(47)
Ibidem.
(48)
Vanni Desideri Andrea, Villaggi
abbandonati e pievi tra guerre e pandemia. Nota archeologica per la
storia del castello di Cigoli nel Valdarno Pisano,
in rivista "Archeologia Medievale", n. XXXVI, All'Insegna
del Giglio, 2009, pp. 227-236.
Quarta revisione - 20 maggio 2014