ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1209, 31 ottobre, l’Imperatore Ottone IV di Brunswick a
San Miniato
In questa pagina è proposta la trascrizione e il
commento dell'atto rilasciato dall'Imperatore Ottone IV di Brunswick all’Abbazia
di San Galgano il 31 ottobre 1209.
SPOGLIO. Privilegio dell’Imperatore Ottone IV
all’abbazia benedettina cistercense di San Galgano, in cui vengono confermati
le proprietà, le pertinenze e ogni altro diritto del cenobio, contro ogni
eventuale usurpatore.
L’ORIGINALE. Allo stato attuale degli studi non è
stato possibile individuare la collocazione archivistica del documento
originale, che risulta noto solamente attraverso alcune pubblicazioni. Una copia antica è conservata in un Cartolurio confluito nell'Archivio di Stato di Firenze, Archivio Diplomatico, San Frediano in Cestello (Cistercensi).
COMMENTO a cura
di Francesco Fiumalbi
Con questo atto l’Imperatore
Ottone IV di Brunswick riconobbe le proprietà, le pertinenze, le rendite e ogni
altro diritto all’Abbazia di San Galgano, presso Chiusdino in val di Merse, in
Diocesi di Volterra. Anche se nel documento non si trova scritto, in pratica concesse
la propria “protezione” al cenobio benedettino cistercense che era nato nel
1201, a partire dalla comunità eremitica sopravvissuta al fondatore Galgano.
Tuttavia, alle istanze di tipo religioso, vanno individuate motivazioni di tipo
economico e politico: il controllo sull’area, ricca di coltivazioni minerarie, del Vescovo
di Volterra Ildebrandino Pannocchieschi si stava progressivamente erodendo,
minacciando anche il centro di Montieri, caposaldo del potere episcopale, a
vantaggio dei Gherardeschi alleati con i Senesi. Presso Chiusdino, inoltre, era
presente l’Abbazia di Santa Maria di Serena, vero e proprio monastero “privato”
dei Gherardeschi. Dunque la nuova Abbazia di San Galgano doveva porsi come un
nuovo centro stabile, in grado di limitare l’erosione del controllo del Vescovo
di Volterra e controbilanciare l’espansione Gherardesca nella zona. Non va
dimenticato, infatti, che Volterra era una signoria vescovile, ovvero il capo
politico della comunità era rappresentato dal presule e il sistema
ecclesiastico delle pievi costituiva l’ossatura portante del governo del
territorio [A. Barlucchi, Il patrimonio fondiario dell'abbazia di San
Galgano (secc. XIII – inizi XIV), in «Rivista
di Storia dell’Agricoltua», Accademia dei Georgofili di Firenze, anno XXXI, n. II,
1991, pp. 63-64].
Il 4 ottobre 1209, a Roma, il Papa incoronò
Imperatore Ottone di
Brunswick [1175-1218]. Costui era il rivale “guelfo” di
Federico II per il trono del Regno di Sicilia, lo stesso Federico che lo
priverà della corona imperiale con l’elezione a Re dei Romani (1211).
Il documento proposto in questa pagina, datato 31
ottobre 1209, si inserisce nei giorni immediatamente successivi alla sua
incoronazione. Proprio la controversia per il Regno di Sicilia determinò lo scoppio
dello scontro con Papa Innocenzo III, fautore di Federico II. Il novello
Imperatore occupò militarmente vasti territori della Chiesa (fra cui
Montefiascone, Viterbo, Perugia e Orvieto) ed aggredì il Regno di Sicilia in
Puglia e in Campania. Fin dai primi giorni, dunque, l’Imperatore cercò di
trovare sostegno nelle città della Toscana, in particolare con Siena e Pisa, ma
indirettamente anche con Volterra, per poter realizzare il suo disegno politico
e riunire l’Italia Meridionale con il resto dell’Impero. Tuttavia, questa sua
attività politica e militare gli varrà l’inimicizia di Papa Innocenzo III, che
lo scomunicherà il 18 novembre 1210, segnandone il declino.
L’atto presenta motivo di interesse poiché fu redatto
presso San Miniato. Nel testo viene indicato solamente il nome del centro
abitato, San Miniato, senza ulteriori indicazioni. Per cui non sappiamo se il
termine utilizzato, apud (vicino, presso), indichi l’effettiva
presenza di Ottone IV all’interno del castello che, a partire dal 1160-63 con
l’intervento di Federico I Barbarossa, era diventato il centro
dell’amministrazione imperiale per la Toscana. Tuttavia, ulteriori documenti,
ci informano che Ottone rimase effettivamente a San Miniato dal 29 ottobre fino
al 4 novembre 1209, mentre il 6 novembre successivo si era spostato a Fucecchio.
Tale circostanza è significativa, poiché alla morte del Barbarossa, San Miniato
aderì alla Lega di San Genesio (1197) e probabilmente, per un certo periodo,
poté godere di una relativa autonomia. Il passaggio e la sosta dell’Imperatore
da San Miniato segnò, dopo oltre un decennio, un netto riavvicinamento alla
Corona. Verosimilmente, Ottone si preoccupò di riattivare la funzione
amministrativa e militare del castello sanminiatese, in modo da raccordare con
più efficacia la sua politica nella regione. Di questo ne è testimonianza
l'accordo sancito con i Senesi (14 dicembre 1209), i quali si obbligarono a
pagare un censo annuo alla Corona da pagare entro 15 giorni dopo la Pasqua
presso il castello di San Miniato. Tuttavia, la necessità di favorire gli alleati
Pisani – che disponevano di una flotta navale capace di effettuare una
spedizione in Sicilia – costringerà l’Imperatore a sacrificare l’autonomia dei
sanminiatesi.
Grazie alla serie di documenti pervenuti siamo in grado
di seguire gli spostamenti di Ottone dopo la sua incoronazione: il 4 ottobre è
a Roma, il 12 ottobre è a Montefiascone, il 21 ottobre è a Siena, il 25 ottobre
a Poggibonsi, il 27 ottobre è a Castelfiorentino, il 28 è nuovamente a
Poggibonsi, il 29 è a San Miniato fino al 4 novembre, fra il 6 e l’8 novembre è
a Fucecchio e a partire dal 16 novembre è attestato a Lucca. Il 20 novembre è a
Pisa, il 3 dicembre a Firenze, il 12 dicembre a Foligno.
TRASCRIZIONE. Di seguito è proposta la trascrizione
del documento ricavata da F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis
Italiae, et insularum adjacentium, rebusque ab iis praeclare gestis, deducta
fserie ad nostra usque aetatem, Venezia, 1716, Tomo I, cc. 1147-1148. Un’altra
edizione del testo è pubblicata in G. Lami, Sanctae Ecclesiae
Florentinae Monumenta, Tomo I, Firenze, 1758, p. 351.
In nomine Sanctae,
& individuae Trinitatis.
Octo IV divina
favente clementia Romanorum Imperator, & semper Augustus. Ad eternae vitae
premium, & temporalis Imperii icrementum, apud Creatorem omiunm nobis
maxime proficere non ambigimus, si in Ecclesia Dei, & religiosis personis
gratie nostreae subsidum, & Imperialis deensionem majestatis siudeamus
propensius impertiri. Quapropter notum facimus universis imperii fidelibus
praesentibus, & futuris, quod nos intuiu Divine retributionis monasterium,
& totum conventum S. Galvani Cisterciensis ordinis, quod monasterium situm
est in Episcopatu Volaterrano in monte Sepio, eo quod personas ibi existentes
in eo ordine devotas, & Deo, & maxime religiosae esse audivimus, cum
personis omnibus ibidem Deo famulantibus, & universis bonis, obedientiis,
& pertinentiis suis, in spiritualem majestatis nostre protectionem
recipimus ispusm monasterium, & locum, personas omnes, & obedientias,
& universa ad ipso pertinentia, quae nunc habent, vel in posterum dante
Domino poterunt juste adipisci, ab omni data, collecta, tributis, Angaria, seu
Pangaria manere publicae functionis, & ab omni gravamine, vel exactione
cujuscumque personae in perpetuum libera esse decernentes, quorum quaedam
certis nominibus duximus exprimentda; Montem Sepium, in quo ispsum Monasterium
est fundatum cum nemere, & omnibus adjacentibus, & quidquid habentur in
curte, & districtu de Berignone, cum suis pertinentiis, & quidquid…. In
villa de Lamole, in curte de Clusino, & de Fruofine de Monticiano, sicut
Ildebrandus Vulterranus Episcopus haec omni ipsi dedit, & concessit.
Adjiimus etiam quidquid habent in curtibus de Sticiano, & de Lactaria,
Campum, quoque de Valorosi situm juxta Abbatiam Ardingam ab Antecessore nostro
Henrico Romanorum Serenissimo Imperatore ipsis datum, & concessum insuper
Abbatiam de Guiniano à Romano Innocentio summo Pontifice ipsius concessam, cum
omnibus suis obedientiis, & pertinentiis. Haec autem omnia sicut praenotata
sunt, cum pascuis, nemoribus, silvis, terris, cultis, & incultis, aquis,
aquarumvè decursibus, & cum omni utilitate ispi confirmamus. Concedentes,
ut in causis forensibus licitum eis sit syndicum, vel procuratorem constituire.
Nullae quoque constitutions locorum, vel civitatum contra ius… ipsois
praejudicet. Nulla quoque persona, nullaque Civitas, vel Commune, vel locus
ipsos prohibire debeat, quominus extrabant vel exportent, quae ispsium ad
domos, & fratrum in victum, & personarum suarum sustentationem sunt
necessaria. Statuimus quoque, & jubemus, ut fires adique praedicte domui,
& suis pertinentiis ab aliqua, vel aliquibus fuerint ablatae, & ad
manus aliquorum devenerint locorum, tamdiu eas retineant, quousqj debitum unde
praedicti fratres accipiant justitia. Ad haec de speciali liberalitatis nostrae
gratia ipsis indulgemus, quatenus omnes, qui se ad ordinem illum transferre
nolverint, licite, & libere ipsium possint cum omnibus rebus suis
mobilibus, & immobilibus, quas eis dederint, recipere, nisi sit servus,
volentes, & statuentes, ut ab omni passagio, vel pedagio, quod possessionibus,
rebus, personis, & animalibus eorum ad ipsas aliquo modo pertinentibus
omnino liberi sint, & absoluti. Sancimus itaque, & constituimus, ut nullus Archiepiscopus,
Episcopus, Dux, Marchio, Comes, VIcecomes, nulla Civitas, nullumque Commune, nullaque
omnino persona humulis, vel alia, seaecolaris, vel ecclesiastica contra hanc
serenitatis nostrae concessionem venire audeat, vel in aliquo praedictum
Monasterium, aut fratres aliquatenus perturbare, quod qui fecerit, in ulrionem
suae temeritatis 60. Libras auri puri pro poena componat, dimidium Camerae
nostrae, & reliquum passis iniuriam. Ad cuius rei certam in perpetuum
evidentiam praesentem paginam inde conscribi iussimus, & majestatis nostrae
sigillo communiri.
Signum + Domini
Ottonis. Datum apud S. Miniatum per manum Gualterii Imperialis Aulae
Prothonotarii, anno Inc. 1209, pridie Kalendis Novembris, indictione XII.
Foto di
Francesco Fiumalbi