a
cura di Francesco Fiumalbi
In
questa pagina è proposta la trascrizione dell'articolo del prof.
Serafino Capezzuoli dedicato all'illustre chimico sanminiatese
Gioacchino Taddei [San Miniato, 30 marzo 1792 – Firenze, 29 maggio
1960] pubblicato nel volume IX de «Il Politecnico», dato alle
stampe a Milano nel settembre 1860. Si tratta di una sintetica
biografia del Taddei scritta a pochi mesi dalla suo morte e ad alcune
settimane dalla traslazione presso la Cattedrale di San Miniato dei
resti dal cimitero annesso alla basilica fiorentina di San Miniato al
Monte (10-11 agosto 1860).
Nel
testo sono esposti i principali campi di studio, gli scienziati con
cui intrattenne rapporti e corrispondenze, gli incarichi e le
onorificenze ricevute. E' un articolo piuttosto articolato, destinato
ad un pubblico di specialisti o comunque di operatori del mondo
scientifico del tempo. Interessante il contesto in cui fu scritto:
siamo in un periodo in cui l'Italia non era ancora uno Stato unitario,
ma si apprestava a diventarlo. In Toscana, così come in altre parti
d'Italia, si era svolto da poco il “plebiscito” a favore
dell'annessione al Regno di Sardegna. In questo passaggio storico, la
figura di Gioacchino Taddei assume un particolare valore, anche
“politico”. Fu eletto Senatore del nuovo regno, e per la sua adesione alla Repubblica Toscana nel 1848,
dopo aver subito l'allontanamento dal pubblico insegnamento, venne
quindi celebrato come uno dei massimi esempi dell'“ingegno
italiano”. E poi il tributo della sua città natale, San Miniato.
Per questi motivi, vale la pena sottolineare questi due passaggi
particolarmente significativi:
«...
seppe
il Taddei guadagnarsi il primato fra i Chimici
italiani, e mostrare di quanto sia capace l'ingegno congiunto ad un
fermo volere.»
«Quindi
dal Granduca Leopoldo II fu insignito della Croce di Cavaliere
dell'Ordine del Merito, e se ne compiacque. E non meno grata al cuor
suo scese quella publica testimonianza d'onore, cui non poteva dargli
maggiore la città dei suoi natali, che facendo sue proprie le glorie
del Taddei volle ascriver lui coll' intera famiglia a' Nobili di S.
Miniato. Della invero e pregevole la nobiltà acquistata col proprio
merito, anziché ereditata dagli avi; come bella è la povertà
quando è sprone a nobili cose nelle anime capaci di sentirle.»
Studj
applicati alla prosperità e coltura sociale,
volume
IX, Milano, Editori del Politecnico, 1860, frontespizio.
Di
seguito è proposto il testo di S. Capezzuoli, Sul
Professore Gioacchino Taddei,
in «Il Politecnico» Repertorio
mensile di Studj applicati alla prosperità e coltura sociale,
volume IX, Milano, Editori del Politecnico, 1860, pp. 406-424:
[406]
SUL PROFESSORE GIOACCHINO TADDEI
Virgin
di servo encomio.
MANZONI
Una
vita sacra alla Scienza spegnevasi in Firenze sull'alba del 29 di
maggio 1860; e quanti sono estimatori del sapere e teneri per
l'Italia, intesero con sincero cordoglio l'infausta novella. Il
Chimico della Provincia Toscana, il Senatore del nuovo Regno, era
condegnamente onorato nel funebre corteggio dagli uomini più
eminenti nell'ordine dell'Insegnamento e del Governo.
Gioacchino
Taddei nasceva da onesti più che da comodi genitori il 30 di marzo
1792 nella città di S. Miniato in Toscana, e comecché rimase orfano
e solo nella giovanile età di tredici anni, si spingeva animoso
nella via degli studj. Percorse le lettere e la filosofia nelle
scuole comunali e nel Seminario vescovile della sua terra natale, si
meritava uno dei posti di studio fondati nell'Università di Pisa
dalla beneficenza del suo concittadino Ruffelli, mercè del quale
videsi aperto il campo a soddisfare ampiamente alle sue più sentite
inclinazioni. Le scienze naturali erano da lui predilette; e forse
mirò a conseguire la laurea particolarmente in Medicina per
procacciarsi con questa un collocamento più facile come il più
acconcio alla sua condizione, contuttoché la chimica l'attraesse più
di ogni altra scienza, ove si ponga niente ad uno splendido atte
stato dell'ottimo professore Giuseppe Branchi che certifica avere il
Taddei seguito il corso delle sue lezioni per ben quattro anni di
studj universitari. Se non che un altro bell'attestato dell'illustre
professore Vacca dimostra come non fosse del resto trascurata la
parte più attinente al medico esercizio del nostro giovine studente,
il quale nel 1815, non compito ancora l'anno ventiquattresimo
dell'età sua, ritornava in patria già insignito della laurea
dottorale nelle mediche discipline.
A
provare tuttavia il trasporlo, e quasi non dissi, l'impeto del
[407] Taddei verso la Chimica, potrei
riferire come reduce appena da Pisa, nella sua breve dimora in S.
Miniato, si diede tosto a fare dei saggi analitici sopra un'aqua che
scaturisce ne' dintorni di quella città, e ritrovò in ispecie la
calce caustica a comporre il banco che ne formava il cratere (1).
Ma dell'amor suo per quella scienza faceva più chiara mostra, quando
venuto in Firenze a compiere gli studj pratici nella Medicina,
stringeva amichevole relazione col marchese Cosimo Ridolfi, che ancor
giovine si dilettava di esercitarsi nelle chimiche esperienze, e si
recava a fortuna di avere a compagno, se non a maestro, il Taddei,
ricevendolo e procacciandogli ogni mezzo sperimentale nel suo proprio
laboratorio. Nel corrispondere però con lieto animo alla cortesia e
alla dimestichezza usatagli dal giovine marchese, il nostro
praticante in medicina seppe trovare anche il tempo ed il modo di
adempiere agli obblighi suoi in guisa che un anno dopo sosteneva con
pieno successo davanti al Collegio Medico Fiorentino l'esame di
matricola che lo conduceva alla meta della carriera fin allora
percorsa.
Volgeva
l'anno 1817 di luttuosa ricordanza per l'epidemia del tifo che si
distese anche sulle nostre belle contrade, quando il Taddei, già
fatto capace del libero esercizio della medicina, abbandonò ad
un tratto l'Arcispedale di S. Maria Nuova, ove era stato designato ad
un posto di Medico Astante, e pose da banda i carissimi studj della
Chimica per correre in aiuto de' suoi concittadini afflitti anch'essi
dall'epidemico malore. I quali per rimeritare come meglio sapevano e
potevano le sollecitudini e le cure spese in loro benefizio dal
giovine medico, gli affidarono la condotta della campagna di S.
Miniato. Ma il Taddei, anche in mezzo ai tristissimi casi ed alle
sofferenze dell'egra umanità che rendono sempre più spinosa la via
ai giovani esercenti l'arte salutare, rivolgeva a quando a quando la
mente alla Scienza che lo aveva di più allettato, quasi [408]
per ricrearsi dalle miserie che l' attorniavano. E fu in quel
tempo che meditando sulla materia ond'avviene che la farina di
frumento fornisca il miglior pane, scese a fare sovr'essa alcuni
sperimenti che lo condussero a riconoscere nel glutine, scoperto già
dal Beccari, due materiali distinti: l'uno solubile particolarmente
nell'alcool, viscoso e gialliccio, cui piacque all'autore di queste
ricerche appellare gloiodina; insolubile l'altro, di colore grigio,
tenace, straccioso e sommamente putrescibile, designato da lui col
nome di zimoma. Sul quale subietto interteneva egli per la prima
volta nella publica seduta del 20 di marzo 1818 l'Accademia
Economico-Agraria dei Georgofili, alla quale due anni innanzi era
stato ascritto come Socio Ordinario.
Vana
cosa però sarebbe stata lo sperare che il Taddei potesse rimanere a
lungo nella sua medica condotta che per molti rispetti gli contendeva
il pieno soddisfacimento delle sue più naturali inclinazioni. Ed
eccolo infatti ritornato in Firenze, e tutto intento a coltivare la
Chimica mercè la generosa ed ospitale amicizia del prelodato
Marchese che offrivagli questa volta e laboratorio e stanza e
convitto nel suo stesso palazzo. In questa veramente fortunata
condizione e in mezzo ad una schiera d'eletti e giovanili ingegni che
intorno al Ridolfi si riunivano come ad un centro comune, il Taddei
si apparecchiava a dar prove molto più splendide e solenni della sua
abilità.
Erano
in quel tempo giudicati i Concorsi per via di esperimento quali mezzi
più acconci a distinguere il vero merito ed a spronare la studiosa
gioventù nell'arduo cammino del sapere, tanto che ricorsero
frequenti, forse più che a di nostri, per conferire le cattedre
anche del più elevato insegnamento. Basterebbe invero il solo Taddei
ad accreditare maggiormente questo modo di collazione, a cui le
Autorità costituite non si mostrano giammai troppo arrendevoli, come
basterebbe egli solo a rimeritare condegnamente quei filantropi che
lasciarono i posti di studio nelle Università a benefìzio dei
giovani meno favoriti dalla fortuna. Fatto è che sullo scorcio del
1819 tu vedevi il Taddei concorrere a Pisa a dare sperimento solenne
della prontezza e perizia acquistata nelle chimiche discipline,
affine di conseguire la Cattedra di Farmacologia vacante
nell'Arcispedale di Firenze; e nel gennaio appresso, contando egli
non ancora ventotto anni di età, lo vedevi nominato e salutato
Professore in quella scienza o Specialità.
[409]
Un'altra prova di perseveranza e di progresso negli studj già
fatti teneva dietro a quest'ultima; conciossiaehè seguitando il
Taddei a sperimentare sul glutine ne desumesse una sua
importantissima applicazione. Fermandosi infatti a considerare la
nota proprietà di esso a riscontro di quella pure comune alle
materie animali e all'albumina in ispecie, la proprietà, vo' dire,
di precipitare i diversi sali metallici dalle loro respettive
soluzioni aquose, egli dimostrò che il glutine era da preporsi
all'albumina, particolarmente come antidoto nei casi di veneficio per
il sublimato corrosivo, perocché ne operava la precipitazione con
maggior pienezza e stabilità. A fine poi di rendere facile e pronta
l'amministrazione del mezzo proposto immaginò di stemperare il
glutine, estratto appena dalla farina di frumento in una soluzione di
sapone a base di soda, di evaporare appresso lutto il liquido
vischioso ed opaco e di raccoglierne il residuo secco, che trituralo
e conservato all'uopo nelle farmacie col nome di polvere emulsiva di
glutine, servire potesse di contravveleno, propinandolo per alcuni
grammi stemperato in una discreta quantità d'aqua. Questo lavoro
publicato dall'autore nello stesso anno 1820 gli procacciò una
reputazione anche fuori d'Italia, e gli fruttò un'annua ricompensa
di scudi venticinque pagabili dal publico erario.
Non
aveva il Taddei compiuto ancora due anni di Cattedra che già si
sentiva voglioso di conoscere più d'appresso gli uomini e le cose
che al di fuori menavano maggior grido nella Scienza da lui
professata. Imperò nell'agosto del 1821 egli si dirigeva per
l'Italia superiore alla volta di Parigi, ove erano in fama ed
onoranza i nomi di Vauquelin, di Gay-Lussac, di Thenard e di
Chevreul, dai quali ebbe cortese e familiare accoglienza ed ogni
facilitazione di apprendere quanto più si poteva dalla loro voce e
dai loro lavori, e di far loro ad un tempo comunicazione dei proprj;
tanto che nell'anno appresso si vide publicata in francese la
traduzione della sua Memoria intorno ad un nuovo antidoto del
sublimato corrosivo. Da Parigi il Taddei non fece ritomo in patria
senza prima visitar Londra, che vantava allora di possedere un Davy,
un Vollaston, un Dalton, già salili in molta rinomanza e gli ultimi
in ispecie per la nuova dottrina delle proporzioni determinale; la
quale fece si bella impressione nell'animo del nostro viaggiatore che
reduce appena in Firenze la volle far conoscere a'suoi, [410]
illustrandola in quella sua publicazione col titolo
«Sistema di Stechiometria chimica».
Era
tempo che il Taddei arricchito di quanto avea potuto raccogliere
nella sua peregrinazione scientifica, si riconcentrasse nel suo
proprio insegnamento, e nell'ufficio annessovi, d'Intendente cioè
della Farmacia nello stesso Arcispedale di S. Maria Nuova, e
meditasse di trarre dagli studj e dall'esperienza in che andava
gradatamente crescendo, argomento più vasto alle manifestazioni
della sua dottrina e della sua perizia. Sedeva egli già da tre anni
come Membro esaminatore anche nel Collegio Medico fiorentino, quando
nel 1821 dava opera alla publicazione d'una Farmacopea generale che
portava in fronte anche l'altro più modesto titolo di Elementi di
Farmacologia sulle basi della Chimica. Quest'opera, condotta a
termine nel corso di due anni, è divisa in quattro parti e in
altrettanti volumi, e contiene quanto di più importante si conosceva
a que' tempi intorno alla Chimica propriamente farmaceutica. Tu vi
trovi lutto ciò che concerne la scelta e la fornitura d'un'officina
ad uso di laboratorio chimico-farmaceutico; la provvista,
l'acconciatura e la conservazione delle droghe si indigene che
esotiche; tutta la serie dei corpi semplici e de' loro composti
binarj; gl'innumerevoli composti o materiali del regno organico si
edotti che prodotti, colle respellive loro preparazioni per uso
medico; finalmente i composti salini di ogni maniera in un colle
diverse aque minerali tanto naturali quanto artificiali, e per giunta
un cenno sul modo di formulare le ricette e di scoprire le diverse
falsificazioni dei preparati farmaceutici circolanti in commercio,
non meno che sui veleni e contravveleni. Commendevole invero è la
cassazione delle droghe desunta dalla prevalenza dell'uno o
dell'altro tra i principj attivi o medicamentosi loro proprj;
sommamente pregevoli sono anche le più minute avvertenze dell'Autore
intorno a' processi di preparazione reputati migliori, perchè
derivate dalla sua stessa osservazione ed esperienza. Se non che la
divisione e l'ordine delle materie ha più del sistematico che del
naturale, e si addice più a chi è padrone della scienza, che a
coloro i quali debbono apprenderla. Esempio ne sia lo studio
particolareggiato che vi si fa di tutti i corpi elementari non tanto
metalloidici, quanto anche metallici prima di passare a discorrere d'
alcuno de' loro composti; e serva pure d'esempio la trattazione de'
sali riserbata [411]
tutta quanta all'ultimo volume, in cui con tutti i composti
salini affatto inorganici si trovano pure riuniti quelli resultanti
così da un arido organico, come da una base della stessa natura.
Dovunque poi tu scorgi ridondanza di subbietti e dovizia di dottrine
che alla chimica generale più strettamente appartengono. Tali
gl'imponderabili, le forze di coesione e di affinità, la sintesi e
l'analisi, la teoria della combustione in generale e quella della
fiamma in particolare, del pari che quella atomistica o delle
proporzioni definite.
Continuando
il Taddei nell'ufficio di Professore di Farmacologia e d'Intendente
di Farmacia, e facendo suo prò di quanto gli paravano innanzi le
proprie incombenze, immaginò di comporre, e di dare alla luce un
libro per render familiare e, come a dire, popolare la cognizione di
tutto ciò che all'uomo può esser cagione di morte o di danno
gravissimo nella salute, e la cognizione ad un tempo di tutto ciò
che può prevenire questi effetti, o non previsti o per mala sorte
accaduti, alleviare nel miglior modo possibile quelli che sono
d'alcun rimedio capaci. Questo libro infatti comparve nel 1835 col
titolo di Repertorio dei veleni e contravveleni. In esso, diviso in
due volumetti, sono raccolte moltissime ed utili cose tratte non
tanto dalla Chimica farmaceutica, quanto dalla Fisica e dalla
Medicina, e tutte intese ed ordinale alla mira indicata, dichiarando
lo stesso Autore non essere il suo libro, come quelli di Tossicologia
allora conosciuti, diretto a chiarire le questioni medico-forensi, ma
più specialmente a tutelare la publica salute. Il perchè a'veleni
propriamente detti innestava egli molti altri agenti nocivi
disparatissimi, come i contagj, l'aria resa Mefitica, gli stessi
corpi che operano meccanicamente al di fuori come al di dentro del
corpo umano, l'eccessivo calore come l'eccessivo freddo, il fulmine e
il terremuoto; e conseguentemente agli antidoti propriamente detti
congiungeva tanti altri mezzi o espedienti curativi di ben diversa
natura. Molli e di molto interesse sono i casi di venificio e i
disastri d'ogni maniera recati ad esempio ed occorsi pure tra noi, i
quali sortirono esito diverso anche a se conda de' rimedi più o meno
opportunamente e sollecitamente apprestati. E qui l'Autore ritorna
volentieri sul suo nuovo antidoto del sublimalo corrosivo, e dimostra
con nuove esperienze comparative che il glutine supera sempre
l'albumina nell'operare una [412]
più completa precipitazione del sale metallico,
fallo il debito conto anche della soluzione di sapone che concorre
certamente a produrre quest'effetto, usando la così della polvere
emulsiva di glutine invece della semplice chiara d'uovo. Del resto si
narrano alcuni casi felicemente soccorsi e curati sì con questa che
con quella; ma intanto si avvalorano sempre più le parole stesse
dell'Ortila, il quale nella terza edizione del suo Trattato de'
veleni , lungi dal contrastare il merito dell'emulsione glutinosa
proposta dal Taddei, ne riconosce la grande utilità nel venilicio
indicato; quantunque soggiunga che, a suo parere, sarà data
ordinariamente la preferenza alla chiara d'uovo, perchè lauto comune
e quindi di più facile e pronta amministrazione, e coronata da
successo non meno felice, ove sia data per tempo. Le quali parole
onorano sempre ed altamente il nostro Autore, avuto riguardo a quella
tal quale incuranza che hanno generalmente verso le cose nostre gli
stranieri, ed in ispecie quelli saliti già in molta rinomanza nel
mondo scientifico. Il Taddei ebbe forse il torto d'intitolare quel
suo libro, Repertorio de' veleni e contravveleni e d'introdurvi, per
classare in modo novissimo i primi, un linguaggio tratto dal greco,
che oltre ad essere disarmonico troppo e di troppo difficile
pronunzia, mal s'addice ad un libro che si raccomanda più che a'
Medici ed a' Farmacisti, a tutti gl'istruttori del popolo, a tutte le
classi della Società.
Non
riposava però né si appagava il nostro Professore e Intendente
della cresciuta sua rinomanza per le opere fin qui publicate, ma
quasi traesse nuovo eccitamento da quella, cresceva, a così dire,
d'operosità nel lavoro. Imperciocché nell'anno 1837 produceva una
seconda edizione della sua Farmacopea, da lui notabilmente
accresciuta con aggiunte ed illustrazioni, e portata fino a cinque
volumi, uno dei quali anche suddiviso in due, senza però mutare il
modesto titolo di Elementi di Farmacologia sulle basi della Chimica.
Ma l'autore stesso non si dissimulò che le falle ampliazioni
versavano di più intorno alla Chimica generale, che intorno a quella
propriamente Farmaceutica. Tuttavia dovette cedere all'impulso
irresistibile che lo traeva a dilettarsi de' progressi della Scienza
in ogni sua parte, e si distese maggiormente sull'elettricità, sul
calorico, sulla combustione, sulle leggi dell'affinità e delle
proporzioni definite, sulla teoria atomistica ed elettro-chimica e su
tante ricerche e questioni di pura ed alta Chimica, sperando di [413]
essere scusalo, in quantochè il troppo non sarebbe
forse per nuocere all'utilità del lavoro. D'altra parte il
vagheggialo sistema di procedere dal semplice al composto, ovvero dal
noto all'ignoto che sarebbe commendevolissimo se le scienze naturali
vi si potessero accomodare come le scienze esatte, fece mantenere al
Taddei l'ordine e la distribuzione delle materie come nella prima
edizione. Quindi lo studio particolareggiato de' corpi semplici tutti
quanti, e poi quello di tutti i loro composti binarj, e gli uni e gli
altri in una successione ben lontana dal formare que' gruppi
naturali, onde si pregiano le più recenti cassazioni; indi la
trattazione delle materie organiche e quella de' sali tutti riserbata
in ultimo colle leghe e la galvano-plastica, coi bitumi e i
combustibili fossili, non senza nuove aggiunte a' precedenti volumi.
Una nuova nomenclatura chi mica compariva non menu ad arricchire la
nuova pubblicazione; se non che traducendo in linguaggio, come
faceva, tulio ciò che può bene esprimersi in formule, non riuniva
alla precisione la speditezza pur necessaria, e quantunque adottata e
continuala dall'Autore, non aveva del resto seguaci. Tutto però ti
dimostra nel Taddei un appassionato ed ingegnoso cultore della
Chimica in genere e delle sue più belle dottrine ed aspirazioni,
fino al punto di dimenticare che, quantunque la farmacologia poggi
essenzialmente sulla chimica, tuttavia essa non è a' dì nostri che
una specialità o diramazione di questa, e che non è proprio della
prima tutto ciò che appartiene alla seconda. Ma così nelle opere
pubblicate, come negli sperimenti ond'era bello il corso dello sue
pubbliche lezioni, il Taddei non poteva contenersi ne' confini
segnati alla propria specialità; ed io rammento sempre nella mia
qualità di praticante in medicina obbligato a quelle lezioni, di
avere assistito ad una in cui si dimostravano tulle le proprietà del
gas idrogeno, non esclusa la sua leggerezza anche col mezzo del
solito palloncino volante.
Frattanto
si maturava un gran disegno di riforma negli sdudj superiori
universitarj e pratici, e splendidamente s'incarnava nel 1840 per
opera del cav. Gaetano Giorgini allora Soprintendente agli studj nel
Granducato. Non potea certamente mancare al Taddei un posto distinto
nella nuova scuola medico-chirurgica che si disse di complemento e di
perfezionamento nello stesso Arcispedale di Firenze. Ed invero a chi
mai si sarebbe potuta [414]
affidare Ia cattedra novissima di chimica organica e fisica medica,
se non a lui che :il sapere di medico accoppiava tanta dottrina e
tanta esperienza di chimico? lo stesso l'ho udito nelle lezioni e
v'ho veduto nel laboratorio avviarsi per la nuova specialità, e
prenderne diletto e farsene gradatamente padrone, tanto che dopo
quattr'anni egli incominciava la pubblicazione a fascicoli del suo
Manuale di Chimica organica e Fisica Medica ad uso degli alunni
medici e chirurghi nel ridetto Arcispedale. E sì poteva in lui il
sentimento dell' impegno nuovamente assunto, che deposto l'ufficio
della prima cattedra e dell' intendenza della farmacia , interrompeva
e lasciava per molti anni incompiuta la seconda edizione della sua
farmacopea, alla quale mancava ancora l'ultimo e più grosso volume.
In quel Manuale poi egli ritraeva quanto v'ha di più sodo nella
chimica animale trattata già dal Berzellus, e quanto di più recente
si pubblicava da Liebig intorno alla chimica applicata alla
tisiologia ed alla patologia, innestandovi non pochi ed importanti
studj suoi propri, tra' quali meritano singolar menzione quelli sul
sangue, cioè sull'emalosina in particolare, e sulla discriminazione
del sangue umano da quello degli altri animali. A me che ho già
fatto il debito conto ed elogio di questi e di altri lavori nella
parte del mio Trattalo di Chimica organica che è già pubblicato,
non sarà imputato a mancanza, se qui non mi trattengo a discorrerne,
tanto più che sono a tutti ben noti. Mi piace piuttosto di riferir
quello che nella mia qualità d'Assistente e d'Aiuto alla sua
cattedra e all'annesso laboratorio ebbi opportunità di notare
nell'illustre Professore, cui mi pregio ancora di avere avuto a
maestro. Egli ambiva in ispecial modo a far ricca la sua lezione di
preparazioni e d' esperienze con tutto il corredo degli strumenti e
de' mezzi valevoli a dimostrarle per forma che maggiormente
colpissero e fermassero l'attenzione degli uditori; e perchè i
risultamenti non fallissero giammai e corrispondessero sempre alle
parole che ne facevano andivedere il successo, si dava ogni cura di
saggiare e provare poco tempo innanzi tutto ciò che doveva prodursi
ed eseguirsi sotto gli occhi del pubblico. Ambiva non meno alle
dimostrazioni d'ogni maniera che possono darsi sulla lavagna, nelle
quali riusciva felicissimo. Facile e pronto nel dire come nel fare,
conduceva speditamente a termine la sua lezione; nella quale , a dir
vero , quantunque egli stesso disapprovasse [415]
il tono e la caricatura osservata nella scuola di Parigi
particolarmente in Thenard , si mostrava talvolta forse più francese
che italiano. È inutile il dire che I'amore della scienza congiunto
a quello del proprio dovere non gli consentiva di tralasciar mai una
lezione, se non ricorreva una causa della più imperiosa necessità.
Si bene dirò che nel suo laboratorio tu l' avresti veduto eseguire
sperimenti d'ogni genere colla massima compostezza, con garbo, sicuro
e giocondo, e tutto inteso a spiarne l'andamento per compiacersi de'
primi segni che denotavano prossimo il resultainento, e quale appunto
avea ragione d'attendere. Infaticabile, paziente e tenace
nell'operare, mal pativa che altri si tenesse in riposo. In stato a
parlare, o richiesto d'alcuna cosa che avesse colla chimica una
qualunque attinenza, mostrava rispondendo di provar piacere anche a
diffondervisi come a sfogo del suo molto sapere. De' suoi proprj
lavori in via d'esperimento teneva volentieri il segreto, finche non
n'avesse conseguito interamente il fine. La precisione, la
circospezione, lo scrupolo in tutte le chimiche esperienze erano le
doti che maggiormente spiccavano in lui, di sorte che tu potevi
accogliere come un fatto indubitato e contare di riprodurlo a
talento, tutto ciò che era frutto dell'opera sua. Niuna cosa
sfuggiva alla sua attenta e minutissima osservazione; e bene spesso
egli ritornava sugli stessi suoi lavori per correggerne, ove fosse
mestieri, le fatte interpretazioni, per trarne nuovi argomenti e
nuove applicazioni, per mostrarli sotto diversi aspetti, per
ingrandirli e, fui per dire, magnificarli. La riduzione dell'ossido
idrato di rame, per l'influenza della potassa caustica, applicata da
lui alla ricerca dello zucchero di latte ne' lattati del commercio, e
poi anche ad altre ricerche col mezzo del cosi chiamato liquor
violetto; le laminette di rame leggermente ossidate, offerte prima
come mezzo acconcio a separare il mucco dall'orina, e poi a separarne
invece tutto l'acido urico; l'estrazione dell' ematosina dal sangue,
che lo conduceva finalmente a stabilire certe differenze tra il
sangue umano e quello di altri animali; la reazione finalmente
dell'humus o terriccio sul carbonato di calce, da lui riprodotta più
volte, fanno prova bastante delle cose ora narrate. Quanto poi fosse
ingegnoso nel proseguire e nel condurre a termine le chimiche
operazioni anco per via d'amminicoli o di compensi, vedilo nel suo
Saggio di Ematalloscopia, o ricerche chimiche
[416]
comparative sul sangue degli animali vertebrali, pubblicate a parte
nel 1844; del qual pregio, naturalissimo in lui, era pur mestieri
esercitandosi in un laboratorio, come i nostri dell'Arcispedale, che
son ben lungi dall'essere riccamente forniti di strumenti e di denaro
per darsi ad ogni maniera di sperimenti. Quindi non un'analisi
elementare eseguita da lui, non uno di quei lavori sperimentali che
esigono mezzi non troppo comuni. Ma ritornando al Manuale, di cui si
vide compiuta la pubblicazione dopo qualche anno, esso trovasi diviso
in tre parti contenute in un solo volume. Se non che la chimica degli
organismi, che tale è il titolo della prima parte, occupa essa sola
tre quarti buoni del libro, e ridonda di processi chimici per ogni
maniera di estrazione de' differenti materiali organici e di
verificazioni delle loro distintive proprietà; mentre la seconda
parte intitolata Fisica degli organismi, che si estende appena al di
là d'un cento di pagine, comprende colle varie influenze per poco
toccate del caldo e del freddo, e colla descrizione de' fenomeni
d'imbibizione, d'endosmosi e d'exosmosi, anche l'esplicazione di non
poche funzioni animali d'un ordine certamente più chimico che
fisico, come l'assorbimento, la respirazione, rematosi, la
calorificazione, l'esalazione, le secrezioni e la nutrizione.
Finalmente la terza ed ultima parte ristretta a sole sessanta pagine,
porta il titolo d' Esame analitico de' prodotti morbosi; ma non
contiene in sostanza che alcuni di essi i quali non trovarono posto
nelle parti precedenti. Lascia poi a desiderare la conoscenza del
processo chimico usato in alcune delle più importanti e non comuni
ricerche, come quella de' composti del cianogeno non rinvenuti, e l'
altra del piombo incontrato, come si dice, in combinazione soltanto
col siero del sangue. Che se infine tu non trovi in quel libro tutto
ciò che si può desumere dalla chimica in soccorso dell'odierna
medicina, incolpane le scuole vitalisliche dalle quali attinse il
Taddei ed apprese la medica dottrina.
Colle
opere maggiori fin qui esaminate, una lunga lista d'Opuscoli e di
Memorie si potrebbe citare a far prova della diuturna operosità e
della varietà di subbietti, onde seppe il Taddei guadagnarsi il
primato fra i Chimici italiani, e mostrare di quanto sia capace
l'ingegno congiunto ad un fermo volere. Nell'Accademia de' Georgofili
leggeva egli più e più volte suoi ingrassi in generale, e [417]
su certi concimi o letami in particolare, meritandosi l'
onore della stampa non solo, ma perfino quello del premio; leggeva
più d'una volta sopra alcune malatie ora de' majali, ora delle
pecore; leggeva sulla costituzione chimica di certi terreni, sopra un
nuovo metodo d'illuminazione, sul modo d'acclimatare fra noi alcune
piante, sull'aceto di legno, sulla brina caduta nel maggio del 1829,
e sulla malatia de' vini divenuti filanti; leggeva ben quattro volte
sul calore sviluppalo da' combustibili in un colla fiamma e col fumo,
e una volta su quello altresì sviluppato dal vapore dell'acqua
bollente; leggeva sul peso specifico de' cercali, sulle pioggie
cadute nel 1836, sulla dipendenza degli animali da' vegetabili, sul
color rosso del sangue, sull'aumento di popolazione subordinato a
leggi fisiche invariabili, sull'utilità dell'avvicendamento agrario
ne' terreni de' suburbi di Firenze e su diversi altri subbietti come
Relatore di varie Commissioni. Nella Società medico-fisica
fiorentina egli prendeva ad argomento di lettura ora alcune ricerche
chimiche eseguite su diverse produzioni morbose, ora la respirazione
artificiale, ora la maremma e la sua malaria; ora i miasmi in
particolare, ora la reazione dell'ossido idrato di rame e delle
materie azotate in un colla potassa caustica, onde si genera la
colorazione violetta. Il Giornale di Chimica e di Fisica di Pavia
pubblicava di tanto in tanto parecchi altri scritti di lui, e
sull'albumina vegetabile, e sulla materia colorante dell'uva nera
anche ad uso di reattivo, e sopra un nuovo metodo di
prepararel'idrojodalo di potassa, l'ente di Marte e l'etiope
minerale, e sopra una correzione fatta all'apparecchio di Woulf, e
sullo joduro di carbonio, e sulla protezione del rame e del ferro
operala dallo zinco; e l'Archivio e la Gazzetta, e il Progresso delle
scienze medico - fisiche in Toscana ne pubblicavano altri, sulle
proporzioni definite, sulle combinazioni del carbonio coli' ossigeno,
sopra una pila voltaica per uso degli Spedali, su' montoni avvelenali
coll'arsenico bianco, sopra un bicchiere idrostatico, sopra alcuni
artifizi per iscoprire viemeglio le reazioni di certi metalli,
sull'ematosina facente ufficio d'acido, e finalmente un elogio alla
memoria di G. Giacomo Berzelius. Tralascio per brevità molte cose
inedite, anch'esse di genere vario, e tralascio non meno di riferire
le splendide mostre fatte dal Taddei innanzi a' nostri Tribunali per
rischiarare col lume della scienza certe questioni chimico-forensi di
non lieve importanza. Ma non [418]
posso pretermettere i Congressi degli scienziati
italiani, onde il nume di lui si rese tanto più chiaro e riverito in
tutta la Penisola. Chi non rammenta il Taddei in quegli amichevoli ed
aventurosi convegni? Fatta la sua prima comparsa a Pisa, fu
Segretario della Sottosezione di Chimica a Firenze; inviato dal
Governo Granducale a rappresentare negli altri stati italiani
specialmente la scuola di complemento e perfezionamento di Firenze,
fu a Milano, a Lucca, a Napoli, a Genova, a Venezia, eletto dovunque
a Presidente della Sezione parimente di Chimica. Ed egli con savio
discernimento e con molta nobiltà di modi, non disgiunta dalla sua
naturale semplicità, presiedeva le adunanze della sua sezione, e ne
dirigeva le discussioni in guisa da procacciarsi sempre rispetto,
senza mai dispiacere ad alcuno. Dovunque poi recò a maggior
argomento di distinzione qualche lavoro suo proprio; e prima esordì
colla sua ematoxina, indi parlò del pieno e del vuoto delle ossa,
degli ufficj delI'humus nella vegetazione e nuovamente dell'
ematosina; toccò della discriminazione del sangue, discorse del
ferro proprio di esso, della possibilità di render commestibili le
varie produzioni cornee; indi ritornò sull'indicata discriminazione,
trattò degli ufficj de' composti inorganici ne' corpi organali
viventi, e finalmente delle aque de' pozzi artesiani di Venezia. Con
tutti infine comparve modesto senz'affettazione, contegnoso senza
mancare alla compita civiltà. Nelle festevoli conversazioni e nelle
liete brigate si rendevo piacevole per la sua svegliatezza condita di
buon umore senza nuocere alla sua dignità, e dappertutto si faceva
ammirare per l'acume del suo ingegno e la copia delle sue cognizioni,
che a dir così, trasparivano dalla magra e svelta persona.
Per
le quali cose tutte non recherà maraviglia se moltissime delle
italiane e non poche dell'estere Accademie scientifiche d'ogni
maniera ambivano l'onore d'ascrivere il Taddei nel numero de' loro
Socj Corrispondenti: e molto meno recheranno maraviglia tante e tante
corrispondenze private e pubbliche da lui tenute con molti distinti
uomini scienziati del nostro Paese. Voglio notare piuttosto che non
pochi, giunti in Firenze anche da estere contrade, chiarissimi e
celebri nella coltura delle scienze fisiche e chimiche in ispecie,
chiedevano e facevano sovra ogni altro ricerca del Taddei, e mi piace
fra gli stranieri citare I'Orfila e il Woekler, co' quali egli ebbe
pure onorevole e pubblica corrispondenza. Né i meriti [419]
del Taddei, salito in lauto lustro ed in tanta fuma,
potevano ormai sfuggire alla considerazione del Governo Granducale,
che lo aveva già sperimentato anche in proprio servigio valendosi
utilmente dell'opera sua in diverse occasioni. A lui era ricorso
perchè immaginasse e dirigesse la costruzione d'un apparecchio più
conveniente a riscaldare l'aqua per uso de' bagni nello Spedale di S.
Lucia; a lui nuovamente, perchè riducesse questo calefattore più
ampio e più proporzionato a' cresciuti bisogni dello spedale ed al
servi zio stesso de' bagni estesi anche al Pubblico pagante; a lui
per ché volesse analizzare l'aqua attraverso la quale era stata
fatta passare una gran massa d'aria delle nostre maremme col mezzo
della machina a tal fine inventata dall'illustre Professor Gazzeri; a
lui finalmente perchè insieme ad altri Dotti riferisse intorno a'
bonificamenti avvenuti in alcune località delle suddette maremme.
Quindi dal Granduca Leopoldo II fu insignito della Croce di Cavaliere
dell'Ordine del Merito, e se ne compiacque. E non meno grata al cuor
suo scese quella publica testimonianza d'onore, cui non poteva dargli
maggiore la città dei suoi natali, che facendo sue proprie le glorie
del Taddei volle ascriver lui coll' intera famiglia a' Nobili di S.
Miniato. Della invero e pregevole la nobiltà acquistata col proprio
merito, anziché ereditata dagli avi; come bella è la povertà
quando è sprone a nobili cose nelle anime capaci di sentirle. Il
Taddei pertanto nel toccare il colmo delle sue scientifiche e civili
soddisfazioni non era meno felice nel seno della sua famiglia,
perocché marito integerrimo e padre affettuoso, ve
niva
ricambiato di tenere ed amorevoli cure da una degna e di letta
consorte che lo aveva già fatto lieto di numerosa prole, per la
quale era pur giunto a provvedersi d'una discreta fortuna. Tutto
insomma arrideva intorno a lui, e quasi niuna cosa pareva gli
restasse più oltre a desiderare. Ma, oh Dio! quanto sono fugaci le
contentezze quaggiù!
Correva
l'anno 1848 di lieta a un tempo e dolorosa memoria. Il movimento
dell'italiana indipendenza, che invadeva gli animi di lutti, penetrò
anche nel laboratorio del Chimico. E questi, per corrispondere non
meno ai desiderj de suoi concittadini che lo eleggevano per ben due
volle Deputato all'assemblea Toscana, si levò pieno il cuore di
lusinghiere speranze e corse per il novissimo arringo, finché la
nuova sciagura che s'apparecchiava [420]
all'Italia scoppiò e seco travolse uomini e cose, non
risparmiando la scienza e confondendo la semplicità del Chimico
colla tristizia de' pochi. Era però nei decreti della Provvidenza
che il Taddei si dovesse ritemperare e perfezionare nella sventura e
da questa uscire più robusto e più grande. Perduta la sua carissima
catedra in un coi diletti discepoli, cercò pure nella scienza un
conforto e ve l'ebbe onorevole ed efficace. Vedetelo infatti nella
sua propria abitazione attorniato da un eletto stuolo di cittadini
volonterosi d'intendere e d'ammirare i vantaggi e le bellezze della
Chimica, vedetelo, io diceva, dettare un corso di lezioni private
intorno a questa scienza ampiamente svolta da lui in ogni sua parte,
e comporre così e divulgare per le stampe un libro di Chimica
generale che più degli altri onora grandemente il Taddei. E divero
il suo natural genio intollerante di qualunque pastoja e vago di
spaziare in ogni regione della Chimica, potè spiccare liberissimo il
volo, quando non astretto da veruno speciale e determinato modo
d'insegnamento fu padrone di scegliere il campo più confacente alle
sue vaste aspirazioni. Il perchè non fu né poteva essere il Taddei,
a parlar propriamente, uno specialista, ma poteva essere e fu un
Chimico inteso a seguire la scienza ed abbracciarla quanto essa è
grande nelle sue molteplici diramazioni e nelle sue svariatissime
applicazioni. Aprite quel libro delle Lezioni orali di chimica
generale, disteso e spartito in sei grossi volumi, e sempre maggiore
ne ritrarrete la convinzione di quanto è stato dello fin qui. In
quello ricorrono invero sempre opportuni e trovano amplissimo e
naturale svolgimento tutti quanti gli studj e i lavori, tutti quanti
i progetti e i pensieri dell'Autore, che formano uno de' pregi
migliori dell'Opera. In quello non si può appuntare di ridondanza,
qualunque sia la dovizia de' metodi e de' processi chimici usati in
ogni maniera d'indagine, qualunque sia la copia delle dottrine
fisiche e chimiche, dalle più elevate speculazioni fino alle più
positive ed umili applicazioni, perchè tutto può tornar utile e
giustificarsi sempre dall'indole del libro. In quello finalmente i
metalli, le saline, le acque, l'arido borico, le porcellane, la
caria, i colori e mille altre materie si minerali che organiche
porgono all'Autore utilissimo e nobile argomento di manifestare le
ricchezze e le industrie, i bisogni e i desiderj del nostro Paese e
della Toscana in particolare, al confronto colle altre parli
d'Europa. Non [421]
sarà, se volete, un tal libro da proporsi in tutto
e per tutto a modello d'un corso di lezioni di Chimica generale per
gl'insegnanti e meno per gli alunni, quantunque la parte organica in
genere vi comparisca distinta e separata da quella inorganica più
che nella Farmacopea generale, e quantunque vi sia dimessa quella
complicata nomenclatura che intendeva ad esprimere il numero degli
atomi contenuti in tutti quanti i composti, e che era pur troppo
d'inciampo alla libertà del discorso negli altri libri dello stesso
Autore. Ad ogni modo sarà sempre quel libro un bel tesoro di scienza
per consultarsi con profitto da quanti intendono alla Chimica, e più
specialmente a quella rivolta a soccorrere le arti e le industrie
d'ogni genere, e desiderano ad un tempo conoscere particolarmente le
cose del nostro Paese. E perchè l'Opera contenesse tutto ciò che di
più importante e di nuovo si sapeva a quel tempo in ogni ramo della
scienza chimica, l'Autore la corredò d'un volumetto d'Aggiunte
concernenti segnatamente i progressi fatti da questa nei sette anni
che ne durò la pubblicazione.
Alla
sventura toccata al Taddei come pubblico insegnante, altre
succedevano e più gravi, le sventure domestiche, conciossiachè si
vedesse in breve tempo rapire dalla morte non pochi de' suoi
carissimi figli nel più bel fiore degli anni. Ma lo sostenne sempre
nel doloroso cimento e lo salvò quella scienza che fino a Dio
s'innalza, perchè indaga e discuopre le maraviglie del creato;
laonde per essa non mai gli vennero meno i più dolci conforti
dell'animo. Infatti la Società Italiana delle Scienze residente in
Modena, per tacere d'altre, si faceva sollecita d'accogliere tra'
suoi Quaranta il Taddei in sostituzione del defunto insigne
naturalista Rusconi. Le nostre stesse accademie, compresa pure quella
d'Arti e Manifatture, e non escluso l'Ateneo, i nostri Periodici di
genere vario, i nostri Tribunali, i Municipj, i Privali ambivano
sempre più l'onore di una sua lettura, d'un suo scritto, d'un
giudizio, d'un parere, d'un' analisi, anche in forza della nuova
celebrità che egli andava procacciandosi nella pubblicazione
dell'ultimo suo libro. E il Taddei radoppiava d'alacrità e di zelo
per corrispondere a tutto e a lutti, e per ben meritare della stima e
della fiducia che in lui riponevasi. Le ricerche sulla pietra
infernale, e quelle sul rame e sui derivati d'esso; il nuovo fonte
d'alimentazioue delle piante già ravvisato più volte nell'humus, la
filtrazione a lucignolo, la necessità di [422]
stabilire una lavorazione Raffineria dei metalli preziosi ;
le considerazioni sulla malattia delle uve, il modo di provveder
Firenze di nuova aqua potabile, il sifone intermittente o a pozzetti,
l'ozono, i letami o ingrassi, la perizia e l'esame analitico su varie
qualità di rhum, l'analisi dei vini esteri requisiti in Firenze, il
concetto nel quale debbono essere ritenuti i vini esteri importati in
Toscana; le analisi chimiche dell'acqua mefilico-alcalina di
Collalli, di quella salso-alcalina della Banditella, di quella
salino-purgativa di Lujano, l'idrologia ragionala dell'aqua del Rio
di Chitignano, il modo di rendere ai medici più familiare il
maneggio dei mezzi terapeutici, sono altrettanti argomenti da lui
svolti e più che sufficienti a provare l'asserto, senza citarne
altri parecchi che non sono specialmente di pubblica ragione. Che
più? lo stesso Governo Granducale restaurato aveva già ceduto alla
scienza del Taddei, poiché fino dal 1853 incaricava lui di studiare
i metodi di partizione e d'affinamento dei metalli, usati fin allora
nella Zecca di Firenze, affinché proponesse quei miglioramenti
reputati maggiormente opportuni. E il Taddei propose, e fu poi
chiamato a porre in opera, i nuovi metodi per l'aria umida in
sostituzione a quegli antichi della coppelia. Prescelse fra i primi
il processo fondato sull'azione dell'acido solforico e delle lastre
di rame; diresse egli stesso le relative operazioni, e vi assistette
fino agli ultimi suoi giorni, e per cotal guisa procacciò ogni
maggior decoro ed economia a quell'Officina. Taccio dell'analisi
rinnovata sulle aque minerali di Montecatini, affidata dallo stesso
Governo al Taddei in compagnia degli altri distintissimi Chimici
Targioni e Piria. Farò piuttosto singolar menzione di un più grave
e delicato ufficio a lui solo special mente affidato dal nostro
Municipio inteso ad arricchir Firenze della maggior quantità e della
miglior qualità possibile d'aqua per soddisfare a tutti quanti i
bisogni. Progetto veramente grandioso e meritevole di ogni elogio e
degno di essere quandochessia attuato. Al quale rispondeva con lieto
animo il Taddei, come quegli che ne aveva già vagheggialo l'idea, e
che aveva altresì concepito il disegno di profittare dell'aqua dell'
Arno per meglio sopperire ai bisogni specialmente delle arti e delle
industrie. Il nostro Chimico pertanto componeva un lavoro non meno
grandioso e pregevole che fu pubblicalo col titolo d'Idrologia di
Firenze; grandioso, perchè riunisce le analisi delle varie aque
potabili già in uso in [423]
que sta città, congiuntamente a quella della nuova aqua
del fiume Sieve proposta in loro sostituzione; pregevole, perchè i
resultamenti ottenuti sono parte dell'opera sua. Se non che lascia
tuttavia a desiderare una seconda analisi particolarmente dell'aqua
del fiume in condizioni diverse, non che una maggior temperanza nei
t'indizi tanto di biasimo , quanto di lode, delle diverse aque
raffrontate fra loro, massime in relazione colla pubblica salute. Ma
come argomento di vivissima ed ineffabile compiacenza per il Chimico
Italiano giova qui rammentare la Croce di Cavaliere de' Santi
Maurizio e Lazzaro, con che nell'anno 1857 lo decorava l'Italiano Re
Vittorio Emanuele, mercè le cure affettuose del nobile amico Cav.
Lorenzo Cantù, che presentava all'Augusto Monarca diverse Opere del
Chimico insigne. Fu questo, sarei per dire, il segnale che annunziava
al Taddei la fine delle sventure patite e il principio d'un avvenire
che lo avrebbe ricolmo di gioja.
I
tempi erano grossi. La Francia scendeva in soccorso del Piemonte per
respingere le aggressioni dell'Austria. La Toscana si commoveva , e
scomparso il Granduca Leopoldo lI nel memorabile giorno 27 d'aprile
1859, si reggeva a Governo Provvisorio riformato appresso con un
compiuto ministero. Al marchese Cosimo Ridolli che amò cordialmente
il Taddei fino alla morte, era riserbato il vanto di riporlo nel suo
primiero splendore e di ridonarlo al pubblico insegnamento,
avvegnaché fatto Ministro della pubblica istruzione Io ripristinasse
nella pienezza di lutti i suoi titoli, onori ed emolumenti ,
coll'obbligo altresì d'una catedra in Firenze. Ed invero al Taddei,
come all'uomo celebre e consumato principal mente nelle chimiche
investigazioni d'ogni specie, miravano per fermo coloro che proposero
la nuova caledra di Tossicologia sperimentale che poi fu istituita di
fatto nella nostra scuola di pratiche medico-chirurgiche in questo
Arcispedale. Non rimaneva al nostro chimico da conseguire che un
ultimo grado di distinzione, il quale lo additasse sempre più
all'ammirazione del pubblico, e l'ebbe dallo stesso Re Vittorio
Emanuele, quando, effettuata l'annessione della Toscana, fu nominalo
Senatore del Regno. Così otteneva il Taddei la maggior possibile
riparazione ai mali sofferti; così aggiungeva la meta segnata alle
umane felicità.
Era
infatti da tempo nella salute di lui incominciato un certo
deperimento che andava gradatamente crescendo, e più che all'età
[424]
e alla gracile costituzione del suo corpo, assottigliato
eziandio dalle diuturne fatiche, tu ne avresti di leggieri attribuito
la cagione a un'antica affezione polmonare che di quando in quando
aveva pure contristato e minacciato i suoi giorni. E tale
malauguratamente fu appunto l' ultima sua malattia, che lo toglieva
quasi d' improvviso ai viventi. Nel corso della quale, rivolto il
pensiero agl'infermi, concepiva il disegno d'un letto pensile capace
di sollevarli dal proprio letto per mutare all'uopo lutto il piano
della loro giacitura; disegno che fu posto in opera, lodato ed
approvato dipoi dallo stesso Governo per giudizio d'una Commissione
espressamente chiamata a sperimentarlo nel nostro Arcispedale; se non
che il pensiero dell' illustre infermo correva ogni tanto altresì a
Torino, proponendosi di raggiungere gli altri colà, e prender posto
fra i senatori nel Parlamento Nazionale. Nella quale occasione
meditava non meno di visitare viaggiando altre zecche per
apprendervi, se facesse di mestieri, ciò che la pratica avesse
consigliato di meglio, o per congratularsi seco stesso dei vantaggi
giù procacciati a quella di Firenze. Ma ohimè! la morte troncò in
un tratto le concepite speranze.
La
città di S. Miniato, che aveva preso il più vivo interesse così
alle sventure, come alle splendide ristorazioni del suo benamato
concittadino, lo volle anche celebrare estinto. All'anima di lui si
fecero solenni esequie, ed alla sua memoria furono tributati onori ed
elogi anche dall'Accademia degli Euteleli, che tredici anni prima lo
aveva acclamato suo Presidente perpetuo. Un ultimo atto ben degno
della terra che aveva dato l'essere al Taddei, e che n'era stata
oltremodo rimeritata, fu quello di volerne piamente accogliere e
conservare le ossa, a memoria ed esempio perenne dei posteri. Per la
qual cosa disumato il cadavere dell'illustre Defunto dalla Chiesa di
S. Miniato al Monte presso Firenze, ov'eragli stata data pure
onorevole sepoltura, fu con affettuosa reverenza trasferito e sepolto
nella Cattedrale della sua città.
Questa
la storia, questo il giudizio, che io richiesto faceva per onorare il
Chimico italiano che non è più. Che se nel dettare la prima volta
un elogio fossi sembrato piuttosto severo dove intesi d'essere
schietto e imparziale, mi conforta l'idea che le fonti del mio dire e
del mio giudicare sono aperte a chiunque, perchè derivano
principalmente dalle Opere dell' elogiato che rimangono tuttavia.
Firenze,
30 Settembre 1860.
Prof.
Serafino Capezzuoli
NOTE
(1)
Questo fatto molto singolare, richiamato soltanto alla memoria
dall'Autore nella sua Chimica gentrale, ci lascia tuttavia nel
desiderio non solo di conoscerne le prove, ma di sapere eziandio qual
fosse in effetto la precisa composizione dell' aqua che scaturiva da
un banco di calce caustica; d'altra parte ne duole che tale aqua
venisse in seguito da lui stesso abbandonata, dappoiché il fatto
allegalo darebbe ragione a crederla dotata anche di proprietà
chimiche piuttosto speciali.