Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli, Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo I, Samminiato, 1833: I PRIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 161-163.
Gennaio a San Miniato (Valdegola)
Foto di Francesco Fiumalbi
IL PRIMO
DI GENNAIO
I.
Tu che bifronte in sulla cima siedi
Dell'alta porta d'onde il tempo passa,
E pria che giunga, e quando giunge il vedi;
E quel che dietro a sé volando lassa;
Tu ch'entro e fuori alla città provedi,
Per cui Marte guerreggia, e l'arme abbassa,
Che apri e chiudi quel tempio, in cui si sera
La discordia crudel, l'odio e la guerra;
II.
Giano, che l'uscio a'l'anno nuovo apristi,
Questi oggi accogli dalla man pudica
Di Pastorelle, eletti odori, e misti
Candidi favi alla cilissa spica.
Tu nel passar correggi i giorni tristi,
Tu fa che torni la stagione antica,
Quando regnavi con Saturno, e il mondo
Per voi godeva il bel tempo giocondo.
III.
Quando usaron stillar l'elci e gli olivi
Nettare puro, e sparger latte isfonti,
E lenti mormorar d'ambrosia i rivi,
E produr senza solco i piani e i monti;
Allor solean per queste piagge i Divi
Errando andar con manifeste fronti,
E pane e Apollo in boschereccio coro
Modular la sampogna e il plettro d'oro.
IV.
Dolce s'udia per le campagne amene
Le giovenche muggir, belar gli armenti,
Accoppiar villanelli al suon d'avene
Motti scherzosi in misurati accenti,
E ninfe coi piè nudi in molli arene
Intrecciar danze ai musical concenti,
Poi dormir sotto i faggi al cielo oscuro
Col sazio gregge il pastorel sicuro.
V.
La bianca fede e l'amistà verace,
L'amor non compro con lusinghe o doni,
La semplice innocenza e l'aurea pace
Conoscevano allor ninfe e garzoni;
Legge fu sol quel che diletta e piace,
Ch'eran gaudio e piacer sinceri e buoni:
Deh! Torna, o cara, al mondo abbandonato,
Felicità del secolo beato.
VI.
E tu biforme Dio, per tanto merto
Gloria n'avrei d'ogni anno al primo giorno.
Così dicendo le Donzelle, un serto
Di lauro circondaro al nume intorno,
E il tetto, ond'era il capo suo coperto,
Fèr di nuovi virgulti e fronde adorno;
Arser gli'incensi, e il farro, e i favi puri,
E a vicenda di dièr festosi augurj.
Gloria n'avrei d'ogni anno al primo giorno.
Così dicendo le Donzelle, un serto
Di lauro circondaro al nume intorno,
E il tetto, ond'era il capo suo coperto,
Fèr di nuovi virgulti e fronde adorno;
Arser gli'incensi, e il farro, e i favi puri,
E a vicenda di dièr festosi augurj.
VII.
Scoppiavan forte i virginali baci,
Caldi sì che vincean la bruma algente,
E le gote si fèr purpuree faci
Più che di rosa alla stagion ridente.
Poi cominciaro a sdrucciolar fugaci
Sul gelo, che parea specchio lucente.
E di neve a spruzzarsi il seno e il viso,
Alternando alle pugne i vezzi e il riso.
Caldi sì che vincean la bruma algente,
E le gote si fèr purpuree faci
Più che di rosa alla stagion ridente.
Poi cominciaro a sdrucciolar fugaci
Sul gelo, che parea specchio lucente.
E di neve a spruzzarsi il seno e il viso,
Alternando alle pugne i vezzi e il riso.
VIII.
Corri felice, anno novello, e sia
Primavera gentil ricca di fiori,
Ampia messe l'estate a Cerer dia,
L'autunno a Bacco copiosi umori,
Nè il verno ai semi, nè mai crudo sia
Il cielo al suol coi ghiacci, o con gli ardori.
Così dell'anno il primo di sacraro
Raccolte Ninfe, e alla magion tornare.
Primavera gentil ricca di fiori,
Ampia messe l'estate a Cerer dia,
L'autunno a Bacco copiosi umori,
Nè il verno ai semi, nè mai crudo sia
Il cielo al suol coi ghiacci, o con gli ardori.
Così dell'anno il primo di sacraro
Raccolte Ninfe, e alla magion tornare.