venerdì 22 dicembre 2023

BOLLETTINO ACCADEMIA EUTELETI N. 90 – 2023


INDICE DEL VOLUME
 
Cipriani Giovanni, Una interessante edizione delle operette minori del Canonico samminiatese Pietro Bagnoli, p. 9
 
Galanti Antonio, Composizione per Viola e Pianoforte per i duecento anni della fondazione dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato, p. 21
 
Fabrizi Angelo, Brunetto Latini e San Miniato, p. 41
 
Fabrizi Angelo, Maria Fancelli, insigne interprete della cultura tedesca, p. 49
 
Cipollini Marco, L’anima con le suole consumate. Charles Péguy (1873-1914), p. 55
 
Fancelli Maria, L’Abbazia di San Godenzo e i suoi Convegni Danteschi, p. 79
 
Nistri Rossano, Filastrocca docet. Sulla funzione educativa dei testi ritmici infantili nella società tradizionale, p. 85
 
Ricciarelli Francesco, La Sagra dei Vescovi di Giulio Delli, p. 123
 
Caciagli Mario, Gli inquilini del Quirinale, p. 131
 
Bocchini Camaiani Bruna, Sullo sfondo del Movimento cristiano sociale a Livorno: gli “Spiriti liberi” di Angela Gatti Pellegrini, p. 135
 
Fiaschi Michele, Origine del Leone di San Miniato, p. 139
 
Bucelli Claudia Maria, La difesa delle bellezze artistiche e naturali di Firenze e d’Italia come custodia di cultura e umanità. La società “Amici del Paesaggio”, l’intellettualità fiorentina, Pietro Porcinai, p. 159
 
Giovannelli Roberto, Divagazioni pittoriche intorno a Michelangelo che sospende di scolpire la statua del Mosè per riflettere sul suo lavoro, p. 169
 
Renzoni Stefano, Quasi sconosciuto. Giuseppe Ercoli, un pittore pisano tra ritrattistica e insegnamento, p. 179
 
Spinelli Riccardo, Un dipinto mediceo di Ottavio Vannini, p. 201
 
Belli Sandro, Genesi e sviluppi per un quadro mediceo di Antonio Franchi, p. 213
 
Roani Roberta, Sculture del fiorentino Giovanni Battista Capezzuoli da rintracciare a Londra, p. 221
 
Fatichi Luigi, Sull’arte contemporanea, p. 233
 
Micieli Nicola, San Miniato al Tedesco. Grafica ed editoria d’arte. Un laboratorio xilografico, p. 241
 
Coppola Giovanni, L’arte della poliorcetica nell’Italia meridionale normanna, p. 283
 
Vanni Desideri Andrea, Fortunio Desideri, il Granduca e il “gran pesce”. Un curioso episodio di storia familiare, p. 301
 
Fiumalbi Francesco, Un’architettura pluristratificata. La Pieve di Corazzano dal Medioevo alla costruzione dell’immagine medievale, p. 319
 
Hadda Lamia, Architettura khuradanide nella medina di Tunisi (XI-XII secolo), p. 355
 
Ceccanti Federico, La Tribuna della Cattedrale di San Zeno a Pistoia: un’architettura “serliana” di Jacopo Lafri, p. 371
 
Lenzi Iacomelli Carlotta, “La serenità acquisita con la fatica tutto governa con un solo cenno”: un affresco celebra la famiglia pratese dei Gini
 
Posarelli Paolo, Progetto Urbano. Riflessioni sulle dinamiche di trasformazione della città Europea, p. 415
 
Bruschi Mario, L’oratorio della villa dei Fucini a Dianella ai primi dell’Ottocento, p. 419
 
Sottili Fabio, Villa Marsuppi Boccini a Scandicci e la cappellina di Carlo Marcellini, p. 433
 
Bertini Antonella, La nascita dell’Assistenza Pubblica a Empoli nel 1883, p. 453
 
Vita dell’Accademia nell’anno 2023


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venerdì 22 settembre 2023

IL PALAZZO VESCOVILE DI SAN MINIATO - PRESENTAZIONE DEL LIBRO 22 SETTEMBRE 2023

a cura di Francesco Fiumalbi

Nel pomeriggio di venerdì 22 settembre 2023, presso la Biblioteca del Seminario, si è svolta la presentazione del libro "Il palazzo vescovile di San Miniato al Tedesco. Vicende storiche, analisi e nuove funzioni" di Dalia Bimbi ed Emanuela Vigneri.


Un'iniziativa promossa dall'Accademia degli Euteleti che ha visto l'intervento di numerose personalità fra cui Mons. Giovanni Paccosi Vescovo di San Miniato, il Sindaco Simone Giglioli, il Soprintendente Valerio Tesi, il prof. Francesco Gurrieri, il prof. Saverio Mecca, la prof. Maria Fancelli e il prof. Andrea Vanni Desideri.

Di seguito il video della presentazione:

mercoledì 20 settembre 2023

SAN MINIATO 1622. NASCITA DI UNA DIOCESI - Presentazione del libro 19 settembre 2023

Presso la Biblioteca del Seminario Vescovile, martedì 19 settembre 2023 si è svolta la presentazione del libro San Miniato 1622. Nascita di una diocesi. La pubblicazione si compone di due parti: la prefazione redatta dal prof. Gaetano Greco e dalla trascrizione, curata da Graziano Concioni (scomparso nel 2017) dei documenti conservati nel fascicolo Processo relativo alla erezione della Diocesi (1622) presso l'Archivio Vescovile di San Miniato. Si tratta di un manoscritto settecentesco, che ripropone in copia il carteggio e i documenti prodotti durante la fase che portò all'erezione della Cattedra Vescovile di San Miniato.


Alla presentazione sono intervenuti mons. Giovanni Paccosi Vescovo di San Miniato, Don Francesco Ricciarelli Direttore della Biblioteca del Seminario, l'avv. Giovanni Urti per la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato che ha finanziato l'opera e il prof. Gaetano Greco, Ordinario di Storia Moderna presso il Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne dell'Università di Siena.

Di seguito il video e alcune immagini della presentazione (a cura di Francesco Fiumalbi):






domenica 25 giugno 2023

Presentazione della pala d'altare di Benedetto Veli - San Miniato 23 giugno 2023 - Fondazione CRSM

Venerdì 23 giugno 2023, presso Palazzo Grifoni, la Fondazione CRSM ha presentato al pubblico la pala d’altare firmata da Benedetto Veli nel 1594 e raffigurante una Madonna col Bambino con San Baudolino d’Asti e Giovanni Oldrati da Meda (dim. 204x145).

La tela è stata acquistata dalla Fondazione CRSM da una casa d’aste svedese, poiché secondo gli studi del dott. Alessandro Nesi proverrebbe dalla chiesa di Cigoli, dalla quale sarebbe partita agli inizi del ‘900 per motivi ad oggi non conosciuti.
I santi appartenevano all’Ordine degli Umiliati che fu soppresso nel 1571 ma, a uno dei suoi ultimi frati, fu permesso da Papa Pio V di risiedere a Cigoli, con funzioni di custode del Santuario.
Alla presentazione sono intervenuti Antonio Guicciardini Salini Presidente della Fondazione CRSM, mons. Giovanni Paccosi Vescovo di San Miniato, il Sindaco Simone Giglioli, don Francesco Ricciarelli parroco di Cigoli, oltre allo storico dell’arte Alessandro Nesi.




Di seguito il video e alcune immagini dell'iniziativa:






sabato 15 aprile 2023

QUANTI ANNI HA LA ROCCA DI SAN MINIATO?


di Francesco Fiumalbi
 
La recente iniziativa promossa dal Comune di San Miniato per “celebrare” gli 800 anni della Rocca, mi ha offerto lo spunto per questo post. Quanti anni ha veramente la rocca di San Miniato? 800 come è stato detto? La domanda è semplice ma la risposta è abbastanza complessa.
 
Innanzitutto va detto che a San Miniato facciamo largo uso di una sineddoche, quella figura retorica per la quale si prende il tutto per una parte oppure una parte per il tutto. Infatti per “rocca” si deve intendere una fortificazione d’altura, un complesso militare difensivo costituito da varie strutture ed edifici, fra cui mura, torri, fossati, etc… per cui, in virtù della sineddoche, quando a San Miniato diciamo “rocca” molto spesso intendiamo la “torre”.

La Torre della Rocca di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Se consideriamo la definizione di “rocca” come fortificazione militare d’altura, allora, la prima attestazione di un castello sulla cima del colle sanminiatese risale all’anno 904. Il documento riguarda il monastero lucchese di San Ponziano e contiene la “dotazione” patrimoniale dello stesso cenobio, tra cui la curiam di Faognana, indicata nel territorio giurisdizionale della pieve di San Genesio, prope castrum Sancti Miniatis (01).
 
Quindi se facciamo riferimento a questo, la prima struttura difensiva sanminiatese avrebbe almeno 1119 anni! Dico almeno, perché la prima attestazione è del 904, ma vuol dire che il castello è stato costruito precedentemente. Tuttavia non conosciamo l’anno esatto.
 
Se poi per “rocca” intendiamo quella organizzata nell’ambito dell’amministrazione imperiale, allora arriviamo ad un periodo compreso fra il 1160-63 e il 1174.
 
Fra il 1160 e il 1163, infatti, a San Miniato viene insediato il primo vicario imperiale, con il passaggio dal sistema marchionale a quello vicariale promosso dall’Imperatore Federico I di Svevia “Barbarossa”. In proposito si veda il post: L’ARRIVO DELL’AMMINISTRAZIONE IMPERIALE A SAN MINIATO .
 
Al 1172, invece, risale il giuramento dei sanminiatesi con i fiorentini ed i pisani, i quali si proponevano di recuperare il controllo sul centro sanminiatese anche sine superiori incastellatura, ovvero anche senza la fortificazione d’altura (02). In proposito si veda il post: IL GIURAMENTO DEI SANMINIATESI E LA NASCITA DEL COMUNE .
 
Nel 1172 scoppiò la guerra contro Pisa, Firenze e San Miniato, da parte di Genova, Lucca e Siena assieme al cancelliere imperiale Cristiano di Buch, arcivescovo di Magonza, che portò alla distruzione di San Miniato, come concordano varie fonti (su tutti Bernardo Maragone). Nel 1174 invece i sanminiatesi sconfitti poterono rientrare a San Miniato, trovando una situazione ormai normalizzata. Ovvero l’abitato che un tempo si trovava attorno alla fortificazione d’apice, e che era stato distrutto con la guerra, fu ricostruito a distanza di sicurezza, lungo la strada di crinale del colle sanminiatese. In questo modo si creò un’ampia zona, corrispondente effettivamente con il complesso difensivo di epoca imperiale. Inoltre, è davvero significativo la circostanza secondo la quale, quattro anni più tardi, il 20 gennaio 1178 l’Imperatore Federico “Barbarossa” si trovasse a San Miniato, dove rilasciò un diploma all’Abbazia di San Salvatore ad Isola nell’odierno Comune di Monteriggioni (SI). L’atto fu registrato im palacio apud castrum sancti Miniatis, quindi all’interno del “palazzo” presso il castello di San Miniato, quindi l’amministrazione imperiale aveva provveduto ad organizzare la rocca. (03).
 
Come osservato da Emilia Marcori, entro la rocca va situato poi l’edificio atto ad ospirtare i funzionari imperiali e la guarnigione di presidio, descritto nelle relazioni cinquecentesche come un palazzo in grave stato di decadenza (04).
 
Quindi se facciamo riferimento a questa seconda fase della fortificazione, la rocca avrebbe all’incirca 850-860 anni, anno più, anno meno.
 
Ma allora perché sono stati celebrati gli 800 anni della rocca?
 
La cosa nasce da una notizia che non ha una fonte diplomatica, bensì narrativa. Si tratta della Cronica di Giovanni Villani, vissuto nella Firenze della prima metà del ‘300. Egli scrive la storia del suo tempo e dei tempi più antichi, a partire dalla fondazione della città di Firenze. Per gli eventi di cui è testimone diretto è considerato una fonte abbastanza attendibile, mentre è considerato attendibile solo parzialmente per tutte quelle informazioni più antiche, e sempre meno attendibile man mano che si allontanano dal periodo in cui egli visse. L’episodio in questione risale al 1220, quindi alcuni decenni prima della sua nascita e della compilazione della sua cronica, che inizia nel 1300 e porta avanti fino alla morte nel 1348.
 
In particolare Villani scrisse «Negli anni di Cristo MCCXX, il dì di santa Cecilia di novembre, fue coronato e consecrato a Roma a imperadore Federigo secondo re di Cicilia, figliuolo che fu dello ’mperadore Arrigo di Svevia […] Questo Federigo regnò XXX anni imperadore, e fue uomo di grande affare e di gran valore, savio di scrittura e di senno naturale, universale in tutte cose; […] E più altre notabili cose fece fare: il castello di Prato, e la rocca di Samminiato, e molte altre cose, come innanzi faremo menzione.» (05)
 
Anche altri autori, contemporanei del Villani, riportano la medesima notizia, più o meno con gli stessi termini, come nel caso di Ricordano Malispini. Tuttavia questi autori, tutti fiorentini, sono debitori del testo di Giovanni Villani. I cronisti lucchesi, pisani, senesi, pistoiesi o di altri centri, non riportano questa notizia. E questo in qualche modo ci dovrebbe far suonare un campanellino. Si noti poi che si parla genericamente di rocca, del complesso fortificato d’altura, senza mai parlare di una torre. D’altra parte il binomio rocca e torre non è affatto scontato: esistono rocche senza torri, ma anche torri senza rocca.
 
In ogni caso, nel 1223, l’accordo commerciale fra il Comune di San Miniato e quello di San Gimignano, venne stipulato in cassaro sancti Miniatis ante ecclesiam beati Michaelis, ovvero nel cassero della rocca, davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo (06). Anche in questo caso si parla della fortificazione genericamente, senza documentare la presenza di una torre.
 
A partire dalla fonte narrativa di Giovanni Villani e considerando il termine “cassaro”, attestato per la prima volta nel 1223 in luogo di altri termini come castello o incastellatura, Maria Laura Cristiani Testi, ha proposto di inquadrare fra il 1220 e il 1223 il periodo in cui Federico II avrebbe promosso un considerevole intervento edilizio che avrebbe portato la fortificazione sanminiatese, ovvero la rocca, completa anche della torre, nella sua configurazione definitiva (07). Tuttavia non ci sono attestazioni documentarie certe, ma labili informazioni (provenienti solo da un autore e dai suoi seguaci) e ragionamenti più o meno sofisticati. Come detto esistono anche rocche senza torri.
 
E la faccenda non finisce qua. Se volessimo essere pignoli e trovare la prima attestazione documentaria relativa alla torre (indicata modernamente come Torre di Federico II) dobbiamo arrivare al XIV secolo…. Quindi, addirittura, allo stato attuale degli studi e delle informazioni documentarie disponibili, potrebbe anche darsi che Federico II con la torre non c’entri nulla!
 
Nel 1258, fra la morte di Federico II (1250) e la battaglia di Montaperti (1260), si ha notizia di come i lucchesi avessero la custodia, pagata a loro spese, della rocca di San Miniato (08). Ancora una volta si parla di rocca ma non della torre.
 
Nel Diario di Giovanni di Lemmo da Comugnori, che copre un arco temporale fra il 1299 e il 1319, ancora una volta non si parla mai di torre della rocca, bensì di fortiam Comunis, ovvero di fortezza comunale, del comune di San Miniato. (09).
 
Negli Statuti del 1337 si parla della campana rocche da suonare per radunare il Consiglio del Popolo nel nuovo palazzo comunale (domo nova leonis) (10). Negli stessi Statuti si dice anche di quando, in caso di incendio, i custodi della rocca debbano pulsare campanellam minorem que est super arce (11). Si potrebbe ammettere che un tale apparato campanario, costituito da una campana più grande ed una più piccola, non possa che avere come naturale collocazione la cella campanaria in cima ad una torre. In realtà esistono anche altri sistemi, come i cosiddetti campanili a vela. Tuttavia, in tutti gli Statuti del 1337, non è mai, e sottolineo mai, citata la torre della rocca. E’ invece attestata la turrim vel palatium populi – la torre o palazzo del Capitano del Popolo, con relativa campana, che corrisponde alla porzione occidentale dell’attuale palazzo vescovile (12).
 
Infine, la prima attestazione documentaria certa della presenza della torre è contenuta nella riforma degli Statuti del 1354, in cui si parla della custodia della rocca e della relativa turris roche, che per tre anni veniva affidata ad una guarnigione fiorentina (13).
 
Va detto, poi, che molti studiosi, negli anni, hanno osservato numerose assonanze formali fra la torre della rocca di San Miniato e la cosiddetta torre di Arnolfo, che campeggia sopra Palazzo Vecchio a Firenze e che fu costruita intorno al 1310. In almeno un paio di occasioni ho sentito dire che la torre sanminiatese avrebbe fatto da modello a quella fiorentina. Ora, considerando che la prima attestazione documentaria della torre di San Miniato è del 1354, potrebbe anche darsi che la situazione sia opposta: le forme della struttura sanminiatese potrebbero dipendere da quelle della torre fiorentina. Chi può escluderlo?
 
Infine, nei documenti trecenteschi, a partire proprio dagli atti di riforma degli Statuti datati 1354, si parla sempre di “torre della rocca” o “torre del castello”. Per trovare la torre associata all’imperatore Federico II si dovrà attendere la produzione storiografica della seconda metà del XIX secolo (prima Lami, Fontani e Repetti non accostano Federico II alla costruzione della rocca). È curioso osservare come si evolve la storia attraverso gli autori ottocenteschi… si passa dalle parole del proposto Giuseppe Conti, che parla della chiesa di San Michele dentro la fortezza (come dice il documento del 1223), alle parole più decise ma anche al punto interrogativo di Giuseppe Rondoni, fino alle certezze di Giuseppe Piombanti, ma ancor di più del Can. Francesco Maria Galli Angelini, per il quale la rocca e quindi anche la torre fu costruita per volontà di Federico II. Una circostanza che non è mai stata messa in discussione, ma, come abbiamo visto, priva di adeguati riscontri documentari.
 
Così il Conti nel 1863:
«1218. Corrado Spirense vicario di Federigo II (Tommasi, Storia di Siena) risiedeva in Sanminiato (Boninc. Hist. Sic. P.2) munisce a guisa di fortezza la chiesa di S. Michele. Ricordano Malaspina, Villani e Buoninc. All’anno 1226. Federigo II nel mese di Luglio di detto anno trovavasi in Sanminiate, come apparisce da un privilegio conceduto alla chiesa di S. Salvatore di Fucecchio, Datum apud S. Miniatum, e pubblicato dal Soldani nella storia di Passignano(14)
 
Così il Rondoni nel 1876:
«Corrado [di Spira] suo prefetto [di Federico II] innanzi di passare nell’Umbria, aveva munita a guisa di fortezza la chiesa di S. Michele posta sulla cima del poggio di S. Miniato, e vi faceva innalzare una rocca (1236?) che rimane anche oggi, benché quasi in rovina, e donde lo sguardo corre su mezza Toscana(15)
 
Così il Piombanti nel 1894:
«Concedeva [Federico II] quindi al nostro comune la terza parte delle alluvioni dell'Arno nel territorio samminiatese; ordinava vi risiedesse stabilmente il giudice degli appelli per la Toscana tutta; faceva circondare a guisa di fortezza, sulla cima del poggio, la chiesa di S. Michele, sopra edificandovi l'eccelsa rocca, d'onde tu puoi vedere mezza la Toscana.» (16).
 
Così il Galli Angelini nel 1928:
«Sulla vetta del colle Federico II fece costruire nel 1218 da Corrado da Spira la celebre rocca [intesa come torre per sineddoche), oggi monumento nazionale.» (17).
 
Quindi, per concludere, cosa rispondere alla domanda:
quanti anni ha la rocca di San Miniato?
 
Io personalmente risponderei:
bella domanda! Ma non ho una risposta certa!
Sicuramente c’era un castello nel 904, che diventa sede dell’amministrazione imperiale fra il 1160 e il 1163, strutturato e organizzato entro il 1174, al tempo di Federico Barbarossa. Il nipote Federico II non si sa bene cosa abbia fatto costruire, forse anche niente. Di sicuro la storia va fatta con i documenti, non con le chiacchiere o con le speculazioni storiografiche. E se si bada ai documenti la rocca (intesa come fortificazione d’altura) è sicuramente precedente al 1223. Mentre la torre (chiamata come rocca per sineddoche) è attestata per la prima volta nel 1354!
 
Quale data scegliereste?
 
NOTE E RIFERIMENTI
(01) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico, San Ponziano, 904; ed. Memorie e documenti per servire all’Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, a cura di D. Barsocchini, Lucca, 1841, n. MLXXXV, p. 29.
(02) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, San Miniato, n. 1, 1172, maggio 5; ed. Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, a cura di P. Santini, Documenti di Storia Italia, tomo X, Firenze, 1895, pp. 363-364.
(03) Archivio di Stato di Siena, Diplomatico, S. Eugenio di Siena, 1178 gennaio 20; ed. T. von Sickel, Friderici I. Diplomata inde ab a. MCKXVIII ad a. MCLXXX., Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Tomo X, Parte III, Hannoverae, 1985, n. 726, pp. 263-264.
(04) E. Marcori, Difesa da Santi, leoni e un Crocifisso. Appunti sull’origine civile e militare di San Miniato al Tedesco, in «Bollettino dell’Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 78, San Miniato, 2011, p. 163.
(05) Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Trieste, 1857, pp. 75-76.
(06) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Comune di San Gimignano, 15 gennaio 1223; ed. J. Ficker, Forschungen zur reichs und rechtsgeschichte Italiens, Innsbruck, 1874, n. 304, pp. 338-339.
(07) M. L. Cristiani Testi, San Miniato al Tedesco. Saggio di Storia Urbanistica e Architettonica (Firenze, 1967, pp. 58-67.
(08) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico, Archivio di Stato, Tarpea, 1258 febbraio 26.
(09) Ser Giovanni di Lemmo da Comugnori, Diario (1299-1319), a cura di V. Mazzoni, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, c. 36v, p. 48.
(10) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro IV, rubrica <13>, c. 116v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 295.
(11) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro V, rubrica 42 <43>, c. 198r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 443.
(12) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro IV, rubrica 48 <51>, c. 139r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 337.
(13) Archivio di Stato di Firenze, Statuti delle comunità autonome e soggette, n. 734, Statuti di S. Miniato, Riforme di S. Miniato dall’Anno 1354 al 1496, c. 8v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, Appendice II, p. 482.
(14) G. Conti, Storia della venerabile immagine e dell'Oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella città di Sanminiato, M. Cellini, Firenze, 1863, p. 86.
(15) G. Rondoni, Memorie storiche di S. Miniato al Tedesco con documenti inediti e le notizie degl’illustri samminiatesi, Tip. Massimo Ristori, San Miniato, 1876, p. 47.
(16) G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 20.
(17) F. M. Galli Angelini, San Miniato. La sveva città del Valdarno, Le Cento Città d’Italia, fasc. 86, Casa Editrice Sonzogno, Bergamo, 1928, p. 3.
 
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lunedì 20 febbraio 2023

SAN MINIATO E CHATGPT – METTIAMO ALLA PROVA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di Francesco Fiumalbi 

Negli ultimi anni sono stati rilanciati numerosi software in grado di elaborare testi più o meno sofisticati partendo da una semplice richiesta di un essere umano. Penso che sia stato il sogno di ogni ragazzo delle Scuole Medie o delle Superiori: «Computer, fammi la ricerca sui Babilonesi e fammi il riassunto della Coscienza di Zeno». Taaac. Un paio di minuti e i compiti per casa sono fatti. 

Oggigiorno, questo sogno è diventato realtà. Ammetto che non vorrei essere nei panni di un povero insegnante: come faranno a riconoscere le produzioni dei propri studenti da quelle del computer? La cosa è davvero strabiliante. E voglio mostrarvela anche a voi, cari amici che leggete Smartarc. 

Fra i vari software, quello al momento più diffuso e affidabile sembra essere ChatGPT. E quindi lo abbiamo messo alla prova con questa richiesta: «Parlami della città di San Miniato in Toscana». Confesso che se avessi dovuto scrivere un breve testo partendo da questa richiesta ci avrei impiegato un bel po' di tempo: sintetizzare gli argomenti, organizzare il discorso, rileggerlo e fare le correzioni. Invece il software ha impiegato circa 1 minuto e da un punto di vista sintattico, non ha sbagliato una virgola. Vediamo cosa ha scritto:


«San Miniato è una città situata in Toscana, a circa 40 km a est di Firenze. La città si trova su una collina e domina la valle dell'Arno, offrendo una vista panoramica spettacolare sui paesaggi circostanti. La città è nota per la sua storia millenaria, la sua cultura gastronomica e il suo patrimonio artistico e architettonico. 
San Miniato è stata fondata dai romani e ha una storia lunga e affascinante. La città ha giocato un ruolo importante durante il Medioevo, essendo stata una delle principali città fortificate della Toscana. In seguito, la città è diventata un importante centro di produzione di tartufo bianco, che è ancora oggi uno dei suoi prodotti più famosi e pregiati. 
La città di San Miniato è ricca di tesori artistici e architettonici. Uno dei monumenti più importanti della città è la Rocca di Federico II, che si trova sulla sommità della collina e offre una vista spettacolare sulla campagna circostante. La Rocca è stata costruita nel XIII secolo e in seguito è stata ampliata e trasformata in un palazzo signorile. 
La Cattedrale di San Miniato è un altro gioiello architettonico della città. Costruita tra il 1062 e il 1207, la cattedrale ha una facciata romanica e un interno gotico. Al suo interno si trovano numerose opere d'arte, tra cui affreschi del XIV e XV secolo e una statua del San Miniato, il santo patrono della città. 
La città è anche famosa per la sua gastronomia. San Miniato è uno dei luoghi in cui si produce il tartufo bianco, una prelibatezza culinaria conosciuta in tutto il mondo. Oltre al tartufo, la città offre una vasta gamma di prodotti gastronomici, tra cui salumi, formaggi, vini e olio d'oliva. 
San Miniato è una città ricca di storia, cultura e bellezza, che vale la pena visitare per scoprire i suoi tesori nascosti e gustare i sapori della cucina toscana.» 

Davvero notevole, sembra davvero tutto perfetto... ma l'intelligenza non è intelligente: si tratta infatti di un formidabile concentrato di statistica e comandi logici.
Quanto è affidabile il risultato? Valutiamolo insieme: 

San Miniato è una città situata in Toscana, a circa 40 km a est di Firenze. 
SBAGLIATO! Si parte maluccio... San Miniato è sì in Toscana ma si trova a circa 40 km ad OVEST di Firenze. Oppure, se vogliamo, a circa 40 km a est di PISA.

San Miniato è stata fondata dai romani. 
SBAGLIATO! A San Miniato ci sono testimonianze etrusche ed addirittura dell'Età del Bronzo. Di romano sono stati trovati alcuni corredi funebri, di scarsa importanza, tanto è vero che si pensa che il colle di San Miniato in epoca romana poteva anche non essere abitato. 

La città ha giocato un ruolo importante durante il Medioevo, essendo stata una delle principali città fortificate della Toscana. In seguito, la città è diventata un importante centro di produzione di tartufo bianco, che è ancora oggi uno dei suoi prodotti più famosi e pregiati. 
Si passa dal Medioevo al Tartufo... ma il tartufo è un prodotto la cui raccolta e commercializzazione è avvenuta in tempi relativamente recenti: si parla di secondo dopoguerra. Fra il 1300 e il 1950 c'è un mondo! Nessun cenno ai Signori di San Miniato che dominarono il castello dal X al XII secolo, niente sui vicari imperiali, sulle guerre di Uguccione e di Castruccio e neppure sulla conquista fiorentina del 1370. Per non parlare dei secoli successivi. 

La Rocca è stata costruita nel XIII secolo e in seguito è stata ampliata e trasformata in un palazzo signorile. 
L'origine della rocca risale addirittura al X secolo. Sicuramente un grosso ampliamento si è avuto dopo l'installazione dei vicari imperiali, quindi fra 1160 e 1175. Nell'epoca di Federico II si parla del palatium situato nella fortezza d'altura, ma la rocca non è mai stata trasformata in palazzo signorile. Prima di tutto perché dopo quel periodo non c'è mai stato un “signore”, ma soprattutto perché ha mantenuto il ruolo di fortificazione almeno fino al XVI secolo. Dopo venne alienata e divenne una zona agricola. Esistono foto dove si vedono gli olivi sul prato della rocca. 

La Cattedrale di San Miniato è un altro gioiello architettonico della città. Costruita tra il 1062 e il 1207, la cattedrale ha una facciata romanica e un interno gotico. 
Non si capisce perché prenda a riferimento gli anni 1062 e il 1207. In ogni caso la costruzione della chiesa, che diventerà cattedrale dal 1622, può essere circoscritta al periodo fra il 1174 e il 1274, fra inizio e completamento dell'apparato scultoreo e campanario. Passiamo la “romanica” facciata, ma l'interno gotico dove l'ha visto??? L'interno è un neoclassico ottocentesco con numerosi elementi settecenteschi. Di precedente è rimasto davvero poco o niente. 

Al suo interno si trovano numerose opere d'arte, tra cui affreschi del XIV e XV secolo e una statua del San Miniato, il santo patrono della città. 
In Cattedrale, dove sono gli affreschi del '400 e del '500 e una statua di San Miniato? Vuoi vedere che si sbaglia con un'altra chiesa... che neppure si trova a San Miniato!? 

San Miniato è una città ricca di storia, cultura e bellezza, che vale la pena visitare per scoprire i suoi tesori nascosti e gustare i sapori della cucina toscana. 
GIUSTO! Su quest'ultimo punto non possiamo che concordare con l'intelligenza artificiale! 

GIUDIZIO FINALE: 
Il risultato prodotto dal software è impressionante, sia per la rapidità con cui ha generato il testo, sia per la correttezza grammaticale e sintattica. Credo che una bella fetta della popolazione italiana  farebbe molto peggio. Da un punto di vista dei contenuti, ancora non ci siamo, ma la strada è tracciata. 
Siamo quindi di fronte ad una nuova rivoluzione digitale. Se il web 2.0 è stato il periodo in cui gli utenti della rete generavano contenuti e li caricavano on-line, con questo tipo di software è la rete che genera contenuti e li riversa nel mondo al di fuori. 

Inevitabilmente a tutto questo non può che portare della preoccupazione. Pensiamo a tutti quei lavori burocratici che possono essere sostituiti con software come questo, ma anche ai nostri ragazzi che si troveranno i compiti di casa praticamente già svolti. 

Quello che mi sento di dire è che, come tutte le rivoluzioni tecnologiche, è impensabile frenarne od ostacolarne il processo e lo sviluppo. Quando sono nate le automobili, le carrozze sono scomparse. Quando è nato il trattore, l'agricoltura si è meccanizzata. Quindi è inutile fare una battaglia contro questi sistemi anche se in questo momento ci preoccupano poiché ne intuiamo le potenzialità e quindi anche gli effetti sull'istruzione, sul lavoro e più in generale sulla vita immediatamente futura. 

La cosa da fare, secondo me, è quella di capire come sfruttare al massimo le potenzialità di questo tipo di software. In altre parole, come dice un noto proverbio: se non puoi batterli, unisciti a loro. 

Usare questi software nella fase iniziale di una produzione. Capire come lavorano e farli lavorare per noi. Poi mettere in campo l'esperienza e la fantasia che ci appartiene come esseri umani, realizzare collegamenti interdisciplinari propri della complessità di questo mondo. Queste "diavolerie" probabilmente appiattiranno ancor di più chi per indole tende ad appiattirsi, ma moltiplicheranno le opportunità di coloro che sapranno coglierle.

domenica 12 febbraio 2023

IL CROCIFISSO PER IL GIUBILEO DELLA DIOCESI DI SAN MINIATO - PRESENTAZIONE 11 FEBBRAIO 2023

Nella mattina di sabato 11 febbraio 2023, presso la Cattedrale dei SS. Maria e Genesio, si è svolta la cerimonia di presentazione e donazione del Crocifisso realizzato dal pittore Luca Macchi per celebrare il Giubileo della Diocesi di San Miniato, nel 400° anno dalla fondazione.

Alla cerimonia, oltre all'autore, hanno preso parte le autorità civili e religiose, con gli interventi di Giovanni Urti (Fondazione CRSM), don Francesco Zucchelli (parroco di San Miniato), mons. Andrea Migliavacca, Vescovo di Arezzo, Cortona, Sansepolcro e Amministatore Apostolico della Diocesi di San Miniato.

L'opera di Luca Macchi è intitolata Gesù in croce tra i Santi Maria e Giovanni, Miniato e Genesio. E' stata realizzata nel corso dell'anno 2022 e da un punto di vista materico è una tempera e foglia d'oro su tavola sagomata di dimensioni 295x170 cm.

Il Crocifisso per il Giubileo della Diocesi di San Miniato
appena completata ed ancora era nello studio del pittore Luca Macchi

Di seguito il video della presentazione e della cerimonia di donazione, a cura di Alexander Di Bartolo e Carlo Fermalvento:


Un commento a caldo di Alexander Di Bartolo:
Quella di Luca Macchi, è un'opera degna di essere definita l'opera di arte sacra contemporanea più importante del Duomo di San Miniato. La collocazione in Cattedrale la rende autorevole e ancora più prestigiosa. Le figure hanno una forza espressiva notevole, per non parlare della composizione equilibrata e della ricchezza dell'apparato simbolico. Tuttavia mi ha colpito un particolare. Il blu che fa da sfondo e che non è affatto scontato per opere del genere, che ci aspetteremmo in fondo oro (alla maniera dei primitivi) o al massimo in tonalità del legno. Invece il blu, che tanto Luca ha usato e sta usando nelle ultime fatiche pittoriche e che apprezzo particolarmente per i suoi rimandi alla dimensione della notte, della quiete notturna di una serata limpida di mezza estate quando la luce della luna schiarisce il nero del cielo buio cangiandolo in tonalità di blu. È lo sfondo di una notte non oscura ma illuminata, come il sacrificio della Croce illumina tutti noi dalle tenebre degli inferi nei quali, senza la Salvezza, saremmo altrimenti destinati.
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